Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


L’UDIENZA GENERALE, 16.01.2008


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

APPELLO DEL SANTO PADRE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Santo Padre Benedetto XVI si è soffermato ancora sulla figura di Sant’Agostino.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che ha inizio venerdì 18 gennaio, il Papa ha invitato i fedeli a pregare per il dono dell’unità.
L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle!

Oggi, come mercoledì scorso, vorrei parlare del grande Vescovo di Ippona, sant’Agostino. Quattro anni prima di morire, egli volle nominare il successore. Per questo, il 26 settembre 426, radunò il popolo nella Basilica della Pace, ad Ippona, per presentare ai fedeli colui che aveva designato per tale compito. Disse: "In questa vita siamo tutti mortali, ma l’ultimo giorno di questa vita è per ogni individuo sempre incerto. Tuttavia nell’infanzia si spera di giungere all’adolescenza; nell’adolescenza alla giovinezza; nella giovinezza all’età adulta; nell’età adulta all’età matura; nell’età matura alla vecchiaia. Non si è sicuri di giungervi, ma si spera. La vecchiaia, al contrario, non ha davanti a sé alcun altro periodo da poter sperare; la sua stessa durata è incerta… Io per volontà di Dio giunsi in questa città nel vigore della mia vita; ma ora la mia giovinezza è passata e io sono ormai vecchio" (Ep 213,1). A questo punto Agostino fece il nome del successore designato, il prete Eraclio. L’assemblea scoppiò in un applauso di approvazione ripetendo per ventitré volte: "Sia ringraziato Dio! Sia lodato Cristo!". Con altre acclamazioni i fedeli approvarono, inoltre, quanto Agostino disse poi circa i propositi per il suo futuro: voleva dedicare gli anni che gli restavano a un più intenso studio delle Sacre Scritture (cfr Ep 213, 6).

Di fatto, quelli che seguirono furono quattro anni di straordinaria attività intellettuale: portò a termine opere importanti, ne intraprese altre non meno impegnative, intrattenne pubblici dibattiti con gli eretici – cercava sempre il dialogo – intervenne per promuovere la pace nelle province africane insidiate dalle tribù barbare del sud. In questo senso scrisse al conte Dario, venuto in Africa per comporre il dissidio tra il conte Bonifacio e la corte imperiale, di cui stavano profittando le tribù dei Mauri per le loro scorrerie: "Titolo più grande di gloria – affermava nella lettera - è proprio quello di uccidere la guerra con la parola, anziché uccidere gli uomini con la spada, e procurare o mantenere la pace con la pace e non già con la guerra. Certo, anche quelli che combattono, se sono buoni, cercano senza dubbio la pace, ma a costo di spargere il sangue. Tu, al contrario, sei stato inviato proprio per impedire che si cerchi di spargere il sangue di alcuno" (Ep 229, 2). Purtroppo, la speranza di una pacificazione dei territori africani andò delusa: nel maggio del 429 i Vandali, invitati in Africa per ripicca dallo stesso Bonifacio, passarono lo stretto di Gibilterra e si riversarono nella Mauritania. L’invasione raggiunse rapidamente le altre ricche province africane. Nel maggio o nel giugno del 430 "i distruttori dell’impero romano", come Possidio qualifica quei barbari (Vita, 30,1), erano attorno ad Ippona, che strinsero d’assedio.

In città aveva cercato rifugio anche Bonifacio, il quale, riconciliatosi troppo tardi con la corte, tentava ora invano di sbarrare il passo agli invasori. Il biografo Possidio descrive il dolore di Agostino: "Le lacrime erano, più del consueto, il suo pane notte e giorno e, giunto ormai all’estremo della sua vita, più degli altri trascinava nell’amarezza e nel lutto la sua vecchiaia" (Vita, 28,6). E spiega: "Vedeva infatti, quell’uomo di Dio, gli eccidi e le distruzioni delle città; abbattute le case nelle campagne e gli abitanti uccisi dai nemici o messi in fuga e sbandati; le chiese private dei sacerdoti e dei ministri, le vergini sacre e i religiosi dispersi da ogni parte; tra essi, altri venuti meno sotto le torture, altri uccisi di spada, altri fatti prigionieri, perduta l’integrità dell’anima e del corpo e anche la fede, ridotti in dolorosa e lunga schiavitù dai nemici" (ibid., 28,8).

