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L’UDIENZA GENERALE, 03.12.2008


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Santo Padre, continuando il ciclo di catechesi su San Paolo Apostolo, si è soffermato sulla sua predicazione sul rapporto fra Adamo, il primo uomo, e Cristo.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Papa ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nell'odierna catechesi ci soffermeremo sulle relazioni tra Adamo e Cristo, delineate da san Paolo nella nota pagina della Lettera ai Romani (5,12-21), nella quale egli consegna alla Chiesa le linee essenziali della dottrina sul peccato originale. In verità, già nella prima Lettera ai Corinzi, trattando della fede nella risurrezione, Paolo aveva introdotto il confronto tra il progenitore e Cristo: "Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita... Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita" (1 Cor 15,22.45). Con Rm 5,12-21 il confronto tra Cristo e Adamo si fa più articolato e illuminante: Paolo ripercorre la storia della salvezza da Adamo alla Legge e da questa a Cristo. Al centro della scena non si trova tanto Adamo con le conseguenze del peccato sull'umanità, quanto Gesù Cristo e la grazia che, mediante Lui, è stata riversata in abbondanza sull'umanità. La ripetizione del "molto più" riguardante Cristo sottolinea come il dono ricevuto in Lui sorpassi, di gran lunga, il peccato di Adamo e le conseguenze prodotte sull'umanità, così che Paolo può giungere alla conclusione: "Ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia" (Rm 5,20). Pertanto, il confronto che Paolo traccia tra Adamo e Cristo mette in luce l’inferiorità del primo uomo rispetto alla prevalenza del secondo.

D’altro canto, è proprio per mettere in evidenza l'incommensurabile dono della grazia, in Cristo, che Paolo accenna al peccato di Adamo: si direbbe che se non fosse stato per dimostrare la centralità della grazia, egli non si sarebbe attardato a trattare del peccato che "a causa di un solo uomo è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte" (Rm 5,12). Per questo se, nella fede della Chiesa, è maturata la consapevolezza del dogma del peccato originale è perché esso è connesso inscindibilmente con l’altro dogma, quello della salvezza e della libertà in Cristo. La conseguenza di ciò è che non dovremmo mai trattare del peccato di Adamo e dell’umanità in modo distaccato dal contesto salvifico, senza comprenderli cioè nell’orizzonte della giustificazione in Cristo.

Ma come uomini di oggi dobbiamo domandarci: che cosa è questo peccato originale? Che cosa insegna san Paolo, che cosa insegna la Chiesa? È ancora oggi sostenibile questa dottrina? Molti pensano che, alla luce della storia dell'evoluzione, non ci sarebbe più posto per la dottrina di un primo peccato, che poi si diffonderebbe in tutta la storia dell'umanità. E, di conseguenza, anche la questione della Redenzione e del Redentore perderebbe il suo fondamento. Dunque, esiste il peccato originale o no? Per poter rispondere dobbiamo distinguere due aspetti della dottrina sul peccato originale. Esiste un aspetto empirico, cioè una realtà concreta, visibile, direi tangibile per tutti. E un aspetto misterico, riguardante il fondamento ontologico di questo fatto. Il dato empirico è che esiste una contraddizione nel nostro essere. Da una parte ogni uomo sa che deve fare il bene e intimamente lo vuole anche fare. Ma, nello stesso tempo, sente anche l'altro impulso di fare il contrario, di seguire la strada dell'egoismo, della violenza, di fare solo quanto gli piace anche sapendo di agire così contro il bene, contro Dio e contro il prossimo. San Paolo nella sua Lettera ai Romani ha espresso questa contraddizione nel nostro essere così: «C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (7, 18-19). Questa contraddizione interiore del nostro essere non è una teoria. Ognuno di noi la prova ogni giorno. E soprattutto vediamo sempre intorno a noi la prevalenza di questa seconda volontà. Basta pensare alle notizie quotidiane su ingiustizie, violenza, menzogna, lussuria. Ogni giorno lo vediamo: è un fatto.

