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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA 96a GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (17 GENNAIO 2010), 27.11.2009


I migranti e i rifugiati minorenni: questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 96a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica 17 gennaio 2010.
Di seguito pubblichiamo il testo del Messaggio del Santo Padre per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato:

TESTO IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

la celebrazione della Giornata del Migrante e del Rifugiato mi offre nuovamente l'occasione di manifestare la costante sollecitudine che la Chiesa nutre verso coloro che vivono, in vari modi, l'esperienza dell'emigrazione. Si tratta di un fenomeno che, come ho scritto nell'Enciclica Caritas in veritate, impressiona per il numero di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Il migrante è una persona umana con diritti fondamentali inalienabili da rispettare sempre e da tutti (cfr n. 62). Il tema di quest'anno - "I migranti e i rifugiati minorenni" tocca un aspetto che i cristiani valutano con grande attenzione, memori del monito di Cristo, il quale nel giudizio finale considererà riferito a Lui stesso tutto ciò che è stato fatto o negato "a uno solo di questi più piccoli" (cfr Mt 25, 40.45). E come non considerare tra "i più piccoli" anche i minori migranti e rifugiati? Gesù stesso da bambino ha vissuto l'esperienza del migrante perché, come narra il Vangelo, per sfuggire alle minacce di Erode dovette rifugiarsi in Egitto insieme a Giuseppe e Maria (cfr Mt 2,14).

Se la Convenzione dei Diritti del Bambino afferma con chiarezza che va sempre salvaguardato l'interesse del minore (cfr art. 3), al quale vanno riconosciuti i diritti fondamentali della persona al pari dell'adulto, purtroppo nella realtà questo non sempre avviene. Infatti, mentre cresce nell'opinione pubblica la consapevolezza della necessità di un'azione puntuale e incisiva a protezione dei minori, di fatto tanti sono lasciati in abbandono e, in vari modi, si ritrovano a rischio di sfruttamento. Della drammatica condizione in cui essi versano, si è fatto interprete il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II nel messaggio inviato il 22 settembre del 1990 al Segretario Generale delle Nazioni Unite, in occasione del Vertice Mondiale per i Bambini. "Sono testimone egli scrisse - della straziante condizione di milioni di bambini di ogni continente. Essi sono più vulnerabili perché meno capaci di far sentire la loro voce" (Insegnamenti XIII, 2, 1990, p. 672). Auspico di cuore che si riservi la giusta attenzione ai migranti minorenni, bisognosi di un ambiente sociale che consenta e favorisca il loro sviluppo fisico, culturale, spirituale e morale. Vivere in un paese straniero senza effettivi punti di riferimento crea ad essi, specialmente a quelli privi dell'appoggio della famiglia, innumerevoli e talora gravi disagi e difficoltà.

Un aspetto tipico della migrazione minorile è costituito dalla situazione dei ragazzi nati nei paesi ospitanti oppure da quella dei figli che non vivono con i genitori emigrati dopo la loro nascita, ma li raggiungono successivamente. Questi adolescenti fanno parte di due culture con i vantaggi e le problematiche connesse alla loro duplice appartenenza, condizione questa che tuttavia può offrire l'opportunità di sperimentare la ricchezza dell'incontro tra differenti tradizioni culturali. È importante che ad essi sia data la possibilità della frequenza scolastica e del successivo inserimento nel mondo del lavoro e che ne vada facilitata l'integrazione sociale grazie a opportune strutture formative e sociali. Non si dimentichi mai che l'adolescenza rappresenta una tappa fondamentale per la formazione dell'essere umano.

Una particolare categoria di minori è quella dei rifugiati che chiedono asilo, fuggendo per varie ragioni dal proprio paese, dove non ricevono adeguata protezione. Le statistiche rivelano che il loro numero è in aumento. Si tratta dunque di un fenomeno da valutare con attenzione e da affrontare con azioni coordinate, con misure di prevenzione, di protezione e di accoglienza adatte, secondo quanto prevede anche la stessa Convenzione dei Diritti del Bambino (cfr art. 22).

Mi rivolgo ora particolarmente alle parrocchie e alle molte associazioni cattoliche che, animate da spirito di fede e di carità, compiono grandi sforzi per venire incontro alle necessità di questi nostri fratelli e sorelle. Mentre esprimo gratitudine per quanto si sta facendo con grande generosità, vorrei invitare tutti i cristiani a prendere consapevolezza della sfida sociale e pastorale che pone la condizione dei minori migranti e rifugiati. Risuonano nel nostro cuore le parole di Gesù: "Ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,35), come pure il comandamento centrale che Egli ci ha lasciato: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente, ma unito all'amore al prossimo (cfr Mt 22,37-39). Questo ci porta a considerare che ogni nostro concreto intervento deve nutrirsi prima di tutto di fede nell'azione della grazia e della Provvidenza divina. In tal modo anche l'accoglienza e la solidarietà verso lo straniero, specialmente se si tratta di bambini, diviene annuncio del Vangelo della solidarietà. La Chiesa Io proclama quando apre le sue braccia e opera perché siano rispettati i diritti dei migranti e dei rifugiati, stimolando i responsabili delle Nazioni, degli Organismi e delle istituzioni internazionali perché promuovano opportune iniziative a loro sostegno. Vegli su tutti materna la Beata Vergine Maria e ci aiuti a comprendere le difficoltà di quanti sono lontani dalla propria patria. A quanti sono coinvolti ne vasto mondo dei migranti e rifugiati assicuro la mia preghiera e imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 16 ottobre 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01758-01.01] [Testo originale: Italiano]

