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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA AI CRINALI DELLA STORIA. P. MATTEO RICCI (1552-1610) FRA ROMA E PECHINO, 28.10.2009


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA AI CRINALI DELLA STORIA. P. MATTEO RICCI (1552-1610) FRA ROMA E PECHINO

INTERVENTO DI S.E. MONS. CLAUDIO GIULIODORI

BIOGRAFIA ESSENZIALE DI P. MATTEO RICCI, S.I. (1552-1610)

Alle ore 12.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo una Conferenza Stampa per la presentazione della Mostra Ai Crinali della Storia. P. Matteo Ricci (1552-1610) fra Roma e Pechino, a cura del Prof. Antonio Paolucci.

La Mostra, organizzata dal Comitato per le Celebrazioni del IV Centenario di Padre Matteo Ricci in collaborazione con i Musei Vaticani, la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù e la Pontificia Università Gregoriana, è allestita presso il Braccio di Carlo Magno dal 30 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010.

Intervengono alla Conferenza Stampa: S.E. Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia; il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani; il Prof. Giovanni Morello, Presidente della Fondazione per i Beni e le Attività Artistiche della Chiesa; l’On. Avv. Adriano Ciaffi, Presidente del Comitato promotore per le Celebrazioni del IV Centenario della morte di Padre Matteo Ricci; P. Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

Pubblichiamo di seguito l’intervento di S.E. Mons. Claudio Giuliodori nel corso della Conferenza stampa e alcuni cenni biografici di P. Matteo Ricci:

INTERVENTO DI S.E. MONS. CLAUDIO GIULIODORI

Ad Maiorem Dei Gloriam. Il motto dei gesuiti ha trovato in P. Matteo Ricci uno dei più illustri e originali interpreti. La sua straordinaria avventura missionaria lo ha portato a costruire, per la prima volta nella storia, un vero ponte di dialogo e di scambio tra l’Europa e la Cina. Un incontro che ha segnato profondamente il cammino dell’umanità fino ai nostri giorni. Il gesuita maceratese si colloca così su uno dei crinali più rilevanti della storia e il suo metodo di dialogo e inculturazione appare quanto mai attuale e per molti versi ancora insuperato. La mostra allestita presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano, oltre a rendere il dovuto onore a questo gigante della fede e dell’amicizia tra i popoli, vuole offrire a tutti l’occasione per approfondirne la conoscenza e per confrontarsi con un modello di evangelizzazione della cultura e di inculturazione del Vangelo che, sotto vari aspetti, non ha eguali nella storia dell’umanità.

Nel messaggio inviato alla Diocesi di Macerata per l’avvio delle celebrazioni nella ricorrenza del IV centenario, il Santo Padre Benedetto XVI afferma giustamente che "considerando la sua intensa attività scientifica e spirituale non si può non rimanere favorevolmente colpiti dall’innovativa e peculiare capacità che egli ebbe di accostare, con pieno rispetto, le tradizioni culturali e spirituali cinesi nel loro insieme. E’ stato in effetti tale atteggiamento - prosegue il Santo Padre - a contraddistinguere la sua missione tesa a ricercare la possibile armonia fra la nobile e millenaria civiltà cinese e la novità cristiana, che è fermento di liberazione e di autentico rinnovamento all’interno di ogni società, essendo il Vangelo, universale messaggio di salvezza, destinato a tutti gli uomini, a qualsiasi contesto culturale e religioso appartengano".

Abbiamo voluto dedicare una mostra qui a Roma, a ridosso della Basilica di San Pietro, nel cuore della cristianità, ad un missionario vissuto in Cina per ventotto anni, morto e sepolto a Pechino, per sottolineare che tutta la sua opera è scaturita dalla fedeltà a quel mandato missionario di Gesù di cui P. Matteo Ricci si è fatto testimone secondo l’innovativo carisma di Sant’Ignazio di Loyola. Seguendo le orme del fondatore tra il XVI e il XVII secolo partirono verso i quattro angoli della terra schiere di giovani gesuiti dotati di forte personalità, di grandi risorse intellettuali e di una solida e intrepida fede.

P. Matteo Ricci proprio da Roma, giovanissimo e non ancora ordinato sacerdote, dopo essersi formato nel collegio Romano alla scuola dei più illustri maestri del tempo, partì il 18 maggio del 1577 verso l’Oriente con la benedizione di Gregorio XIII. Salperà il 24 marzo del 1778 da Lisbona assieme a 14 compagni per coronare il suo sogno di raggiungere gli estremi confini della terra e dopo sei mesi approderà a Goa dove si trovava la tomba di San Francesco Saverio, morto nel tentativo di entrare in Cina nel 1552, due mesi dopo la nascita di Ricci. Molti tentativi furono fatti senza successo per oltre 30 anni fino a quando, assieme al confratello P. Michele Ruggeri, riuscì ad entrare e a stabilire in Zhaoqing, il 10 settembre del 1583, la prima dimora dei gesuiti per arrivare, tra mille peripezie e difficoltà, il 24 gennaio del 1601 fino a Pechino, sempre incoraggiato dalla Compagnia di Gesù e in particolare dal P. Alessandro Valignano, visitatore delle missioni d’Oriente e grande sostenitore del nuovo metodo adottato dal Ricci.

