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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXIV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (5 APRILE 2009), 04.03.2009


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXIV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (5 APRILE 2009)

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia ai giovani e alle giovani del mondo, in occasione della XXIV Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata il 5 aprile 2009, Domenica delle Palme, a livello diocesano:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

"Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1 Tm 4, 10)

Cari amici,

la prossima Domenica delle Palme celebreremo, a livello diocesano, la XXIV Giornata Mondiale della Gioventù. Mentre ci prepariamo a questa annuale ricorrenza, ripenso con viva gratitudine al Signore all’incontro che si è tenuto a Sydney, nel luglio dello scorso anno: incontro indimenticabile, durante il quale lo Spirito Santo ha rinnovato la vita di numerosissimi giovani convenuti dal mondo intero. La gioia della festa e l’entusiasmo spirituale, sperimentati durante quei giorni, sono stati un segno eloquente della presenza dello Spirito di Cristo. Ed ora siamo incamminati verso il raduno internazionale in programma a Madrid nel 2011, che avrà come tema le parole dell’apostolo Paolo: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). In vista di tale appuntamento mondiale dei giovani, vogliamo compiere insieme un percorso formativo, riflettendo nel 2009 sull’affermazione di san Paolo: "Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1 Tm 4,10), e nel 2010 sulla domanda del giovane ricco a Gesù: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?" (Mc 10,17).

La giovinezza, tempo della speranza

A Sydney, la nostra attenzione si è concentrata su ciò che lo Spirito Santo dice oggi ai credenti, ed in particolare a voi, cari giovani. Durante la Santa Messa conclusiva, vi ho esortato a lasciarvi plasmare da Lui per essere messaggeri dell’amore divino, capaci di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità. La questione della speranza è, in verità, al centro della nostra vita di esseri umani e della nostra missione di cristiani, soprattutto nell’epoca contemporanea. Avvertiamo tutti il bisogno di speranza, ma non di una speranza qualsiasi, bensì di una speranza salda ed affidabile, come ho voluto sottolineare nell’Enciclica Spe salvi. La giovinezza in particolare è tempo di speranze, perché guarda al futuro con varie aspettative. Quando si è giovani si nutrono ideali, sogni e progetti; la giovinezza è il tempo in cui maturano scelte decisive per il resto della vita. E forse anche per questo è la stagione dell’esistenza in cui affiorano con forza le domande di fondo: perché sono sulla terra? che senso ha vivere? che sarà della mia vita? E inoltre: come raggiungere la felicità? perché la sofferenza, la malattia e la morte? che cosa c’è oltre la morte? Interrogativi che diventano pressanti quando ci si deve misurare con ostacoli che a volte sembrano insormontabili: difficoltà negli studi, mancanza di lavoro, incomprensioni in famiglia, crisi nelle relazioni di amicizia o nella costruzione di un’intesa di coppia, malattie o disabilità, carenza di adeguate risorse come conseguenza dell’attuale e diffusa crisi economica e sociale. Ci si domanda allora: dove attingere e come tener viva nel cuore la fiamma della speranza?

Alla ricerca della "grande speranza"

L’esperienza dimostra che le qualità personali e i beni materiali non bastano ad assicurare quella speranza di cui l’animo umano è in costante ricerca. Come ho scritto nella citata Enciclica Spe salvi, la politica, la scienza, la tecnica, l’economia e ogni altra risorsa materiale da sole non sono sufficienti per offrire la grande speranza a cui tutti aspiriamo. Questa speranza "può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere" (n. 31). Ecco perché una delle conseguenze principali dell’oblio di Dio è l’evidente smarrimento che segna le nostre società, con risvolti di solitudine e violenza, di insoddisfazione e perdita di fiducia che non raramente sfociano nella disperazione. Chiaro e forte è il richiamo che ci viene dalla Parola di Dio: "Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene" (Ger 17,5-6).

La crisi di speranza colpisce più facilmente le nuove generazioni che, in contesti socio-culturali privi di certezze, di valori e di solidi punti di riferimento, si trovano ad affrontare difficoltà che appaiono superiori alle loro forze. Penso, cari giovani amici, a tanti vostri coetanei feriti dalla vita, condizionati da una immaturità personale che è spesso conseguenza di un vuoto familiare, di scelte educative permissive e libertarie e di esperienze negative e traumatiche. Per alcuni – e purtroppo non sono pochi – lo sbocco quasi obbligato è una fuga alienante verso comportamenti a rischio e violenti, verso la dipendenza da droghe e alcool, e verso tante altre forme di disagio giovanile. Eppure, anche in chi viene a trovarsi in condizioni penose per aver seguito i consigli di "cattivi maestri", non si spegne il desiderio di amore vero e di autentica felicità. Ma come annunciare la speranza a questi giovani? Noi sappiamo che solo in Dio l’essere umano trova la sua vera realizzazione. L’impegno primario che tutti ci coinvolge è pertanto quello di una nuova evangelizzazione, che aiuti le nuove generazioni a riscoprire il volto autentico di Dio, che è Amore. A voi, cari giovani, che siete in cerca di una salda speranza, rivolgo le stesse parole che san Paolo indirizzava ai cristiani perseguitati nella Roma di allora: "Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo" (Rm 15,13). Durante questo anno giubilare dedicato all’Apostolo delle genti, in occasione del bimillenario della sua nascita, impariamo da lui a diventare testimoni credibili della speranza cristiana.

San Paolo, testimone della speranza

Trovandosi immerso in difficoltà e prove di vario genere, Paolo scriveva al suo fedele discepolo Timoteo: "Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1 Tm 4,10). Come era nata in lui questa speranza? Per rispondere a tale domanda dobbiamo partire dal suo incontro con Gesù risorto sulla via di Damasco. All’epoca Saulo era un giovane come voi, di circa venti o venticinque anni, seguace della Legge di Mosè e deciso a combattere con ogni mezzo quelli che egli riteneva nemici di Dio (cfr At 9,1). Mentre stava andando a Damasco per arrestare i seguaci di Cristo, fu abbagliato da una luce misteriosa e si sentì chiamare per nome: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Caduto a terra, domandò: "Chi sei, o Signore?". E quella voce rispose: "Io sono Gesù, che tu perseguiti!" (cfr At 9,3-5). Dopo quell’incontro, la vita di Paolo mutò radicalmente: ricevette il Battesimo e divenne apostolo del Vangelo. Sulla via di Damasco, egli fu interiormente trasformato dall’Amore divino incontrato nella persona di Gesù Cristo. Un giorno scriverà: "Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me" (Gal 2,20). Da persecutore diventò dunque testimone e missionario; fondò comunità cristiane in Asia Minore e in Grecia, percorrendo migliaia di chilometri e affrontando ogni sorta di peripezie, fino al martirio a Roma. Tutto per amore di Cristo.

