Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


L’UDIENZA GENERALE, 11.02.2009


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, cominciando un nuovo ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del medioevo, si è soffermato su San Giovanni Climaco.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

dopo venti catechesi dedicate all’Apostolo Paolo, vorrei riprendere oggi la presentazione dei grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del tempo medioevale. E propongo la figura di Giovanni detto Climaco, traslitterazione latina del termine greco klímakos, che significa della scala (klímax). Si tratta del titolo della sua opera principale nella quale descrive la scalata della vita umana verso Dio. Egli nacque verso il 575. La sua vita si sviluppò dunque negli anni in cui Bisanzio, capitale dell’impero romano d’Oriente, conobbe la più grande crisi della sua storia. All’improvviso il quadro geografico dell’impero mutò e il torrente delle invasioni barbariche fece crollare tutte le sue strutture. Resse solo la struttura della Chiesa, che continuò in questi tempi difficili a svolgere la sua azione missionaria, umana e socio-culturale, specialmente attraverso la rete dei monasteri, in cui operavano grandi personalità religiose come quella, appunto, di Giovanni Climaco.

Tra le montagne del Sinai, ove Mosè incontrò Dio ed Elia ne udì la voce, Giovanni visse e raccontò le sue esperienze spirituali. Notizie su di lui sono conservate in una breve Vita (PG 88, 596-608), scritta dal monaco Daniele di Raito: a sedici anni Giovanni, divenuto monaco sul monte Sinai, vi si fece discepolo dell’abate Martirio, un "anziano", cioè un "sapiente". Verso i vent’anni, scelse di vivere da eremita in una grotta ai piedi del monte, in località di Tola, a otto kilometri dall’attuale monastero di Santa Caterina. Ma la solitudine non gli impedì di incontrare persone desiderose di avere una direzione spirituale, come anche di recarsi in visita ad alcuni monasteri presso Alessandria. Il suo ritiro eremitico, infatti, lungi dall’essere una fuga dal mondo e dalla realtà umana, sfociò in un amore ardente per gli altri (Vita 5) e per Dio (Vita 7). Dopo quarant’anni di vita eremitica vissuta nell’amore per Dio e per il prossimo, anni durante i quali pianse, pregò, lottò contro i demoni, fu nominato igumeno del grande monastero del monte Sinai e ritornò così alla vita cenobitica, in monastero. Ma alcuni anni prima della morte, nostalgico della vita eremitica, passò al fratello, monaco nello stesso monastero, la guida della comunità. Morì dopo il 650. La vita di Giovanni si sviluppa tra due montagne, il Sinai e il Tabor, e veramente si può dire che da lui si è irradiata la luce vista da Mosè sul Sinai e contemplata dai tre apostoli sul Tabor!

Divenne famoso, come ho già detto, per l’opera la Scala (klímax), qualificata in Occidente come Scala del Paradiso (PG 88,632-1164). Composta su insistente richiesta del vicino igumeno del monastero di Raito presso il Sinai, la Scala è un trattato completo di vita spirituale, in cui Giovanni descrive il cammino del monaco dalla rinuncia al mondo fino alla perfezione dell’amore. E’ un cammino che – secondo questo libro – si sviluppa attraverso trenta gradini, ognuno dei quali è collegato col successivo. Il cammino può essere sintetizzato in tre fasi successive: la prima si esprime nella rottura col mondo al fine di ritornare allo stato dell’infanzia evangelica. L’essenziale quindi non è la rottura, ma il collegamento con quanto Gesù ha detto, il ritornare cioè alla vera infanzia in senso spirituale, il diventare come i bambini. Giovanni commenta: "Un buon fondamento è quello formato da tre basi e da tre colonne: innocenza, digiuno e castità. Tutti i neonati in Cristo (cfr 1 Cor 3,1) comincino da queste cose, prendendo esempio da quelli che sono neonati fisicamente" (1,20; 636). Il distacco volontario dalle persone e dai luoghi cari permette all’anima di entrare in comunione più profonda con Dio. Questa rinuncia sfocia nell’obbedienza, che è via all’umiltà mediante le umiliazioni – che non mancheranno mai – da parte dei fratelli. Giovanni commenta: "Beato colui che ha mortificato la propria volontà fino alla fine e che ha affidato la cura della propria persona al suo maestro nel Signore: sarà infatti collocato alla destra del Crocifisso!" (4,37; 704).

