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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2009, 05.09.2009


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2009

TESTO IN LINGUA ITALIANA 

TESTO IN LINGUA INGLESE 

TESTO IN LINGUA FRANCESE 

TESTO IN LINGUA TEDESCA

TESTO IN LINGUA SPAGNOLA

TESTO IN LINGUA PORTOGHESE 

Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 83a Giornata Missionaria Mondiale, che quest’anno si celebra domenica 18 ottobre sul tema:"Le nazioni cammineranno alla sua luce" (Ap 21, 24):

TESTO IN LINGUA ITALIANA

"Le nazioni cammineranno alla sua luce" (Ap 21, 24)

In questa domenica, dedicata alle missioni, mi rivolgo innanzitutto a voi, Fratelli nel ministero episcopale e sacerdotale, e poi anche a voi, fratelli e sorelle dell'intero Popolo di Dio, per esortare ciascuno a ravvivare in sé la consapevolezza del mandato missionario di Cristo di fare "discepoli tutti i popoli" (Mt 28,19), sulle orme di san Paolo, l'Apostolo delle Genti.

"Le nazioni cammineranno alla sua luce" (Ap 21,24). Scopo della missione della Chiesa infatti è di illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio, perché in Lui abbiano la loro piena realizzazione ed il loro compimento. Dobbiamo sentire 1’ansia e la passione di illuminare tutti i popoli, con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa, perché tutti si raccolgano nell’unica famiglia umana, sotto la paternità amorevole di Dio.

È in questa prospettiva che i discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo operano, si affaticano, gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita. Riaffermo con forza quanto più volte è stato detto dai miei venerati Predecessori: la Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. Noi non chiediamo altro che di metterci al servizio dell’umanità, specialmente di quella più sofferente ed emarginata, perché crediamo che "l’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo... è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità" (Evangelii nuntiandi, 1), che "conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza" (Redemptoris missio, 2).

1. Tutti i Popoli chiamati alla salvezza

L’umanità intera, in verità, ha la vocazione radicale di ritornare alla sua sorgente, che è Dio, nel Quale solo troverà il suo compimento finale mediante la restaurazione di tutte le cose in Cristo. La dispersione, la molteplicità, il conflitto, l’inimicizia saranno rappacificate e riconciliate mediante il sangue della Croce, e ricondotte all’unità.

L’inizio nuovo è già cominciato con la risurrezione e l’esaltazione di Cristo, che attrae tutte le cose a sé, le rinnova, le rende partecipi dell’eterna gioia di Dio. Il futuro della nuova creazione brilla già nel nostro mondo ed accende, anche se tra contraddizioni e sofferenze, la speranza di vita nuova. La missione della Chiesa è quella di "contagiare" di speranza tutti i popoli. Per questo Cristo chiama, giustifica, santifica e invia i suoi discepoli ad annunciare il Regno di Dio, perché tutte le nazioni diventino Popolo di Dio. È solo in tale missione che si comprende ed autentica il vero cammino storico dell’umanità. La missione universale deve divenire una costante fondamentale della vita della Chiesa. Annunciare il Vangelo deve essere per noi, come già per l’apostolo Paolo, impegno impreteribile e primario.

2. Chiesa pellegrina

La Chiesa universale, senza confini e senza frontiere, si sente responsabile dell'annuncio del Vangelo di fronte a popoli interi (cfr Evangelii nuntiandi, 53). Essa, germe di speranza per vocazione, deve continuare il servizio di Cristo al mondo. La sua missione e il suo servizio non sono a misura dei bisogni materiali o anche spirituali che si esauriscono nel quadro dell’esistenza temporale, ma di una salvezza trascendente, che si attua nel Regno di Dio (cfr Evangelii nuntiandi, 27). Questo Regno, pur essendo nella sua completezza escatologico e non di questo mondo (cfr Gv 18,36), è anche in questo mondo e nella sua storia forza di giustizia, di pace, di vera libertà e di rispetto della dignità di ogni uomo. La Chiesa mira a trasformare il mondo con la proclamazione del Vangelo dell'amore, "che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire e... in questo modo di far entrare la luce di Dio nel mondo" (Deus caritas est, 39). È a questa missione e servizio che, anche con questo Messaggio, chiamo a partecipare tutti i membri e le istituzioni della Chiesa.

3. Missio ad gentes

La missione della Chiesa, perciò, è quella di chiamare tutti i popoli alla salvezza operata da Dio tramite il Figlio suo incarnato. È necessario pertanto rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo, che è fermento di libertà e di progresso, di fraternità, di unità e di pace (cfr Ad gentes, 8). Voglio "nuovamente confermare che il mandato d’evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa" (Evangelii nuntiandi, 14), compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della società attuale rendono ancor più urgenti. È in questione la salvezza eterna delle persone, il fine e compimento stesso della storia umana e dell’universo. Animati e ispirati dall’Apostolo delle genti, dobbiamo essere coscienti che Dio ha un popolo numeroso in tutte le città percorse anche dagli apostoli di oggi (cfr At 18,10). Infatti "la promessa è per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro" (At 2,39).

La Chiesa intera deve impegnarsi nella missio ad gentes, fino a che la sovranità salvifica di Cristo non sia pienamente realizzata: "Al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a Lui sottomessa" (Eb 2,8).

4. Chiamati ad evangelizzare anche mediante il martirio

In questa Giornata dedicata alle missioni, ricordo nella preghiera coloro che della loro vita hanno fatto un’esclusiva consacrazione al lavoro di evangelizzazione. Una menzione particolare è per quelle Chiese locali, e per quei missionari e missionarie che si trovano a testimoniare e diffondere il Regno di Dio in situazioni di persecuzione, con forme di oppressione che vanno dalla discriminazione sociale fino al carcere, alla tortura e alla morte. Non sono pochi quelli che attualmente sono messi a morte a causa del suo "Nome". È ancora di tremenda attualità quanto scriveva il mio venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II: "La memoria giubilare ci ha aperto uno scenario sorprendente, mostrandoci il nostro tempo particolarmente ricco di testimoni che, in un modo o nell’altro, hanno saputo vivere il Vangelo in situazioni di ostilità e persecuzione, spesso fino a dare la prova suprema del sangue" (Novo millennio ineunte, 41).

La partecipazione alla missione di Cristo, infatti, contrassegna anche il vivere degli annunciatori del Vangelo, cui è riservato lo stesso destino del loro Maestro. "Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gv 15,20). La Chiesa si pone sulla stessa via e subisce la stessa sorte di Cristo, perché non agisce in base ad una logica umana o contando sulle ragioni della forza, ma seguendo la via della Croce e facendosi, in obbedienza filiale al Padre, testimone e compagna di viaggio di questa umanità.

Alle Chiese antiche come a quelle di recente fondazione ricordo che sono poste dal Signore come sale della terra e luce del mondo, chiamate a diffondere Cristo, Luce delle genti, fino agli estremi confini della terra. La missio ad gentes deve costituire la priorità dei loro piani pastorali.

