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L’UDIENZA GENERALE, 10.09.2008


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AI FRANCESI IN VISTA DEL PROSSIMO VIAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Continuando il ciclo di catechesi sulla figura di Paolo, il Santo Padre oggi si è soffermato sulla concezione paolina dell’apostolato.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Papa ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha letto un Messaggio rivolto ai Francesi, prima di partire per il Viaggio che lo porterà in Francia in occasione del 150° anniversario delle Apparizioni di Lourdes.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

mercoledì scorso ho parlato della grande svolta che si ebbe nella vita di san Paolo a seguito dell’incontro con il Cristo risorto. Gesù entrò nella sua vita e lo trasformò da persecutore in apostolo. Quell’incontro segnò l’inizio della sua missione: Paolo non poteva continuare a vivere come prima, adesso si sentiva investito dal Signore dell’incarico di annunciare il suo Vangelo in qualità di apostolo. E’ proprio di questa sua nuova condizione di vita, cioè dell’essere egli apostolo di Cristo, che vorrei parlare oggi. Noi normalmente, seguendo i Vangeli, identifichiamo i Dodici col titolo di apostoli, intendendo così indicare coloro che erano compagni di vita e ascoltatori dell’insegnamento di Gesù. Ma anche Paolo si sente vero apostolo e appare chiaro, pertanto, che il concetto paolino di apostolato non si restringe al gruppo dei Dodici. Ovviamente, Paolo sa distinguere bene il proprio caso da quello di coloro "che erano stati apostoli prima" di lui (Gal 1,17): ad essi riconosce un posto del tutto speciale nella vita della Chiesa. Eppure, come tutti sanno, anche san Paolo interpreta se stesso come Apostolo in senso stretto. Certo è che, al tempo delle origini cristiane, nessuno percorse tanti chilometri quanti lui, per terra e per mare, con il solo scopo di annunciare il Vangelo.

Quindi, egli aveva un concetto di apostolato che andava oltre quello legato soltanto al gruppo dei Dodici e tramandato soprattutto da san Luca negli Atti (cfr At 1,2.26; 6,2). Infatti, nella prima Lettera ai Corinzi Paolo opera una chiara distinzione tra "i Dodici" e "tutti gli apostoli", menzionati come due diversi gruppi di beneficiari delle apparizioni del Risorto (cfr 14,5.7). In quello stesso testo egli passa poi a nominare umilmente se stesso come "l'infimo degli apostoli", paragonandosi persino a un aborto e affermando testualmente: "Io non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però ma la grazia di Dio che è con me" (1 Cor 15,9-10). La metafora dell'aborto esprime un'estrema umiltà; la si troverà anche nella Lettera ai Romani di sant’Ignazio di Antiochia: "Sono l'ultimo di tutti, sono un aborto; ma mi sarà concesso di essere qualcosa, se raggiungerò Dio" (9,2). Ciò che il Vescovo di Antiochia dirà in rapporto al suo imminente martirio, prevedendo che esso capovolgerà la sua condizione di indegnità, san Paolo lo dice in relazione al proprio impegno apostolico: è in esso che si manifesta la fecondità della grazia di Dio, che sa appunto trasformare un uomo mal riuscito in uno splendido apostolo. Da persecutore a fondatore di Chiese: questo ha fatto Dio in uno che, dal punto di vista evangelico, avrebbe potuto essere considerato uno scarto!

Cos'è, dunque, secondo la concezione di san Paolo, ciò che fa di lui e di altri degli apostoli? Nelle sue Lettere appaiono tre caratteristiche principali, che costituiscono l’apostolo. La prima è di avere "visto il Signore" (cfr 1 Cor 9,1), cioè di avere avuto con lui un incontro determinante per la propria vita. Analogamente nella Lettera ai Galati (cfr 1,15-16) dirà di essere stato chiamato, quasi selezionato, per grazia di Dio con la rivelazione del Figlio suo in vista del lieto annuncio ai pagani. In definitiva, è il Signore che costituisce nell'apostolato, non la propria presunzione. L’apostolo non si fa da sé, ma tale è fatto dal Signore; quindi l’apostolo ha bisogno di rapportarsi costantemente al Signore. Non per nulla Paolo dice di essere "apostolo per vocazione" (Rm 1,1), cioè "non da parte di uomini né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre" (Gal 1,1). Questa è la prima caratteristica: aver visto il Signore, essere stato chiamato da Lui.

