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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2008, 28.11.2007


I giovani migranti: questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 94a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato cha sarà celebrata domenica 13 gennaio 2008.
Di seguito pubblichiamo il testo del Messaggio del Santo Padre per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato:

TESTO IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

il tema della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato invita quest'anno a riflettere in particolare sui giovani migranti. In effetti, le cronache quotidiane parlano spesso di loro. Il vasto processo di globalizzazione in atto nel mondo porta con sé un'esigenza di mobilità, che spinge anche numerosi giovani ad emigrare e a vivere lontano dalle loro famiglie e dai loro Paesi. La conseguenza è che dai Paesi d'origine se ne va spesso la gioventù dotata delle migliori risorse intellettuali, mentre nei Paesi che ricevono i migranti vigono normative che rendono difficile il loro effettivo inserimento. Di fatto, il fenomeno dell'emigrazione diviene sempre più esteso ed abbraccia un crescente numero di persone di ogni condizione sociale. Giustamente pertanto le pubbliche istituzioni, le organizzazioni umanitarie ed anche la Chiesa cattolica dedicano molte delle loro risorse per venire incontro a queste persone in difficoltà.

Per i giovani migranti risulta particolarmente sentita la problematica costituita dalla cosiddetta "difficoltà della duplice appartenenza": da un lato, essi sentono vivamente il bisogno di non perdere la cultura d'origine, mentre, dall'altro, emerge in loro il comprensibile desiderio di inserirsi organicamente nella società che li accoglie, senza che tuttavia questo comporti una completa assimilazione e la conseguente perdita delle tradizioni avite. Tra i giovani ci sono poi le ragazze, più facilmente vittime di sfruttamento, di ricatti morali e persino di abusi di ogni genere. Che dire poi degli adolescenti, dei minori non accompagnati, che costituiscono una categoria a rischio tra coloro che chiedono asilo? Questi ragazzi e ragazze finiscono spesso in strada abbandonati a se stessi e preda di sfruttatori senza scrupoli che, più di qualche volta, li trasformano in oggetto di violenza fisica, morale e sessuale.

Guardando poi più d'appresso al settore dei migranti forzati, dei rifugiati, dei profughi e delle vittime del traffico di esseri umani, ci si incontra purtroppo anche con molti bambini e adolescenti. A questo proposito, è impossibile tacere di fronte alle immagini sconvolgenti dei grandi campi di profughi o di rifugiati, presenti in diverse parti del mondo. Come non pensare che quei piccoli esseri sono venuti al mondo con le stesse legittime attese di felicità degli altri? E, al tempo stesso, come non ricordare che la fanciullezza e l'adolescenza sono fasi di fondamentale importanza per lo sviluppo dell'uomo e della donna, e richiedono stabilità, serenità e sicurezza? Questi bambini e adolescenti hanno avuto come unica esperienza di vita i «campi" di permanenza obbligatori, dove si trovano segregati, lontani dai centri abitati e senza possibilità di frequentare normalmente la scuola. Come possono guardare con fiducia al loro futuro? Se è vero che molto si sta facendo per loro, occorre tuttavia impegnarsi ancor più nell'aiutarli mediante la creazione di idonee strutture di accoglienza e di formazione.

Proprio in questa prospettiva si pone la domanda: come rispondere alle attese dei giovani migranti? Che fare per venire loro incontro? Occorre certo puntare in primo luogo sul supporto della famiglia e della scuola. Ma quanto complesse sono le situazioni e quanto numerose sono le difficoltà che incontrano questi giovani nei loro contesti familiari e scolastici! All'interno delle famiglie sono venuti meno i tradizionali ruoli che esistevano nei Paesi di origine e si assiste spesso ad uno scontro tra genitori rimasti ancorati alla loro cultura e figli velocemente acculturati nei nuovi contesti sociali. Né va sottovalutata la fatica che i giovani incontrano per inserirsi nei percorsi educativi vigenti nei Paesi in cui vengono accolti. Lo stesso sistema scolastico pertanto dovrebbe tener conto di queste loro condizioni e prevedere per i ragazzi immigrati specifici itinerari formativi d'integrazione adatti alle loro esigenze. Importante sarà anche l'impegno di creare nelle aule un clima di reciproco rispetto e dialogo tra tutti gli allievi, sulla base di quei principi e valori universali che sono comuni a tutte le culture. L'impegno di tutti docenti, famiglie e studenti - contribuirà certamente ad aiutare i giovani migranti ad affrontare nel modo migliore la sfida dell'integrazione ed offrirà loro la possibilità di acquisire quanto può giovare alla loro formazione umana, culturale e professionale. Questo vale ancor più per i giovani rifugiati per i quali si dovranno approntare adeguati programmi, nell'ambito scolastico e altresì in quello lavorativo, in modo da garantire la loro preparazione fornendo le basi necessarie per un corretto inserimento nel nuovo mondo sociale, culturale e professionale.