La grande speranza è in Cristo

Per Paolo la speranza non è solo un ideale o un sentimento, ma una persona viva: Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Pervaso intimamente da questa certezza, potrà scrivere a Timoteo: "Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente" (1 Tm 4,10). Il "Dio vivente" è Cristo risorto e presente nel mondo. E’ Lui la vera speranza: il Cristo che vive con noi e in noi e che ci chiama a partecipare alla sua stessa vita eterna. Se non siamo soli, se Egli è con noi, anzi, se è Lui il nostro presente ed il nostro futuro, perché temere? La speranza del cristiano è dunque desiderare "il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1817).

Il cammino verso la grande speranza

Come un giorno incontrò il giovane Paolo, Gesù vuole incontrare anche ciascuno di voi, cari giovani. Sì, prima di essere un nostro desiderio, questo incontro è un vivo desiderio di Cristo. Ma qualcuno di voi mi potrebbe domandare: Come posso incontrarlo io, oggi? O piuttosto, in che modo Egli si avvicina a me? La Chiesa ci insegna che il desiderio di incontrare il Signore è già frutto della sua grazia. Quando nella preghiera esprimiamo la nostra fede, anche nell’oscurità già Lo incontriamo perché Egli si offre a noi. La preghiera perseverante apre il cuore ad accoglierlo, come spiega sant’Agostino: "Il Signore Dio nostro vuole che nelle preghiere si eserciti il nostro desiderio, così che diventiamo capaci di ricevere ciò che Lui intende darci" (Lettere 130,8,17). La preghiera è dono dello Spirito, che ci rende uomini e donne di speranza, e pregare tiene il mondo aperto a Dio (cfr Enc. Spe salvi, 34).

Fate spazio alla preghiera nella vostra vita! Pregare da soli è bene, ancor più bello e proficuo è pregare insieme, poiché il Signore ha assicurato di essere presente dove due o tre sono radunati nel suo nome (cfr Mt 18,20). Ci sono molti modi per familiarizzare con Lui; esistono esperienze, gruppi e movimenti, incontri e itinerari per imparare a pregare e crescere così nell’esperienza della fede. Prendete parte alla liturgia nelle vostre parrocchie e nutritevi abbondantemente della Parola di Dio e dell’attiva partecipazione ai Sacramenti. Come sapete, culmine e centro dell’esistenza e della missione di ogni credente e di ogni comunità cristiana è l’Eucaristia, sacramento di salvezza in cui Cristo si fa presente e dona come cibo spirituale il suo stesso Corpo e Sangue per la vita eterna. Mistero davvero ineffabile! Attorno all’Eucaristia nasce e cresce la Chiesa, la grande famiglia dei cristiani, nella quale si entra con il Battesimo e ci si rinnova costantemente grazie al sacramento della Riconciliazione. I battezzati poi, mediante la Cresima, vengono confermati dallo Spirito Santo per vivere da autentici amici e testimoni di Cristo, mentre i sacramenti dell’Ordine e del Matrimonio li rendono atti a realizzare i loro compiti apostolici nella Chiesa e nel mondo. L’Unzione dei malati, infine, ci fa sperimentare il conforto divino nella malattia e nella sofferenza.

Agire secondo la speranza cristiana

Se vi nutrite di Cristo, cari giovani, e vivete immersi in Lui come l’apostolo Paolo, non potrete non parlare di Lui e non farlo conoscere ed amare da tanti altri vostri amici e coetanei. Diventati suoi fedeli discepoli, sarete così in grado di contribuire a formare comunità cristiane impregnate di amore come quelle di cui parla il libro degli Atti degli Apostoli. La Chiesa conta su di voi per questa impegnativa missione: non vi scoraggino le difficoltà e le prove che incontrate. Siate pazienti e perseveranti, vincendo la naturale tendenza dei giovani alla fretta, a volere tutto e subito.

Cari amici, come Paolo, testimoniate il Risorto! Fatelo conoscere a quanti, vostri coetanei e adulti, sono in cerca della "grande speranza" che dia senso alla loro esistenza. Se Gesù è diventato la vostra speranza, ditelo anche agli altri con la vostra gioia e il vostro impegno spirituale, apostolico e sociale. Abitati da Cristo, dopo aver riposto in Lui la vostra fede e avergli dato tutta la vostra fiducia, diffondete questa speranza intorno a voi. Fate scelte che manifestino la vostra fede; mostrate di aver compreso le insidie dell’idolatria del denaro, dei beni materiali, della carriera e del successo, e non lasciatevi attrarre da queste false chimere. Non cedete alla logica dell’interesse egoistico, ma coltivate l’amore per il prossimo e sforzatevi di porre voi stessi e le vostre capacità umane e professionali al servizio del bene comune e della verità, sempre pronti a rispondere "a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1 Pt 3,15). Il cristiano autentico non è mai triste, anche se si trova a dover affrontare prove di vario genere, perché la presenza di Gesù è il segreto della sua gioia e della sua pace.

Maria, Madre della speranza

Modello di questo itinerario di vita apostolica sia per voi san Paolo, che ha alimentato la sua vita di costante fede e speranza seguendo l’esempio di Abramo, del quale scrive nella Lettera ai Romani: "Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli" (Rm 4,18). Su queste stesse orme del popolo della speranza – formato dai profeti e dai santi di tutti i tempi – noi continuiamo ad avanzare verso la realizzazione del Regno, e nel nostro cammino spirituale ci accompagna la Vergine Maria, Madre della Speranza. Colei che ha incarnato la speranza di Israele, che ha donato al mondo il Salvatore ed è rimasta, salda nella speranza, ai piedi della Croce, è per noi modello e sostegno. Soprattutto, Maria intercede per noi e ci guida nel buio delle nostre difficoltà all’alba radiosa dell’incontro con il Risorto. Vorrei concludere questo messaggio, cari giovani amici, facendo mia una bella e nota esortazione di san Bernardo ispirata al titolo di Maria Stella maris, Stella del mare: "Tu che nell’instabilità continua della vita presente, ti accorgi di essere sballottato tra le tempeste più che camminare sulla terra, tieni ben fisso lo sguardo al fulgore di questa stella, se non vuoi essere spazzato via dagli uragani. Se insorgono i venti delle tentazioni e ti incagli tra gli scogli delle tribolazioni, guarda alla stella, invoca Maria ... Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, pensa a Maria, invoca Maria... Seguendo i suoi esempi non ti smarrirai; invocandola non perderai la speranza; pensando a lei non cadrai nell’errore. Appoggiato a lei non scivolerai; sotto la sua protezione non avrai paura di niente; con la sua guida non ti stancherai; con la sua protezione giungerai a destinazione" (Omelie in lode della Vergine Madre, 2,17).

Maria, Stella del mare, sii tu a guidare i giovani del mondo intero all’incontro con il tuo Figlio divino Gesù, e sii ancora tu la celeste custode della loro fedeltà al Vangelo e della loro speranza.

Mentre assicuro il mio quotidiano ricordo nella preghiera per ognuno di voi, cari giovani, di cuore tutti vi benedico insieme alle persone che vi sono care.