La seconda caratteristica è di "essere stati inviati". Lo stesso termine greco apóstolos significa appunto "inviato, mandato", cioè ambasciatore e portatore di un messaggio; egli deve quindi agire come incaricato e rappresentante di un mandante. È per questo che Paolo si definisce "apostolo di Gesù Cristo" (1 Cor 1,1; 2 Cor 1,1), cioè suo delegato, posto totalmente al suo servizio, tanto da chiamarsi anche "servo di Gesù Cristo" (Rm 1,1). Ancora una volta emerge in primo piano l'idea di una iniziativa altrui, quella di Dio in Cristo Gesù, a cui si è pienamente obbligati; ma soprattutto si sottolinea il fatto che da Lui si è ricevuta una missione da compiere in suo nome, mettendo assolutamente in secondo piano ogni interesse personale.

Il terzo requisito è l’esercizio dell’"annuncio del Vangelo", con la conseguente fondazione di Chiese. Quello di "apostolo", infatti, non è e non può essere un titolo onorifico. Esso impegna concretamente e anche drammaticamente tutta l'esistenza del soggetto interessato. Nella prima Lettera ai Corinzi Paolo esclama: "Non sono forse un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore?" (9,1). Analogamente nella seconda Lettera ai Corinzi afferma: "La nostra lettera siete voi..., una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente" (3,2-3).

Non ci si stupisce, dunque, se il Crisostomo parla di Paolo come di "un’anima di diamante" (Panegirici, 1,8), e continua dicendo: "Allo stesso modo che il fuoco appiccandosi a materiali diversi si rafforza ancor di più..., così la parola di Paolo guadagnava alla propria causa tutti coloro con cui entrava in relazione, e coloro che gli facevano guerra, catturati dai suoi discorsi, diventavano un alimento per questo fuoco spirituale" (ibid., 7,11). Questo spiega perché Paolo definisca gli apostoli come "collaboratori di Dio" (1 Cor 3,9; 2 Cor 6,1), la cui grazia agisce con loro. Un elemento tipico del vero apostolo, messo bene in luce da san Paolo, è una sorta di identificazione tra Vangelo ed evangelizzatore, entrambi destinati alla medesima sorte. Nessuno come Paolo, infatti, ha evidenziato come l'annuncio della croce di Cristo appaia "scandalo e stoltezza" (1 Cor 1,23), a cui molti reagiscono con l'incomprensione ed il rifiuto. Ciò avveniva a quel tempo, e non deve stupire che altrettanto avvenga anche oggi. A questa sorte, di apparire "scandalo e stoltezza", partecipa quindi l’apostolo e Paolo lo sa: è questa l’esperienza della sua vita. Ai Corinzi scrive, non senza una venatura di ironia: "Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti fino a oggi" (1 Cor 4,9-13). E’ un autoritratto della vita apostolica di san Paolo: in tutte queste sofferenze prevale la gioia di essere portatore della benedizione di Dio e della grazia del Vangelo.

Paolo, peraltro, condivide con la filosofia stoica del suo tempo l'idea di una tenace costanza in tutte le difficoltà che gli si presentano; ma egli supera la prospettiva meramente umanistica, richiamando la componente dell'amore di Dio e di Cristo: "Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore" (Rm 8,35-39). Questa è la certezza, la gioia profonda che guida l’apostolo Paolo in tutte queste vicende: niente può separarci dall’amore di Dio. E questo amore è la vera ricchezza della vita umana.

Come si vede, san Paolo si era donato al Vangelo con tutta la sua esistenza; potremmo dire ventiquattr’ore su ventiquattro! E compiva il suo ministero con fedeltà e con gioia, "per salvare ad ogni costo qualcuno" (1 Cor 9,22). E nei confronti delle Chiese, pur sapendo di avere con esse un rapporto di paternità (cfr 1 Cor 4,15), se non addirittura di maternità (cfr Gal 4,19), si poneva in atteggiamento di completo servizio, dichiarando ammirevolmente: "Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia" (2 Cor 1,24). Questa rimane la missione di tutti gli apostoli di Cristo in tutti i tempi: essere collaboratori della vera gioia.