Alle Pontificie Opere Missionarie va il mio ringraziamento e incoraggiamento per l’indispensabile lavoro che assicurano di animazione, formazione missionaria e aiuto economico alle giovani Chiese. Attraverso queste Istituzioni pontificie si realizza in maniera mirabile la comunione tra le Chiese, con lo scambio di doni, nella sollecitudine vicendevole e nella comune progettualità missionaria.

5. Conclusione

La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità delle nostre Chiese (cfr Redemptoris missio, 2). È necessario, tuttavia, riaffermare che l’evangelizzazione è opera dello Spirito e che prima ancora di essere azione è testimonianza e irradiazione della luce di Cristo (cfr Redemptoris missio, 26) da parte della Chiesa locale, la quale invia i suoi missionari e missionarie per spingersi oltre le sue frontiere. Chiedo perciò a tutti i cattolici di pregare lo Spirito Santo perché accresca nella Chiesa la passione per la missione di diffondere il Regno di Dio e di sostenere i missionari, le missionarie e le comunità cristiane impegnate in prima linea in questa missione, talvolta in ambienti ostili di persecuzione.

Invito, allo stesso tempo, tutti a dare un segno credibile di comunione tra le Chiese, con un aiuto economico, specialmente nella fase di crisi che sta attraversando l’umanità, per mettere le giovani Chiese locali in condizione di illuminare le genti con il Vangelo della carità.

Ci guidi nella nostra azione missionaria la Vergine Maria, stella della Nuova Evangelizzazione, che ha dato al mondo il Cristo, posto come luce delle genti, perché porti la salvezza "sino all'estremità della terra" (At 13,47).

A tutti la mia Benedizione.

Dal Vaticano, 29 giugno 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01255-01.01] [Testo originale: Italiano]

TESTO IN LINGUA FRANCESE

« Les Nations marcheront à sa lumière » (Apocalypse 21, 24)

En ce Dimanche consacré aux missions, je m’adresse avant tout à vous, Frères dans le Ministère Episcopal et Sacerdotal, et à vous aussi, frères et sœurs du Peuple de Dieu tout entier, pour inviter chacun a raviver en soi la conscience du Mandat Missionnaire du Christ de faire « de toutes les nations des disciples » (Mathieu 28,19), sur les pas de Saint Paul, l’Apôtre des Nations.

« Les Nations marcheront à sa lumière » (Apocalypse 21, 24). Le but de la mission de l’Eglise est en effet d’éclairer, par la lumière de l’Evangile, tous les peuples sur leur chemin historique vers Dieu, pour qu’ils aient en Lui, leur pleine réalisation et leur plein accomplissement. Nous devons ressentir le désir profond et la passion d’éclairer tous les Peuples, par la Lumière du Christ, qui resplendit sur le visage de l’Eglise, pour que tous se rassemblent dans l’unique famille humaine, sous la paternité aimante de Dieu.

C’est dans cette perspective que les disciples du Christ, répandus dans le monde entier, agissent, travaillent durement, et gémissent sous le poids des souffrances, et donnent leur vie. Je réaffirme avec force tout ce qui a été dit à plusieurs reprises par mes Vénérés Prédécesseurs : l’Eglise n’agit pas pour étendre son pouvoir, ou pour affirmer sa domination, mais pour apporter à tous le Christ, Salut du monde. Nous ne demandons rien d’autre que de nous mettre au service de l’humanité, et spécialement de celle qui souffre le plus, et qui est la plus marginalisée, parce que nous croyons que « l’engagement d’annoncer l’Evangile à tous les hommes de notre temps… est sans aucun doute un service rendu non seulement à la communauté chrétienne, mais aussi à toute l’humanité » (Evangelii Nuntiandi, 1), qui « connaît des conquêtes admirables, mais semble avoir oublié le sens des réalités ultimes et de son existence même » (Redemptoris Missio, 2)

1. Tous les Peuples sont appelés au Salut

L’humanité entière, en vérité, a la vocation radicale de retourner à sa source, qui est Dieu, dans Lequel seulement elle trouvera son accomplissement final par la restauration de toutes les choses dans le Christ. La dispersion, la multiplicité, le conflit, l’inimitié, seront apaisés et réconciliés par le Sang de la Croix.

Le nouveau début a déjà commencé avec la Résurrection et avec l’Exaltation du Christ, qui attire toutes les choses à soi, les renouvelle, les fait participer à la joie éternelle de Dieu. L’avenir de la nouvelle création brille déjà dans notre monde, et allume, même si c’est au sein de contradictions et de souffrances, l’espérance d’une vie nouvelle. La Mission de l’Eglise consiste à « contaminer » d’espérance, tous les peuples. Pour cela, le Christ appelle, justifie, sanctifie et envoie ses disciples pour annoncer le Royaume de Dieu, pour que toutes les Nations deviennent Peuple de Dieu. C’est seulement dans cette Mission que se comprend et s’authentifie le véritable chemin historique de l’humanité. La Mission universelle doit devenir une constante fondamentale de la vie de l’Eglise. Annoncer l’Evangile doit être pour nous, comme ce l’était déjà pour l’Apôtre Paul, un engagement qui ne peut être différé et qui est premier.

2. Eglise pèlerine

L’Eglise Universelle, sans limites et sans frontières, se sent responsable de l’annonce de l’Evangile vis-à-vis de peuples entiers (cf. Evangelii Nuntiandi, 53). Germe d’espérance par vocation, Elle doit continuer le service du Christ pour le monde. Sa Mission et son service ne sont pas à la mesure des besoins matériels ou même spirituels qui s’achèvent dans le cadre de l’existence temporelle, mais d’un salut transcendant qui se réalise dans le Royaume de Dieu (cf. Evangelii Nuntiandi, 27). Ce Royaume, tout en étant dans sa plénitude eschatologique, et non pas ‘de’ ce monde (cf. Jean 18, 36), est aussi ‘dans’ ce monde et dans son histoire, force de justice et de paix, de vraie liberté et de respect de la dignité de tout homme. L’Eglise vise à transformer le monde par la proclamation de l’Evangile de l’Amour, « qui éclaire toujours de nouveau un monde ténébreux, et qui nous donne le courage de vivre et d’agir et… de cette manière, de faire entrer la lumière de Dieu dans le monde » (Deus Caritas est, 39). C’est à cette Mission et à ce service que, par ce Message, j’appelle également à participer tous les membres et toutes les institutions de l’Eglise.