Anche se vecchio e stanco, Agostino restò tuttavia sulla breccia, confortando se stesso e gli altri con la preghiera e con la meditazione sui misteriosi disegni della Provvidenza. Parlava, al riguardo, della "vecchiaia del mondo" – e davvero era vecchio questo mondo romano –, parlava di questa vecchiaia come già aveva fatto anni prima per consolare i profughi provenienti dall’Italia, quando nel 410 i Goti di Alarico avevano invaso la città di Roma. Nella vecchiaia, diceva, i malanni abbondano: tosse, catarro, cisposità, ansietà, sfinimento. Ma se il mondo invecchia, Cristo è perpetuamente giovane. E allora l’invito: "Non rifiutare di ringiovanire unito a Cristo, anche nel mondo vecchio. Egli ti dice: Non temere, la tua gioventù si rinnoverà come quella dell’aquila" (cfr Serm. 81,8). Il cristiano quindi non deve abbattersi anche in situazioni difficili, ma adoperarsi per aiutare chi è nel bisogno. È quanto il grande Dottore suggerisce rispondendo al Vescovo di Tiabe, Onorato, che gli aveva chiesto se, sotto l’incalzare delle invasioni barbariche, un Vescovo o un prete o un qualsiasi uomo di Chiesa potesse fuggire per salvare la vita: "Quando il pericolo è comune per tutti, cioè per vescovi, chierici e laici, quelli che hanno bisogno degli altri non siano abbandonati da quelli di cui hanno bisogno. In questo caso si trasferiscano pure tutti in luoghi sicuri; ma se alcuni hanno bisogno di rimanere, non siano abbandonati da quelli che hanno il dovere di assisterli col sacro ministero, di modo che o si salvino insieme o insieme sopportino le calamità che il Padre di famiglia vorrà che soffrano" (Ep 228, 2). E concludeva: "Questa è la prova suprema della carità" (ibid., 3). Come non riconoscere, in queste parole, l’eroico messaggio che tanti sacerdoti, nel corso dei secoli, hanno accolto e fatto proprio?

Intanto la città di Ippona resisteva. La casa-monastero di Agostino aveva aperto le sue porte ad accogliere i colleghi nell’episcopato che chiedevano ospitalità. Tra questi vi era anche Possidio, già suo discepolo, il quale poté così lasciarci la testimonianza diretta di quegli ultimi, drammatici giorni. "Nel terzo mese di quell’assedio – egli racconta – si pose a letto con la febbre: era l’ultima sua malattia" (Vita, 29,3). Il santo Vegliardo profittò di quel tempo finalmente libero per dedicarsi con più intensità alla preghiera. Era solito affermare che nessuno, Vescovo, religioso o laico, per quanto irreprensibile possa sembrare la sua condotta, può affrontare la morte senza un’adeguata penitenza. Per questo egli continuamente ripeteva tra le lacrime i salmi penitenziali, che tante volte aveva recitato col popolo (cfr ibid., 31,2).

Più il male si aggravava, più il Vescovo morente sentiva il bisogno di solitudine e di preghiera: "Per non essere disturbato da nessuno nel suo raccoglimento, circa dieci giorni prima d’uscire dal corpo pregò noi presenti di non lasciar entrare nessuno nella sua camera fuori delle ore in cui i medici venivano a visitarlo o quando gli si portavano i pasti. Il suo volere fu adempiuto esattamente e in tutto quel tempo egli attendeva all’orazione" (ibid.,31,3). Cessò di vivere il 28 agosto del 430: il suo grande cuore finalmente si era placato in Dio.