Dal Vaticano, 22 febbraio 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[00355-01.01] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

"Nous avons mis notre espérance dans le Dieu vivant" (1 Tm 4, 10)

Chers amis,

Le 5 avril, dimanche des Rameaux, nous célébrerons, au niveau diocésain, la XXIVe Journée Mondiale de la Jeunesse. Tandis que nous nous préparons à ce rendez-vous annuel, c’est avec beaucoup de gratitude envers le Seigneur que je repense à la rencontre qui s’est tenue à Sydney au mois de juillet dernier : rencontre inoubliable durant laquelle le Saint-Esprit a renouvelé la vie de très nombreux jeunes venus du monde entier. La joie de la fête et l’enthousiasme spirituel expérimentés durant ces jours ont été un signe éloquent de la présence de l’Esprit du Christ. A présent, nous sommes en chemin vers le rassemblement international prévu à Madrid en 2011, qui aura pour thème les mots de l’apôtre Paul : « Enracinés et fondés en Christ, affermis dans la foi » (cf. Col 2,7). En vue d’un tel rendez-vous mondial des jeunes, nous voulons faire ensemble un parcours de formation, en réfléchissant en 2009 sur l’affirmation de saint Paul : « Nous avons mis notre espérance dans le Dieu vivant. » (1 Tim 4, 10) et en 2010 sur la demande du jeune homme riche à Jésus : « Bon maître, que dois-je faire pour avoir en héritage la vie éternelle ? » (Mc 10, 17).

La jeunesse, temps de l’espérance

A Sydney, notre attention s’est concentrée sur ce que l’Esprit Saint dit aujourd’hui aux croyants et en particulier à vous, chers jeunes. Durant la Messe finale, je vous ai exhortés à vous laisser façonner par Lui pour être des messagers de l’amour divin, capables de construire un avenir d’espérance pour toute l’humanité. La question de l’espérance, en vérité, est au centre de notre vie d’êtres humains et de notre mission de chrétiens, particulièrement à l’époque actuelle. Nous ressentons tous le besoin d’espérance, non pas d’une espérance quelconque, mais d’une espérance solide et fiable, comme j’ai voulu le souligner dans l’encyclique Spe salvi. La jeunesse en particulier est un temps d’espérance, parce qu’elle regarde vers l’avenir avec de nombreuses attentes. Quand on est jeune, on porte en soi des idéaux, des rêves et des projets ; la jeunesse est le temps où mûrissent des choix décisifs pour le reste de la vie. Aussi, peut-être pour cette raison, est-ce la saison de l’existence où émergent avec force les questions de fond : pourquoi suis-je sur cette terre ? quel sens a la vie ? que sera ma vie ? Et encore : comment atteindre le bonheur ? pourquoi la souffrance, la maladie et la mort ? qu’y a-t-il après la mort ? Questions qui deviennent pressantes quand il faut affronter des obstacles qui parfois semblent insurmontables : difficultés dans les études, manque de travail, incompréhensions familiales, crises dans les relations avec les amis ou dans la construction d’un couple, maladie ou handicap, manque de ressources adéquates suite à la crise économique et sociale actuelle. On se demande alors : où puiser et comment tenir vivante dans notre cœur la flamme de l’espérance ?

A la recherche de la "grande espérance"

L’expérience montre que les qualités personnelles et les biens matériels ne suffisent pas à fonder cette espérance que l’âme humaine recherche en permanence. Comme je l’ai aussi écrit dans l’encyclique Spe Salvi, la politique, la science, la technique, l’économie et toute autre ressource matérielle ne sont pas suffisantes à elles seules pour offrir la grande espérance à laquelle tous aspirent. Cette espérance « ne peut être que Dieu seul, qui embrasse l'univers et qui peut nous proposer et nous donner ce que, seuls, nous ne pouvons atteindre » (n. 31). C’est pourquoi une des conséquences principales de l’oubli de Dieu est l’évident désarroi qui marque nos sociétés, avec ses dimensions de solitude et de violence, d’insatisfaction et de perte de confiance qui aboutissent fréquemment à la désespérance. Clair et fort est le rappel qui nous vient de la Parole de Dieu : « Malheureux est l’homme qui se confie dans l’homme et dont le cœur se détourne du Seigneur ! Il sera comme un buisson sur une terre désolée, il ne verra pas venir le bonheur » (Jr 17, 5-6).

La crise de l’espérance touche plus facilement les nouvelles générations qui, dans des contextes socioculturels privés de certitudes, de valeurs et de solides références, doivent affronter des difficultés qui semblent supérieures à leurs forces. Je pense, chers jeunes amis, à tant de vos contemporains blessés par la vie, conditionnés par une immaturité personnelle qui est souvent une conséquence d’un vide familial, de choix éducatifs permissifs et libertaires, et d’expériences négatives et blessantes. Pour certains – et malheureusement ils sont nombreux – l’issue presque inévitable est la fuite aliénante vers des comportements à risque et violents, vers la dépendance de la drogue et de l’alcool, et vers tant d’autres formes de déséquilibres. Pourtant, même chez ceux qui se trouvent dans des situations difficiles parce qu’ils ont suivi de « mauvais maîtres », le désir d’un amour vrai et d’un bonheur authentique ne s’éteint pas. Mais comment annoncer l’espérance à ces jeunes ? Nous savons qu’en Dieu seul l’être humain trouve sa vraie réalisation. Le premier engagement qui nous concerne tous est donc celui d’une nouvelle évangélisation qui aide les nouvelles générations à redécouvrir le visage authentique de Dieu, qui est Amour. A vous, chers jeunes, qui êtes en recherche d’une espérance ferme, j’adresse les mêmes paroles que saint Paul adressait aux chrétiens persécutés de la Rome d’alors : « Que le Dieu de l’Espérance vous donne en plénitude, à vous qui croyez, la joie et la paix, afin que vous débordiez d’espérance par la puissance de l’Esprit Saint. » (Rm 15, 13). Durant cette année jubilaire dédiée à l’Apôtre des nations, à l’occasion du bimillénaire de sa naissance, apprenons de lui à devenir des témoins crédibles de l’espérance chrétienne.

Saint Paul, témoin de l’espérance

Se trouvant immergé dans des difficultés et des épreuves de toute sorte, Paul écrivait à son fidèle disciple Timothée : « Nous avons mis notre espérance dans le Dieu vivant » (1 Tim 4, 10). Comment était née en lui cette espérance ? Pour répondre à une telle question, nous devons partir de sa rencontre avec Jésus ressuscité sur la route de Damas. A l’époque, Saul était un jeune comme vous, d’environ vingt ou vingt-cinq ans, fidèle observant de la Loi de Moïse et décidé à combattre par tous les moyens ceux qu’il considérait comme des ennemis de Dieu (cf. Ac 9, 1). Alors qu’il allait à Damas pour arrêter les disciples du Christ, il fut ébloui par une lumière mystérieuse et s’entendit appeler par son nom : « Saul, Saul, pourquoi me persécutes-tu ? ». Tombé à terre, il demanda : "Qui es-tu, Seigneur ?" Et la voix répondit : "Je suis Jésus que tu persécutes » (cf. Ac 9, 3-5). Après cette rencontre, la vie de Paul changea radicalement : il reçut le Baptême et devint apôtre de l’Evangile. Sur le chemin de Damas, il fut intérieurement transformé par l’Amour divin rencontré dans la personne de Jésus Christ. Un jour, il écrira : « Ma vie dans la condition humaine, je la vis dans la foi au Fils de Dieu qui m’a aimé et qui s’est livré pour moi » (Gal 2, 20). De persécuteur, il est donc devenu témoin et missionnaire ; il fonda des communautés chrétiennes en Asie Mineure et en Grèce, parcourant des milliers de kilomètres et affrontant toutes sortes de péripéties, jusqu’au martyre à Rome. Tout cela par amour du Christ.