[01393-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

Dans ses Lettres, saint Paul se qualifie souvent d’apôtre, et par la suite la tradition chrétienne l’a reconnu comme l’Apôtre par excellence. Selon la conception de Paul, trois caractéristiques principales distinguent l’Apôtre. La première est d’avoir « vu le Seigneur », d’avoir eu avec lui une rencontre déterminante pour sa propre vie. « Voir le Seigneur » signifie comprendre que tout part de lui. Une seconde caractéristique est « d’avoir été envoyé ». L’Apôtre doit agir comme représentant de celui qui l’envoie. C’est pour cela que Paul se définit comme « apôtre de Jésus Christ », c’est à dire son délégué, mis totalement à son service. Il souligne ainsi le fait qu’il a reçu de Dieu une mission à réaliser en son nom, mettant absolument au second plan tout intérêt personnel. La troisième qualité de l’apôtre est l’exercice de « l’annonce de l’Évangile », avec en conséquence la fondation d’Églises. Être « Apôtre », ce n’est pas un titre honorifique. Cela engage concrètement et aussi dramatiquement toute l’existence. C’est la force des faits qui révèle l’identité de l’apôtre.

Enfin, un élément typique de l’apôtre est une sorte d’identification entre l’Évangile et l’évangélisateur, qui sont tous deux destinés au même sort. Paul lui-même a une vive conscience de ne faire qu’un avec le message qu’il annonce. Totalement consacré à l’annonce de l’Évangile, il accomplit son ministère avec fidélité et avec joie.

Je souhaite la bienvenue aux pèlerins de langue française présents ce matin. Que l’exemple de saint Paul vous aide à vous laisser transformer par la grâce de Dieu afin de devenir d’authentiques disciples du Christ, ardents à annoncer son Évangile. Avec ma Bénédiction apostolique.

[01394-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In today’s catechesis we turn to Saint Paul’s view of what it means to be an apostle of Jesus Christ. Though he did not belong to the group of the Twelve, called by Jesus during his ministry, Paul nevertheless claims the title for himself because he was chosen and transformed by the grace of God, and shared the three principal characteristics of the true apostle. The first is to have seen the Lord (1 Cor 9:1) and to have been called by him. One becomes an apostle by divine vocation, not by personal choice. The second characteristic also underlines the divine initiative: an apostle is someone who is sent and therefore acts and speaks as a delegate of Christ, placed totally at his service. The third characteristic is dedication to the work of proclaiming the Gospel and founding Christian communities. Saint Paul can point to his many trials and sufferings that speak clearly of his courageous dedication to the mission (cf. 2 Cor 11:23-28). In this context he sees an identification between the life of the apostle and the Gospel that he preaches; the apostle himself is despised when the Gospel is rejected. Saint Paul was steadfast in his many difficulties and persecutions, sustained above all by the unfailing love of Christ (cf. Rom 8:35-39). May the example of his apostolic zeal inspire and encourage us today!

I am happy to greet all the English-speaking visitors and pilgrims present at today’s audience, including the All Party Parliamentary Group from the United Kingdom, and the participants in the seminar on Social Communications at the Santa Croce Pontifical University. I also greet the groups from England, Ireland, Denmark, Sweden, South Africa, Zambia, India and the United States of America. May your pilgrimage renew your love for the Lord and his Church, and may God bless you all!

[01395-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Seit einigen Wochen spreche ich in den Katechesen der Generalaudienz über den heiligen Paulus, den wir als Apostel verehren. Wir wissen aber, daß Paulus nicht zum Kreis der Zwölf gehört, von deren Berufung das Evangelium berichtet und die nach der Auferstehung und Himmelfahrt Jesu im Abendmahlssaal den Heiligen Geist empfangen haben. Wie kann sich Paulus dennoch voll Überzeugung als Apostel bezeichnen, auch wenn er anmerkt, daß er als ehemaliger Verfolger der Kirche Gottes der geringste von den Aposteln ist? Was macht für Paulus einen Apostel aus? – Aus seinen Briefen können wir drei Hauptmerkmale eines Apostels herauslesen: Erstens, daß er Jesus, den Herrn, gesehen hat (vgl. 1 Kor 9,1) und durch ihn zum Apostel berufen wurde. Zweitens, daß er von Christus als Botschafter seiner Person und seines Evangeliums ausgesandt wurde, wie es schon das Wort apóstolos (Gesandter) ausdrückt. Und schließlich ist ein Apostel jemand, der das Evangelium verkündet und dadurch die Kirche an verschiedenen Orten begründet. An Paulus sehen wir besonders deutlich, daß „Apostel" kein leerer Ehrentitel ist, sondern die Sendung beinhaltet, „Mitarbeiter Gottes" zu sein und sich inmitten vieler Schwierigkeiten, Angriffe und Verfolgungen unermüdlich für das Heil der Menschen einzusetzen.