"Per la deposizione del suo corpo – informa Possidio – fu offerto a Dio il sacrificio, al quale noi assistemmo, e poi fu sepolto" (Vita, 31,5). Il suo corpo, in data incerta, fu trasferito in Sardegna e da qui, verso il 725, a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’oro, dove anche oggi riposa. Il suo primo biografo ha su di lui questo giudizio conclusivo: "Lasciò alla Chiesa un clero molto numeroso, come pure monasteri d’uomini e di donne pieni di persone votate alla continenza sotto l’obbedienza dei loro superiori, insieme con le biblioteche contenenti libri e discorsi suoi e di altri santi, da cui si conosce quale sia stato per grazia di Dio il suo merito e la sua grandezza nella Chiesa, e nei quali i fedeli sempre lo ritrovano vivo" (Possidio, Vita, 31, 8). È un giudizio a cui possiamo associarci: nei suoi scritti anche noi lo "ritroviamo vivo". Quando leggo gli scritti di sant’Agostino non ho l’impressione che sia un uomo morto più o meno milleseicento anni fa, ma lo sento come un uomo di oggi: un amico, un contemporaneo che parla a me, parla a noi con la sua fede fresca e attuale. In sant’Agostino che parla a noi, parla a me nei suoi scritti, vediamo l’attualità permanente della sua fede; della fede che viene da Cristo, Verbo Eterno Incarnato, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. E possiamo vedere che questa fede non è di ieri, anche se predicata ieri; è sempre di oggi, perché realmente Cristo è ieri oggi e per sempre. Egli è la Via, la Verità e la Vita. Così sant’Agostino ci incoraggia ad affidarci a questo Cristo sempre vivo e a trovare così la strada della vita.

[00057-01.01] [Testo originale: Italiano]

 

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Nous poursuivons aujourd’hui notre catéchèse sur le grand évêque d’Hippone saint Augustin. Quatre ans avant sa mort, il voulut nommer son successeur. Le 26 septembre 426, il rassembla le peuple dans la Basilique de la Paix, à Hippone, pour présenter aux fidèles celui qu’il avait choisi pour remplir cette tâche : le prêtre Éraclius. L’assemblée applaudit et approuve en répétant vingt-trois fois « Dieu soit remercié ! loué soit le Christ ! » Augustin déclare alors vouloir consacrer le reste de sa vie à l’étude de l’Écriture Sainte.

De fait, il eut ensuite une activité intellectuelle extraordinaire ; il termina d’importants travaux, entretint un débat public contre les hérétiques et intervint pour promouvoir la paix dans les provinces africaines contre les tribus barbares du sud. Malheureusement, l’espérance d’une pacification de ce territoire d’Afrique s’évanouit : en mai 429, les Vandales envahissent l’Afrique et assiégèrent Hippone. Vieux et fatigué, Augustin reste sur la brèche pour réconforter le peuple, méditant les desseins mystérieux de la Providence. Il parle de « la vieillesse du monde », soulignant cependant que le Christ est perpétuellement jeune. Le chrétien ne doit donc pas être abattu, mais se dépenser pour aider ses frères dans le besoin.

Possidius, son disciple, livre son témoignage sur les derniers jours du saint Vieillard. Ce dernier profite du temps enfin libre pour se consacrer plus intensément à la prière, dans la solitude, comme le moine qu’il aspirait être. Il meurt le 28 août 430, remettant sa vie entre les mains de Dieu. Aujourd’hui encore, la vie et l’œuvre de saint Augustin sont un réconfort et une lumière pour notre route.

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins francophones, particulièrement le groupe de la paroisse du Pradet. Que l’exemple de saint Augustin vous aide à tenir bon dans les épreuves et à rester fermes dans la foi tout au long de votre vie. Avec ma Bénédiction apostolique.

[00058-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis this week is again centred on the life and writings of the great Doctor of the Church, Saint Augustine. Some four years before he died, Augustine designated his successor in the See of Hippo, desiring to devote the rest of his life to the study of the Scriptures. Nevertheless, those proved to be years of extraordinary activity, as the aged Bishop sought to reconcile divided Christians and to bring peace to the troubled African provinces of the Empire. During the Vandal invasion of Africa, Augustine found solace in reflection on the mystery of God’s providence. The world, he said, is growing old and failing, yet Christ remains eternally young and brings renewed youth to those who put their faith in him. Amid the calamities of the time, he encouraged the clergy not to abandon their flock, but to offer the supreme witness of Christian charity. Augustine died in 431, during the siege of Hippo, having devoted his last days to penance and prayer. At last his great heart found its rest in God. Today, as in past centuries, may Augustine’s example and the rich treasury of his writings be a source of instruction, inspiration and strength as the Church makes her pilgrim way to the fullness of God’s Kingdom.