Come conseguenza di questo potere del male nelle nostre anime, si è sviluppato nella storia un fiume sporco, che avvelena la geografia della storia umana. Il grande pensatore francese Blaise Pascal ha parlato di una «seconda natura», che si sovrappone alla nostra natura originaria, buona. Questa "seconda natura" fa apparire il male come normale per l'uomo. Così anche l'espressione solita: «questo è umano» ha un duplice significato. «Questo è umano» può voler dire: quest'uomo è buono, realmente agisce come dovrebbe agire un uomo. Ma «questo è umano» può anche voler dire la falsità: il male è normale, è umano. Il male sembra essere divenuto una seconda natura. Questa contraddizione dell'essere umano, della nostra storia deve provocare, e provoca anche oggi, il desiderio di redenzione. E, in realtà, il desiderio che il mondo sia cambiato e la promessa che sarà creato un mondo di giustizia, di pace, di bene, è presente dappertutto: in politica, ad esempio, tutti parlano di questa necessità di cambiare il mondo, di creare un mondo più giusto. E proprio questo è espressione del desiderio che ci sia una liberazione dalla contraddizione che sperimentiamo in noi stessi.

Quindi il fatto del potere del male nel cuore umano e nella storia umana è innegabile. La questione è: come si spiega questo male? Nella storia del pensiero, prescindendo dalla fede cristiana, esiste un modello principale di spiegazione, con diverse variazioni. Questo modello dice: l'essere stesso è contraddittorio, porta in sè sia il bene sia il male. Nell'antichità questa idea implicava l'opinione che esistessero due principi ugualmente originari: un principio buono e un principio cattivo. Tale dualismo sarebbe insuperabile; i due principi stanno sullo stesso livello, perciò ci sarà sempre, fin dall'origine dell'essere, questa contraddizione. La contraddizione del nostro essere, quindi, rifletterebbe solo la contrarietà dei due principi divini, per così dire. Nella versione evoluzionistica, atea, del mondo ritorna in modo nuovo la stessa visione. Anche se, in tale concezione, la visione dell'essere è monistica, si suppone che l'essere come tale dall'inizio porti in se il male e il bene. L'essere stesso non è semplicemente buono, ma aperto al bene e al male. Il male è ugualmente originario come il bene. E la storia umana svilupperebbe soltanto il modello già presente in tutta l'evoluzione precedente. Ciò che i cristiani chiamano peccato originale sarebbe in realtà solo il carattere misto dell'essere, una mescolanza di bene e di male che, secondo questa teoria, apparterrebbe alla stessa stoffa dell'essere. È una visione in fondo disperata: se è così, il male è invincibile. Alla fine conta solo il proprio interesse. E ogni progresso sarebbe necessariamente da pagare con un fiume di male e chi volesse servire al progresso dovrebbe accettare di pagare questo prezzo. La politica, in fondo, è impostata proprio su queste premesse: e ne vediamo gli effetti. Questo pensiero moderno può, alla fine, solo creare tristezza e cinismo.

E così domandiamo di nuovo: che cosa dice la fede, testimoniata da san Paolo? Come primo punto, essa conferma il fatto della competizione tra le due nature, il fatto di questo male la cui ombra pesa su tutta la creazione. Abbiamo sentito il capitolo 7 della Lettera ai Romani, potremmo aggiungere il capitolo 8. Il male esiste, semplicemente. Come spiegazione, in contrasto con i dualismi e i monismi che abbiamo brevemente considerato e trovato desolanti, la fede ci dice: esistono due misteri di luce e un mistero di notte, che è però avvolto dai misteri di luce. Il primo mistero di luce è questo: la fede ci dice che non ci sono due principi, uno buono e uno cattivo, ma c'è un solo principio, il Dio creatore, e questo principio è buono, solo buono, senza ombra di male. E perciò anche l'essere non è un misto di bene e male; l'essere come tale è buono e perciò è bene essere, è bene vivere. Questo è il lieto annuncio della fede: c'è solo una fonte buona, il Creatore. E perciò vivere è un bene, è buona cosa essere un uomo, una donna, è buona la vita. Poi segue un mistero di buio, di notte. Il male non viene dalla fonte dell'essere stesso, non è ugualmente originario. Il male viene da una libertà creata, da una libertà abusata.