La Chiesa guarda con singolare attenzione al mondo dei migranti e chiede a coloro che hanno ricevuto nei Paesi di origine una formazione cristiana di far fruttificare questo patrimonio di fede e di valori evangelici in modo da offrire una coerente testimonianza nei diversi contesti esistenziali. Proprio in ordine a ciò invito le comunità ecclesiali di arrivo ad accogliere con simpatia giovani e giovanissimi con i loro genitori, cercando di comprenderne le vicissitudini e di favorirne l'inserimento.

Vi è poi tra i migranti, come ebbi a scrivere nel Messaggio dello scorso anno, una categoria da considerare in modo speciale, ed è quella degli studenti di altri Paesi che per ragioni di studio si trovano lontani da casa. Il loro numero è in continua crescita: sono giovani bisognosi di una pastorale specifica, perché non solo sono studenti, come tutti, ma anche migranti temporanei. Essi si sentono spesso soli, sotto la pressione dello studio e talvolta stretti anche da difficoltà economiche. La Chiesa, nella sua materna sollecitudine, guarda a loro con affetto e cerca di porre in atto specifici interventi pastorali e sociali, che tengano in conto le grandi risorse della loro giovinezza. Occorre far sì che abbiano modo di aprirsi al dinamismo dell'interculturalità, arricchendosi nel contatto con altri studenti di culture e religioni diverse. Per i giovani cristiani quest'esperienza di studio e di formazione può essere un utile campo di maturazione della loro fede, stimolata ad aprirsi a quell'universalismo che è elemento costitutivo della Chiesa cattolica.

Cari giovani migranti, preparatevi a costruire accanto ai vostri giovani coetanei una società più giusta e fraterna, adempiendo con scrupolo e serietà i vostri doveri nei confronti delle vostre famiglie e dello Stato. Siate rispettosi delle leggi e non lasciatevi mai trasportare dall'odio e dalla violenza. Cercate piuttosto di essere protagonisti sin da ora di un mondo dove regni la comprensione e la solidarietà, la giustizia e la pace. A voi, in particolare, giovani credenti, chiedo di profittare del tempo dei vostri studi per crescere nella conoscenza e nell'amore di Cristo. Gesù vi vuole suoi amici veri e per questo è necessario che coltiviate costantemente un'intima relazione con Lui nella preghiera e nell'ascolto docile della sua Parola. Egli vi vuole suoi testimoni e per questo è necessario che vi impegniate a vivere con coraggio il Vangelo traducendolo in gesti concreti di amore a Dio e di servizio generoso ai fratelli. La Chiesa ha bisogno anche di voi e conta sul vostro apporto. Voi potete svolgere un ruolo quanto mai provvidenziale nell'attuale contesto dell'evangelizzazione. Provenendo da culture diverse, ma accomunati tutti dall'appartenenza all'unica Chiesa di Cristo, potete mostrare che il Vangelo è vivo e adatto per ogni situazione; è messaggio antico e sempre nuovo; Parola di speranza e di salvezza per gli uomini di ogni razza e cultura, di ogni età e di ogni epoca.

A Maria, Madre dell'intera umanità, e a Giuseppe, suo castissimo sposo, profughi entrambi con Gesù in Egitto, affido ciascuno di voi, le vostre famiglie, quanti si occupano in vario modo del vasto mondo di voi giovani migranti, i volontari e gli operatori pastorali che vi affiancano con la loro disponibilità e il loro sostegno amichevole.

Il Signore sia sempre accanto a voi e alle vostre famiglie, perché insieme possiate superare gli ostacoli e le difficoltà materiali e spirituali che incontrate nel vostro cammino. Accompagno questi miei voti con una speciale Benedizione Apostolica per ciascuno di voi e per le persone che vi sono care.