La seconda fase del cammino è costituita dal combattimento spirituale contro le passioni. Ogni gradino della scala è collegato con una passione principale, che viene definita e diagnosticata, con l’indicazione della terapia e con la proposta della virtù corrispondente. L’insieme di questi gradini costituisce senza dubbio il più importante trattato di strategia spirituale che possediamo. La lotta contro le passioni, però, si riveste di positività – non rimane una cosa negativa – grazie all’immagine del "fuoco" dello Spirito Santo: "Tutti coloro che intraprendono questa bella lotta (cfr 1 Tm 6,12), dura e ardua, [...], sappiano che sono venuti a gettarsi in un fuoco, se veramente desiderano che il fuoco immateriale abiti in loro" (1,18; 636). Il fuoco dello Spirito santo che è fuoco dell’amore e della verità. Solo la forza dello Spirito Santo assicura la vittoria. Ma secondo Giovanni Climaco è importante prendere coscienza che le passioni non sono cattive in sé; lo diventano per l’uso cattivo che ne fa la libertà dell’uomo. Se purificate, le passioni schiudono all’uomo la via verso Dio con energie unificate dall’ascesi e dalla grazia e, "se esse hanno ricevuto dal Creatore un ordine e un inizio..., il limite della virtù è senza fine" (26/2,37; 1068).

L’ultima fase del cammino è la perfezione cristiana, che si sviluppa negli ultimi sette gradini della Scala. Questi sono gli stadi più alti della vita spirituale, sperimentabili dagli "esicasti", i solitari, quelli che sono arrivati alla quiete e alla pace interiore; ma sono stadi accessibili anche ai cenobiti più ferventi. Dei primi tre - semplicità, umiltà e discernimento - Giovanni, in linea coi Padri del deserto, ritiene più importante l’ultimo, cioè la capacità di discernere. Ogni comportamento è da sottoporsi al discernimento; tutto infatti dipende dalle motivazioni profonde, che bisogna vagliare. Qui si entra nel vivo della persona e si tratta di risvegliare nell’eremita, nel cristiano, la sensibilità spirituale e il "senso del cuore", doni di Dio: "Come guida e regola in ogni cosa, dopo Dio, dobbiamo seguire la nostra coscienza" (26/1,5;1013). In questo modo si raggiunge la quiete dell’anima, l’esichía, grazie alla quale l’anima può affacciarsi sull’abisso dei misteri divini.

Lo stato di quiete, di pace interiore, prepara l’esicasta alla preghiera, che in Giovanni è duplice: la "preghiera corporea" e la "preghiera del cuore". La prima è propria di chi deve farsi aiutare da atteggiamenti del corpo: tendere le mani, emettere gemiti, percuotersi il petto, ecc. (15,26; 900); la seconda è spontanea, perché è effetto del risveglio della sensibilità spirituale, dono di Dio a chi è dedito alla preghiera corporea. In Giovanni essa prende il nome di "preghiera di Gesù" (Iesoû euché), ed è costituita dall’invocazione del solo nome di Gesù, un’invocazione continua come il respiro: "La memoria di Gesù faccia tutt’uno con il tuo respiro, e allora conoscerai l’utilità dell’esichía", della pace interiore (27/2,26; 1112). Alla fine la preghiera diventa molto semplice, semplicemente la parola "Gesù" divenuta una cosa sola con il nostro respiro.