I welcome all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including the students from Australia, Ireland, and the United States of America. May your time in Rome be one of uplifting spiritual renewal. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings of joy and peace.

[00059-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Letzte Woche haben wir begonnen, über den heiligen Augustinus zu sprechen. Heute möchte ich kurz seine letzten Lebensjahre behandeln. Im Jahr 426, vier Jahre vor seinem Tode, bestimmte er in einer Versammlung der Gläubigen seinen Nachfolger, den Priester Eraclius. Er selbst wollte sich in den ihm verbleibenden Jahren vermehrt dem Studium der Heiligen Schrift widmen. So folgten in der Tat vier Jahre einer außergewöhnlichen intellektuellen Tätigkeit, die die Vollendung wie Inangriffnahme bedeutender Werke sah, ebenso öffentliche Diskussionen mit Häretikern und Bemühungen um die Förderung des Friedens in den afrikanischen Provinzen. Die Hoffnung auf Frieden wurde jedoch enttäuscht, als die Vandalen von der Straße von Gibraltar her Nordafrika zu erobern begannen und schließlich im Jahr 430 die Stadt Hippo belagerten. Trotz seines Alters war Augustinus an vorderster Front tätig und bestärkte die leidgeplagte Bevölkerung im Vertrauen auf den geheimnisvollen Plan der göttlichen Vorsehung. Er erinnerte daran, daß der Christ angesichts des Unheils nicht verzagen darf, sondern sich bemühen muß, der Not Abhilfe zu leisten. Hippo war Zufluchtsort vieler schutzsuchender Menschen, und Augustinus hatte die Bischöfe, die vor den Barbaren fliehen mußten, in sein Haus aufgenommen. Unter ihnen war auch Possidius, sein späterer Biograph, der uns ein direktes Zeugnis dieser letzten dramatischen Tage hinterlassen hat. Im dritten Monat der Belagerung Hippos erkrankte Augustinus schwer. Im Bewußtsein, daß niemand „ohne eine angemessene und zutreffende Buße aus dem Leben scheiden kann", verbrachte er seine letzten Lebenstage in intensivem Gebet und ließ sich dazu die Bußpsalmen Davids an die Wand vor seinem Bett heften. Am 28. August 430 schließlich fand das Herz dieses großen Bischofs und Kirchenlehrers seine Ruhe in Gott.

Gerne grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Sein Einsatz bis zum Lebensende und sein Sterben führen uns nochmals die Größe des heiligen Augustinus vor Augen. Sein Beispiel und seine Lehre, stets lebendig in seinen Schriften, sind Licht und Stärkung auch für uns heute. Wie er wollen wir im Vertrauen auf Gottes helfende Gnade unseren Weg gehen. Der Herr segne und geleite euch alle.

[00060-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Siguiendo hablando de San Agustín, me refiero hoy a sus últimos años de vida, cuando designó a su sucesor, Heraclio, como Obispo de Hipona, para consagrar su tiempo al estudio de la Sagrada Escritura. Fueron años de una extraordinaria actividad intelectual, pero en los que realizó también grandes esfuerzos de pacificación ante el acoso de la tribus del sur a las provincias africanas. Como él decía, «la gloria más grande es de vencer a la guerra con la palabra, más que matar a los hombres con la espada». Después, el asedio de Hipona por los Vándalos en el cuatrocientos veintinueve aumentó más aún la pena de Agustín. En su vejez, veía derrumbarse el mundo de la cristiandad en su tierra. No obstante, permaneció firme, confortando a los demás con la meditación de los misteriosos designios de la Providencia. Si el mundo envejece, Cristo es siempre joven, afirmaba. Su casa-monasterio se abrió a los hermanos en el episcopado que le pedían hospitalidad. Ya cercano a la muerte, sólo se ocupaba de orar con los salmos penitenciales, porque, confesaba, nadie puede afrontar la muerte sin una adecuada penitencia. Murió el 28 de agosto del cuatrocientos treinta. Su cuerpo fue trasladado a Cerdeña y, hacia el setecientos veinticinco, a Pavía, donde reposa hoy. Pero nosotros lo reencontramos aún vivo en sus escritos.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española venidos de España, Uruguay y otros países latinoamericanos. Que la vida y escritos de San Agustín sean para todos nosotros luz y aliento en nuestro camino.