Dal Vaticano, 18 Ottobre 2007

BENEDICTUS PP. XVI

[01673-01.01] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Chers frères et sœurs,

Le thème de la Journée Mondiale du Migrant et du Réfugié invite cette année à réfléchir en particulier sur les jeunes migrants. En effet, les chroniques quotidiennes parlent souvent d’eux. Le vaste processus actuel de globalisation dans le monde porte avec lui une exigence de mobilité qui pousse notamment de nombreux jeunes à émigrer et à vivre loin de leurs familles et de leurs pays. La conséquence en est que c’est souvent la jeunesse dotée des meilleures ressources intellectuelles qui quitte son pays d’origine, tandis que les règles en vigueur dans les pays qui reçoivent les migrants rendent difficiles leur insertion effective. De fait, le phénomène de l’émigration s’étend toujours davantage et touche un nombre croissant de personnes de toute condition sociale. A juste titre, par conséquent, les institutions publiques, les organisations humanitaires, ainsi que l’Eglise catholique, consacrent beaucoup de leurs ressources pour venir en aide à ces personnes en difficulté.

Les jeunes migrants ressentent particulièrement la problématique constituée par ce qu’on appelle la « difficulté de la double appartenance » : d’un côté, ils ressentent vivement le besoin de ne pas perdre leur culture d’origine, tandis que, de l’autre, émerge en eux le désir de s’insérer de façon organique dans la société qui les accueille, sans que cela comporte toutefois une assimilation complète, ni la perte des traditions ancestrales qui en découle. Parmi les jeunes, les filles sont plus facilement victimes de l’exploitation, de chantages moraux et même de toute sorte d’abus. Que dire, par ailleurs, des adolescents et des mineurs non accompagnés, qui constituent une catégorie à risque parmi ceux qui demandent l’asile ? Ces garçons et filles finissent souvent dans la rue, livrés à eux-mêmes et la proie de ceux qui les exploitent sans scrupules et, bien souvent, les transforment en objet de violence physique, morale et sexuelle.

Si l’on regarde ensuite de plus près le secteur des migrants forcés, des réfugiés et des victimes du trafic d’êtres humains, nous y rencontrons hélas aussi de nombreux enfants et adolescents. A ce propos, il est impossible de se taire face aux images bouleversantes des grands camps de réfugiés présents dans les diverses parties du monde. Comment ne pas penser que ces petits êtres sont venus au monde avec les mêmes attentes légitimes de bonheur que les autres ? Et, en même temps, comment ne pas rappeler l’importance fondamentale que revêtent les phases de l’enfance et de l’adolescence pour le développement de l’homme et de la femme, et qu’elles requièrent stabilité, sérénité et sécurité ? Ces enfants et ces adolescents n’ont connu comme unique expérience de vie que les « camps » de séjour obligatoire, où ils se trouvent relégués, loin des villes et sans pouvoir aller à l’école d’une façon normale. Comment peuvent-ils considérer leur avenir avec confiance ? S’il est vrai que l’on est en train de faire beaucoup pour eux, il faut toutefois s’engager davantage encore pour les aider à travers la création de structures d’accueil et de formation adéquates.

Dans cette perspective, précisément, la question se pose : comment répondre aux attentes des jeunes migrants ? Que faire pour leur venir en aide ? Il faut certes viser en premier lieu au soutien de la famille et de l’école. Mais combien sont complexes les situations et nombreuses les difficultés que rencontrent ces jeunes dans leurs contextes familiaux et scolaires ! Au sein des familles, les rôles traditionnels qui existaient dans les pays d’origine ont disparu et l’on assiste souvent à un conflit entre parents demeurés ancrés dans leur culture et enfants rapidement acculturés dans les nouveaux contextes sociaux. Il ne faut pas sous-évaluer non plus la difficulté que rencontrent les jeunes pour s’insérer dans les parcours éducatifs en vigueur dans les pays où ils sont accueillis. Le système scolaire lui-même devrait donc tenir compte de leurs conditions et prévoir pour les jeunes immigrés des itinéraires d’intégration spécifiques adaptés à leurs exigences. Il sera également important de s’efforcer de créer dans les salles de classe un climat de respect réciproque et de dialogue entre tous les élèves, sur la base des principes et des valeurs universels qui sont communs à toutes les cultures. Les efforts de tous – professeurs, familles et étudiants – contribueront certainement à aider les jeunes migrants à affronter de la meilleure façon le défi de l’intégration et leur offriront la possibilité d’acquérir ce qui peut profiter à leur formation humaine, culturelle et professionnelle. Ceci vaut encore plus en ce qui concerne les jeunes réfugiés pour lesquels il faudra préparer des programmes appropriés dans le cadre scolaire et dans le cadre du travail, de façon à garantir leur préparation en fournissant les bases nécessaires à une insertion correcte dans ce nouveau monde social, culturel et professionnel.