La grande espérance est en Christ

Pour Paul, l’espérance n’est pas seulement un idéal ou un sentiment, mais une personne vivante : Jésus Christ, le Fils de Dieu. Intimement pénétré de cette certitude, il pourra écrire à Timothée : : « Nous avons mis notre espérance dans le Dieu vivant. » (1 Tim 4, 10). Le « Dieu vivant » est le Christ ressuscité et présent dans le monde. C’est Lui la vraie espérance : le Christ qui vit avec nous et en nous, et qui nous appelle à participer à sa propre vie éternelle. Si nous ne sommes pas seuls, s’Il est avec nous, ou mieux, si c’est Lui notre présent et notre avenir, pourquoi avoir peur ? L’espérance des chrétiens est donc de désirer « comme notre bonheur le Royaume des cieux et la Vie éternelle, en mettant notre confiance dans les promesses du Christ et en prenant appui, non sur nos forces, mais sur le secours de la grâce du Saint-Esprit. » (Catéchisme de l’Eglise Catholique, 1817)

Le chemin vers la grande espérance

Chers jeunes, de même qu’il a rencontré un jour le jeune Paul, Jésus veut rencontrer aussi chacun de vous. Oui, avant d’être notre désir, cette rencontre est un grand désir du Christ. Mais l’un de vous pourrait me demander : comment puis-je le rencontrer, moi, aujourd’hui ? Ou plutôt, de quelle façon Lui s’approche-t-il de moi ? L’Eglise nous enseigne que le désir de rencontrer le Seigneur est déjà un fruit de sa grâce. Quand dans la prière nous exprimons notre foi, même si c’est dans l’obscurité, nous le rencontrons déjà parce qu’Il s’offre à nous. La prière persévérante ouvre notre cœur pour l’accueillir, comme l’explique saint Augustin : « Dieu veut que notre désir s’éprouve dans la prière. Ainsi, il nous dispose à recevoir ce qu’il est prêt à nous donner » (Lettres 130, 8, 17). La prière est un don de l’Esprit, qui nous rend hommes et femmes d’espérance, et prier tient le monde ouvert à Dieu (cf. Enc. Spe Salvi, n. 34).

Donnez de la place à la prière dans votre vie ! Prier seul est bien, et prier ensemble est encore plus beau et plus profitable, parce que le Seigneur a assuré d’être présent là où deux ou trois sont réunis en son nom (cf. Mt 18, 20). Il y a de nombreuses façons pour se lier d’amitié avec Lui : il existe des expériences, des groupes et des mouvements, des rencontres, des itinéraires pour apprendre à prier et à grandir ainsi dans l’expérience de la foi. Prenez part à la liturgie de votre paroisse et nourrissez-vous abondamment de la Parole de Dieu et d’une participation active aux Sacrements. Comme vous le savez, le sommet et le centre de l’existence et de la mission de chaque croyant et de chaque communauté chrétienne est l’Eucharistie, sacrement du salut dans lequel le Christ se rend présent et donne comme nourriture spirituelle son propre Corps et son propre Sang pour la vie éternelle. Mystère vraiment ineffable ! Autour de l’Eucharistie naît et grandit l’Eglise, la grande famille des chrétiens, dans laquelle on entre par le Baptême et où on est renouvelé constamment grâce au sacrement de la Réconciliation. Par la Confirmation, les baptisés sont alors affermis par le Saint-Esprit pour vivre comme d’authentiques amis et témoins du Christ, tandis que les sacrements de l’Ordre et du Mariage les rendent aptes à réaliser leurs devoirs apostoliques dans l’Eglise et dans le monde. L’Onction des malades, enfin, nous fait expérimenter le réconfort divin dans la maladie et la souffrance.

Agir selon l’espérance chrétienne

Si vous vous nourrissez du Christ, chers jeunes, et vivez immergés en Lui comme l’apôtre Paul, vous ne pourrez pas ne pas parler de Lui et le faire connaître et aimer par tant de vos amis et contemporains. Devenus ses fidèles disciples, vous serez ainsi capables de contribuer à former des communautés chrétiennes imprégnées d’amour comme celles dont parle le livre des Actes des Apôtres. L’Eglise compte sur vous pour cet engagement missionnaire : que les difficultés et les épreuves rencontrées ne vous découragent pas. Soyez patients et persévérants, dominant la tendance naturelle des jeunes à la précipitation, à tout vouloir et tout de suite.

Chers amis, comme Paul, témoignez du Ressuscité ! Faites-le connaître à tous ceux qui, parmi les jeunes et les adultes, sont en recherche de la « grande espérance » qui donne sens à leur existence. Si Jésus est devenu votre espérance, dites-le aussi aux autres avec votre joie et votre engagement spirituel, apostolique et social. Habités par le Christ, après Lui avoir répondu avec votre foi et lui avoir donné toute votre confiance, diffusez cette espérance autour de vous. Faites des choix qui manifestent votre foi : montrez que vous avez compris les pièges de l’idolâtrie de l’argent, des biens matériels, de la carrière et du succès, et ne vous laissez pas attirer par ces fausses chimères. Ne cédez pas à la logique de l’intérêt égoïste, mais cultivez l’amour du prochain et efforcez-vous de vous mettre vous-mêmes et vos capacités humaines et professionnelles au service du bien commun et de la vérité, toujours prêts à répondre « à qui vous demande raison de l’espérance qui est en vous » (1 Pi 3, 15). Le chrétien authentique n’est jamais triste, même s’il se trouve à devoir affronter diverses épreuves, parce que la présence de Jésus est le secret de sa joie et de sa paix.