 

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Chers frères et sœurs,

La célébration de la Journée mondiale du migrant et du réfugié m'offre à nouveau l'occasion de manifester la sollicitude constante que l'Eglise nourrit à l'égard de ceux qui vivent, de différentes façons, l'expérience de l’émigration. Il s'agit d'un phénomène qui, comme je l'ai écrit dans l'encyclique Caritas in veritate, impressionne en raison du nombre de personnes concernées, des problématiques sociales, économiques, politiques, culturelles et religieuses qu'il soulève, des défis dramatiques qu'il présente aux communautés nationales et à celle internationale. Le migrant est une personne humaine avec des droits fondamentaux inaliénables, qui doivent toujours être respectés par tous (cf. n. 62). Le thème de cette année - «Les migrants et les réfugiés mineurs» - touche un aspect que les chrétiens considèrent avec une profonde attention, se souvenant de l'avertissement du Christ, qui, lors du jugement dernier, considérera comme se référant à lui tout ce qui a été fait ou nié «à un seul de ces plus petits» (cf. Mt 25, 40.45). Et comment ne pas considérer parmi les «plus petits» également les mineurs migrants et réfugiés? Jésus lui-même, lorsqu'il était enfant, a vécu l'expérience du migrant car, comme le rapporte l'Evangile, pour fuir aux menaces d'Hérode, il dut se réfugier en Egypte avec Joseph et Marie (cf. Mt 2, 14).

Si la Convention des droits de l'enfant affirme clairement qu'il faut toujours protéger l'intérêt du mineur (cf. art. 3), auquel doivent être reconnus les droits fondamentaux de la personne au même titre que l'adulte, malheureusement, dans la réalité, cela n'est pas toujours le cas. En effet, tandis que croît dans l'opinion publique la conscience de la nécessité d'une action ponctuelle et incisive pour protéger les mineurs, dans les faits, un grand nombre d'entre eux sont laissés à l'abandon, et se retrouvent de diverses façons exposés au risque de l'exploitation. Mon vénéré prédécesseur Jean-Paul II s'est fait l'interprète de la condition dramatique dans laquelle ils se trouvent, dans le message envoyé le 22 septembre 1990 au secrétaire général des Nations unies, à l'occasion du Sommet mondial pour les Enfants. «Je suis témoin - écrivit-il - de la condition bouleversante de millions d'enfants dans tous les continents. Ils sont très vulnérables parce qu'ils sont les moins capables de faire entendre leur voix» (Insegnamenti, XIII, 1990, p. 672). Je souhaite de tout cœur que l'on réserve la juste attention aux migrants mineurs, qui ont besoin d'un milieu social qui permette et favorise leur développement physique, culturel, spirituel et moral. Vivre dans un pays étranger sans points de référence effectifs leur crée, en particulier à ceux qui sont privés du soutien de la famille, d'innombrables et parfois graves problèmes et difficultés.

Un aspect propre à la migration des mineurs est constitué par la situation des jeunes nés dans les pays d'accueil ou de celle des enfants qui ne vivent pas avec leurs parents émigrés après leur naissance, mais qui les rejoignent par la suite. Ces adolescents font partie de deux cultures avec les avantages et les problématiques liés à leur double appartenance, une condition qui offre toutefois la possibilité de faire l'expérience de la richesse de la rencontre entre différentes traditions culturelles. Il est important qu'il leur soit donnée la possibilité de fréquenter l'école et de s'insérer ensuite dans le monde du travail, et que l'on facilite leur intégration sociale grâce à des structures éducatives et sociales adéquates. Il ne faut jamais oublier que l'adolescence représente une étape fondamentale pour la formation de l'être humain.

Une catégorie particulière de mineurs est celle des réfugiés qui demandent l'asile, fuyant pour diverses raisons leur pays, où ils ne reçoivent pas de protection adéquate. Les statistiques révèlent que leur nombre est en augmentation. Il s'agit donc d'un phénomène qu'il faut étudier avec attention et affronter à travers des actions coordonnées, des mesures de prévention, de protection et d'accueil appropriées, selon ce que prévoit également la Convention des droits de l'Enfant elle-même (cf. art. 22).