Come è stato possibile, come è successo? Questo rimane oscuro. Il male non è logico. Solo Dio e il bene sono logici, sono luce. Il male rimane misterioso. Lo si è presentato in grandi immagini, come fa il capitolo 3 della Genesi, con quella visione dei due alberi, del serpente, dell'uomo peccatore. Una grande immagine che ci fa indovinare, ma non può spiegare quanto è in se stesso illogico. Possiamo indovinare, non spiegare; neppure possiamo raccontarlo come un fatto accanto all'altro, perché è una realtà più profonda. Rimane un mistero di buio, di notte. Ma si aggiunge subito un mistero di luce. Il male viene da una fonte subordinata. Dio con la sua luce è più forte. E perciò il male può essere superato. Perciò la creatura, l'uomo, è sanabile. Le visioni dualiste, anche il monismo dell'evoluzionismo, non possono dire che l'uomo sia sanabile; ma se il male viene solo da una fonte subordinata, rimane vero che l'uomo è sanabile. E il Libro della Sapienza dice: "Hai creato sanabili le nazioni" (1, 14 volg). E finalmente, ultimo punto, l’uomo non è solo sanabile, è sanato di fatto. Dio ha introdotto la guarigione. È entrato in persona nella storia. Alla permanente fonte del male ha opposto una fonte di puro bene. Cristo crocifisso e risorto, nuovo Adamo, oppone al fiume sporco del male un fiume di luce. E questo fiume è presente nelle storia: vediamo i santi, i grandi santi ma anche gli umili santi, i semplici fedeli. Vediamo che il fiume di luce che viene da Cristo è presente, è forte.

Fratelli e sorelle, è tempo di Avvento. Nel linguaggio della Chiesa la parola Avvento ha due significati: presenza e attesa. Presenza: la luce è presente, Cristo è il nuovo Adamo, è con noi e in mezzo a noi. Già splende la luce e dobbiamo aprire gli occhi del cuore per vedere la luce e per introdurci nel fiume della luce. Soprattutto essere grati del fatto che Dio stesso è entrato nella storia come nuova fonte di bene. Ma Avvento dice anche attesa. La notte oscura del male è ancora forte. E perciò preghiamo nell'Avvento con l'antico popolo di Dio: «Rorate caeli desuper». E preghiamo con insistenza: vieni Gesù; vieni, dà forza alla luce e al bene; vieni dove domina la menzogna, l'ignoranza di Dio, la violenza, l'ingiustizia; vieni, Signore Gesù, dà forza al bene nel mondo e aiutaci a essere portatori della tua luce, operatori della pace, testimoni della verità. Vieni Signore Gesù!

[1858-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

La catéchèse de ce jour porte sur le lien que saint Paul établit entre le premier Adam et le Christ, le nouvel Adam, dont l’Apôtre parle aussi bien dans la Lettre aux romains que dans la première Épître aux Corinthiens. Lorsqu’il évoque la chute de l’humanité en Adam, c’est toujours pour souligner la surabondance de grâce qu’elle a reçue dans le Christ. Le péché d’Adam ne peut donc jamais être présenté autrement que sur l’horizon de la justification que l’humanité trouve dans le Christ.

La doctrine de saint Paul, à partir de laquelle l’Église a mis en forme le dogme du péché originel, synthétise la réflexion juive de son temps sur le drame du péché, tel qu’en parlent les trois premiers chapitres du livre de la Genèse. Elle reconnaît à la fois les conséquences funestes du péché d’Adam dans lesquelles l’humanité tout entière est retenue prisonnière et la responsabilité personnelle des hommes vis-à-vis des péchés qu’ils commettent.

Le Christ, le second Adam, libère l’humanité de l’esclavage du péché et de la corruption. Cela nous est donné dans le baptême qui nous fait entrer dans une nouvelle relation vis-à-vis de Dieu en nous introduisant dans la glorieuse liberté des enfants de Dieu. Cette liberté nouvelle s’exprime dans le service du Seigneur à travers nos frères et nous rend activement responsables de tous ceux qui ne vivent pas encore dans le Christ afin de leur faire découvrir l’espérance qui jaillit, non des efforts de l’homme, mais de l’amour gratuit de Dieu.