Marie, Mère de l’Espérance

Que saint Paul soit pour vous un modèle sur cet itinéraire de vie apostolique, lui qui a alimenté sa vie par une foi et une espérance constantes en suivant l’exemple d’Abraham, à propos duquel il écrivait dans la lettre aux Romains : « Espérant contre toute espérance, il crut et devint ainsi le père d’une multitude. » (Rm 4, 18). Sur les traces du peuple de l’espérance – formé des prophètes et des saints de tous les temps – nous continuons à marcher vers la réalisation du Royaume, et sur notre chemin spirituel, la Vierge Marie, Mère de l’Espérance, nous accompagne. Celle qui a incarné l’espérance d’Israël, qui a donné au monde le Sauveur et qui est restée ferme dans l’espérance au pied de la Croix, est pour nous un modèle et un soutien. Par-dessus tout, Marie intercède pour nous et nous guide de l’obscurité de nos difficultés à l’aube radieuse de la rencontre avec le Ressuscité. Je voudrais conclure ce message, chers jeunes amis, en faisant mienne la belle et célèbre exhortation de saint Bernard, inspirée par le titre de Marie Stella Maris, Etoile de la mer : « Toi donc, qui que tu sois en ce monde, ballotté par les flots à travers bourrasques et ouragans plutôt que marchant sur la terre ferme, si tu ne veux être englouti par la tempête : ne quitte pas des yeux cet astre étincelant. Que se lèvent les vents des tentations, que surgissent les écueils de l’adversité : regarde l’étoile, invoque Marie… Dans les périls, dans les angoisses, dans les situations critiques : pense à Marie, invoque Marie… En la suivant, tu es sûr de ne pas dévier ; en l’implorant, de ne pas désespérer ; en pensant à elle, de ne pas te tromper. Si elle te soutient, tu ne tomberas pas ; si elle te protège, tu n’auras pas à craindre ; si elle te conduit, tu ne connaîtras pas la fatigue ; avec son aide tu parviendras au but » (Homélies sur les gloires de Marie, 2, 17).

Marie, Etoile de la mer, guide toi-même les jeunes du monde entier à la rencontre de ton divin fils Jésus, et sois aussi la gardienne céleste de leur fidélité à l’Evangile et de leur espérance !

En vous assurant de ma prière quotidienne pour chacun de vous, chers jeunes, je vous bénis de tout cœur, ainsi que les personnes qui vous sont chères.

Du Vatican, le 22 février 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[00355-03.01] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

"We have set our hope on the living God" (1 Tim 4:10)

My dear friends,

Next Palm Sunday we shall celebrate the twenty-fourth World Youth Day at the diocesan level. As we prepare for this annual event, I recall with deep gratitude to the Lord the meeting held in Sydney in July last year. It was a most memorable encounter, during which the Holy Spirit renewed the lives of countless young people who had come together from all over the world. The joy of celebration and spiritual enthusiasm experienced during those few days was an eloquent sign of the presence of the Spirit of Christ. Now we are journeying towards the international gathering due to take place in Madrid in 2011, which will have as its theme the words of the Apostle Paul: "Rooted and built up in Jesus Christ, firm in the faith" (cf. Col 2:7). As we look forward to that global youth meeting, let us undertake a path of preparation together. We take as our text for the year 2009 a saying of Saint Paul: "We have set our hope on the living God" (1 Tim 4:10), while in 2010 we will reflect on the question put to Jesus by the rich young man: "Good Teacher, what must I do to inherit eternal life?" (Mk 10:17)

Youth, a time of hope

In Sydney, our attention was focussed upon what the Holy Spirit is saying to believers today, and in particular to you, my dear young people. During the closing Mass, I urged you to let yourselves be shaped by him in order to be messengers of divine love, capable of building a future of hope for all humanity. The question of hope is truly central to our lives as human beings and our mission as Christians, especially in these times. We are all aware of the need for hope, not just any kind of hope, but a firm and reliable hope, as I wanted to emphasize in the Encyclical Spe Salvi. Youth is a special time of hope because it looks to the future with a whole range of expectations. When we are young we cherish ideals, dreams and plans. Youth is the time when decisive choices concerning the rest of our lives come to fruition. Perhaps this is why it is the time of life when fundamental questions assert themselves strongly: Why am I here on earth? What is the meaning of life? What will my life be like? And again: How can I attain happiness? Why is there suffering, illness and death? What lies beyond death? These are questions that become insistent when we are faced with obstacles that sometimes seem insurmountable: difficulties with studies, unemployment, family arguments, crises in friendships or in building good loving relationships, illness or disability, lack of adequate resources as a result of the present widespread economic and social crisis. We then ask ourselves: where can I obtain and how can I keep alive the flame of hope burning in my heart?

In search of "the great hope"

Experience shows that personal qualities and material goods are not enough to guarantee the hope which the human spirit is constantly seeking. As I wrote in the Encyclical Spe Salvi, politics, science, technology, economics and all other material resources are not of themselves sufficient to provide the great hope to which we all aspire. This hope "can only be God, who encompasses the whole of reality and who can bestow upon us what we, by ourselves, cannot attain" (no. 31). This is why one of the main consequences of ignoring God is the evident loss of direction that marks our societies, resulting in loneliness and violence, discontent and loss of confidence that can often lead to despair. The word of God issues a warning that is loud and clear: "Cursed are those who trust in mere mortals and make mere flesh their strength, whose hearts turn away from the Lord. They shall be like a shrub in the desert, and shall not see when relief comes" (Jer 17:5-6).

The crisis of hope is more likely to affect the younger generations. In socio-cultural environments with few certainties, values or firm points of reference, they find themselves facing difficulties that seem beyond their strength. My dear young friends, I have in mind so many of your contemporaries who have been wounded by life. They often suffer from personal immaturity caused by dysfunctional family situations, by permissive and libertarian elements in their education, and by difficult and traumatic experience. For some – unfortunately a significant number – the almost unavoidable way out involves an alienating escape into dangerous and violent behaviour, dependence on drugs and alcohol, and many other such traps for the unwary. Yet, even for those who find themselves in difficult situations, having been led astray by bad role models, the desire for true love and authentic happiness is not extinguished. But how can we speak of this hope to those young people? We know that it is in God alone that a human person finds true fulfilment. The main task for us all is that of a new evangelization aimed at helping younger generations to rediscover the true face of God, who is Love. To you young people, who are in search of a firm hope, I address the very words that Saint Paul wrote to the persecuted Christians in Rome at that time: "May the God of hope fill you with all joy and peace in believing, so that you may abound in hope by the power of the Holy Spirit" (Rom 15:13). During this Jubilee Year dedicated to the Apostle of the Gentiles on the occasion of the two thousandth anniversary of his birth, let us learn from him how to become credible witnesses of Christian hope.

Saint Paul, witness of hope

When Paul found himself immersed in difficulties and trials of various kinds, he wrote to his faithful disciple Timothy: "We have set our hope on the living God" (1 Tim 4:10). How did this hope take root in him? In order to answer that question we must go back to his encounter with the Risen Jesus on the road to Damascus. At that time, Saul was a young person like you in his early twenties, a follower of the Law of Moses and determined to fight with every means, and even to kill those he regarded as God’s enemies (cf. Acts 9:1). While on his way to Damascus to arrest the followers of Christ, he was blinded by a mysterious light and he heard himself called by name: "Saul, Saul, why do you persecute me?" He fell to the ground, and asked: "Who are you, Lord?" The reply came: "I am Jesus, whom you are persecuting" (Acts 9:3-5). After that encounter, Paul’s life changed radically. He received Baptism and became an Apostle of the Gospel. On the road to Damascus, he was inwardly transformed by the Divine Love he had met in the person of Jesus Christ. He would later write: "The life I now live in the flesh I live by faith in the Son of God, who loved me and gave himself for me" (Gal 2:20). From being a persecutor, he became a witness and a missionary. He founded Christian communities in Asia Minor and Greece, and travelled thousands of miles amid all kinds of perils, culminating in his martyrdom in Rome. All this for love of Christ.