L’Eglise regarde avec une attention particulière le monde des migrants et demande à ceux qui ont reçu une formation chrétienne dans leurs pays d’origine de faire fructifier ce patrimoine de foi et de valeurs évangéliques de façon à offrir un témoignage cohérent dans les différents contextes existentiels. A cette fin précisément, j’invite les communautés ecclésiales d’arrivée à accueillir avec sympathie les jeunes et très jeunes avec leurs parents, en cherchant à comprendre leurs vicissitudes et à favoriser leur insertion.

Il existe, par ailleurs, parmi les migrants, comme je l’ai écrit dans mon Message de l’an dernier, une catégorie à considérer d’une façon spéciale, à savoir celle des étudiants d’autres pays qui, pour des raisons d’études, se trouvent loin de chez eux. Leur nombre est en augmentation croissante : ces jeunes ont besoin d’une pastorale spécifique, car ce ne sont pas seulement des étudiants, comme tous les autres, mais aussi des migrants temporaires. Ils se sentent souvent seuls, sous la pression des études et parfois cernés aussi par des difficultés économiques. L’Eglise, dans sa sollicitude maternelle, les considère avec affection et cherche à mettre en œuvre des interventions pastorales et sociales spécifiques, qui tiennent compte des grandes ressources de leur jeunesse. Il faut faire en sorte qu’ils aient la possibilité de s’ouvrir au dynamisme de l’interculturalité, en s’enrichissant au contact des autres étudiants de cultures et de religions différentes. Pour les jeunes chrétiens, cette expérience d’étude et de formation peut être un domaine utile de maturation de leur foi, stimulée à s’ouvrir à l’universalisme qui est un élément constitutif de l’Eglise catholique.

Chers jeunes migrants, préparez-vous à construire, aux côtés des jeunes gens de votre âge, une société plus juste et fraternelle, en accomplissant scrupuleusement et sérieusement vos devoirs vis-à-vis de vos familles et de l’Etat. Soyez respectueux des lois et ne vous laissez jamais emporter par la haine et la violence. Cherchez plutôt à être dès à présent les artisans d’un monde où règnent la compréhension et la solidarité, la justice et la paix. A vous, en particulier, jeunes croyants, je demande de profiter de la période de vos études pour grandir dans la connaissance et dans l’amour du Christ. Jésus veut que vous soyez ses vrais amis et, pour cela, il est nécessaire que vous cultiviez constamment une intime relation avec lui dans la prière et dans l’écoute docile de sa Parole. Il veut que vous soyez ses témoins et, pour cela, il est nécessaire que vous vous engagiez à vivre courageusement l’Evangile, en le traduisant en gestes concrets d’amour de Dieu et de service généreux des frères. L’Eglise a aussi besoin de vous et compte sur votre apport. Vous pouvez jouer un rôle extrêmement providentiel dans le contexte actuel de l’évangélisation. Provenant de cultures diverses, mais ayant tous en commun l’appartenance à l’unique Eglise du Christ, vous pouvez montrer que l’Evangile est vivant et adapté à chaque situation ; c’est un message authentique et toujours nouveau ; Parole d’espérance et de salut pour les hommes de toute race et culture, de tout âge et de toute époque.

A Marie, Mère de l’humanité tout entière, et à Joseph, son très chaste époux, tous deux réfugiés avec Jésus en Egypte, je confie chacun de vous, vos familles, tous ceux qui s’occupent de différentes façons de votre vaste monde de jeunes migrants, les volontaires et les agents pastoraux qui sont proches de vous par leur disponibilité et leur soutien amical.

Que le Seigneur soit toujours à vos côtés et aux côtés de vos familles, afin qu’ensemble vous puissiez surmonter les obstacles et les difficultés matérielles et spirituelles que vous rencontrez sur votre chemin. J’accompagne ces vœux d’une Bénédiction Apostolique spéciale pour chacun d’entre vous et pour les personnes qui vous sont chères.