Je m'adresse à présent en particulier aux paroisses et aux nombreuses associations catholiques qui, animées par un esprit de foi et de charité, accomplissent de grands efforts pour répondre aux nécessités de nos frères et sœurs. Tandis que j'exprime ma gratitude pour ce qui est accompli avec une grande générosité, je voudrais inviter tous les chrétiens à prendre conscience du défi social et pastoral que représente la condition des mineurs migrants et réfugiés. Dans notre cœur retentissent à nouveau les paroles de Jésus: «J'étais un étranger et vous m'avez accueilli» (Mt 25, 35), ainsi que le commandement central qu'Il nous a laissé: aimer Dieu de tout notre cœur, de toute notre âme et de tout notre esprit, mais uni à l'amour du prochain (cf. Mt 22, 37-39). Cela nous conduit à considérer que chacune de nos interventions concrètes doit se nourrir avant tout de foi dans l'action de la grâce et de la Providence divine. De cette façon, l'accueil et la solidarité envers l'étranger, en particulier s'il s'agit d'enfants, devient également annonce de l'Evangile de la solidarité. L'Eglise le proclame lorsqu'elle ouvre ses bras et œuvre afin que soient respectés les droits des migrants et des réfugiés, en encourageant les responsables des nations, des organisations et des institutions internationales, afin qu'ils promeuvent des initiatives en leur faveur. Que la bienheureuse Vierge Marie veille maternellement sur tous et qu'elle nous aide à comprendre les difficultés de ceux qui sont loin de leur patrie. J'assure de ma prière tous ceux qui sont engagés dans le vaste monde des migrants et des réfugiés, et je donne de tout cœur ma Bénédiction apostolique.

Du Vatican, le 16 octobre 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01758-03.01] [Texte original: Italien]

 

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Dear Brothers and Sisters,

The celebration of the World Day of Migrants and Refugees once again gives me the opportunity to express the Church's constant concern for those who, in different ways, experience a life of emigration. This is a phenomenon which, as I wrote in the Encyclical Caritas in Veritate, upsets us due to the number of people involved and the social, economic, political, cultural and religious problems it raises on account of the dramatic challenges it poses to both national and international communities. The migrant is a human person who possesses fundamental, inalienable rights that must be respected by everyone and in every circumstance (cf. n. 62).

This year's theme – "Minor migrants and refugees" – touches an aspect that Christians view with great attention, remembering the warning of Christ who at the Last Judgement will consider as directed to himself everything that has been done or denied "to one of the least of these" (cf. Mt 25:40, 45). And how can one fail to consider migrant and refugee minors as also being among the "least"? As a child, Jesus himself experienced migration for, as the Gospel recounts, in order to flee the threats of Herod, he had to seek refuge in Egypt together with Joseph and Mary (cf. Mt 2:14).

While the Convention on the Rights of the Child clearly states that the best interests of the minor shall always be safeguarded (cf. Art. 3, 1), recognizing his or her fundamental human rights as equal to the rights of adults, unfortunately this does not always happen in practice.

Although there is increasing public awareness of the need for immediate and incisive action to protect minors, nevertheless, many are left to themselves and, in various ways, face the risk of exploitation. My venerable Predecessor, John Paul II, voiced the dramatic situation in which they live in the Message he addressed to the Secretary General of the United Nations on 22 September 1990, on the occasion of the World Summit for Children.

"I am a witness of the heart-breaking plight of millions of children on every continent. They are most vulnerable, because they are least able to make their voice heard" (L’Osservatore Romano, English edition, 1 October 1990, p. 13). I warmly hope that proper attention will be given to minor migrants who need a social environment that permits and fosters their physical, cultural, spiritual and moral development. Living in a foreign land without effective points of reference generates countless and sometimes serious hardships and difficulties for them, especially those deprived of the support of their family.

A typical aspect of the migration of minors is the situation of children born in the host country or of those who do not live with their parents, who emigrated after their birth, but join them later. These adolescents belong to two cultures with all the advantages and problems attached to their dual background, a condition that can nevertheless offer them the opportunity to experience the wealth of an encounter between different cultural traditions. It is important that these young people be given the possibility of attending school and subsequently of being integrated into the world of work, and that their social integration be facilitated by appropriate educational and social structures. It should never be forgotten that adolescence constitutes a fundamental phase for the formation of human beings.

A particular category of minors is that of refugees seeking asylum, who, for various reasons, are fleeing their own country, where they are not given adequate protection. Statistics show that their numbers are increasing. This is therefore a phenomenon that calls for careful evaluation and coordinated action by implementing appropriate measures of prevention, protection and welcome, as set forth in the Convention on the Rights of the Child (cf. Art. 22).

I now turn in particular to parishes and to the many Catholic associations which, imbued with a spirit of faith and charity, take pains to meet the needs of these brothers and sisters of ours. While I express gratitude for all that is being done with great generosity, I would like to invite all Christians to become aware of the social and pastoral challenges posed by migrant and refugee minors.

Jesus' words resound in our hearts: "I was a stranger and you welcomed me" (Mt 25:35), as, likewise, the central commandment he left us: to love God with all our heart, with all our soul and with all our mind, but together with love of neighbour (cf. Mt 22:37-39).

This leads us to consider that any of our concrete interventions must first be nurtured by faith in the action of grace and divine Providence. In this way also hospitality and solidarity to strangers, especially if they are children, become a proclamation of the Gospel of solidarity. The Church proclaims this when she opens her arms and strives to have the rights of migrants and refugees respected, moving the leaders of Nations, and those in charge of international organizations and institutions to promote opportune initiatives for their support.