The great hope is in Christ

For Paul, hope is not simply an ideal or sentiment, but a living person: Jesus Christ, the Son of God. Profoundly imbued with this certainty, he could write to Timothy: "We have set our hope on the living God" (1 Tim 4:10). The "living God" is the Risen Christ present in our world. He is the true hope: the Christ who lives with us and in us and who calls us to share in his eternal life. If we are not alone, if he is with us, even more, if he is our present and our future, why be afraid? A Christian’s hope is therefore to desire "the kingdom of heaven and eternal life as our happiness, placing our trust in Christ's promises and relying not on our own strength, but on the help of the grace of the Holy Spirit" (Catechism of the Catholic Church, 1817).

The way towards the great hope

Just as he once encountered the young Paul, Jesus also wants to encounter each one of you, my dear young people. Indeed, even before we desire it, such an encounter is ardently desired by Jesus Christ. But perhaps some of you might ask me: How can I meet him today? Or rather, in what way does he approach me? The Church teaches us that the desire to encounter the Lord is already a fruit of his grace. When we express our faith in prayer, we find him even in times of darkness because he offers himself to us. Persevering prayer opens the heart to receive him, as Saint Augustine explains: "Our Lord and God … wants our desire to be exercised in prayer, thus enabling us to grasp what he is preparing to give" (Letter 130:8,17). Prayer is the gift of the Spirit that makes us men and women of hope, and our prayer keeps the world open to God (cf. Spe Salvi, 34).

Make space for prayer in your lives! To pray alone is good, although it is even more beautiful and fruitful to pray together, because the Lord assured us he would be present wherever two or three are gathered in his name (cf. Mt 18:20). There are many ways to become acquainted with him. There are experiences, groups and movements, encounters and courses in which to learn to pray and thus grow in the experience of faith. Take part in your parish liturgies and be abundantly nourished by the word of God and your active participation in the Sacraments. As you know, the summit and centre of the life and mission of every believer and every Christian community is the Eucharist, the sacrament of salvation in which Christ becomes present and gives his Body and Blood as spiritual food for eternal life. A truly ineffable mystery! It is around the Eucharist that the Church comes to birth and grows – that great family of Christians which we enter through Baptism, and in which we are constantly renewed through the Sacrament of Reconciliation. The baptised, through Confirmation, are then confirmed in the Holy Spirit so as to live as authentic friends and witnesses of Christ. The Sacraments of Holy Orders and Matrimony enable them to accomplish their apostolic duties in the Church and in the world. Finally, the Sacrament of the Sick grants us an experience of divine consolation in illness and suffering.

Acting in accordance with Christian hope

If you find your sustenance in Christ, my dear young people, and if you live profoundly in him as did the Apostle Paul, you will not be able to resist speaking about him and making him known and loved by many of your friends and contemporaries. Be his faithful disciples, and in that way you will be able to help form Christian communities that are filled with love, like those described in the Acts of the Apostles. The Church depends on you for this demanding mission. Do not be discouraged by the difficulties and trials you encounter. Be patient and persevering so as to overcome the natural youthful tendency to rush ahead and to want everything immediately.

My dear friends, follow the example of Paul and be witnesses to the Risen Christ! Make Christ known, among your own age group and beyond, to those who are in search of "the great hope" that would give meaning to their lives. If Jesus has become your hope, communicate this to others with your joy and your spiritual, apostolic and social engagement. Let Christ dwell within you, and having placed all your faith and trust in him, spread this hope around you. Make choices that demonstrate your faith. Show that you understand the risks of idolizing money, material goods, career and success, and do not allow yourselves to be attracted by these false illusions. Do not yield to the rationale of selfish interests. Cultivate love of neighbour and try to put yourselves and your human talents and professional abilities at the service of the common good and of truth, always prepared to "make your defence to anyone who demands from you an accounting for the hope that is in you" (1 Pet 3:15). True Christians are never sad, even if they have to face trials of various kinds, because the presence of Jesus is the secret of their joy and peace.

Mary, Mother of hope

May Saint Paul be your example on this path of apostolic life. He nourished his life of constant faith and hope by looking to Abraham, of whom he wrote in the Letter to the Romans: "Hoping against hope, he believed that he would become the father of many nations" (Rom 4:18). Following in the footsteps of the people of hope – composed of prophets and saints of every age – we continue to advance towards the fulfilment of the Kingdom, and on this spiritual path we are accompanied by the Virgin Mary, Mother of Hope. She who incarnated the hope of Israel, who gave the world its Saviour, and who remained at the foot of the Cross with steadfast hope, is our model and our support. Most of all, Mary intercedes for us and leads us through the darkness of our trials to the radiant dawn of an encounter with the Risen Christ. I would like to conclude this message, my dear young friends, with a beautiful and well-known prayer by Saint Bernard that was inspired by one of Mary’s titles, Stella Maris, Star of the Sea: "You who amid the constant upheavals of this life find yourself more often tossed about by storms than standing on firm ground, do not turn your eyes from the brightness of this Star, if you would not be overwhelmed by boisterous waves. If the winds of temptations rise, if you fall among the rocks of tribulations, look up at the Star, call on Mary … In dangers, in distress, in perplexities, think on Mary, call on Mary … Following her, you will never go astray; when you implore her aid, you will never yield to despair; thinking on her, you will not err; under her patronage you will never wander; beneath her protection you will not fear; she being your guide, you will not weary; with her assistance, you will arrive safely in the port" (Homilies in Praise of the Virgin Mother, 2:17).

Mary, Star of the Sea, we ask you to guide the young people of the whole world to an encounter with your Divine Son Jesus. Be the celestial guardian of their fidelity to the Gospel and of their hope.

Dear young friends, be assured that I remember all of you every day in my prayers. I give my heartfelt blessing to you and to all who are dear to you.

From the Vatican, 22 February 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[00355-02.01] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

«Hemos puesto nuestra esperanza en el Dios vivo» (1 Tm 4,10)

Queridos amigos:

El próximo domingo de Ramos celebraremos en el ámbito diocesano la XXIV Jornada Mundial de la Juventud. Mientras nos preparamos a esta celebración anual, recuerdo con enorme gratitud al Señor el encuentro que tuvimos en Sydney, en julio del año pasado. Un encuentro inolvidable, durante el cual el Espíritu Santo renovó la vida de tantos jóvenes que acudieron desde todos los lugares del mundo. La alegría de la fiesta y el entusiasmo espiritual experimentados en esos días, fueron un signo elocuente de la presencia del Espíritu de Cristo. Ahora nos encaminamos hacia el encuentro internacional programado para 2011 en Madrid y que tendrá como tema las palabras del apóstol Pablo: «Arraigados y edificados en Cristo, firmes en la fe» (cf. Col 2,7). Teniendo en cuenta esta cita mundial de jóvenes, queremos hacer juntos un camino formativo, reflexionando en 2009 sobre la afirmación de san Pablo: «Hemos puesto nuestra esperanza en el Dios vivo» (1 Tm 4,10), y en 2010 sobre la pregunta del joven rico a Jesús: «Maestro bueno, ¿qué haré para heredar la vida eterna?» (Mc 10,17).