L’ultimo gradino della scala (30), soffuso della "sobria ebbrezza dello Spirito", è dedicato alla suprema "trinità delle virtù": la fede, la speranza e soprattutto la carità. Della carità, Giovanni parla anche come éros (amore umano), figura dell’unione matrimoniale dell’anima con Dio. Ed egli sceglie ancora l’immagine del fuoco per esprimere l’ardore, la luce, la purificazione dell’amore per Dio. La forza dell’amore umano può essere riorientata a Dio, come sull’olivastro può venire innestato un olivo buono (cfr Rm 11,24) (15,66; 893). Giovanni è convinto che un’intensa esperienza di questo éros faccia avanzare l’anima assai più che la dura lotta contro le passioni, perché grande è la sua potenza. Prevale dunque la positività nel nostro cammino. Ma la carità è vista anche in stretto rapporto con la speranza: "La forza della carità è la speranza: grazie ad essa attendiamo la ricompensa della carità... La speranza è la porta della carità... L‘assenza della speranza annienta la carità: ad essa sono legate le nostre fatiche, da essa sono sostenuti i nostri travagli, e grazie ad essa siamo circondati dalla misericordia di Dio" (30,16; 1157). La conclusione della Scala contiene la sintesi dell’opera con parole che l’autore fa proferire da Dio stesso: "Questa scala t’insegni la disposizione spirituale delle virtù. Io sto sulla cima di questa scala, come disse quel mio grande iniziato (San Paolo): Ora rimangono dunque queste tre cose: fede, speranza e carità, ma di tutte più grande è la carità (1 Cor 13,13)!" (30,18; 1160).

A questo punto, s’impone un’ultima domanda: la Scala, opera scritta da un monaco eremita vissuto millequattrocento anni fa, può ancora dire qualcosa a noi oggi? L’itinerario esistenziale di un uomo che è vissuto sempre sulla montagna del Sinai in un tempo tanto lontano può essere di qualche attualità per noi? In un primo momento sembrerebbe che la risposta debba essere "no", perché Giovanni Climaco è troppo lontano da noi. Ma se osserviamo un po’ più da vicino, vediamo che quella vita monastica è solo un grande simbolo della vita battesimale, della vita da cristiano. Mostra, per così dire, in caratteri grandi ciò che noi scriviamo giorno per giorno in caratteri piccoli. Si tratta di un simbolo profetico che rivela che cosa sia la vita del battezzato, in comunione con Cristo, con la sua morte e risurrezione. E’ per me particolarmente importante il fatto che il vertice della "scala", gli ultimi gradini siano nello stesso tempo le virtù fondamentali, iniziali, più semplici: la fede, la speranza e la carità. Non sono virtù accessibili solo a eroi morali, ma sono dono di Dio a tutti i battezzati: in esse cresce anche la nostra vita. L’inizio è anche la fine, il punto di partenza è anche il punto di arrivo: tutto il cammino va verso una sempre più radicale realizzazione di fede, speranza e carità. In queste virtù tutta la scalata è presente. Fondamentale è la fede, perché tale virtù implica che io rinunci alla mia arroganza, al mio pensiero; alla pretesa di giudicare da solo, senza affidarmi ad altri. E’ necessario questo cammino verso l’umiltà, verso l’infanzia spirituale: occorre superare l’atteggiamento di arroganza che fa dire: Io so meglio, in questo mio tempo del ventunesimo secolo, di quanto potessero sapere quelli di allora. Occorre invece affidarsi solo alla Sacra Scrittura, alla Parola del Signore, affacciarsi con umiltà all’orizzonte della fede, per entrare così nella vastità enorme del mondo universale, del mondo di Dio. In questo modo cresce la nostra anima, cresce la sensibilità del cuore verso Dio. Giustamente dice Giovanni Climaco che solo la speranza ci rende capaci di vivere la carità. La speranza nella quale trascendiamo le cose di ogni giorno, non aspettiamo il successo nei nostri giorni terreni, ma aspettiamo alla fine la rivelazione di Dio stesso. Solo in questa estensione della nostra anima, in questa autotrascendenza, la vita nostra diventa grande e possiamo sopportare le fatiche e le delusioni di ogni giorno, possiamo essere buoni con gli altri senza aspettarci ricompensa. Solo se c’è Dio, questa speranza grande alla quale tendo, posso ogni giorno fare i piccoli passi della mia vita e così imparare la carità. Nella carità si nasconde il mistero della preghiera, della conoscenza personale di Gesù: una preghiera semplice, che tende soltanto a toccare il cuore del divino Maestro. E così si apre il proprio cuore, si impara da Lui la stessa sua bontà, il suo amore. Usiamo dunque di questa "scalata" della fede, della speranza e della carità; arriveremo così alla vera vita.