May the Blessed Virgin Mary watch over us all and help us to understand the difficulties faced by those who are far from their homeland. I assure all those who are involved in the vast world of migrants and refugees of my prayers and cordially impart to them the Apostolic Blessing.

From the Vatican, 16 October 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01758-02.01] [Original text: Italian]

 

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Liebe Brüder und Schwestern!

Die Feier des Welttages der Migranten und Flüchtlinge bietet mir erneut die Gelegenheit, die ständige Fürsorge der Kirche gegenüber all denen zum Ausdruck zu bringen, die auf verschiedene Weise mit der Erfahrung der Migration konfrontiert sind. Es handelt sich dabei um ein Phänomen, das uns – wie ich in der Enzyklika Caritas in veritate geschrieben habe – erschüttert aufgrund der Menge der betroffenen Personen, aufgrund der sozialen, wirtschaftlichen, politischen, kulturellen und religiösen Probleme, die es aufwirft, und aufgrund der dramatischen Herausforderungen, vor die es die Nationen und die internationale Gemeinschaft stellt. Jeder Migrant ist eine menschliche Person, die als solche unveräußerliche Grundrechte besitzt, die von allen und in jeder Situation respektiert werden müssen (vgl. Nr. 62). Das diesjährige Thema: „Die minderjährigen Migranten und Flüchtlinge" berührt einen Aspekt, dem die Christen besondere Aufmerksamkeit widmen, eingedenk der mahnenden Worte Christi, der beim Jüngsten Gericht all das, was wir „für einen seiner geringsten Brüder" getan oder aber nicht getan haben, so beurteilen wird, als hätten wir es für ihn selbst getan (vgl. Mt 25,40.45). Und wie könnten wir denn in den minderjährigen Migranten und Flüchtlingen nicht unsere „geringsten Brüder" erkennen? Jesus hat als Kind persönlich die Erfahrung der Migration durchlebt, als er, wie es im Bericht des Evangeliums heißt, zusammen mit Josef und Maria nach Ägypten fliehen mußte, um den Drohungen des Herodes zu entkommen (vgl. Mt 2,14).

Obwohl die Kinderrechtskonvention in aller Deutlichkeit hervorhebt, daß das Wohl des Kindes vorrangig zu berücksichtigen ist (vgl. Art. 3) und dem Kind in gleicher Weise wie einem Erwachsenen alle grundlegenden Rechte der Person zuerkannt werden müssen, ist dies in der Realität bedauerlicherweise nicht immer der Fall. Während nämlich in der öffentlichen Meinung das Bewußtsein dafür wächst, daß ein umfassendes und wirkungsvolles Handeln zum Schutz der Minderjährigen notwendig ist, sind in Wirklichkeit viele von ihnen sich selbst überlassen und laufen Gefahr, ausgebeutet zu werden. Diese dramatische Situation, in der sie sich befinden, hat mein verehrter Vorgänger Johannes Paul II. in der Botschaft angesprochen, die er am 22. September 1990 aus Anlaß des Weltgipfels der Kinder an den Generalsekretär der Vereinten Nationen richtete. „Ich bin Zeuge", so schrieb er, „für die herzzerreißenden Schreie von Millionen von Kindern auf jedem Kontinent. Sie sind am verwundbarsten, weil sie am wenigsten in der Lage sind, ihre Stimme zu Gehör zu bringen" (O.R. dt., Nr. 46, 16.11.1990, S. 15). Es ist mein aufrichtiger Wunsch, daß den minderjährigen Migranten die nötige Aufmerksamkeit entgegengebracht werde, denn sie brauchen ein soziales Umfeld, das ihre physische, kulturelle, geistliche und moralische Entwicklung ermöglicht und fördert. In einem fremden Land ohne feste Bezugspunkte aufzuwachsen bereitet vor allem denjenigen unter ihnen, die ohne die Unterstützung der Familie aufwachsen müssen, zahlreiche und mitunter massive Entbehrungen und Schwierigkeiten.

Ein typischer Aspekt der Migration von Minderjährigen ist die Situation der in den jeweiligen Gastländern geborenen Kinder sowie derjenigen, die nicht mit den nach ihrer Geburt emigrierten Eltern zusammenleben, sondern erst zu einem späteren Zeitpunkt mit ihnen zusammenkommen. Diese Heranwachsenden gehören zwei Kulturen an und sind mit all den Vor- und Nachteilen konfrontiert, die mit dieser zweifachen Zugehörigkeit verbunden sind, obgleich ihnen dieser Lebensumstand auch die Gelegenheit geben kann, den Reichtum der Begegnung zwischen verschiedenen kulturellen Traditionen zu erfahren. Es ist wichtig, daß ihnen der Schulbesuch und die spätere Eingliederung in die Welt der Arbeit ermöglicht werden und sie durch angemessene Strukturen im sozialen Bereich und im Bildungswesen in die Gesellschaft integriert werden. Dabei darf nie vergessen werden, daß das Jugendalter eine grundlegende Etappe auf dem Bildungsweg des Menschen darstellt.