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher aus dem deutschen Sprachraum. Besonders begrüße ich die Priester und kirchlichen Mitarbeiter aus dem Erzbistum München und Freising und Kardinal Wetter. Herzlich willkommen!

Die Kirche braucht auch heute leidenschaftliche Verkünder der Frohbotschaft Christi, die sich voll Einsatz und ohne Vorbehalt von Gott in den Dienst nehmen lassen. So soll das Beispiel des hl. Paulus uns anspornen, wirksame Werkzeuge der Gnade Gottes zu sein. Der Herr segne euch alle.

[01396-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La tradición ha denominado a San Pablo como "el Apóstol" por excelencia. También él en sus cartas se dio a sí mismo este título. Ahora bien, Pablo distinguió entre los apóstoles que le precedieron y su propio caso. Su concepto de apostolado, por tanto, no quedó restringido al grupo de los Doce Apóstoles. ¿Qué es lo que, según san Pablo, permitió a otros y a él llamarse apóstoles? Ante todo, haber visto al Señor. Se debió dar un encuentro determinante con Jesucristo, lo cual quiere decir que el apostolado es un don, no una presunción. En segundo lugar, el apóstol es un enviado, el portador de un mensaje. Por este motivo, san Pablo se define como "apóstol de Jesucristo". El tercer requisito es anunciar el Evangelio, con la consiguiente fundación de Iglesias. El apostolado no es un privilegio, sino un encargo que compromete la entera existencia del que lo desempeña. Hay una especie de identificación entre el Evangelio y el evangelizador. Ambos corren la misma suerte. Es la fuerza de los hechos lo que revela la identidad del apóstol. Esto se verificó magníficamente en San Pablo, que dedicó a su misión apostólica toda su energía, cumpliendo su ministerio con fidelidad y alegría. Buscó en todo momento, como afirma en su primera carta a los Corintios, hacerse "todo a todos para salvar a toda costa a algunos" (9,22). Que este formidable ejemplo nos sirva siempre de provecho y estímulo.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular, a los "Pueri cantores" de la Escolanía de la Catedral de Burgos, a los Amigos del Hogar de Minusválidos, de La Guardia, a los fieles de la Parroquia de Santa María de Mataró y a los miembros del Colegio San Francisco de Asís, de Santiago de Chile. Que Dios os bendiga.

[01397-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua slovena

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese  

Caros amigos,

Saúdo cordialmente a quantos me escutam de língua portuguesa, em particular os portugueses da Paróquia de Matosinhos, e os brasileiros do Rio Grande do Sul e de Mauá em São Paulo.

Sede bem-vindos! E que leveis desta visita a Roma a certeza que é apelo: Jesus Cristo morreu por nós, para a nossa salvação! Que vos iluminem os testemunhos de São Pedro e São Paulo e vos assista a graça de Deus, que imploro para vós e vossas famílias, com a Bênção Apostólica.

[01398-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Witam serdecznie obecnych tu Polaków. Bracia i Siostry! Waszej modlitwie polecam, bliską już, moją pielgrzymkę do Francji. Niech świętowanie rocznicy objawień Matki Bożej w Lourdes przypomni raz jeszcze Europie i światu Jej wezwanie do modlitwy, pokuty i nawrócenia. Niech to będzie przedmiotem także waszej refleksji. Z serca błogosławię wam i waszym bliskim.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi qui presenti. Fratelli e Sorelle, affido alle vostre preghiere il mio ormai vicino pellegrinaggio in Francia. Che la celebrazione dell’anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes ricordi una volta ancora all’Europa e al mondo intero il Suo appello alla preghiera, alla penitenza e alla conversione. Sia questo, anche per voi, oggetto di meditazione. Di cuore, benedico tutti voi e i vostri cari.]

[01399-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám poutníky z farnosti Neposkvrněného Početí Panny Marie v Praze - Strašnicích!

Moji drazí, přeji vám, aby neustálé usilování o opravdové duchovní hodnoty vždy oživovalo vaši farnost a každého člena vašich rodin.

K tomu uděluji apoštolské požehnání vám i vašim nejdražším! Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Parrocchia dell'Immacolata Concezione, di Praga-Strašnice.