[00247-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

Après un cycle de catéchèse sur saint Paul, je reviens à la présentation des grands auteurs spirituels du Moyen-âge en évoquant, ce matin, pour vous, la figure de saint Jean Climaque. Né autour 575, il devient, à 16 ans, moine sur le mont Sinaï où il partagera son existence entre vie érémitique et vie cénobitique jusqu’à sa mort en 650.

À la demande de l’higoumène d’un monastère voisin, il composa l’Échelle sainte, l’ouvrage qui fit sa renommée. Il y décrit, pour les moines, les différents degrés de l’ascension spirituelle qui, partant du renoncement au monde, atteint la charité qui en constitue la cime.

Cette montée est marquée par trois grandes étapes. D’abord, la prise de distance vis-à-vis des personnes et des lieux aimés, le jeûne et la chasteté préparent le moine à l’obéissance, qui est l’école d’humilité. La deuxième phase est constituée par le combat spirituel contre les passions que l’ascèse et la grâce permettent de purifier pour les mobiliser en faveur de l’acquisition des vertus. Le dernier degré de cette progression est l’occasion pour saint Jean de décrire les modalités par lesquelles l’âme peut entrer dans l’esichía, c’est-à-dire la paix de l’âme, prélude à la contemplation des mystères divins. La charité, dont l’espérance est la force d’action, est le sommet de cette échelle où l’âme peut enfin s’unir à Dieu.

Écrite il y a plusieurs siècles pour la vie monastique, l’Échelle peut encore aujourd’hui orienter tous les baptisés pour les conduire à une participation plus profonde à la mort et à la résurrection du Christ.

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones, notamment la délégation des consuls honoraires, accompagnée par Son Éminence le Cardinal Philippe Barbarin, Archevêque de Lyon, la Communauté de l’Arche « l’Olivier » de Rennes qui fête cette année ses vingt ans d’existence, ainsi que tous les jeunes, en particulier ceux des collèges La Rochefoucauld et Fénelon Sainte-Marie de Paris. Bon pèlerinage à tous !

[00248-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Today we recommence our catechesis on the great Christian writers of both East and West. John Climacus, whose name means "ladder", was born around 575, and wrote an outstanding tract near Mount Sinai on the spiritual journey leading from renunciation of the world to perfection in love. The journey takes place in three stages. The first involves detachment from worldly goods in order to return to a state of Gospel innocence and enter into a deeper communion with God. In the second phase, the soul engages in a spiritual battle with the passions by cultivating virtues corresponding to each. When purified, these passions can show us the way to God through self-denial and grace. In the third phase, John emphasizes the importance of discernment: we must examine every aspect of our behaviour in order to ascertain our deepest motivations and reawaken a "sense of the heart". This leads to tranquillity of soul – esichía – which prepares us to probe the depths of the divine mysteries. The last "rung" of the ladder consists in faith, hope and charity. John’s account of charity includes eros, or human love, which points towards the nuptial union of the soul with God. May John’s spiritual "ladder" remind all of us who share in the death and resurrection of Christ through Baptism that we are called to continual conversion and purification with the help of the Holy Spirit.

I am pleased to greet all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially pilgrims from Japan, Taiwan, Denmark, England, Ireland and the United States. God bless you all!