3. Missio Ad Gentes

La Mission de l’Eglise consiste donc à appeler tous les Peuples au salut réalisé par Dieu par l’intermédiaire de son Fils Incarné. Il est donc nécessaire de renouveler l’engagement d’annoncer l’Evangile, qui est ferment de liberté et de progrès, de fraternité, d’unité et de paix (cf. Ad Gentes, 8). Je veux « de nouveau confirmer que le Mandat d’évangéliser tous les hommes, constitue la Mission essentielle de l’Eglise » (Evangelii Nuntiandi, 14), tâche et mission que les profonds et vastes changements de la société actuelle rendent plus urgentes encore. Ce qui est en question est le salut éternel des personnes, la fin et l’accomplissement même de l’histoire humaine et de l’univers. Animés et inspirés par l’Apôtre des Nations, nous devons ‘être conscients que Dieu a un peuple nombreux dans toutes les villes parcourues, y compris par les apôtres d’aujourd’hui (cf. Actes 18, 10). En effet, « la promesse est pour tous ceux qui sont au loin, en aussi grand nombre que le Seigneur les appellera » (Actes 2, 39)

L’Eglise entière doit s’engager dans la ‘Missio Ad Gentes’ tant que la souveraineté salvifique du Christ ne sera pas pleinement réalisée. « Actuellement, nous ne voyons pas encore que tout lui soit soumis » (Hébreux 2, 8)

4. Appelés à évangéliser y compris par le martyre

En cette Journée consacrée aux Missions, je rappelle dans la prière ceux qui ont fait de leur vie une consécration exclusive au travail d’évangélisation. Une mention particulière s’adresse à ces Eglises locales et à ces missionnaires hommes et femmes qui ont à témoigner et à répandre le Royaume de Dieu dans des situations de persécution, avec des formes d’oppression qui, vont de la discrimination sociale jusqu’à la prison, à la torture et à la mort. Ils sont nombreux ceux qui, actuellement, sont mis à mort à cause de Son Nom ». Ce qu’écrivait mon vénéré Prédécesseur le Pape Jean Paul II est toujours d’une actualité terrible : « La mémoire jubilaire nous a ouvert un spectacle surprenant, nous montrant que notre temps est particulièrement riche de témoins qui, d'une manière ou d'une autre, ont su vivre l'Évangile dans des situations d'hostilité et de persécution, souvent jusqu'à donner le témoignage suprême du sang ». (Novo Millenio Ineunte, 41)

La participation à la Mission du Christ, en effet, marque aussi la vie des annonciateurs de l’Evangile, auxquels est réservé le même destin que leur Maître. « Rappelez-vous la parole que je vous ai dite : Un serviteur n’est pas plus grand que son maître. S’ils m’ont persécuté, ils vous persécuteront aussi » (Jean 15, 20). L’Eglise se place sur la même voie, et subit le même sort que le Christ, parce qu’elle n’agit pas sur la base d’une logique humaine, ou en comptant sur les raisons de la force, mais en suivant la Voie de la Croix, et en se faisant, dans une obéissance filiale au Père, témoin et compagne de voyage de cette humanité.

Aux Eglise antiques tout comme aux Eglises de fondation récente, je rappelle qu’elles sont placées par le Seigneur comme sel de la terre et lumière du monde, appelées à répandre le Christ, Lumière des Nations, jusqu’aux extrémités de la terre. La ‘Missio Ad Gentes’ doit être la priorité de leurs plans pastoraux.

Mes remerciements et mes encouragements vont aux Œuvres Pontificales Missionnaires, pour le travail indispensable d’animation, de formation missionnaire, et d’aide économique aux jeunes Eglises. Par ces Institutions Pontificales se réalise de manière admirable la communion entre les Eglises, avec l’échange de dons, dans la sollicitude réciproque, et dans les projets missionnaires communs.

5. Conclusion

L’élan missionnaire a toujours été signe d’une vitalité de nos Eglises (cf. Redemptoris Missio, 2). Il est nécessaire toutefois de réaffirmer que l’évangélisation est une œuvre de l’Esprit et qu’avant même d’être action, elle est témoignage et irradiation de la lumière du Christ (cf. Redemptoris Missio, 26) de la part de l’Eglise locale qui envoie ses missionnaires hommes et femmes, pour les mener au-delà de ses frontières. C’est pourquoi je demande à tous les Catholiques de prier le Saint-Esprit, pour qu’il accroisse, dans l’Eglise, la passion pour la Mission qui consiste à répandre le Royaume de Dieu, et de soutenir les missionnaires, hommes et femmes, et les communautés chrétiennes engagées en première ligne dans cette Mission, parfois dans des milieux hostiles de persécution.

J’invite en même temps tous les catholiques à donner un signe crédible de communion entre les Eglises, par une aide économique, spécialement dans la phase de crise que traverse l’humanité, pour mettre les jeunes Eglises locales, en condition d’éclairer les gens par l’Evangile de la charité.

Que la Vierge Marie, Etoile de la nouvelle Evangélisation, nous guide dans notre action missionnaire, Elle qui a donné le Christ au monde, venu comme Lumière des nations, pour qu’il apporte le salut « jusqu’aux extrémités de la terre » (Actes 13, 47)

J’accorde à tous ma Bénédiction

Donné au Vatican le 29 juin 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01255-03.01] [Texte original: Français]

TESTO IN LINGUA INGLESE

"The nations will walk in its light" (Rev 21:24)

On this Sunday, dedicated to the missions, I turn first of all to you, my brothers in the episcopal and the priestly ministry, and then to you, my brothers and sisters, the whole People of God, to encourage in each one of you a deeper awareness of Christ's missionary mandate to "make disciples of all peoples" (Mt 28:19), in the footsteps of Saint Paul, the Apostle of the nations.

"The nations will walk in its light" (Rev 21:24). The goal of the Church's mission is to illumine all peoples with the light of the Gospel as they journey through history towards God, so that in Him they may reach their full potential and fulfilment. We should have a longing and a passion to illumine all peoples with the light of Christ that shines on the face of the Church, so that all may be gathered into the one human family, under God's loving fatherhood.

It is in this perspective that the disciples of Christ spread throughout the world work, struggle and groan under the burden of suffering, offering their very lives. I strongly reiterate what was so frequently affirmed by my venerable Predecessors: the Church works not to extend her power or assert her dominion, but to lead all people to Christ, the salvation of the world. We seek only to place ourselves at the service of all humanity, especially the suffering and the excluded, because we believe that "the effort to proclaim the Gospel to the people of today... is a service rendered to the Christian community and also to the whole of humanity" (Evangelii Nuntiandi, 1), which "has experienced marvellous achievements but which seems to have lost its sense of ultimate realities and of existence itself" (Redemptoris Missio, 2).

1. All Peoples are called to salvation

In truth, the whole of humanity has the radical vocation to return to its source, to return to God, since in Him alone can it find fulfilment through the restoration of all things in Christ. Dispersion, multiplicity, conflict and enmity will be healed and reconciled through the blood of the Cross and led back to unity.