Carissimi, vi auguro che un continuo adoperarsi in favore degli autentici valori spirituali rimanga sempre al centro della vostra vita parrocchiale e di quella di ogni membro delle vostre famiglie.

Con questi voti imparto l’Apostolica Benedizione a voi e ai vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01400-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam vernike iz Slovenije, še posebej profesorje in dijake Škofijske gimnazije "Anton Martin Slomšek" iz Maribora. To romanje v Večno mesto, u katerem sta sveta Peter in Pavel za Kristusa darovala življenje, naj okrepi vašo vero ter vašo apostolsko gorečnost. Naj bo z vami moj blagoslov!

[Saluto cordialmente i fedeli dalla Slovenia, in particolare i professori e gli alunni del Liceo diocesano »Anton Martin Slomšek« di Maribor. Il vostro pellegrinaggio nella Città Eterna, dove i SS. Pietro e Paolo offrirono per il Signore la loro vita, consolidi la vostra fede ed il vostro zelo apostolico. Vi accompagni la mia Benedizione!]

[01401-AA.01] [Testo originale: Sloveno]

Saluto in lingua croata

S radošću pozdravljam hrvatske hodočasnike, a osobito skupinu vjernika iz Splita. Poput Svetoga Pavla, neumornog navjestitelja evanđelja koji nije dopustio da ga išta udalji od Gospodina, budimo i mi vjerni apostoli Kristovi i suradnici Božji. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto con gioia i pellegrini croati, specialmente il gruppo dei fedeli di Spalato. Come San Paolo, l’instancabile annunciatore del Vangelo che a niente ha permesso di allontanarlo dal Signore, siamo anche noi fedeli apostoli di Cristo e collaboratori di Dio. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01402-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Seminario sulle comunicazioni sociali, promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce, i fedeli della parrocchia San Giovanni Bosco, in Marconia e i sacerdoti provenienti dalla Puglia, che ricordano il 45° anniversario di Ordinazione presbiterale. A tutti auguro di cuore che quest'incontro e la visita alle tombe degli Apostoli suscitino una sempre più generosa testimonianza evangelica nell'odierna società.

Mi rivolgo infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. L’altro ieri abbiamo celebrato la festa liturgica della Natività della Beata Vergine Maria e tra qualche giorno celebreremo la memoria del Nome di Maria. Il Concilio Vaticano II dice che la Madonna ci precede nel cammino della fede perché "ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).

Per voi giovani chiedo alla Vergine Santa il dono di una fede sempre più matura; per voi malati, una fede sempre più forte e per voi sposi novelli una fede sempre più profonda.

[01403-01.01] [Testo originale: Italiano]

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AI  FRANCESI IN VISTA DEL PROSSIMO VIAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA

Chers Frères et Sœurs,

Vendredi prochain j’entreprendrai mon premier voyage pastoral en France en tant que Successeur de Pierre. A la veille de mon arrivée, je tiens à adresser mon cordial salut au peuple français et à tous les habitants de cette Nation bien-aimée. Je viens chez vous en messager de paix et de fraternité. Votre pays ne m’est pas inconnu. A plusieurs reprises j’ai eu la joie de m’y rendre et d’apprécier sa généreuse tradition d’accueil et de tolérance, ainsi que la solidité de sa foi chrétienne comme sa haute culture humaine et spirituelle. Cette fois, l’occasion de ma venue est la célébration du cent cinquantième anniversaire des apparitions de la Vierge Marie à Lourdes. Après avoir visité Paris, la capitale de votre pays, ce sera une grande joie pour moi de m’unir à la foule des pèlerins qui viennent suivre les étapes du chemin du Jubilé, à la suite de sainte Bernadette, jusqu’à la grotte de Massabielle. Ma prière se fera intense aux pieds de Notre Dame aux intentions de toute l’Église, particulièrement pour les malades, les personnes les plus délaissées, mais aussi pour la paix dans le monde. Que Marie soit pour vous tous, et particulièrement pour les jeunes, la Mère toujours disponible aux besoins de ses enfants, une lumière d’espérance qui éclaire et guide vos chemins ! Chers amis de France, je vous invite à vous unir à ma prière pour que ce voyage porte des fruits abondants. Dans l’heureuse attente d’être prochainement parmi vous, j’invoque sur chacun, sur vos familles et sur vos communautés, la protection maternelle de la Vierge Marie, Notre Dame de Lourdes. Que Dieu vous bénisse !

[01404-03.01] [Texte original: Français]

[B0557-XX.01]