Eine besondere Gruppe von Minderjährigen sind die asylsuchenden Flüchtlinge, die aus verschiedenen Gründen ihr Land, in dem sie nicht den nötigen Schutz erfahren, verlassen haben. Die Statistiken zeigen, daß ihre Zahl im Ansteigen begriffen ist. Es handelt sich also um ein Phänomen, das aufmerksam untersucht und mit koordinierten Aktionen angegangen werden muß. Anzuwenden sind dabei die geeigneten Maßnahmen zur Vorbeugung, zum Schutz und zur Aufnahme, die auch in der Kinderrechtskonvention vorgesehen sind (vgl. Art. 22).

In besonderer Weise wende ich mich nun an die Pfarreien und die vielen katholischen Vereinigungen, die, beseelt vom Geist des Glaubens und der Liebe, große Anstrengungen unternehmen, um den Nöten dieser unserer Brüder und Schwestern abzuhelfen. Ich bringe meine Dankbarkeit zum Ausdruck für dieses mit beeindruckender Großherzigkeit geleistete Werk und möchte alle Christen einladen, sich der sozialen und pastoralen Herausforderung bewußt zu werden, vor die uns die Situation der minderjährigen Migranten und Flüchtlinge stellt. In unseren Herzen hallen die Worte Jesu wider: „Ich war fremd und obdachlos, und ihr habt mich aufgenommen" (Mt 25,35) sowie das grundlegende Gebot, das er uns hinterlassen hat: Gott mit ganzem Herzen, mit ganzer Seele und mit all unseren Gedanken zu lieben, was in untrennbarer Verbindung zum Gebot der Nächstenliebe steht (vgl. Mt 22,37-39). Diese Worte regen uns an, darüber nachzudenken, daß jede unserer konkreten Taten zuallererst vom Glauben an das Wirken der Gnade und der göttlichen Vorsehung erfüllt sein muß. Auf diese Weise wird auch die Gastfreundschaft und Solidarität gegenüber dem Fremden, vor allem wenn es sich bei ihnen um Kinder handelt, zur Verkündigung des Evangeliums der Solidarität. Die Kirche verkündet es, indem sie ihre Arme öffnet und sich dafür einsetzt, daß die Rechte der Migranten und Flüchtlinge respektiert werden, wobei sie die Verantwortlichen der Nationen, der internationalen Organisationen und Einrichtungen zur Schaffung geeigneter Initiativen zugunsten dieser Menschen aufruft. Die selige Jungfrau Maria wache über all diese Menschen und helfe uns, die Schwierigkeiten der Menschen, die fern von ihrer Heimat leben, zu verstehen. Ich versichere all jene, die zu dieser weiten Welt der Migranten und Flüchtlinge gehören, meines Gebets und erteile ihnen von Herzen meinen Apostolischen Segen.

Aus dem Vatikan, 16. Oktober 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01758-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

 

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Queridos hermanos y hermanas:

La celebración de la Jornada Mundial del emigrante y del refugiado me ofrece nuevamente la ocasión para manifestar la solicitud constante de la Iglesia por los que viven, de distintas maneras, la experiencia de la emigración. Se trata de un fenómeno que, como escribí en la encíclica Caritas in veritate, impresiona por el número de personas implicadas, por las problemáticas sociales, económicas, políticas, culturales y religiosas que plantea, y por los desafíos dramáticos que supone para las comunidades nacionales y para la internacional. El emigrante es una persona humana con derechos fundamentales inalienables que todos deben respetar siempre (cf. n. 62). El tema de este año -"Los emigrantes y los refugiados menores de edad"- toca un aspecto al que los cristianos prestan gran atención, recordando la advertencia de Cristo, que en el juicio final considerará referido a Él mismo todo lo que se ha hecho o dejado de hacer "con uno sólo de estos más pequeños" (cf. Mt 25, 40-45). Y ¿cómo no considerar entre "los más pequeños" también a los emigrantes y los refugiados menores de edad? El propio Jesús de pequeño vivió la experiencia del emigrante porque, como narra el Evangelio, para huir de la amenaza de Herodes tuvo que refugiarse en Egipto junto con José y María (cf. Mt 2, 14).

Si la Convención de los Derechos del Niño afirma con claridad que hay que salvaguardar siempre el interés del menor (cf. art. 3), al cual hay que reconocer los derechos fundamentales de la persona de la misma manera que se reconocen al adulto, lamentablemente en la realidad esto no siempre sucede. Aunque en la opinión pública crece la conciencia de la necesidad de una acción concreta e incisiva para la protección de los menores de edad, de hecho, muchos de ellos son abandonados y, de varias maneras, corren el riesgo de ser explotados. De la dramática condición en la que se encuentran se hizo intérprete mi venerado predecesor Juan Pablo II en el mensaje enviado el 22 de septiembre de 1990 al Secretario General de las Naciones Unidas con ocasión de la Cumbre Mundial para los Niños. "He sido testigo -escribió- de la desgarradora tragedia de millones de niños en los distintos continentes. Ellos son los más vulnerables porque son los que menos pueden hacer oír su voz" (L'Osservatore Romano, edición española, 14 de octubre de 1990, p. 11). Deseo de corazón que se dedique la debida atención a los emigrantes menores de edad, que necesitan un ambiente social que permita y favorezca su desarrollo físico, cultural, espiritual y moral. Vivir en un país extranjero sin puntos de referencia reales les genera innumerables trastornos y dificultades, a veces graves, especialmente a los que se ven privados del apoyo de su familia.