This new beginning can already be seen in the resurrection and exaltation of Christ, who draws all things to himself, renewing them and enabling them to share in the eternal joy of God. The future of the new creation is already shining in our world and, despite contradictions and suffering, it enkindles hope for new life. The Church's mission is to spread hope "contagiously" among all peoples. This is why Christ calls, justifies, sanctifies and sends his disciples to proclaim the Kingdom of God, so that all nations may become the People of God. It is only in this mission that the true journey of humanity is understood and attested. The universal mission should become a fundamental constant in the life of the Church. Proclamation of the Gospel must be for us, as it was for the Apostle Paul, a primary and unavoidable duty.

2. The Pilgrim Church

The universal Church, which knows neither borders nor frontiers, is aware of her responsibility to proclaim the Gospel to entire peoples (cf. Evangelii Nuntiandi, 53). It is the duty of the Church, called to be a seed of hope, to continue Christ's service in the world. The measure of her mission and service is not material or even spiritual needs limited to the sphere of temporal existence, but instead, it is transcendent salvation, fulfilled in the Kingdom of God (cf. Evangelii Nuntiandi, 27). This Kingdom, although ultimately eschatological and not of this world (cfr Jn 18:36), is also in this world and within its history a force for justice and peace, for true freedom and respect for the dignity of every human person. The Church wishes to transform the world through the proclamation of the Gospel of love, "that can always illuminate a world grown dim and give us the courage needed to keep living and working … and in this way … cause the light of God to enter into the world" (Deus Caritas Est, 39). With this message I renew my invitation to all the members and institutions of the Church to participate in this mission and this service.

3. Missio ad gentes

The mission of the Church, therefore, is to call all peoples to the salvation accomplished by God through his incarnate Son. It is therefore necessary to renew our commitment to proclaiming the Gospel which is a leaven of freedom and progress, brotherhood, unity and peace (cf. Ad Gentes, 8). I would "confirm once more that the task of evangelizing all people constitutes the essential mission of the Church" (Evangelii Nuntiandi, 14), a duty and a mission which the widespread and profound changes in present-day society render ever more urgent. At stake is the eternal salvation of persons, the goal and the fulfilment of human history and the universe. Animated and inspired by the Apostle of the nations, we must realize that God has many people in all the cities visited by the apostles of today (cfr Acts 18:10). In fact "the promise is to you and to your children and to all that are far off, every one whom the Lord our God calls to him" (Acts 2:39).

The whole Church must be committed to the missio ad gentes, until the salvific sovereignty of Christ is fully accomplished: "At present, it is true, we are not able to see that all things are in subjection to him" (Heb 2:8).

4. Called to evangelize even through martyrdom

On this day dedicated to the missions, I recall in prayer those who have consecrated their lives exclusively to the work of evangelization. I mention especially the local Churches and the men and women missionaries who bear witness to and spread the Kingdom of God in situations of persecution, subjected to forms of oppression ranging from social discrimination to prison, torture and death. Even today, not a few are put to death for the sake of his "Name". The words of my venerable Predecessor, Pope John Paul II, continue to speak powerfully to us: "The Jubilee remembrance has presented us with a surprising vista, showing us that our own time is particularly prolific in witnesses, who in different ways were able to live the Gospel in the midst of hostility and persecution, often to the point of the supreme test of shedding their blood" (Novo Millennio Ineunte, 41).

Participation in the mission of Christ is also granted to those who preach the Gospel, for whom is reserved the same destiny as their Master. "Remember the words I said to you: A servant is not greater than his master. If they persecuted me, they will persecute you too" (Jn 15:20). The Church walks the same path and suffers the same destiny as Christ, since she acts not on the basis of any human logic or relying on her own strength, but instead she follows the way of the Cross, becoming, in filial obedience to the Father, a witness and a travelling companion for all humanity.

I remind Churches of ancient foundation and those that are more recent that the Lord has sent them to be the salt of the earth and the light of the world, and he has called them to spread Christ, the Light of the nations, to the far corners of the earth. They must make the Missio ad gentes a pastoral priority.

I am grateful to the Pontifical Mission Societies and I encourage them in their indispensable service of promoting missionary animation and formation, as well as channelling material help to young Churches. Through these Pontifical Institutions, communion among the Churches is admirably achieved via the exchange of gifts, reciprocal concern and shared missionary endeavours.

5. Conclusion

Missionary zeal has always been a sign of the vitality of our Churches (cf. Redemptoris Missio, 2). Nevertheless it must be reaffirmed that evangelization is primarily the work of the Spirit; before being action, it is witness and irradiation of the light of Christ (cf. Redemptoris Missio, 26) on the part of the local Church, which sends men and women beyond her frontiers as missionaries. I therefore ask all Catholics to pray to the Holy Spirit for an increase in the Church's passion for her mission to spread the Kingdom of God and to support missionaries and Christian communities involved in mission, in the front line, often in situations of hostility and persecution.

At the same time I ask everyone, as a credible sign of communion among the Churches, to offer financial assistance, especially in these times of crisis affecting all humanity, to enable the young local Churches to illuminate the nations with the Gospel of charity.

May we be guided in our missionary activity by the Blessed Virgin Mary, Star of New Evangelization, who brought Christ into the world to be the light of the nations and to carry salvation "to the ends of the earth" (Acts 13:47).

To all I impart my Blessing.

From the Vatican, 29 June 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01255-02.01] [Original text: English]

TESTO IN LINGUA TEDESCA

"Die Völker werden in diesem Licht einhergehen" (Offb 21,24)

An diesem Sonntag, der der Mission gewidmet ist, wende ich mich insbesondere an euch, Brüder im Bischofs- und Priesteramt, und dann auch an euch, Brüder und Schwestern des ganzen Gottesvolkes, und ermuntere einen jeden, auf den Spuren des Völkerapostels Paulus in sich das Bewußtsein für den Sendungsauftrag Christi „Macht alle Menschen zu meinen Jüngern" (Mt 28,19) neu zu wecken.

„Die Völker werden in diesem Licht einhergehen" (Offb 21,24). Ziel der Mission der Kirche ist es in der Tat, alle Völker auf ihrem Weg zu Gott durch die Geschichte mit dem Licht des Evangeliums zu erleuchten, damit sie in Ihm ihre Verwirklichung und ihre Erfüllung finden. Wir sollen das Verlangen und die Leidenschaft spüren, alle Völker mit dem Licht Christi zu erleuchten, das auf dem Antlitz der Kirche erstrahlt, damit alle sich unter der liebevollen Vaterschaft Gottes in einer einzigen Menschheitsfamilie versammeln.

