Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


L’UDIENZA GENERALE, 11.03.2009


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

APPELLO DEL SANTO PADRE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato sulla figura di San Bonifacio.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha pronunciato un appello per la difficile situazione nell’Irlanda del Nord.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi ci soffermiamo su un grande missionario dell’VIII secolo, che ha diffuso il cristianesimo nell’Europa centrale, proprio anche nella mia patria: san Bonifacio, passato alla storia come l’«apostolo dei Germani». Possediamo non poche notizie sulla sua vita grazie alla diligenza dei suoi biografi: nacque da una famiglia anglosassone nel Wessex attorno al 675 e fu battezzato col nome di Winfrido. Entrò molto giovane in monastero, attratto dall’ideale monastico. Possedendo notevoli capacità intellettuali, sembrava avviato ad una tranquilla e brillante carriera di studioso: divenne insegnante di grammatica latina, scrisse alcuni trattati, compose anche varie poesie in latino. Ordinato sacerdote all’età di circa trent’anni, si sentì chiamato all’apostolato tra i pagani del continente. La Gran Bretagna, sua terra, evangelizzata appena cent’anni prima dai Benedettini guidati da sant’Agostino, mostrava una fede così solida e una carità così ardente da inviare missionari nell’Europa centrale per annunziarvi il Vangelo. Nel 716 Winfrido con alcuni compagni si recò in Frisia (l’odierna Olanda), ma si scontrò con l’opposizione del capo locale e il tentativo di evangelizzazione fallì. Tornato in patria, non si perse d’animo, e due anni dopo si recò a Roma per parlare col Papa Gregorio II ed averne direttive. Il Papa, secondo il racconto di un biografo, lo accolse «col viso sorridente e lo sguardo pieno di dolcezza», e nei giorni seguenti tenne con lui «colloqui importanti» (Willibaldo, Vita S. Bonifatii, ed. Levison, pp. 13-14) e infine, dopo avergli imposto il nuovo nome di Bonifacio, gli affidò con lettere ufficiali la missione di predicare il Vangelo fra i popoli della Germania.

Confortato e sostenuto dall’appoggio del Papa, Bonifacio si impegnò nella predicazione del Vangelo in quelle regioni, lottando contro i culti pagani e rafforzando le basi della moralità umana e cristiana. Con grande senso del dovere egli scriveva in una delle sue lettere: «Stiamo saldi nella lotta nel giorno del Signore, poiché sono giunti giorni di afflizione e miseria... Non siamo cani muti, né osservatori taciturni, né mercenari che fuggono davanti ai lupi! Siamo invece Pastori solerti che vegliano sul gregge di Cristo, che annunciano alle persone importanti e a quelle comuni, ai ricchi e ai poveri la volontà di Dio... nei tempi opportuni e non opportuni...» (Epistulae, 3,352.354: MGH). Con la sua attività instancabile, con le sue doti organizzative, con il suo carattere duttile e amabile nonostante la fermezza, Bonifacio ottenne grandi risultati. Il Papa allora «dichiarò che voleva imporgli la dignità episcopale, perché così potesse con maggiore determinazione correggere e riportare sulla via della verità gli erranti, si sentisse sostenuto dalla maggiore autorità della dignità apostolica e fosse tanto più accetto a tutti nell'ufficio della predicazione quanto più appariva che per questo motivo era stato ordinato dall'apostolico presule» (Otloho, Vita S. Bonifatii, ed. Levison, lib. I, p. 127).

Fu lo stesso Sommo Pontefice a consacrare «Vescovo regionale» - cioè per tutta la Germania - Bonifacio, il quale riprese poi le sue fatiche apostoliche nei territori a lui affidati ed estese la sua azione anche alla Chiesa della Gallia: con grande prudenza restaurò la disciplina ecclesiastica, indisse vari sinodi per garantire l’autorità dei sacri canoni, rafforzò la necessaria comunione col Romano Pontefice: un punto che gli stava particolarmente a cuore. Anche i successori del Papa Gregorio II lo ebbero in altissima considerazione: Gregorio III lo nominò arcivescovo di tutte le tribù germaniche, gli inviò il pallio e gli diede facoltà di organizzare la gerarchia ecclesiastica in quelle regioni (cf Epist. 28: S. Bonifatii Epistulae, ed. Tangl, Berolini 1916); Papa Zaccaria ne confermò l’ufficio e ne lodò l’impegno (cfr Epist. 51, 57, 58, 60, 68, 77, 80, 86, 87, 89: op. cit.); Papa Stefano III, appena eletto, ricevette da lui una lettera, con cui gli esprimeva il suo filiale ossequio (cfr Epist. 108: op. cit.).