Un aspecto típico de la emigración infantil es la situación de los chicos nacidos en los países de acogida o la de los hijos que no viven con sus padres, que emigraron después de su nacimiento, sino que se reúnen con ellos más tarde. Estos adolescentes forman parte de dos culturas, con las ventajas y las problemáticas ligadas a su doble pertenencia, una condición que sin embargo puede ofrecer la oportunidad de experimentar la riqueza del encuentro entre diferentes tradiciones culturales. Es importante que se les dé la posibilidad de acudir con regularidad a la escuela y de acceder posteriormente al mundo del trabajo, y que se facilite su integración social gracias a estructuras formativas y sociales oportunas. Nunca hay que olvidar que la adolescencia representa una etapa fundamental para la formación del ser humano.

Una categoría especial de menores es la de los refugiados que piden asilo, huyendo por varias razones de su país, donde no reciben una protección adecuada. Las estadísticas revelan que su número está aumentando. Se trata, por tanto, de un fenómeno que hay que estudiar con atención y afrontar con acciones coordinadas, con medidas de prevención, protección y acogida adecuadas, de acuerdo con lo previsto en la Convención de los Derechos del Niño (cf. art. 22).

Me dirijo ahora especialmente a las parroquias y a las numerosas asociaciones católicas que, animadas por espíritu de fe y de caridad, realizan grandes esfuerzos para salir al encuentro de las necesidades de estos hermanos y hermanas nuestros. A la vez que expreso mi gratitud por todo lo que se está haciendo con gran generosidad, quiero invitar a todos los cristianos a tomar conciencia del desafío social y pastoral que plantea la condición de los menores emigrantes y refugiados. Resuenan en nuestro corazón las palabras de Jesús: "Era forastero y me acogisteis" (Mt 25, 35); como también el mandamiento central que Él nos dejó: amar a Dios con todo el corazón, con toda el alma y con toda la mente, pero unido al amor al prójimo (cf. Mt 22, 37-39). Esto nos lleva a considerar que cada intervención concreta nuestra tiene que alimentarse ante todo de fe en la acción de la gracia y de la divina Providencia. De este modo, también la acogida y la solidaridad con el extranjero, especialmente si se trata de niños, se convierte en anuncio del Evangelio de la solidaridad. La Iglesia lo proclama cuando abre sus brazos y actúa para que se respeten los derechos de los emigrantes y los refugiados, estimulando a los responsables de las naciones, de los organismos y de las instituciones internacionales para que promuevan iniciativas oportunas en su apoyo. Que la Santísima Virgen María vele maternalmente sobre todos y nos ayude a comprender las dificultades de quienes están lejos de su patria. A cuantos tienen relación con el vasto mundo de los emigrantes y refugiados les aseguro mi oración e imparto de corazón la Bendición Apostólica.

Vaticano, 16 de octubre de 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01758-04.01] [Texto original: Italiano]

 

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Queridos irmãos e irmãs

A celebração do Dia Mundial do Migrante e do Refugiado oferece-me novamente a ocasião de manifestar a solicitude constante que a Igreja alimenta por aqueles que vivem, de vários modos, a experiência da emigração. Trata-se de um fenómeno que, como escrevi na Encíclica Caritas in veritate, impressiona pelo número de pessoas envolvidas, pelas problemáticas sociais, económicas, políticas, culturais e religiosas que levanta, pelos desafios dramáticos que apresenta às comunidades nacionais e internacional. O migrante é uma pessoa humana com direitos fundamentais inalienáveis que devem ser respeitados sempre e por todos (cf. n. 62). O tema deste ano, «Os migrantes e os refugiados menores», refere-se a um aspecto que os cristãos avaliam com grande atenção, recordando-se da admoestação de Cristo, que no juízo final considerará referido a Ele mesmo tudo o que é feito ou negado «a um só destes pequeninos» (cf. Mt 25, 40.45). E como não considerar entre os «pequeninos» também os migrantes e refugiados menores? O próprio Jesus, quando era criança, viveu a experiência do migrante porque, como narra o Evangelho, para fugir às ameaças de Herodes, teve que se refugiar no Egipto juntamente com José e Maria (cf. Mt 2, 14).