In dieser Perspektive arbeiten die Jünger Christi über die ganze Welt verstreut, sie mühen sich ab, sie stöhnen unter der Last des Leids und geben das Leben hin. Ich betonte mit Nachdruck, was meine verehrten Vorgänger mehrmals gesagt haben: Die Kirche handelt nicht, um ihre Macht auszudehnen oder ihre Vorherrschaft durchzusetzen, sondern um allen Menschen Christus, das Heil der Welt, zu bringen. Wir wollen nichts anderes, als uns in den Dienst der Menschen zu stellen, vor allem der Notleidenden und Ausgegrenzten, denn wir glauben, daß „die Verkündigung des Evangeliums an die Menschen unserer Zeit … ohne Zweifel ein Dienst ist, der nicht nur der Gemeinschaft der Christen, sondern der ganzen Menschheit erwiesen wird" (Evangelii nuntiandi, 1), die „zwar erstaunliche Errungenschaften aufzuweisen hat, aber sie scheint den Sinn für letzte Wirklichkeiten und für das Dasein selbst verloren zu haben" (Redemptoris missio, 2).

1. Alle Völker sind zum Heil berufen

Die ganze Menschheit ist wahrlich von Grund auf dazu berufen, zur eigenen Quelle zurückzukehren, die Gott ist, in Dem allein sie ihre endgültige Erfüllung durch die Wiederherstellung aller Dinge in Christus finden wird. Die Zerstreuung, die Verschiedenheit, der Konflikt, die Feindschaft werden durch das Blut des Kreuzes versöhnt und wieder zur Einheit geführt.

Der neue Anfang hat bereits mit der Auferstehung und Verherrlichung Christi begonnen, der alle Dinge an sich zieht, sie erneuert und sie an der ewigen Freude Gottes teilhaben läßt. Die Zukunft der neuen Schöpfung erstrahlt bereits in unserer Welt und entfacht, trotz aller Widersprüche und allen Leids, die Hoffnung auf neues Leben. Die Sendung der Kirche besteht darin, alle Völker mit dieser Hoffnung „anzustecken". Deshalb beruft Christus seine Jünger, er macht sie gerecht und heilig und sendet sie aus, damit sie das Reich Gottes verkünden, auf daß alle Nationen zum Volk Gottes werden. Und nur in dieser Sendung wird der wahre Weg der Menschheit in der Geschichte verständlich und authentisch. Die Weltmission muß eine grundlegende Konstante im Leben der Kirche werden. Die Verkündigung des Evangeliums muß für uns, wie schon für den Apostel Paulus, unaufschiebbar und vorrangig sein.

2. Die pilgernde Kirche

Die Weltkirche, in der es weder Grenzen noch Barrieren gibt, fühlt sich angesichts ganzer Völker für die Verkündigung des Evangeliums verantwortlich (vgl. Evangelii nuntiandi, 53). Sie ist Keim der Hoffnung aus Berufung und soll den Dienst Christi an der Welt fortführen. Ihre Mission und ihr Dienst richten sich nicht nach dem Maß der materiellen oder auch geistigen Bedürfnisse, die sich im Rahmen des zeitlichen Lebens erschöpfen, sondern eines transzendenten Heils, das sich im Reich Gottes erfüllt (vgl. Evangelii nuntiandi, 27). Obwohl dieses Reich in seiner Vollendung eschatologisch und nicht von dieser Welt (vgl. Joh 18,36) ist, besteht es doch in dieser Welt und in ihrer Geschichte als Kraft der Gerechtigkeit, des Friedens, der wahren Freiheit und der Achtung der Würde jedes Menschen. Die Kirche strebt danach, die Welt durch die Verkündigung des Evangeliums der Liebe zu verwandeln, die „eine dunkle Welt immer wieder erhellt und uns den Mut zum Leben und zum Handeln gibt … und damit das Licht Gottes in die Welt einzulassen" (vgl. Deus caritas est, 39). Zur Mitwirkung an dieser Sendung und an diesem Dienst möchte ich, auch mit dieser Botschaft, alle Mitglieder und Einrichtungen der Kirche aufrufen.

3. Missio ad gentes

Die Sendung der Kirche besteht also darin, alle Völker zum Heil zu rufen, das Gott durch seinen menschgewordenen Sohn gewirkt hat. Es ist deshalb notwendig, daß wir den Einsatz für die Verkündigung des Evangeliums erneuern, welches Ferment der Freiheit und des Forschritts, der Brüderlichkeit, der Einheit und des Friedens ist (vgl. Ad gentes, 8). Ich möchte „erneut bekräftigen, daß der Auftrag, allen Menschen die Frohbotschaft zu verkünden, die wesentliche Sendung der Kirche ist" (Evangelii nuntiandi, 14), eine Aufgabe und eine Sendung, die durch die weitreichenden und tiefgreifenden Veränderungen der heutigen Gesellschaft noch dringlicher werden. Es steht das ewige Heil der Menschen auf dem Spiel, das Ziel und die Erfüllung der Menschheitsgesichte und des Universums selbst. Vom Völkerapostel ermutigt und inspiriert, müssen wir uns dessen bewußt sein, daß Gott viel Volk in allen Städten gehört, die auch von den heutigen Aposteln durchquert werden (vgl. Apg 18,10). In der Tat gilt die Verheißung „all denen in der Ferne, die der Herr, unser Gott, herbeirufen wird" (Apg 2,39).

Die ganze Kirche muß an der missio ad gentes mitwirken, bis die rettende Herrschaft Christi ganz verwirklicht ist: „Jetzt sehen wir noch nicht alles ihm zu Füßen gelegt" (Hebr 2,8).

4. Berufen auch durch das Martyrium zu evangelisieren

An diesem der Mission gewidmeten Tag gedenke ich im Gebet aller, die ihr Leben ganz der Evangelisierungstätigkeit geweiht haben. Besonders erwähnen möchte ich jene Ortskirchen und jene Missionare und Missionarinnen, die das Reich Gottes in Situationen der Verfolgung bezeugen und verbreiten, wo Formen von Unterdrückung herrschen, die von der gesellschaftlichen Diskriminierung bis zu Gefängnis, Folter und Tod reichen. Es sind nicht wenige, die derzeit um seines „Namens" willen getötet werden. Es ist immer noch erschreckend aktuell, was mein verehrter Vorgänger Papst Johannes Paul II. schrieb: „Das Gedächtnis des Jubiläums hat uns einen überraschenden Schauplatz eröffnet. Es hat uns gezeigt, daß unsere Zeit reich ist an Zeugen, die auf je eigene Weise trotz Widerstand und Verfolgung das Evangelium zu leben vermochten und dabei oft bis zur höchsten Hingabe des Blutes gegangen sind" (Novo millennio ineunte, 41).

Die Teilhabe an der Sendung Christi kennzeichnet in der Tat das Leben der Verkünder des Evangeliums, denen das gleiche Schicksal vorbehalten ist, das auch ihrem Meister widerfuhr. „Denkt an das Wort, das ich euch gesagt habe: Der Sklave ist nicht größer als sein Herr. Wenn sie mich verfolgt haben, werden sie auch euch verfolgen." (Joh 15,20). Die Kirche begibt sich auf denselben Weg und erduldet dasselbe Schicksal Christi, denn sie handelt nicht auf der Grundlage einer menschlichen Logik, noch rechnet sie mit der Macht der Kraft, sondern sie folgt dem Weg des Kreuzes und wird in kindlichem Gehorsam gegenüber dem Vater Zeugin und Weggefährtin der Menschheit.