La juventud, tiempo de esperanza

En Sydney, nuestra atención se centró en lo que el Espíritu Santo dice hoy a los creyentes y, concretamente a vosotros, queridos jóvenes. Durante la Santa Misa final os exhorté a dejaros plasmar por Él para ser mensajeros del amor divino, capaces de construir un futuro de esperanza para toda la humanidad. Verdaderamente, la cuestión de la esperanza está en el centro de nuestra vida de seres humanos y de nuestra misión de cristianos, sobre todo en la época contemporánea. Todos advertimos la necesidad de esperanza, pero no de cualquier esperanza, sino de una esperanza firme y creíble, como he subrayado en la Encíclica Spe salvi. La juventud, en particular, es tiempo de esperanzas, porque mira hacia el futuro con diversas expectativas. Cuando se es joven se alimentan ideales, sueños y proyectos; la juventud es el tiempo en el que maduran opciones decisivas para el resto de la vida. Y tal vez por esto es la etapa de la existencia en la que afloran con fuerza las preguntas de fondo: ¿Por qué estoy en el mundo? ¿Qué sentido tiene vivir? ¿Qué será de mi vida? Y también, ¿cómo alcanzar la felicidad? ¿Por qué el sufrimiento, la enfermedad y la muerte? ¿Qué hay más allá de la muerte? Preguntas que son apremiantes cuando nos tenemos que medir con obstáculos que a veces parecen insuperables: dificultades en los estudios, falta de trabajo, incomprensiones en la familia, crisis en las relaciones de amistad y en la construcción de un proyecto de pareja, enfermedades o incapacidades, carencia de recursos adecuados a causa de la actual y generalizada crisis económica y social. Nos preguntamos entonces: ¿Dónde encontrar y cómo mantener viva en el corazón la llama de la esperanza?

En búsqueda de la «gran esperanza»

La experiencia demuestra que las cualidades personales y los bienes materiales no son suficientes para asegurar esa esperanza que el ánimo humano busca constantemente. Como he escrito en la citada Encíclica Spe salvi, la política, la ciencia, la técnica, la economía o cualquier otro recurso material por sí solos no son suficientes para ofrecer la gran esperanza a la que todos aspiramos. Esta esperanza «sólo puede ser Dios, que abraza el universo y que nos puede proponer y dar lo que nosotros por sí solos no podemos alcanzar» (n. 31). Por eso, una de las consecuencias principales del olvido de Dios es la desorientación que caracteriza nuestras sociedades, que se manifiesta en la soledad y la violencia, en la insatisfacción y en la pérdida de confianza, llegando incluso a la desesperación. Fuerte y clara es la llamada que nos llega de la Palabra de Dios: «Maldito quien confía en el hombre, y en la carne busca su fuerza, apartando su corazón del Señor. Será como un cardo en la estepa, no verá llegar el bien» (Jr 17,5-6).

La crisis de esperanza afecta más fácilmente a las nuevas generaciones que, en contextos socio-culturales faltos de certezas, de valores y puntos de referencia sólidos, tienen que afrontar dificultades que parecen superiores a sus fuerzas. Pienso, queridos jóvenes amigos, en tantos coetáneos vuestros heridos por la vida, condicionados por una inmadurez personal que es frecuentemente consecuencia de un vacío familiar, de opciones educativas permisivas y libertarias, y de experiencias negativas y traumáticas. Para algunos –y desgraciadamente no pocos–, la única salida posible es una huída alienante hacia comportamientos peligrosos y violentos, hacia la dependencia de drogas y alcohol, y hacia tantas otras formas de malestar juvenil. A pesar de todo, incluso en aquellos que se encuentran en situaciones penosas por haber seguido los consejos de «malos maestros», no se apaga el deseo del verdadero amor y de la auténtica felicidad. Pero ¿cómo anunciar la esperanza a estos jóvenes? Sabemos que el ser humano encuentra su verdadera realización sólo en Dios. Por tanto, el primer compromiso que nos atañe a todos es el de una nueva evangelización, que ayude a las nuevas generaciones a descubrir el rostro auténtico de Dios, que es Amor. A vosotros, queridos jóvenes, que buscáis una esperanza firme, os digo las mismas palabras que san Pablo dirigía a los cristianos perseguidos en la Roma de entonces: «El Dios de la esperanza os colme de todo gozo y paz en vuestra fe, hasta rebosar de esperanza por la fuerza del Espíritu Santo» (Rm 15,13). Durante este año jubilar dedicado al Apóstol de las gentes, con ocasión del segundo milenio de su nacimiento, aprendamos de él a ser testigos creíbles de la esperanza cristiana.

San Pablo, testigo de la esperanza

Cuando se encontraba en medio de dificultades y pruebas de distinto tipo, Pablo escribía a su fiel discípulo Timoteo: «Hemos puesto nuestra esperanza en el Dios vivo» (1 Tm 4,10). ¿Cómo había nacido en él esta esperanza? Para responder a esta pregunta hemos de partir de su encuentro con Jesús resucitado en el camino de Damasco. En aquel momento, Pablo era un joven como vosotros, de unos veinte o veinticinco años, observante de la ley de Moisés y decidido a combatir con todas sus fuerzas, incluso con el homicidio, contra quienes él consideraba enemigos de Dios (cf. Hch 9,1). Mientras iba a Damasco para arrestar a los seguidores de Cristo, una luz misteriosa lo deslumbró y sintió que alguien lo llamaba por su nombre: «Saulo, Saulo, ¿por qué me persigues?». Cayendo a tierra, preguntó: «¿Quién eres, Señor?». Y aquella voz respondió: «Yo soy Jesús, a quien tú persigues» (cf. Hch 9,3-5). Después de aquel encuentro, la vida de Pablo cambió radicalmente: recibió el bautismo y se convirtió en apóstol del Evangelio. En el camino de Damasco fue transformado interiormente por el Amor divino que había encontrado en la persona de Jesucristo. Un día llegará a escribir: «Mientras vivo en esta carne, vivo de la fe en el Hijo de Dios, que me amó hasta entregarse por mí» (Ga 2,20). De perseguidor se transformó en testigo y misionero; fundó comunidades cristianas en Asia Menor y en Grecia, recorriendo miles de kilómetros y afrontando todo tipo de vicisitudes, hasta el martirio en Roma. Todo por amor a Cristo.

La gran esperanza está en Cristo

Para Pablo, la esperanza no es sólo un ideal o un sentimiento, sino una persona viva: Jesucristo, el Hijo de Dios. Impregnado en lo más profundo por esta certeza, podrá decir a Timoteo: «Hemos puesto nuestra esperanza en el Dios vivo» (1 Tm 4,10). El «Dios vivo» es Cristo resucitado y presente en el mundo. Él es la verdadera esperanza: Cristo que vive con nosotros y en nosotros y que nos llama a participar de su misma vida eterna. Si no estamos solos, si Él está con nosotros, es más, si Él es nuestro presente y nuestro futuro, ¿por qué temer? La esperanza del cristiano consiste por tanto en aspirar «al Reino de los cielos y a la vida eterna como felicidad nuestra, poniendo nuestra confianza en las promesas de Cristo y apoyándonos no en nuestras fuerzas, sino en los auxilios de la gracia del Espíritu Santo» (Catecismo de la Iglesia Católica, 1817).