Il grande Vescovo, oltre a questo lavoro di evangelizzazione e di organizzazione della Chiesa mediante la fondazione di diocesi e la celebrazione di Sinodi, non mancò di favorire la fondazione di vari monasteri, maschili e femminili, perché fossero come un faro per l’irradiazione della fede e della cultura umana e cristiana nel territorio. Dai cenobi benedettini della sua patria aveva chiamato monaci e monache che gli prestarono un validissimo e prezioso aiuto nel compito di annunciare il Vangelo e di diffondere le scienze umane e le arti tra le popolazioni. Egli infatti giustamente riteneva che il lavoro per il Vangelo dovesse essere anche lavoro per una vera cultura umana. Soprattutto il monastero di Fulda - fondato verso il 743 - fu il cuore e il centro di irradiazione della spiritualità e della cultura religiosa: ivi i monaci, nella preghiera, nel lavoro e nella penitenza, si sforzavano di tendere alla santità, si formavano nello studio delle discipline sacre e profane, si preparavano per l'annuncio del Vangelo, per essere missionari. Per merito dunque di Bonifacio, dei suoi monaci e delle sue monache - anche le donne hanno avuto una parte molto importante in quest’opera di evangelizzazione - fiorì anche quella cultura umana che è inseparabile dalla fede e ne rivela la bellezza. Lo stesso Bonifacio ci ha lasciato significative opere intellettuali. Anzitutto il suo copioso epistolario, in cui lettere pastorali si alternano a lettere ufficiali e ad altre di carattere privato, che svelano fatti sociali e soprattutto il suo ricco temperamento umano e la sua profonda fede. Compose anche un trattato di Ars grammatica, in cui spiegava declinazioni, verbi, sintassi della lingua latina, ma che per lui diventava anche uno strumento per diffondere la fede e la cultura. Gli si attribuiscono pure una Ars metrica, cioè un'introduzione a come fare poesia, e varie composizioni poetiche e infine una collezione di 15 sermoni

Sebbene fosse già avanzato negli anni, - era vicino agli 80 - si preparò ad una nuova missione evangelizzatrice: con una cinquantina di monaci fece ritorno in Frisia dove aveva iniziato la sua opera. Quasi presago della morte imminente, alludendo al viaggio della vita, scriveva al discepolo e successore nella sede di Magonza, il Vescovo Lullo: «Io desidero condurre a termine il proposito di questo viaggio; non posso in alcun modo rinunziare al desiderio di partire. È vicino il giorno della mia fine e si approssima il tempo della mia morte; deposta la salma mortale, salirò all'eterno premio. Ma tu, figlio carissimo, richiama senza posa il popolo dal ginepraio dell'errore, compi l'edificazione della già iniziata basilica di Fulda e ivi deporrai il mio corpo invecchiato per lunghi anni di vita» (Willibaldo, Vita S. Bonifatii, ed. cit., p. 46). Mentre stava iniziando la celebrazione della Messa a Dokkum (nell’odierna Olanda settentrionale), il 5 giugno del 754 fu assalito da una banda di pagani. Egli, fattosi avanti con fronte serena, «vietò ai suoi di combattere dicendo: "Cessate, figliuoli, dai combattimenti, abbandonate la guerra, poiché la testimonianza della Scrittura ci ammonisce di non rendere male per male, ma bene per male. Ecco il giorno da tempo desiderato, ecco che il tempo della nostra fine è venuto; coraggio nel Signore!"» (Ibid. pp. 49-50). Furono le ultime sue parole prima di cadere sotto i colpi degli aggressori. Le spoglie del Vescovo martire furono poi portate nel monastero di Fulda, ove ricevettero degna sepoltura. Già uno dei suoi primi biografi si esprime su di lui con questo giudizio: «Il santo Vescovo Bonifacio può dirsi padre di tutti gli abitanti della Germania, perché per primo li ha generati a Cristo con la parola della sua santa predicazione, li ha confermati con l'esempio, e infine ha dato per essi la vita, carità questa di cui non può darsi maggiore» (Otloho, Vita S. Bonifatii, ed. cit., lib. I, p. 158).