Die alten Kirchen ebenso wie die neuerer Gründung erinnere ich daran, daß sie vom Herrn als Salz der Erde und Licht der Welt errichtet wurden und berufen sind, Christus, das Licht der Völker, bis an das äußerste Ende der Erde zu verbreiten. Die missio ad gentes muß deshalb Priorität in ihren Pastoralprogrammen haben.

Den Päpstlichen Missionswerken danke ich und ermutige sie bei ihrer unverzichtbaren missionarischen Informations- und Bildungsarbeit und bei der materiellen Unterstützung der jungen Kirchen. Durch diese päpstlichen Institutionen verwirklicht sich auf wunderbare Weise die Gemeinschaft unter den Kirchen durch den Austausch von Gaben sowie in gegenseitiger Fürsorge und in gemeinsamen missionarischen Projekten.

5. Schluß

Der missionarische Elan ist stets Zeichen der Lebendigkeit unserer Kirchen gewesen (vgl. Redemptoris missio, 2). Es muß jedoch auch betont werden, daß die Evangelisierung ein Werk des Geistes ist und daß sie vor aller Aktivität zunächst Zeugnis und Ausstrahlung des Lichtes Christi (vgl. Redemptoris missio, 26) seitens der Ortskirche ist, die ihre Missionare und Missionarinnen aussendet, damit diese über die eigenen Grenzen hinausgehen. Deshalb bitte ich alle Katholiken um das Gebet zum Heiligen Geist, daß er in der Kirche die Leidenschaft für die Mission wachsen lasse, das Reich Gottes zu verbreiten und die Missionare und Missionarinnen zu unterstützen wie auch die christlichen Gemeinden, die sich an vorderster Front, bisweilen in einem feindlichen Umfeld der Verfolgung, für diese Sendung einsetzen.

Zugleich lade ich alle ein, die Gemeinschaft unter den Kirchen durch die materielle Unterstützung glaubhaft zu bezeugen, insbesondere auch in der Zeit der Krise, die die Menschheit gegenwärtig erlebt, damit die jungen Ortskirchen in der Lage sind, die Völker mit dem Evangelium der Liebe zu erleuchten.

In unserem missionarischen Handeln leite uns die Jungfrau Maria, der Stern der Neuevangelisierung, die der Welt Christus geschenkt hat, der zum Licht für die Völker gemacht wurde, damit er „bis an das Ende der Erde" (Apg 13,47) das Heil bringen möge.

Allen erteile ich meinen Segen.

Aus dem Vatikan, am 29. Juni 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01255-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

TESTO IN LINGUA SPAGNOLA

"Las naciones caminarán en su luz" (Ap 21, 24)

En este domingo, dedicado a las misiones, me dirijo ante todo a vosotros, Hermanos en el ministerio episcopal y sacerdotal, y también a vosotros, hermanos y hermanas de todo el Pueblo de Dios, para exhortar a cada uno a reavivar en sí mismo la conciencia del mandato misionero de Cristo de hacer "discípulos a todos los pueblos" (Mt 28,19), siguiendo los pasos de san Pablo, el Apóstol de las Gentes.

"Las naciones caminarán en su luz" (Ap 21,24). Objetivo de la misión de la Iglesia es en efecto iluminar con la luz del Evangelio a todos los pueblos en su camino histórico hacia Dios, para que en Él tengan su realización plena y su cumplimiento. Debemos sentir el ansia y la pasión por iluminar a todos los pueblos, con la luz de Cristo, que brilla en el rostro de la Iglesia, para que todos se reúnan en la única familia humana, bajo la paternidad amorosa de Dios.

Es en esta perspectiva que los discípulos de Cristo dispersos por todo el mundo trabajan, se esfuerzan, gimen bajo el peso de los sufrimientos y donan la vida. Reafirmo con fuerza lo que ha sido varias veces dicho por mis venerados Predecesores: la Iglesia no actúa para extender su poder o afirmar su dominio, sino para llevar a todos a Cristo, salvación del mundo. Nosotros no pedimos sino el ponernos al servicio de la humanidad, especialmente de aquella más sufriente y marginada, porque creemos que "el esfuerzo orientado al anuncio del Evangelio a los hombres de nuestro tiempo... es sin duda alguna un servicio que se presenta a la comunidad cristiana e incluso a toda la humanidad" (Evangelii nuntiandi, 1), la cual "está conociendo grandes conquistas, pero parece haber perdido el sentido de las realidades últimas y de la misma existencia" (Redemptoris missio, 2).

1. Todos los Pueblos llamados a la salvación

La humanidad entera tiene la vocación radical de regresar a su fuente, que es Dios, el único en Quien encontrará su realización final mediante la restauración de todas las cosas en Cristo. La dispersión, la multiplicidad, el conflicto, la enemistad serán repacificadas y reconciliadas mediante la sangre de la Cruz, y reconducidas a la unidad.

El nuevo inicio ya comenzó con la resurrección y exaltación de Cristo, que atrae a sí todas las cosas, las renueva, las hace partícipes del eterno gozo de Dios. El futuro de la nueva creación brilla ya en nuestro mundo y enciende, aunque en medio de contradicciones y sufrimientos, la esperanza de una vida nueva. La misión de la Iglesia es la de "contagiar" de esperanza a todos los pueblos. Para esto Cristo llama, justifica, santifica y envía a sus discípulos a anunciar el Reino de Dios, para que todas las naciones lleguen a ser Pueblo de Dios. Es sólo al interno de dicha misión que se comprende y autentifica el verdadero camino histórico de la humanidad. La misión universal debe convertirse en una constante fundamental de la vida de la Iglesia. Anunciar el Evangelio debe ser para nosotros, como lo fue para el apóstol Pablo, un compromiso impostergable y primario.

2. Iglesia peregrina

La Iglesia universal, sin confines y sin fronteras, se siente responsable del anuncio del Evangelio a pueblos enteros (cf. Evangelii nuntiandi, 53). Ella, germen de esperanza por vocación, debe continuar el servicio de Cristo al mundo. Su misión y su servicio no son a la medida de las necesidades materiales o incluso espirituales que se agotan en el marco de la existencia temporal, sino de una salvación trascendente, que se actúa en el Reino de Dios (cf. Evangelii nuntiandi, 27). Este Reino, aun siendo en su plenitud escatológico y no de este mundo (cf. Jn 18,36), es también en este mundo y en su historia fuerza de justicia, de paz, de verdadera libertad y de respeto de la dignidad de cada hombre. La Iglesia busca transformar el mundo con la proclamación del Evangelio del amor, "que ilumina constantemente a un mundo oscuro y nos da la fuerza para vivir y actuar... y así llevar la luz de Dios al mundo" (Deus caritas est, 39). Es a esta misión y servicio que, con este Mensaje, llamo a participar a todos los miembros e instituciones de la Iglesia.