Je salue tous les pèlerins francophones présents aujourd’hui. Puisse ce temps de l’Avent faire grandir en chacun le désir de voir le visage du Christ, unique Sauveur du monde, afin d’être prêt lorsque viendra son Jour. Bon et saint temps de l’Avent à tous !

[1859-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our continuing catechesis on Saint Paul, we now consider the Apostle’s teaching on the relation between Adam, the first man, and Christ, the second Adam (cf. 1 Cor 15:22.45; Rom 5:12-21). Paul’s teaching on the sin of Adam and its disastrous consequences for the human family is meant to emphasize the surpassing gift of grace bestowed on humanity by Jesus Christ. Seen in this light, the doctrine of original sin explains the misery of our human condition, yet Paul also underlines the moral responsibility of each man and woman for this tragic reality. "All have sinned", the Apostle tells us, "and all fall short of the glory of God" (Rom 3:23). Yet now, by faith in Christ, we have been justified and are at peace with God (cf. Rom 5:1). Christ, the new Adam, by his obedience to the Father’s will, has set mankind free from the ancient burden of sin and death. In Baptism, he has given us a share in his saving death and resurrection, and made us adoptive children of the Father. The new life and freedom which we have received by the grace of Christ impels us to bear witness to the sure hope that all creation will be freed from its bondage to corruption, and share in the glorious freedom of the children of God (cf. Rom 8:19ff.).

I am pleased to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, especially those from Malta, Australia, South Korea and the United States of America. Upon you and your families I cordially invoke an abundance of joy and peace in our Lord Jesus Christ.

[1860-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Das Thema der heutigen Katechese ist die Lehre des Apostels Paulus über das Spannungsverhältnis zwischen der Erbsünde und der Freiheit, die uns durch die Gnade geschenkt ist. Diese beiden Pole veranschaulicht Paulus schon im ersten Korinther-Brief und dann besonders im Römer-Brief durch die Gegenüberstellung von Adam und Christus. So wie die Sünde des ersten Menschen Konsequenzen für die gesamte Menschheit hat, so – und noch viel mehr – wird den vielen durch die Gnadentat des einen Menschen Jesus Christus die Gabe der Gerechtigkeit zuteil. Die Sünde hat für Paulus – wie auch für die jüdischen Schriften seiner Zeit – zwei Dimensionen. Einerseits ist die Erbsünde eine Gegebenheit, der wir ausgeliefert sind: „Durch einen einzigen Menschen kam die Sünde in die Welt" (Röm 5,12); andererseits trägt jeder Verantwortung für seine eigenen Sünden: „Alle haben gesündigt und die Herrlichkeit Gottes verloren" (Röm 3,23). Die Befreiung von der Sünde Adams und von unseren eigenen Sünden durch Christus schenkt uns die Freiheit, ein neues Leben im Dienst des Herrn zu führen und uns auch unserer Mitmenschen und der ganzen Schöpfung anzunehmen, die bis zum heutigen Tag unter der Last der Sünde seufzen und darauf warten, in die Herrlichkeit der Kinder Gottes einzutreten (vgl. Röm 8,20-22).

Einen frohen Gruß richte ich an die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Besonders heiße ich heute die Pilgergruppe von Schönstatt willkommen. Das Paulusjahr und der eben begonnene Advent laden uns ein, daß wir Christus unsere Herzen öffnen. Er ist der einzige Weg der Befreiung, der uns vor der tödlichen Gefahr der Sünde bewahrt. Der Herr schenke euch den Geist der Hoffnung und der Liebe und begleite euch mit seinem Segen!