El camino hacia la gran esperanza

Jesús, del mismo modo que un día encontró al joven Pablo, quiere encontrarse con cada uno de vosotros, queridos jóvenes. Sí, antes que un deseo nuestro, este encuentro es un deseo ardiente de Cristo. Pero alguno de vosotros me podría preguntar: ¿Cómo puedo encontrarlo yo, hoy? O más bien, ¿de qué forma Él viene hacia mí? La Iglesia nos enseña que el deseo de encontrar al Señor es ya fruto de su gracia. Cuando en la oración expresamos nuestra fe, incluso en la oscuridad lo encontramos, porque Él se nos ofrece. La oración perseverante abre el corazón para acogerlo, como explica san Agustín: «Nuestro Dios y Señor […] pretende ejercitar con la oración nuestros deseos, y así prepara la capacidad para recibir lo que nos ha de dar» (Carta 130,8,17). La oración es don del Espíritu que nos hace hombres y mujeres de esperanza, y rezar mantiene el mundo abierto a Dios (cf. Enc. Spe salvi, 34).

Dad espacio en vuestra vida a la oración. Está bien rezar solos, pero es más hermoso y fructuoso rezar juntos, porque el Señor nos ha asegurado su presencia cuando dos o tres se reúnen en su nombre (cf. Mt 18,20). Hay muchas formas para familiarizarse con Él; hay experiencias, grupos y movimientos, encuentros e itinerarios para aprender a rezar y de esta forma crecer en la experiencia de fe. Participad en la liturgia en vuestras parroquias y alimentaos abundantemente de la Palabra de Dios y de la participación activa en los sacramentos. Como sabéis, culmen y centro de la existencia y de la misión de todo creyente y de cada comunidad cristiana es la Eucaristía, sacramento de salvación en el que Cristo se hace presente y ofrece como alimento espiritual su mismo Cuerpo y Sangre para la vida eterna. ¡Misterio realmente inefable! Alrededor de la Eucaristía nace y crece la Iglesia, la gran familia de los cristianos, en la que se entra con el Bautismo y en la que nos renovamos constantemente por al sacramento de la Reconciliación. Los bautizados, además, reciben mediante la Confirmación la fuerza del Espíritu Santo para vivir como auténticos amigos y testigos de Cristo, mientras que los sacramentos del Orden y del Matrimonio los hacen aptos para realizar sus tareas apostólicas en la Iglesia y en el mundo. La Unción de los enfermos, por último, nos hace experimentar el consuelo divino en la enfermedad y en el sufrimiento.

Actuar según la esperanza cristiana

Si os alimentáis de Cristo, queridos jóvenes, y vivís inmersos en Él como el apóstol Pablo, no podréis por menos que hablar de Él, y haréis lo posible para que vuestros amigos y coetáneos lo conozcan y lo amen. Convertidos en sus fieles discípulos, estaréis preparados para contribuir a formar comunidades cristianas impregnadas de amor como aquellas de las que habla el libro de los Hechos de los Apóstoles. La Iglesia cuenta con vosotros para esta misión exigente. Que no os hagan retroceder las dificultades y las pruebas que encontréis. Sed pacientes y perseverantes, venciendo la natural tendencia de los jóvenes a la prisa, a querer obtener todo y de inmediato.

Queridos amigos, como Pablo, sed testigos del Resucitado. Dadlo a conocer a quienes, jóvenes o adultos, están en busca de la «gran esperanza» que dé sentido a su existencia. Si Jesús se ha convertido en vuestra esperanza, comunicadlo con vuestro gozo y vuestro compromiso espiritual, apostólico y social. Alcanzados por Cristo, después de haber puesto en Él vuestra fe y de haberle dado vuestra confianza, difundid esta esperanza a vuestro alrededor. Tomad opciones que manifiesten vuestra fe; haced ver que habéis entendido las insidias de la idolatría del dinero, de los bienes materiales, de la carrera y el éxito, y no os dejéis atraer por estas falsas ilusiones. No cedáis a la lógica del interés egoísta; por el contrario, cultivad el amor al prójimo y haced el esfuerzo de poneros vosotros mismos, con vuestras capacidades humanas y profesionales al servicio del bien común y de la verdad, siempre dispuestos a dar respuesta «a todo el que os pida razón de vuestra esperanza» (1 P 3,15). El auténtico cristiano nunca está triste, aun cuando tenga que afrontar pruebas de distinto tipo, porque la presencia de Jesús es el secreto de su gozo y de su paz.

María, Madre de la esperanza

San Pablo es para vosotros un modelo de este itinerario de vida apostólica. Él alimentó su vida de fe y esperanza constantes, siguiendo el ejemplo de Abraham, del cual escribió en la Carta a los Romanos: «Creyó, contra toda esperanza, que llegaría a ser padre de muchas naciones» (4,18). Sobre estas mismas huellas del pueblo de la esperanza –formado por los profetas y por los santos de todos los tiempos– nosotros continuamos avanzando hacia la realización del Reino, y en nuestro camino espiritual nos acompaña la Virgen María, Madre de la Esperanza. Ella, que encarnó la esperanza de Israel, que donó al mundo el Salvador y permaneció, firme en la esperanza, al pie de la cruz, es para nosotros modelo y apoyo. Sobre todo, María intercede por nosotros y nos guía en la oscuridad de nuestras dificultades hacia el alba radiante del encuentro con el Resucitado. Quisiera concluir este mensaje, queridos jóvenes amigos, haciendo mía una bella y conocida exhortación de San Bernardo inspirada en el título de María Stella maris, Estrella del mar: «Cualquiera que seas el que en la impetuosa corriente de este siglo te miras, fluctuando entre borrascas y tempestades más que andando por tierra, ¡no apartes los ojos del resplandor de esta estrella, si quieres no ser oprimido de las borrascas! Si se levantan los vientos de las tentaciones, si tropiezas con los escollos de las tribulaciones, mira a la estrella, llama a María... En los peligros, en las angustias, en las dudas, piensa en María, invoca a María... Siguiéndola, no te desviarás; rogándole, no desesperarás; pensando en ella, no te perderás. Si ella te tiene de la mano no caerás; si te protege, nada tendrás que temer; no te fatigarás si es tu guía; llegarás felizmente al puerto si ella te es propicia» (Homilías en alabanza de la Virgen Madre, 2,17).

María, Estrella del mar, guía a los jóvenes de todo el mundo al encuentro con tu divino Hijo Jesús, y sé tú la celeste guardiana de su fidelidad al Evangelio y de su esperanza.

Al mismo tiempo que os aseguro mi recuerdo cotidiano en la oración por cada uno de vosotros, queridos jóvenes, os bendigo de corazón junto a vuestros seres queridos.

Vaticano, 22 de febrero de 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[00355-04.01] [Texto original: Italiano]

[B0146-XX.01]