Du Vatican, le 18 octobre 2007

BENEDICTUS PP. XVI

[01673-03.01] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Dear Brothers and Sisters,

The theme of the World Day of Migrants and Refugees invites us this year to reflect in particular on young migrants. As a matter of fact, the daily news often speaks about them. The vast globalization process underway around the world brings a need for mobility, which also induces many young people to emigrate and live far from their families and their countries. The result is that many times the young people endowed with the best intellectual resources leave their countries of origin, while in the countries that receive the migrants, laws are in force that make their actual insertion difficult. In fact, the phenomenon of emigration is becoming ever more widespread and includes a growing number of people from every social condition. Rightly, therefore, the public institutions, humanitarian organizations and also the Catholic Church are dedicating many of their resources to helping these people in difficulty.

For the young migrants, the problems of the so-called "difficulty of dual belonging" seem to be felt in a particular way: on the one hand, they feel a strong need to not lose their culture of origin, while on the other, the understandable desire emerges in them to be inserted organically into the society that receives them, but without this implying a complete assimilation and the resulting loss of their ancestral traditions. Among the young people, there are also girls who fall victim more easily to exploitation, moral forms of blackmail, and even abuses of all kinds. What can we say, then, about the adolescents, the unaccompanied minors that make up a category at risk among those who ask for asylum? These boys and girls often end up on the street abandoned to themselves and prey to unscrupulous exploiters who often transform them into the object of physical, moral and sexual violence.

Next, looking more closely at the sector of forced migrants, refugees and the victims of human trafficking, we unhappily find many children and adolescents too. On this subject it is impossible to remain silent before the distressing images of the great refugee camps present in different parts of the world. How can we not think that these little beings have come into the world with the same legitimate expectations of happiness as the others? And, at the same time, how can we not remember that childhood and adolescence are fundamentally important stages for the development of a man and a woman that require stability, serenity and security? These children and adolescents have only had as their life experience the permanent, compulsory "camps" where they are segregated, far from inhabited towns, with no possibility normally to attend school. How can they look to the future with confidence? While it is true that much is being done for them, even greater commitment is still needed to help them by creating suitable hospitality and formative structures.

Precisely from this perspective the question is raised of how to respond to the expectations of the young migrants? What can be done to help them? Of course, it is necessary to aim first of all at support for the family and schools. But how complex the situations are, and how numerous the difficulties these young people encounter in their family and school contexts! In families, the traditional roles that existed in the countries of origin have broken down, and a clash is often seen between parents still tied to their culture and children quickly acculturated in the new social contexts. Likewise, the difficulty should not be underestimated which the young people find in getting inserted into the educational course of study in force in the country where they are hosted. Therefore, the scholastic system itself should take their conditions into consideration and provide specific formative paths of integration for the immigrant boys and girls that are suited to their needs. The commitment will also be important to create a climate of mutual respect and dialogue among all the students in the classrooms based on the universal principles and values that are common to all cultures. Everyone’s commitment—teachers, families and students—will surely contribute to helping the young migrants to face in the best way possible the challenge of integration and offer them the possibility to acquire what can aid their human, cultural and professional formation. This holds even more for the young refugees for whom adequate programs will have to be prepared, both in the scholastic and the work contexts, in order to guarantee their preparation and provide the necessary bases for a correct insertion into the new social, cultural and professional world.

The Church looks with very particular attention at the world of migrants and asks those who have received a Christian formation in their countries of origin to make this heritage of faith and evangelical values bear fruit in order to offer a consistent witness in the different life contexts. Precisely in this regard, I invite the ecclesial host communities to welcome the young and very young people with their parents with sympathy, and to try to understand the vicissitudes of their lives and favor their insertion.

Then, among the migrants, as I wrote in last year’s Message, there is one category to consider in a special way: the students from other countries who because of their studies, are far from home. Their number is growing constantly: they are young people who need a specific pastoral care because they are not just students, like all the rest, but also temporary migrants. They often feel alone under the pressure of their studies and sometimes they are also constricted by economic difficulties. The Church, in her maternal concern, looks at them with affection and tries to put specific pastoral and social interventions into action that will take the great resources of their youth into consideration. It is necessary to help them find a way to open up to the dynamism of interculturality and be enriched in their contact with other students of different cultures and religions. For young Christians, this study and formation experience can be a useful area for the maturation of their faith, a stimulus to be open to the universalism that is a constitutive element of the Catholic Church.