3. Missio ad gentes

De este modo, la misión de la Iglesia es la de llamar a todos los pueblos a la salvación operada por Dios a través de su Hijo encarnado. Es necesario por lo tanto renovar el compromiso de anunciar el Evangelio, que es fermento de libertad y de progreso, de fraternidad, de unidad y de paz (cf. Ad gentes, 8). Deseo "confirmar una vez más que la tarea de la evangelización de todos los hombres constituye la misión esencial de la Iglesia" (Evangelii nuntiandi, 14), tarea y misión que los amplios y profundos cambios de la sociedad actual hacen cada vez más urgentes. Está en cuestión la salvación eterna de las personas, el fin y la realización misma de la historia humana y del universo. Animados e inspirados por el Apóstol de las gentes, debemos ser conscientes de que Dios tiene un pueblo numeroso en todas las ciudades recorridas también por los apóstoles de hoy (cf. Hch 18,10). En efecto "la promesa vale para vosotros y para vuestros hijos y, además, para todos los que llame el Señor nuestro Dios, aunque estén lejos" (Hch 2,39).

La Iglesia entera debe comprometerse en la missio ad gentes, hasta que la soberanía salvadora de Cristo se realice plenamente: "Pero ahora no vemos todavía que todo le esté sometido" (Hb 2,8).

4. Llamados a evangelizar también mediante el martirio

En esta Jornada dedicada a las misiones, recuerdo en la oración a quienes han hecho de su vida una exclusiva consagración al trabajo de evangelización. Una mención particular es para aquellas Iglesias locales, y para aquellos misioneros y misioneras que se encuentran testimoniando y difundiendo el Reino de Dios en situaciones de persecución, con formas de opresión que van desde la discriminación social hasta la cárcel, la tortura y la muerte. No son pocos quienes actualmente son llevados a la muerte por causa de su "Nombre". Es aún de una actualidad tremenda lo que escribía mi venerado Predecesor, el Papa Juan Pablo II: "La memoria jubilar nos ha abierto un panorama sorprendente, mostrándonos nuestro tiempo particularmente rico en testigos que, de una manera u otra, han sabido vivir el Evangelio en situaciones de hostilidad y persecución, a menudo hasta dar su propia sangre como prueba suprema" (Novo millennio ineunte, 41).

La participación en la misión de Cristo, en efecto, marca también la vida de los anunciadores del Evangelio, para quienes está reservado el mismo destino de su Maestro. "Recordad lo que os dije: No es el siervo más que su amo. Si a mí me han perseguido, también a vosotros os perseguirán" (Jn 15,20). La Iglesia sigue el mismo camino y sufre la misma suerte de Cristo, porque no actúa según una lógica humana o contando con las razones de la fuerza, sino siguiendo la vía de la Cruz y haciéndose, en obediencia filial al Padre, testigo y compañera de viaje de esta humanidad.

A las Iglesias antiguas como a las de reciente fundación les recuerdo que han sido colocadas por el Señor como sal de la tierra y luz del mundo, llamadas a difundir a Cristo, Luz de las gentes, hasta los extremos confines de la tierra. La missio ad gentes debe constituir la prioridad de sus planes pastorales.

A las Obras Misionales Pontificias dirijo mi agradecimiento y mi aliento por el indispensable trabajo de animación, formación misionera y ayuda económica que aseguran a las jóvenes Iglesias. A través de estas Instituciones pontificias se realiza en modo admirable la comunión entre las Iglesias, con el intercambio de dones, en la solicitud mutua y en la común proyección misionera.

5. Conclusión

El empuje misionero ha sido siempre signo de vitalidad de nuestras Iglesias (cf. Redemptionis missio, 2). Es necesario, sin embargo, reafirmar que la evangelización es obra del Espíritu y que incluso antes de ser acción es testimonio e irradiación de la luz de Cristo (cf. Redemptionis missio, 26) por parte de la Iglesia local, que envía sus misioneros y misioneras para ir más allá de sus fronteras. Pido por lo tanto a todos los católicos que recen al Espíritu Santo para que aumente en la Iglesia la pasión por la misión de difundir el Reino de Dios, y que sostengan a los misioneros, las misioneras y las comunidades cristianas comprometidas en primera línea en esta misión, a veces en ambientes hostiles de persecución.

Al mismo tiempo invito a todos a dar un signo creíble de comunión entre las Iglesias, con una ayuda económica, especialmente en la fase de crisis que está atravesando la humanidad, para colocar a las Iglesias locales en condición de iluminar a las gentes con el Evangelio de la caridad.

Nos guíe en nuestra acción misionera la Virgen María, estrella de la Nueva Evangelización, que ha dado al mundo a Cristo, puesto como luz de las gentes, para que lleve la salvación "hasta el extremo de la tierra" (Hch 13,47).

A todos mi Bendición.

Vaticano, 29 de junio de 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01255-04.01] [Texto original: Español]

TESTO IN LINGUA PORTOGHESE

"As nações caminharão à sua luz" (Ap 21, 24)

Neste domingo dedicado às missões, me dirijo sobretudo a vós, Irmãos no ministério episcopal e sacerdotal, e também aos irmãos e irmãs do Povo de Deus, a fim de vos exortar a reavivar em si a consciência do mandato missionário de Cristo para que "todos os povos se tornem seus discípulos" (Mt 28,19), seguindo as pegadas de São Paulo, o Apóstolo dos Gentios.

"As nações caminharão à sua luz" (Ap 21, 24). O objetivo da missão da Igreja é iluminar com a luz do Evangelho todos os povos em seu caminhar na história rumo a Deus, pois Nele encontramos a sua plena realização. Devemos sentir o anseio e a paixão de iluminar todos os povos, com a luz de Cristo, que resplandece no rosto da Igreja, para que todos se reúnam na única família humana, sob a amável paternidade de Deus.

É nesta perspectiva que os discípulos de Cristo espalhados pelo mundo trabalham, se dedicam, gemem sob o peso dos sofrimentos e doam a vida. Reitero com veemência o que muitas vezes foi dito pelos meus Predecessores: a Igreja não age para ampliar o seu poder ou reforçar o seu domínio, mas para levar a todos Cristo, salvação do mundo. Pedimos somente de nos colocar a serviço da humanidade, sobretudo da daquela sofredora e marginalizada, porque acreditamos que "o compromisso de anunciar o Evangelho aos homens de nosso tempo... é sem dúvida alguma um serviço prestado à comunidade cristã, mas também a toda a humanidade"(Evangelii nuntiandi, 1), que "apesar de conhecer realizações maravilhosas, parece ter perdido o sentido último das coisas e de sua própria existência"(Redemptoris missio, 2).