Muchas gracias.

[00061-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ucraina

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Jutro przypada wspomnienie świętego Antoniego, opata. Mimo młodego wieku, dojrzały w wierze, rozdał swoje dobra ubogim. Całe życie poświęcił ascezie i pokucie. Nazywano go przyjacielem Boga. Jego wiarę podziwiał święty Augustyn. Za jego wzorem nieśmy pomoc ubogim i potrzebującym. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Domani ricorre la memoria di sant’Antonio, abate. Pur essendo ancor giovane, ma maturo nella fede, ha distribuito tutti i propri beni ai poveri. L’intera sua vita ha dedicato all’ascesi e alla penitenza. Lo chiamavano amico di Dio. Sant’Agostino ammirava la sua fede. Mossi dal suo esempio, portiamo l’aiuto ai poveri e ai bisognosi! Sia lodato Gesù Cristo!]

[00063-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ucraina

Сердечно вітаю паломників Мукачівської греко-католицької єпархії з їх єпископом Преосвященним владикою Міланом Шашіком. Будьте завжди вірні єдності Святої Церкви Божої, за яку Блаженний Теодор Ромжі поклав життя.
Слава Ісусу Христу!

[Saluto cordialmente i pellegrini dell’Eparchia greco-cattolica di Mukacheve, provenienti dall’Ucraina insieme al loro Vescovo Monsignor Milan Šašik. Restate sempr euniti alla Santa Chiesa di Dio per la quale il beato Teodoro Romža ha donato la propria vita.

Sia lodato Gesù Cristo!]

[00064-AA.01] [Testo originale: Ucraino]

Saluto in lingua italiana

Mi rivolgo ora con affetto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto voi, rappresentanti dell’Associazione Italiana Allevatori, realtà importante per l’economia del Paese, e vi esorto ad operare sempre più nel rispetto dell’ambiente e in favore della sicurezza alimentare dei cittadini. La festa liturgica del vostro patrono sant’Antonio Abate, che celebreremo domani, susciti in voi il desiderio di aderire con crescente generosità a Cristo e testimoniare con gioia il suo Vangelo. Saluto poi gli esponenti della Biblioteca Roncioniana, di Prato e le Piccole Sorelle dei Poveri. Vi ringrazio tutti per la vostra presenza ed invoco su ciascuno la continua assistenza divina.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. L’esempio di Sant'Antonio Abate, insigne padre del monachesimo che molto lavorò per la Chiesa, sostenendo i martiri nella persecuzione, incoraggi voi, cari giovani, a ricercare costantemente e a seguire fedelmente Cristo; conforti voi, cari malati, nel sopportare con pazienza le vostre sofferenze e ad offrirle affinché il Regno di Dio si diffonda in tutto il mondo; ed aiuti voi, cari sposi novelli, ad essere testimoni dell'amore di Cristo nella vostra vita familiare.

[00065-01.01] [Testo originale: Italiano]

APPELLO DEL SANTO PADRE

Dopodomani, venerdì 18 gennaio, inizia la consueta Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che quest’anno riveste un valore singolare poichè sono trascorsi cento anni dal suo avvio. Il tema è l’invito di San Paolo ai Tessalonicesi: "Pregate continuamente" (1 Tes 5,17); invito che ben volentieri faccio mio e rivolgo a tutta la Chiesa. Sì, è necessario pregare senza sosta chiedendo con insistenza a Dio il grande dono dell’unità tra tutti i discepoli del Signore. La forza inesauribile dello Spirito Santo ci stimoli ad un impegno sincero di ricerca dell’unità, perché possiamo professare tutti insieme che Gesù è l’unico Salvatore del mondo.

[00066-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0027-XX.01]