Embora a Convenção dos Direitos da Criança afirme com clareza que deve ser sempre salvaguardado o interesse do menor (cf. art. 3), ao qual se devem reconhecer os direitos fundamentais da pessoa ao mesmo nível do adulto, infelizmente na realidade isto não acontece. Com efeito, enquanto aumenta na opinião pública a consciência da necessidade de uma acção pontual e incisiva em protecção dos menores, de facto muitos são abandonados e, de vários modos, encontram-se em perigo de exploração. Da condição dramática em que eles vivem fez-se intérprete o meu venerado Predecessor, João Paulo II, na mensagem enviada a 22 de Setembro de 1990 ao Secretário-Geral das Nações Unidas, por ocasião do Encontro Mundial para as Crianças. «Sou testemunha – ele escreveu – da condição lancinante de milhões de crianças de todos os continentes. Elas são mais vulneráveis, porque menos capazes de fazer ouvir a sua voz» (Insegnamenti XIII, 2, 1990, pág. 672). Formulo votos de coração para que se reserve a justa atenção aos migrantes menores, necessitados de um ambiente social que permita e favoreça o seu desenvolvimento físico, cultural, espiritual e moral. Viver num país estrangeiro sem pontos de referência efectivos cria-lhes, especialmente àqueles que estão desprovidos do apoio da família, inúmeros e por vezes graves incómodos e dificuldades.

Um aspecto típico da migração de menores é constituído pela situação dos jovens nascidos nos países receptores, ou então por aquela dos filhos que não vivem com os pais emigrados depois do seu nascimento, mas que se reúnem a eles sucessivamente. Estes adolescentes fazem parte de duas culturas, com as vantagens e as problemáticas ligadas à sua dúplice pertença, condição esta que todavia pode oferecer a oportunidade de experimentar a riqueza do encontro entre diferentes tradições culturais. É importante que lhes seja oferecida a possibilidade da frequência escolar e da sucessiva inserção no mundo do trabalho, e que seja facilitada a integração social graças a oportunas estruturas formativas e sociais. Nunca se esqueça que a adolescência representa uma etapa fundamental para a formação do ser humano.

Uma categoria particular de menores é a dos refugiados que pedem asilo, fugindo por vários motivos do próprio país, onde não recebem uma protecção adequada. As estatísticas revelam que o seu número está a aumentar. Por conseguinte, trata-se de um fenómeno que deve ser avaliado com atenção e enfrentado com acções coordenadas, com oportunas medidas de prevenção, de salvaguarda e de acolhimento, segundo quanto prevê também a própria Convenção dos Direitos da Criança (cf. art. 22).

Dirijo-me agora particularmente às paróquias e às muitas associações católicas que, animadas por um espírito de fé e de caridade, envidam grandes esforços para ir ao encontro das necessidades destes nossos irmãos e irmãs. Enquanto exprimo gratidão por quanto se está a realizar com grande generosidade, gostaria de convidar todos os cristãos a tomar consciência do desafio social e pastoral que apresenta a condição dos menores migrantes e refugiados. Ressoam no nosso coração as palavras de Jesus: «Era peregrino e recolhestes-me» (Mt 25, 35), assim como o mandamento central que Ele nos deixou: amar a Deus com todo o coração, com toda a alma e com toda a mente, mas unido ao amor ao próximo (cf. Mt 22, 37-39). Isto leva-nos a considerar que cada uma das nossas intervenções concretas deve nutrir-se antes de tudo de fé na acção da graça e da Providência divina. De tal modo, também o acolhimento e a solidariedade para com o estrangeiro, especialmente se se trata de crianças, torna-se anúncio do Evangelho da solidariedade. A Igreja proclama-o, quando abre os seus braços e trabalha para que sejam respeitados os direitos dos migrantes e dos refugiados, estimulando os responsáveis das Nações, dos Organismos e das Instituições internacionais, a fim de que promovam iniciativas oportunas em seu benefício. Vele materna sobre todos a Bem-Aventurada Virgem Maria, e ajude-nos a compreender as dificuldades daqueles que estão distantes da própria pátria. A quantos estão empenhados no vasto mundo dos migrantes e refugiados, asseguro a minha oração e concedo de coração a Bênção Apostólica.

Vaticano, 16 de Outubro de 2009.

BENEDICTUS PP. XVI

[01758-06.01] [Texto original: Italiano]

 

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

Drodzy bracia i siostry!

Obchody Dnia Migranta i Uchodźcy dostarczają mi kolejnej okazji, by wyrazić nieustanną troskę Kościoła o tych, którzy — na rozmaite sposoby — doświadczają losu migrantów. To zjawisko — jak napisałem w encyklice Caritas in veritate — «uderza ze względu na wielką liczbę objętych nim osób, z powodu problemów społecznych, ekonomicznych, politycznych, kulturowych i religijnych, jakie niesie, ze względu na dramatyczne wyzwania, jakie stawia przed społecznościami poszczególnych krajów i przed wspólnotą międzynarodową. (...) Emigrant jest osobą ludzką, która (...) ma niezbywalne i podstawowe prawa, które powinni szanować wszyscy w każdej sytuacji» (n. 62). Tegoroczny temat: «Małoletni migranci i uchodźcy», zwraca uwagę na aspekt bardzo dla chrześcijan ważny, pamiętają bowiem o napomnieniu Chrystusa, który na Sądzie Ostatecznym odniesie do siebie wszystko, co zostało uczynione lub czego odmówiono «jednemu z tych najmniejszych» (por. Mt 25, 40. 45). A jak nie zaliczyć do owych «najmniejszych» także małoletnich migrantów i uchodźców? Samego Jezusa jako dziecko spotkał los migranta, jak bowiem opowiada Ewangelia, by uniknąć zagrożenia ze strony Heroda, musiał szukać schronienia w Egipcie razem z Józefem i Maryją (por. Mt 2, 14).