1. Todos os Povos são chamados à salvação

Na verdade, a humanidade inteira tem a vocação radical de voltar à sua origem, que é Deus, somente no Qual ela encontrará a sua plenitude por meio da restauração de todas as coisas em Cristo. A dispersão, a multiplicidade, o conflito, a inimizade serão repacificadas e reconciliadas através do sangue da Cruz e reconduzidas à unidade.

O novo início já começou com a ressurreição e a exaltação de Cristo, que atrai a si todas as coisas, as renova, as tornam participantes da eterna glória de Deus. O futuro da nova criação brilha já em nosso mundo e acende, mesmo se em meio a contradições e sofrimentos, a nossa esperança por uma vida nova. A missão da Igreja é "contagiar" de esperança todos os povos. Por isto, Cristo chama, justifica, santifica e envia os seus discípulos para anunciar o Reino de Deus, a fim de que todas as nações se tornem Povo de Deus. É somente nesta missão que se compreende e se confirma o verdadeiro caminho histórico da humanidade. A missão universal deve se tornar uma constante fundamental na vida da Igreja. Anunciar o Evangelho deve ser para nós, como já dizia o apóstolo Paulo, um compromisso impreterível e primário.

2. Igreja peregrina

A Igreja Universal, sem confim e sem fronteiras, se sente responsável por anunciar o Evangelho a todos os povos (cfr. Evangelii nuntiandi, 53). Ela, germe de esperança por vocação, deve continuar o serviço de Cristo no mundo. A sua missão e o seu serviço não se limitam às necessidades materiais ou mesmo espirituais que se exaurem no âmbito da existência temporal, mas na salvação transcendente que se realiza no Reino de Deus. (cfr. Evangelii nuntiandi, 27). Este Reino, mesmo sendo em sua essência escatológico e não deste mundo (cfr. Jo 18,36), está também neste mundo e em sua história é força de justiça, paz, verdadeira liberdade e respeito pela dignidade de todo ser humano. A Igreja mira em transformar o mundo com a proclamação do Evangelho do amor, "que ilumina incessantemente um mundo às escuras e nos dá a coragem de viver e agir e... deste modo, fazer entrar a luz de Deus no mundo" (Deus caritas est, 39). Esta é a missão e o serviço que, também com esta Mensagem, chamo a participar todos os membros e instituições da Igreja.

3. Missio ad gentes

A missão da Igreja é chamar todos os povos à salvação realizada por Deus em seu Filho encarnado. É necessário, portanto, renovar o compromisso de anunciar o Evangelho, fermento de liberdade e progresso, fraternidade, união e paz (cfr. Ad gentes, 8). Desejo "novamente confirmar que a tarefa de evangelizar todos os homens constitui a missão essencial da Igreja"(Evangelii nuntiandi, 14), tarefa e missão que as vastas e profundas mudanças da sociedade atual tornam ainda mais urgentes. Está em questão a salvação eterna das pessoas, o fim e a plenitude da história humana e do universo. Animados e inspirados pelo Apóstolo dos Gentios, devemos estar conscientes de que Deus tem um povo numeroso em todas as cidades percorridas também pelos apóstolos de hoje (cfr. At 18, 10). De fato, "a promessa é em favor de todos aqueles que estão longe, todos aqueles que o Senhor nosso Deus chamar "(At 2,39).

Toda a Igreja deve se empenhar na missio ad gentes, enquanto a soberania salvífica de Cristo não está plenamente realizada: "Agora, porém, ainda não vemos que tudo lhe esteja submisso"(Hb 2,8).

4. Chamados a evangelizar também por meio do martírio

Neste dia dedicado às missões, recordo na oração aqueles que fizeram de suas vidas uma exclusiva consagração ao trabalho de evangelização. Menciono em particular as Igrejas locais, os missionários e missionárias que testemunham e propagam o Reino de Deus em situações de perseguição, com formas de opressão que vão desde a discriminação social até a prisão, a tortura e a morte. Não são poucos aqueles que atualmente são levados à morte por causa de seu "Nome". É ainda de grande atualidade o que escreveu o meu venerado Predecessor Papa João Paulo II: "A comemoração jubilar descerrou-nos um cenário surpreendente, mostrando o nosso tempo particularmente rico de testemunhas, que souberam, ora dum modo ora doutro, viver o Evangelho em situações de hostilidade e perseguição até darem muitas vezes a prova suprema do sangue" (Novo millennio ineunte, 41).

A participação na missão de Cristo, de fato, destaca também a vida dos anunciadores do Evangelho, aos quais é reservado o mesmo destino de seu Mestre. "Lembrem-vos do que eu disse: nenhum empregado é maior do que seu patrão. Se perseguiram a mim, vão perseguir a vós também " (Jo 15,20). A Igreja se coloca no mesmo caminho e passa por tudo aquilo que Cristo passou, porque não age baseando-se numa lógica humana ou com a força, mas seguindo o caminho da Cruz e se fazendo, em obediência filial ao Pai, testemunha e companheira de viagem desta humanidade.

Às Igrejas antigas como as de recente fundação, recordo que são colocadas pelo Senhor como sal da terra e luz do mundo, chamadas a irradiar Cristo, Luz do mundo, até os extremos confins da terra. A missio ad gentes deve ser a prioridade de seus planos pastorais.

Agradeço e encorajo as Pontifícias Obras Missionárias pelo indispensável trabalho a serviço da animação, formação missionária e ajuda econômica às jovens Igrejas. Por meio destas instituições pontifícias, se realiza de forma admirável a comunhão entre as Igrejas, com a troca de dons, na solicitude recíproca e na comum projetualidade missionária.

5. Conclusão

O impulso missionário sempre foi sinal de vitalidade de nossas Igrejas (cfr. Redemptoris missio, 2). É preciso, todavia, reafirmar que a evangelização é obra do Espírito, e que antes mesmo de ser ação, é testemunho e irradiação da luz de Cristo (cfr. Redemptoris missio, 26) através da Igreja local, que envia os seus missionários e missionárias para além de suas fronteiras. Rogo a todos os católicos para que peçam ao Espírito Santo que aumente na Igreja a paixão pela missão de proclamar o Reino de Deus e ajudar os missionários, as missionárias e as comunidades cristãs empenhadas nesta missão, muitas vezes em ambientes hostis de perseguição.

Ao mesmo tempo, convido todos a darem um sinal crível da comunhão entre as Igrejas, com uma ajuda econômica, especialmente neste período de crise que a humanidade está vivendo, a fim de colocar as jovens Igrejas em condições de iluminar as pessoas com o Evangelho da caridade.

Nos guie em nossa ação missionária a Virgem Maria, Estrela da Evangelização, que deu ao mundo Cristo, luz das nações, para que leve a salvação "até aos extremos da terra"(At 13,47).

A todos, a minha Bênção.

Cidade do Vaticano, 29 de junho de 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[01255-06.01] [Texto original: Português]

[B0539-XX.02]