A distanza di secoli, quale messaggio possiamo noi oggi raccogliere dall’insegnamento e dalla prodigiosa attività di questo grande missionario e martire? Una prima evidenza si impone a chi accosta Bonifacio: la centralità della Parola di Dio, vissuta e interpretata nella fede della Chiesa, Parola che egli visse, predicò e testimoniò fino al dono supremo di sé nel martirio. Era talmente appassionato della Parola di Dio da sentire l’urgenza e il dovere di portarla agli altri, anche a proprio personale rischio. Su di essa poggiava quella fede alla cui diffusione si era solennemente impegnato al momento della sua consacrazione episcopale: «Io professo integralmente la purità della santa fede cattolica e con l'aiuto di Dio voglio restare nell'unità di questa fede, nella quale senza alcun dubbio sta tutta la salvezza dei cristiani». (Epist. 12, in S. Bonifatii Epistolae, ed. cit., p. 29). La seconda evidenza, molto importante, che emerge dalla vita di Bonifacio è la sua fedele comunione con la Sede Apostolica, che era un punto fermo e centrale del suo lavoro di missionario, egli sempre conservò tale comunione come regola della sua missione e la lasciò quasi come suo testamento. In una lettera a Papa Zaccaria affermava: «Io non cesso mai d'invitare e di sottoporre all'obbedienza della Sede Apostolica coloro che vogliono restare nella fede cattolica e nell'unità della Chiesa romana e tutti coloro che in questa mia missione Dio mi dà come uditori e discepoli» (Epist. 50: in ibid. p. 81). Frutto di questo impegno fu il saldo spirito di coesione intorno al Successore di Pietro che Bonifacio trasmise alle Chiese del suo territorio di missione, congiungendo con Roma l’Inghilterra, la Germania, la Francia e contribuendo così in misura determinante a porre quelle radici cristiane dell’Europa che avrebbero prodotto fecondi frutti nei secoli successivi. Per una terza caratteristica Bonifacio si raccomanda alla nostra attenzione: egli promosse l’incontro tra la cultura romano-cristiana e la cultura germanica. Sapeva infatti che umanizzare ed evangelizzzare la cultura era parte integrante della sua missione di Vescovo. Trasmettendo l’antico patrimonio di valori cristiani, egli innestò nelle popolazioni germaniche un nuovo stile di vita più umano, grazie al quale venivano meglio rispettati i diritti inalienabili della persona. Da autentico figlio di san Benedetto, egli seppe unire preghiera e lavoro (manuale e intellettuale), penna e aratro.

La testimonianza coraggiosa di Bonifacio è un invito per tutti noi ad accogliere nella nostra vita la parola di Dio come punto di riferimento essenziale, ad amare appassionatamente la Chiesa, a sentirci corresponsabili del suo futuro, a cercarne l’unità attorno al successore di Pietro. Allo stesso tempo, egli ci ricorda che il cristianesimo, favorendo la diffusione della cultura, promuove il progresso dell’uomo. Sta a noi, ora, essere all’altezza di un così prestigioso patrimonio e farlo fruttificare a vantaggio delle generazioni che verranno.

Mi impressiona sempre questo suo zelo ardente per il Vangelo: a quarant'anni esce da una vita monastica bella e fruttuosa, da una vita di monaco e di professore per annunciare il Vangelo ai semplici, ai barbari; a ottant'anni, ancora una volta, va in una zona dove prevede il suo martirio. Paragonando questa sua fede ardente, questo zelo per il Vangelo alla nostra fede così spesso tiepida e burocratizzata, vediamo cosa dobbiamo fare e come rinnovare la nostra fede, per dare in dono al nostro tempo la perla preziosa del Vangelo.