Choć Konwencja o prawach dziecka wyraźnie stwierdza, że zawsze trzeba działać w interesie małoletniego (por. art. 3), któremu przysługują podstawowe prawa osoby na równi z dorosłym, w rzeczywistości niestety nie zawsze jest to przestrzegane. W istocie, podczas gdy opinia publiczna jest coraz bardziej świadoma, że konieczne są bezzwłoczne i skuteczne działania w obronie dzieci, faktycznie wiele z nich żyje w opuszczeniu i są narażone na różne sposoby na wykorzystywanie. O dramatycznej sytuacji, w jakiej przychodzi im żyć, pisał mój czcigodny poprzednik Jan Paweł II w przesłaniu skierowanym 22 września 1990 r. do sekretarza generalnego Organizacji Narodów Zjednoczonych z okazji Światowego Szczytu na rzecz Dzieci. «Jestem świadkiem — pisał — tragicznej sytuacji milionów dzieci na wszystkich kontynentach. Są one bardziej bezbronne, gdyż trudniej im dojść do głosu» (Insegnamenti XIII, 2, 1990, p. 672). Z całego serca pragnę, by małoletnim emigrantom poświęcano należytą uwagę, potrzebują oni bowiem środowiska społecznego, które umożliwia i wspiera ich rozwój fizyczny, kulturalny, duchowy i moralny. Życie w obcym kraju, bez konkretnych punktów odniesienia, stwarza im, zwłaszcza tym, którzy nie mają oparcia w rodzinie, niezliczone i niekiedy poważne problemy i trudności.

Szczególny charakter migracji małoletnich wiąże się z sytuacją dzieci urodzonych w krajach udzielających gościny, czy też dzieci, które po urodzeniu nie mieszkają razem z rodzicami — emigrantami — lecz dołączają do nich później. Ta dorastająca młodzież należy do dwóch kultur, co oznacza korzyści, ale i problemy wynikające z podwójnej przynależności, jednakże może to być sposobnością, by doświadczyć bogactwa spotkania różnorodnych tradycji kulturowych. Ważne jest, by zapewnić im możliwość chodzenia do szkoły, a następnie dostęp do rynku pracy, oraz by odpowiednie struktury formacyjne i społeczne ułatwiły im integrację społeczną. Nie można nigdy zapominać, że wiek młodzieńczy to fundamentalny etap w kształtowaniu się istoty ludzkiej.

Odrębną kategorią małoletnich są uchodźcy, którzy proszą o azyl, uciekając z różnych powodów z własnego kraju, gdzie nie mają zapewnionej należytej ochrony. Statystyki wykazują, że ich liczba rośnie. Temu zjawisku należy zatem uważnie się przyjrzeć i stawić czoło, podejmując skoordynowane działania, stosując odpowiednie środki zapobiegawcze, chroniąc małoletnich i udzielając im gościny, zgodnie z tym, co mówi Konwencja o prawach dziecka (por. art. 22).

Zwracam się w tym miejscu w szczególności do parafii i do licznych stowarzyszeń katolickich, które w duchu wiary i miłości podejmują wielkie wysiłki, by zaradzić potrzebom tych naszych braci i sióstr. Wyrażając wdzięczność za wszystko, co z ogromną wielkodusznością jest robione, chciałbym zachęcić wszystkich chrześcijan do uzmysłowienia sobie, że sytuacja małoletnich migrantów i uchodźców stanowi społeczne i duszpasterskie wyzwanie. W naszych sercach rozbrzmiewają słowa Jezusa: «Byłem przybyszem, a przyjęliście Mnie» (Mt 25, 35), a także główne przykazanie, jakie On nam dał: miłowania Boga całym sercem, całą duszą i całym umysłem, ale w połączeniu z miłowaniem bliźniego (por. Mt 22, 37-39). Dlatego uważamy, że każdym naszym konkretnym czynem winna powodować przede wszystkim wiara w działanie łaski i opatrzności Bożej. Tym samym również gościnność w stosunku do obcokrajowca i solidarność z nim, zwłaszcza w przypadku dzieci, staje się głoszeniem ewangelii solidarności. Kościół ją głosi, gdy otwiera ramiona i zabiega o respektowanie praw migrantów i uchodźców, nakłaniając rządzących krajami i kierujących organizacjami oraz międzynarodowymi instytucjami do ich wspierania poprzez podejmowanie odpowiednich inicjatyw.

Niech wszystkich otacza matczyną opieką Najświętsza Maryja Panna i niech nam pomaga zrozumieć trudności tych, którzy przebywają z dala od ojczyzny. Wszystkich, którzy tworzą rozległy świat migrantów i uchodźców, zapewniam o modlitwie i z serca udzielam im Apostolskiego Błogosławieństwa.

Watykan, 16 października 2009 r.

BENEDICTUS PP. XVI

[01758-09.01] [Testo originale: Italiano]

[B0742-XX.01]