[1861-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En la carta a los Romanos, San Pablo, poniendo en relación las figuras de Adán y Cristo, traza las líneas esenciales de la doctrina sobre el pecado original. El pecado de Adán ha de ser contemplado siempre en el contexto de la verdad sobre la salvación y la justificación realizada en Cristo. Como escribe el Apóstol: "donde abundó el pecado, sobreabundó la gracia" (Rm 5,12). Sólo Cristo, como nuevo Adán, ha liberado a la humanidad del pecado y de la muerte, mediante el don de la gracia de la justificación. El bautismo no sólo libra del pecado original sino que pone al hombre en una nueva relación con Dios haciéndolo hijo suyo. El bautizado es introducido en una vida totalmente nueva, sostenida por el don del Espíritu Santo. La gracia recibida coloca a los creyentes en la nueva condición de hacerse cargo de los gemidos de la humanidad y de toda la creación para orientarlos hacia el cumplimiento de aquella esperanza en la que hemos sido salvados. La esperanza de los creyentes en Cristo no defrauda, porque se apoya en el amor de Dios que ha sido derramado en nuestros corazones por medio del Espíritu Santo que se nos ha dado (cf. Rm 5,5).

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes. En particular, a los peregrinos y grupos venidos de Chile, España, México, Panamá, Venezuela y de otros países latinoamericanos. Siguiendo la enseñanza de san Pablo, os animo a que reconociendo con gozo vuestra dignidad de hijos de Dios, viváis con fidelidad vuestros compromisos bautismales. Que Dios os bendiga.

[1862-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua slovena

Saluto in lingua italiana  

Saluto in lingua polacca  

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. W liturgicznym czasie radosnego oczekiwania na przyjście Pana nasze myśli wybiegają ku przyszłości. Za świętym Pawłem wyznajemy wiarę, że „jak w Adamie wszyscy umierają, tak też w Chrystusie wszyscy będą ożywieni" (1 Kor 15, 22). Niech ten adwent obudzi w nas pragnienie nowego życia z Chrystusem. Niech Bóg wam błogosławi!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Nel tempo liturgico della gioiosa attesa della venuta del Signore il nostro pensiero si volge verso il futuro. Con San Paolo confessiamo la fede che "come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita" (1 Cor 15, 22). Questo periodo di avvento susciti in noi il desiderio di una vita nuova in Cristo. Dio vi benedica.]

[01863-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam člane pevskega zbora in vse romarje iz župnije Litija v Sloveniji! Pojte Gospodu, ki prihaja, in mu v tem času adventa pripravite prostor v svojih srcih. Naj bo z vami moj blagoslov!

[Rivolgo un cordiale saluto ai membri del Coro ed a tutti i pellegrini della Parrocchia di Litija in Slovenia! Cantate al Signore che viene, e preparateGli in questo tempo di avvento una degna dimora nei vostri cuori. Vi accompagni la mia Benedizione!]

[01864-AA.01] [Testo originale: Sloveno]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua. In particolare, saluto i rappresentanti della Federazione Italiana Panificatori e Pasticceri ed esprimo loro viva riconoscenza per il gradito dono dei panettoni destinati alle opere di carità del Papa. Saluto i rappresentanti della Banca di Credito Cooperativo del Lamentino. La vostra presenza, cari amici, mi offre l’opportunità per porre in luce, specialmente in questo tempo di difficoltà per tante famiglie, uno degli obiettivi primari degli Istituti bancari e di credito, e cioè la solidarietà nei confronti delle fasce più deboli e il sostegno all’attività produttiva. Saluto poi la Compagnia Fiori nel deserto, di Vibo Valenzia e formulo voti perché il Signore vivifichi con la sua grazia le aspirazioni e i propositi di ciascuno. Saluto altresì i confratelli della "Misericordia" di Viareggio, qui convenuti con l’artistico crocifisso ligneo, in occasione del 150° anniversario della sua realizzazione, e li esorto a proseguire nella loro attività in favore dei fratelli più bisognosi.

Rivolgo infine un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, vi invito a riscoprire, nel clima spirituale dell'Avvento, l'intimità con Cristo, ponendovi alla scuola della Vergine Maria. Raccomando a voi, cari ammalati, di trascorrere questo periodo di attesa e di preghiera incessante, offrendo al Signore che viene le vostre sofferenze per la salvezza del mondo. Esorto, infine, voi, cari sposi novelli, ad essere costruttori di famiglie cristiane autentiche, ispirandovi al modello della Santa Famiglia di Nazaret, a cui guardano particolarmente in questo tempo di preparazione al Natale.

[01865-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0751-XX.01]