[00375-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

Aujourd’hui nous nous arrêterons à un grand missionnaire du huitième siècle, saint Boniface, appelé « l’apôtre des Germains ». Il est né en Angleterre vers six cent soixante quinze, recevant au baptême le nom de Winfrid. Entré jeune dans un monastère bénédictin, il fut ordonné prêtre vers l’âge de trente ans. C’est alors que retentit en lui l’appel à la mission, et qu’il partit, en sept cent seize, avec quelques compagnons pour la Hollande, sans pouvoir toutefois y rester. Deux ans plus tard, à Rome, il reçut du Pape Grégoire II le nom de Boniface et la mission de prêcher l’Évangile aux peuples de la Germanie. Il s’y consacra avec un zèle infatigable, mettant en œuvre ses talents d’organisateur, transmettant à tous son respect sans faille de la volonté de Dieu, et cela avec amabilité et souplesse. Son activité apostolique, s’étendit aussi à la Gaule. Organisant la hiérarchie ecclésiastique en Germanie, il favorisa en même temps la fondation de monastères, destinés à être des foyers de rayonnement de la foi et de la culture. Presque octogénaire, Boniface reprit le projet d’évangélisation de la Hollande et il y mourut martyr en sept-cent cinquante quatre.

Le témoignage de Boniface nous encourage à accueillir dans notre vie la Parole de Dieu, à aimer passionnément l'Église et son unité autour du Successeur de Pierre, à promouvoir le progrès de l’homme grâce à la culture illuminée par la foi chrétienne.

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins francophones. Je salue en particulier les nombreux jeunes présents ce matin, l’école militaire de Saint-Cyr, ainsi que le groupe du Cameroun, où j’aurai la joie de me rendre dans quelques jours. Vous aussi, à la suite de saint Boniface, aimez passionnément l’Église du Christ et soyez toujours des artisans d’unité. Que Dieu vous bénisse !

[00376-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on the early Christian writers of East and West, we now turn to Saint Boniface, the Apostle of the Germans. Born in England and baptized with the name Winfrid, he embraced the monastic life and was ordained a priest. Despite his promise as a scholar, he sensed the call to proclaim the Gospel to the pagans of the Continent. After an initial setback, he visited Rome and was charged by Pope Gregory II with the mission to evangelize the Germanic peoples. Taking the name Boniface, he worked tirelessly for the spread of the faith and the promotion of Christian morality, established bishoprics and monasteries throughout northern Europe, and contributed in no small way to the growth of a Christian culture. He crowned his witness to Christ by a martyr’s death, and was buried in the great monastery of Fulda. Saint Boniface continues to inspired us by his example of missionary zeal, his complete fidelity to the word of God and the integrity of the Catholic faith, his strong sense of communion with the Apostolic See, and his efforts to promote the fruitful encounter of Germanic culture with the Roman-Christian heritage.

I offer a warm welcome to the members of the Parliamentary Assembly of the Mediterranean. I also greet the many student groups present today. Upon all the English-speaking pilgrims, especially the visitors from England, Denmark, Vietnam and the United States, I cordially invoke God’s blessings of joy and peace!

[00377-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Die heutige Katechese möchte ich einer großen Glaubensgestalt widmen, einem Missionar, Bischof und Martyrer, der für das christliche Fundament Europas Bedeutendes geleistet hat: dem heiligen Bonifatius. Winfrid – so hieß er mit seinem Taufnamen – wurde um 675 in Wessex im heutigen England geboren und trat schon im Knabenalter in ein Kloster ein. Ein Jahr nach seiner Priesterweihe mit etwa 30 Jahren verspürte er die Berufung, den Heiden auf dem Kontinent das Evangelium zu bringen. Von den britischen Inseln, die gerade hundert Jahre zuvor eine rege Missionstätigkeit der Benediktiner erlebt hatten, machte sich eine große Zahl von Mönchen nach Mitteleuropa auf, um Christus im Dienste der Mission nachzufolgen. Im Jahr 716 zog auch Winfrid mit einigen Gefährten nach Friesland. Er traf aber auf den Widerstand der lokalen Stammesfürsten und mußte unverrichteter Dinge wieder abziehen. Daraufhin begab er sich nach Rom, um von Papst Gregor II. Rat und Segen für seinen weiteren Einsatz zu erbitten. Der Papst gab ihm den geistlichen Namen Bonifatius und betraute ihn mit einem unmittelbaren Missionsauftrag. Gestärkt durch die Worte und den Segen des Nachfolgers Petri wurde Bonifatius ein unermüdlicher und sehr erfolgreicher Missionar unter den Völkern Germaniens. Bei einem zweiten Besuch in Rom verlieh ihm der Papst die Bischofswürde. In diesem Amt konnte er die Kirche in seinem Missionsgebiet auch organisatorisch ordnen und festigen. Bonifatius gründete eine Reihe von Klöstern, die zu Zentren des Glaubens und der Kultur wurden. Im Alter von 80 Jahren machte Bonifatius sich erneut auf, um die Friesen zu missionieren. Hier erlitt er am 5. Juni 754, während er die Messe zelebrierte, den Martyrertod. In seiner Lieblingsgründung Fulda hat der Apostel Germaniens seine letzte Ruhestätte gefunden.