[00249-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Nach dem Katechesenzyklus über den heiligen Paulus möchte ich nun wieder die Vorstellung bedeutender Kirchenschriftsteller aufnehmen. Heute setzen wir diese Reihe mit Johannes Climacus fort. Um 575 geboren, wurde Johannes mit 16 Jahren Mönch auf dem Sinai. 40 Jahre lang lebte er als Eremit, ehe er Abt des großen Mönchsklosters auf dem Berg Sinai wurde. Sein Beiname „Climacus", abgeleitet vom griechischen Wort klimax (die Leiter), rührt von seinem Hauptwerk „Paradiesesleiter" her. In dieser Abhandlung beschreibt Johannes in dreißig Stufen den geistlichen Aufstieg des Mönches. In einer ersten Phase, der Askese, erfolgt die Abkehr von der Welt als Voraussetzung für eine tiefere Gemeinschaft mit Gott. Der weitere Weg besteht in der Läuterung, im geistlichen Kampf gegen die Leidenschaften. Diese sind nicht in sich schlecht, es kommt aber auf deren rechten Gebrauch an. Wenn der Mönch sich dem Feuer des Heiligen Geistes aussetzt, kann er diesen Kampf siegreich führen. In der dritten Phase des Aufstiegs wird durch Demut und vor allem durch die Unterscheidungsgabe die geistliche Empfindsamkeit des Herzens geweckt. So gelangt der Mönch zur Ruhe der Seele, der hesychía. Diese Herzensruhe bereitet das Gebet vor – das körperliche Gebet und das Herzensgebet. Johannes spricht hier auch vom „Jesusgebet". Am Ende der Leiter steht die vollendete Dreiheit der Tugenden Glaube, Hoffnung, Liebe. Ziel des monastischen Lebens ist die Vereinigung mit Gott im Gebet und in der Liebe.

Gerne heiße ich alle Besucher deutscher Sprache willkommen. Besonders grüße ich die Dechanten aus der Diözese Graz-Seckau und die Journalisten in Begleitung von Bischof Kapellari sowie die Studierenden des Kirchenrechts der Universitäten Augsburg, Bochum, München und Potsdam. Das Bild der Leiter der Tugenden, wie es der heilige Johannes Climacus beschreibt, mag auch uns helfen, unser Denken und Tun an der Liebe Christi auszurichten. Dazu schenke uns der Heilige Geist seine Gnade.

[00250-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Después del ciclo dedicado a San Pablo, continuamos con los grandes Escritores Eclesiásticos del medioevo. San Juan Clímaco vivió entre las montañas del Sinaí como eremita y monje, en una época de profunda crisis a causa de las invasiones de los bárbaros. Su vida se caracterizó por un intenso amor a Dios y a los demás. Escribió un tratado de vida espiritual, la Escala del Paraíso, en la que describe el camino que debe recorrer el monje desde la renuncia al mundo hasta la perfección del amor. En la primera fase se trata de la ruptura con el mundo para volver al estado de infancia espiritual. Después, la lucha espiritual contra las pasiones para adquirir las virtudes. En la última etapa de la perfección cristiana, el alma, una vez alcanzado el estado de quietud, se preparara para la plegaria del cuerpo y del corazón. El autor concluye tratando de las tres virtudes teologales, y subrayando con San Pablo la primacía de la caridad sobre las demás. Es un escrito actual para los cristianos de hoy, pues señala la dirección hacia la que todos en la Iglesia deben de tender, la participación en la muerte y resurrección de Cristo comenzada con el bautismo.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes. En particular, a los peregrinos de las diócesis de Plasencia y Alcalá de Henares, acompañados por Monseñor Amadeo Rodríguez, Obispo de Plasencia, a la Hermandad de Nuestra Señora del Rocío, de Almonte, así como a los demás grupos venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Aliento a todos a aprovechar peregrinación a Roma para profundizar en la fe y sentir el gozo de pertenecer a la Iglesia. Que Dios os bendiga.