Da Macerata a Pechino passando per Roma, P. Matteo Ricci compie un’impresa straordinaria. Grazie al suo slancio missionario e sostenuto da una formidabile intelligenza riuscirà a superare la diffidenza e la chiusura del popolo cinese guadagnando stima e prestigio fino ad essere accolto e ospitato a corte per desiderio dell’imperatore Wanli della grande dinastia Ming che ne apprezzerà la saggezza e i doni portati dall’Occidente. "Io mi ritrovo ancora nella Corte di Pachino da otto anni in qua che venni - scrive nel 1608 al fratello Antonio, canonico a Macerata -, e vi sono bene occupato, et qua penso finir la mia vita, poiché così desidera questo re. Si son fatti molti christiani in quattro case che habbiamo in quattro luoghi più principali del regno: e molti vengono alle Messe e si confessano e comunicano le feste principali, et odono con gran gusto la parola di Dio, con che si fa gran frutto; ma molto più con i libri che si stampano in lingua cinese, et quest'anno se ne è stampato uno, che è stato molto accetto, et è stato ristampato in due o tre altre provincie".

Ha disegnato mappamondi che hanno fatto conoscere ai cinesi il resto del mondo a loro sostanzialmente ignoto, evidenziando su queste grandi carte geografiche i luoghi più importanti della cristianità. Ha tradotto in cinese libri di filosofia, di matematica e di astronomia e ha fatto conoscere in Occidente i testi di Confucio. Ha stabilito un dialogo intensissimo con i letterati e gli uomini di cultura più illustri della Cina trasformando questi colloqui in libri, finalizzati anche a preparare il terreno per la semina del Vangelo. Nasce così il Vero significato [della Dottrina] del Signore del Cielo pubblicato a Pechino nel 1603 e si spiega anche lo straordinario successo del libro Dieci Paradossi, pubblicato a Pechino nel 1607, in cui affronta in chiave sapienziale i grandi temi della vita. È riuscito così a mettere solide basi per la penetrazione del Vangelo e per una reciproca conoscenza tra l’Oriente e l’Occidente, tra la Cina e l’Europa, tra Pechino e Roma, aprendo una nuova fase per la storia dell’umanità non dissimile da quanto avvenuto un secolo prima, sul versante opposto del pianeta, con l’impresa di Cristoforo Colombo. E di questo era ben consapevole, tanto che volle lasciare ai posteri una descrizione dettagliata di questa straordinaria avventura missionaria (cfr la monumentale opera del Ricci Della entrata della Compagnia di Gesù e Christianità nella Cina).

"Nonostante le difficoltà e le incomprensioni che incontrò - afferma ancora Benedetto XVI nel suo messaggio - Padre Ricci volle mantenersi fedele, sino alla morte, a questo stile di evangelizzazione, attuando, si potrebbe dire, una metodologia scientifica e una strategia pastorale basate, da una parte, sul rispetto delle sane usanze del luogo che i neofiti cinesi non dovevano abbandonare quando abbracciavano la fede cristiana, e, dall’altra, sulla consapevolezza che la Rivelazione poteva ancor più valorizzarle e completarle. E fu proprio a partire da queste convinzioni che egli, come già avevano fatto i Padri della Chiesa nell’incontro del Vangelo con la cultura greco-romana, impostò il suo lungimirante lavoro di inculturazione del Cristianesimo in Cina, ricercando un’intesa costante con i dotti di quel Paese".

Vorrei concludere con due auspici legati alla mostra e all’insieme della celebrazioni ricciane. La figura di P. Matteo Ricci, restata per tre secoli un po’ nell’ombra a causa delle note vicende dei cosiddetti "riti cinesi", a lui per altro sostanzialmente estranee perché successive, possa trovare il riconoscimento e l’apprezzamento che merita per il suo genio missionario, per la sua statura spirituale e morale, per la sua apertura e lungimiranza culturale. Alla luce di una tale testimonianza possa crescere l’amicizia con il popolo cinese e possano rafforzarsi i vincoli di comunione con i cattolici di questo grande Paese come auspicato dal Santo Padre nella lettera a loro indirizzata nel maggio del 2007 dove viene citato ripetutamente P. Matteo Ricci ricordando il suo stile e il suo metodo (cfr n. 4).