Ganz herzlich grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache. Das Vorbild des heiligen Bonifatius will uns anregen, daß auch wir leidenschaftlich die Kirche lieben und stets die Einheit mit dem Nachfolger Petri für die Verbreitung von Gottes Reich auf Erden suchen. Der Herr schenke euch und euren Familien seinen Frieden.

[00378-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En la audiencia de hoy me voy a detener en la figura de San Bonifacio, el "apóstol de los pueblos germánicos". El nombre de pila de nuestro santo fue Winfrido. Nació en Gran Bretaña en torno al año seiscientos setenta y cinco. Muy joven ingresó en un monasterio en el que destacó por su inteligencia. Una vez ordenado sacerdote, sintió la llamada de Dios a la misión y fue enviado a Frisia (la actual Holanda) donde, por la oposición del jefe local, fracasó en su primera iniciativa evangelizadora. Sin caer en el desánimo, se dirigió a Roma, donde el Papa Gregorio II le confió la tarea de evangelizar a los pueblos germánicos y le impuso el nombre de Bonifacio. En poco tiempo, su quehacer dio resultados extraordinarios y el Pontífice le confirió la ordenación episcopal. Bonifacio impulsó la creación de numerosos monasterios, que se convirtieron en auténticos focos de cultura y espiritualidad. En el año setecientos cincuenta y cuatro, mientras evangelizaba nuevamente Holanda, unos paganos lo asesinaron en la ciudad de Dokkum, estando el Santo celebrando la Santa Misa.

De su vida y obra podemos destacar la centralidad de la Palabra de Dios, la total comunión con el Papa y la promoción del encuentro entre la cultura romano-cristiana y la cultura germánica.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los miembros del Rotary Club de Cuenca, acompañados por Monseñor José María Yanguas, Obispo de esta diócesis; a los formadores y alumnos del "Seminario Menor de la Asunción", de Santiago de Compostela; y a los miembros de la Cofradía del Santísimo Cristo de las Tres Caídas, de Sevilla. Que la intercesión de San Bonifacio nos ayude a renovar nuestro compromiso en la tarea evangelizadora de la Iglesia, siendo testigos valientes de la Palabra de Dios. Muchas gracias.

[00379-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese  

Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha saudação afectuosa para todos os presentes, nomeadamente para as Irmãs Carmelitas Mensageiras do Espírito Santo, com votos duma boa viagem de regresso às vossas terras e comunidades, que vos esperam transfigurados pela graça desta romagem penitencial aos túmulos dos Apóstolos. Também eu vo-lo desejo, pedindo ao Espírito divino que guie a vossa mente e os vossos passos pelas sendas dum encontro sempre novo e surpreendente com Jesus Cristo. Ele é a suspirada Bênção de Deus Pai para vós e toda a humanidade.

[00380-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Witam pielgrzymów polskich. Wiem, że w Wielkim Poście, chętnie uczestniczycie w Polsce w rekolekcjach, w nabożeństwach Drogi Krzyżowej i w Gorzkich Żalach. Niech rozważanie męki Pańskiej będzie dla wszystkich źródłem pokoju i umocnienia. Niech pomaga wam, a zwłaszcza chorym i cierpiącym, nieść z Chrystusem ciężar codziennego krzyża. Wszystkim z serca błogosławię.

[Saluto i pellegrini polacchi. So che in Polonia, durante la Quaresima partecipate volentieri agli esercizi spirituali, alle celebrazioni della Via Crucis ed alle altre funzioni quaresimali. La meditazione della Passione del Signore sia per tutti fonte di pace e di conforto: aiuti voi e chi soffre a portare insieme a Cristo il peso della croce quotidiana. Benedico di cuore voi tutti.]