[00251-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese  

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente os de Portugal, das Paróquias de São Martinho de Lordelo do Ouro, Cristo Rei de Santa Bárbara Gaia, Santa Eulália de Águeda e de Nossa Senhora de Lourdes de Coimbra. A todos faço votos de uma feliz estadía na Cidade Eterna, e que este encontro com o Sucessor de Pedro reforce os propósitos de unidade e de comunhão na única fé, em Cristo Jesus Nosso Senhor. Que Deus vos abençoe e vos ampare, pela intercessão da Virgem de Fátima.

[00252-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Dzisiaj we wspomnienie Matki Bożej z Lourdes obchodzimy Światowy Dzień Chorego. Pozdrawiam więc szczególnie chorych i cierpiących, i tych, którzy się nimi opiekują. Wszystkich, którzy niosą krzyż cierpienia zawierzam w modlitwie Niepokalanej Dziewicy. Was tu obecnych, waszych bliskich i chorych niech umocni Apostolskie Błogosławieństwo, którego wszystkim z serca udzielam.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi, nella memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes, celebriamo la Giornata Mondiale del Malato. Saluto quindi in modo particolare tutti i malati e i sofferenti e anche tutti quelli che si prendono cura di loro. Affido nella preghiera alla Vergine Immacolata quanti portano la croce della sofferenza. Vi conforti la benedizione apostolica che impartisco di tutto cuore a voi qui presenti, alle persone a voi care e a voi malati.]

[00253-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ungherese

Szeretettel köszöntöm a magyar hķveket, elsõsorban azokat, akik a budapesti Sapientia Szerzetesi Fõiskolįról és azokat, akik Munkácsról érkeztek! Római utatok segítsen abban, hogy növekedjetek a hitben. Ehhez kérem a jó Isten áldását Rátok és családjaitokra.

Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua ungherese, specialmente quelli della Scuola Superiore di Teologia "Sapientia" di Budapest ed il gruppo di Mukachevo! Il vostro soggiorno a Roma sia occasione per crescere nella fede! Con la particolare Benedizione Apostolica a voi e alle vostre famiglie! Sia lodato Gesù Cristo!]

[00254-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám poutníky ze Znojma a okolí.

Necht’ tato pout’ do Říma k hrobům apoštolů Petra a Pavla ve vás rozhojní touhu po duchovní dokonalosti.

K tomu vám rád žehnám.

Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Znojmo e dintorni.

Possa questo vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo accrescere in voi il desiderio di perfezione spirituale. Con questi voti, volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!]

[00255-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua italiana

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i Vescovi venuti per gli incontri promossi dal Movimento dei Focolari e dalla Comunità di Sant'Egidio. Cari Fratelli nell’Episcopato, sono lieto di questa opportunità che vi è offerta per confrontare esperienze ecclesiali di diverse zone del mondo, ed auguro che questi giorni di preghiera e di riflessioni possano portare frutti abbondanti per le vostre comunità. Saluto i fedeli di Velletri e li esorto ad essere sempre più autentici testimoni di Dio e del suo amore per gli uomini. Saluto i Volontari vincenziani di Ugento-Santa Maria di Leuca, di Lecce e li incoraggio a proseguire con generosità nelle loro attività caritative in favore dei più bisognosi.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Oggi celebriamo la festa della Beata Vergine di Lourdes. Invito voi, cari giovani, ad affidarvi sempre alla materna protezione di Maria, affinché vi aiuti a conservare un cuore generoso, disponibile e pieno di entusiasmo apostolico. La Beata Vergine di Lourdes, alla cui intercessione ricorrono con fiducia numerosi malati nel corpo e nello spirito, rivolga su voi tutti, cari fratelli e sorelle ammalati, il suo sguardo di consolazione e di speranza, e vi sostenga nel portare la croce quotidiana in stretta unione con quella redentrice di Cristo. Maria accompagni voi, cari sposi novelli, nel vostro cammino, perché le vostre famiglie siano comunità di intensa vita spirituale e di concreta testimonianza cristiana.

[00256-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0099-XX.01]