E in questo contesto, possa procedere in modo spedito e positivo anche il riconoscimento del suo cammino di santità secondo quella descrizione del santo che lui stesso ci offre al termine del libro sul Vero significato della Dottrina del Signore del Cielo: "Un santo è colui che si sforza di adorare il Signore del Cielo, che è modesto e auto disciplinato, e le cui parole e azioni superino quelle degli altri uomini, e il compierle sia al di là del potere umano" (cfr traduzione a cura di Alessandra Chiricosta, n. 582, p. 309). Mi sembra davvero che in quanto fatto e testimoniato da P. Matteo Ricci ci sia poco di umano e molto di divino: Ad Maiorem Dei Gloriam.

[01558-01.01]

 

BIOGRAFIA ESSENZIALE DI P. MATTEO RICCI, S.I. (1552-1610)

1552

Il 6 ottobre nasce a Macerata.

1561-68

Studia al collegio dei Gesuiti a Macerata.

1568

Viene inviato dal padre a Roma a studiare Diritto.

1571

Interrompe gli studi ed entra nel noviziato della Compagnia di Gesù.

1572-77

Emette i primi voti; trascorre alcuni mesi in un collegio in Toscana (forse Firenze), quindi acquisisce una preparazione umanistica e scientifica al Collegio Romano.

1577

Destinato alle missioni d'Oriente, si reca a Lisbona, dal cui porto ogni primavera parte una nave per l'India. Attende sei mesi nel collegio di Coimbra, iniziando forse a studiare teologia.

1578

Salpa il 24 marzo da Lisbona e giunge il 13 settembre a Goa.

1579-82

Compie gli studi teologici; insegna lettere classiche ai ragazzi dei collegi di Goa e Cochin; viene ordinato sacerdote (1580); riceve l'ordine di recarsi a Macao per aiutare il p. Ruggeri nel tentativo di entrare in Cina. Il 7 agosto 1582 giunge a Macao.

1583

In settembre entra in Cina con Ruggeri e fonda con lui la prima residenza di Zhaoqing.

1584

Pubblica il primo Mappamondo cinese. Collabora con Ruggeri alla prima stesura in cinese del Catechismo.

1585

Dopo alcuni tentativi falliti di aprire nuove residenze, Ruggeri è inviato a Roma per sollecitare una ambasciata dal Papa presso l'imperatore della Cina. Ricci rimane a Zhaoqing con il p. De Almeida.

1589

Il nuovo viceré del Guangdong espelle i missionari da Zhaoqing. Dopo varie trattative, Ricci ottiene di essere inviato a Shaozhou, dove fonda la seconda residenza.

1592

La residenza di Shaozhou è assalita da ladri. Ricci si sloga un piede permanentemente.

1593

Inizia a scrivere il Catechismo in cinese.

1594

Primo tentativo di raggiungere Pechino al seguito di un generale cinese destinato al fronte coreano. Giunto a Nachino, deve tornare indietro.

1595

Si ferma a Nanchang, dove fonda la terza residenza e pubblica la prima opera in cinese: il trattato Sull'amicizia.

1597

È nominato superiore della missione cinese.

1598

Al seguito del ministro dei riti Wang Chung Ming raggiunge Pechino, che decide tuttavia di lasciare a causa della guerra di Corea.

1599

Si stabilisce a Nanchino e vi fonda la quarta residenza missionaria.

1600

In maggio parte di nuovo per Pechino, ma è arrestato sul cammino dal potente eunuco Ma Tang, che lo trattiene nella fortezza di Tientsin fino al gennaio 1601.

1601

24 gennaio: in forza di un decreto imperiale, viene accolto nella Città Proibita come ambasciatore d'Europa. Vivrà a Pechino fino alla morte sostenuto dall'imperatore e a spese del pubblico erario.

1602

Ristampa in terza edizione il Mappamondo cinese.

1603

Stampa Catechismo o Vera Spiegazione del Signore del Cielo.

1605

Pubblica il Sommario della dottrina cristiana e le Venticinque sentenze morali.

1607

Pubblica la traduzione dei primi sei libri della Geometria di Euclide, in collaborazione con l'amico Xu Guangqi.

1608

Stampa i Dieci paradossi o Dieci capitoli di un uomo strano; nello stesso anno inizia la redazione della sua opera storica: Della Entrata della Compagnia di Gesù e Christianità nella Cina.

1610

11 maggio, muore a Pechino dopo una breve malattia. L'imperatore, per la prima volta nella storia della Cina, concede un terreno per la sepoltura di uno straniero.

[01559-01.01]

[B0672-XX.02]