[00381-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua slovacca

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov z Ľubiše a Ruskova, Nemšovej a Topoľčian.

Bratia a sestry, Pôstna doba nás pozýva na obrátenie cez modlitbu, skutky milosrdenstva a počúvanie Božieho Slova. Na také prežívanie Pôstu vám rád žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi provenienti da Ľubiša e Ruskov, Nemšová e Topoľčany.

Fratelli e sorelle, la Quaresima ci invita alla conversione per mezzo della preghiera, dell’esercizio delle opere di misericordia e dell’ascolto della Parola di Dio. Vi accompagno con la mia Benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00382-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua croata

Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način članove zbora župe Krista Kralja iz Čitluka. Iskoristite milosno vrijeme korizme da molitvom i djelima ljubavi pripremite svoja srca za nadolazeće blagdane. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto cordialmente i pellegrini croati, in modo particolare i membri del coro della parrocchia di Cristo Re di Čitluk. Approfittate del tempo favorevole della quaresima per preparare i vostri cuori, con la preghiera e le opere di carità, per la Pasqua ormai vicina. Siano lodati Gesù e Maria!]

[00383-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua italiana

Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i partecipanti al pellegrinaggio promosso dalle Suore di Santa Dorotea Frassinetti, e li incoraggio ad approfondire sempre più la loro vita di fede, seguendo gli insegnamenti di questa apostola dei tempi moderni. Saluto i fedeli della diocesi di Fabriano-Matelica, con il Vescovo Mons. Giancarlo Vecerrica; dell’Arcidicoesi di Benevento, con l’Arcivescovo Mons. Andrea Mugione; della diocesi di Alife-Caiazzo, con il Vescovo Mons. Pietro Farina, della diocesi di Brescia, con il Vescovo Mons. Luciano Monari. Cari amici, questo nostro tempo, del quale si sottolineano spesso le ombre che lo segnano, deve essere illuminato dal sole vivo della speranza, da Cristo nostra speranza. Egli ha promesso di restare sempre con noi e in molti modi manifesta la sua presenza. A voi il compito di annunciarne e testimoniarne l’indefettibile amore che ci accompagna in ogni situazione. Non stancatevi, pertanto di affidarvi a Cristo e di diffondere il suo Vangelo in ogni ambiente.

Il mio più cordiale saluto, infine, va ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. Cari giovani, il cammino quaresimale che stiamo percorrendo sia occasione di autentica conversione perché possiate giungere alla maturità della fede in Cristo. Cari ammalati, partecipando con amore alla stessa sofferenza del Figlio di Dio incarnato, possiate condividere fin d'ora la gloria e la gioia della sua risurrezione. E voi, cari sposi novelli, trovate nell'alleanza che, a prezzo del suo sangue, Cristo ha stretto con la sua Chiesa, il sostegno del vostro patto coniugale e della vostra missione familiare.

[00385-01.01] [Testo originale: Italiano]

APPELLO DEL SANTO PADRE

Ho appreso con profondo dolore le notizie dell’assassinio di due giovani soldati britannici e di un agente della polizia nell’Irlanda del Nord. Mentre assicuro la mia spirituale vicinanza alle famiglie delle vittime e ai feriti, esprimo la più ferma condanna per tali esecrabili atti di terrorismo, che, oltre a profanare la vita umana, pongono in serio pericolo il processo politico in corso nell’Irlanda del Nord e rischiano di spegnere le tante speranze da esso suscitate nella regione e nel mondo intero. Prego il Signore affinché nessuno si lasci vincere nuovamente dall’orrenda tentazione della violenza, ma ognuno moltiplichi gli sforzi per continuare a costruire, attraverso la pazienza del dialogo, una società pacifica, giusta e riconciliata.

Traduzione in lingua inglese

It was with deep sorrow that I learned of the murders of two young British soldiers and a policeman in Northern Ireland. As I assure the families of the victims and the injured of my spiritual closeness, I condemn in the strongest terms these abominable acts of terrorism which, apart from desecrating human life, seriously endanger the ongoing peace process in Northern Ireland and risk destroying the great hopes generated by this process in the region and throughout the world. I ask the Lord that no one will again give in to the horrendous temptation of violence and that all will increase their efforts to continue building – through the patient effort of dialogue – a peaceful, just and reconciled society.

[00384-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]

[B0156-XX.02]