Dear young migrants, prepare yourselves to build together your young peers a more just and fraternal society by fulfilling your duties scrupulously and seriously towards your families and the State. Be respectful of the laws and never let yourselves be carried away by hatred and violence. Try instead to be protagonists as of now of a world where understanding and solidarity, justice and peace will reign. To you, in particular, young believers, I ask you to profit from your period of studies to grow in knowledge and love of Christ. Jesus wants you to be his true friends, and for this it is necessary for you to cultivate a close relationship with Him constantly in prayer and docile listening to his Word. He wants you to be his witnesses, and for this it is necessary for you to be committed to living the Gospel courageously and expressing it in concrete acts of love of God and generous service to your brothers and sisters. The Church needs you too and is counting on your contribution. You can play a very providential role in the current context of evangelization. Coming from different cultures, but all united by belonging to the one Church of Christ, you can show that the Gospel is alive and suited to every situation; it is an old and ever new message. It is a word of hope and salvation for the people of all races and cultures, of all ages and eras.

To Mary, the Mother of all humanity, and to Joseph, her most chaste spouse, who were both refugees together with Jesus in Egypt, I entrust each one of you, your families, those who take care of the vast world of young migrants in various ways, the volunteers and pastoral workers that are by your side with their willingness and friendly support.

May the Lord always be close to you and your families so that together you can overcome the obstacles and the material and spiritual difficulties you encounter on your way. I accompany these wishes with a special Apostolic Blessing for each one of you and for those who are dear to you.

From the Vatican, October 18, 2007

BENEDICTUS PP. XVI

[01673-02.01] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Liebe Brüder und Schwestern,

Das Thema des Welttages des Migranten und Flüchtlinge lädt dieses Jahr dazu ein, insbesondere über die jungen Migranten nachzudenken. Tatsächlich wird in den Tagesnachrichten häufig über sie gesprochen. Der umfassende Prozess der Globalisierung, der sich augenblicklich auf der Welt vollzieht, erfordert notwendigerweise eine Mobilität, die auch zahlreiche junge Menschen veranlasst, auszuwandern und fern von ihren Familien und ihren Ländern zu leben. Die Folge ist, dass aus den Ursprungsländern häufig jene jungen Menschen weggehen, die über die besten intellektuellen Fähigkeiten verfügen, während in dem Land, dass sie aufnimmt, Regeln gelten, die ihre erfolgreiche Eingliederung erschweren. Tatsächlich nimmt das Phänomen der Emigration weiter zu und umfasst eine wachsende Zahl von Menschen aller sozialen Schichten. Mit Recht setzen daher öffentliche Einrichtungen, humanitäre Organisationen und auch die katholische Kirche einen großen Teil ihrer Mittel ein, um diesen Menschen in ihren Schwierigkeiten entgegenzukommen.

Die jungen Menschen empfinden das Problem, das aus ihrer so genannten „doppelten Zugehörigkeit" resultiert, besonders stark: auf der einen Seite fühlen sie das dringende Bedürfnis, die Kultur ihres Ursprungslandes nicht zu verlieren, auf der anderen Seite entsteht in ihnen der verständliche Wunsch, sich organisch in die Gesellschaft einzufügen, die sie aufgenommen hat, ohne dass dies jedoch eine vollständige Angleichung, und den daraus folgenden vollständigen Verlust der Traditionen ihrer Ahnen mit sich bringt. Unter den Jugendlichen finden wir die jungen Mädchen, die besonders leicht Opfer von Ausbeutung, moralischer Erpressung und sogar von Missbrauch aller Art werden. Und was soll man zu den Heranwachsenden sagen, zu den unbegleiteten Minderjährigen, die unter all jenen, die um Asyl bitten, eine besonders gefährdete Kategorie darstellen? Diese jungen Mädchen und Jungen enden häufig auf der Straße, sich selbst überlassen und Opfer von skrupellosen Ausbeutern, die sie viel zu oft zum Gegenstand physischer, moralischer und sexueller Gewalt werden lassen.

Wenn wir uns den Bereich der Zwangsauswanderer, der Vertriebenen und Flüchtlinge und der Opfer des Menschenhandels einmal näher betrachten, treffen wir dort leider viele Kinder und Heranwachsende. Was das betrifft, so ist es unmöglich, angesichts der dramatischen Bilder der großen Lager der Flüchtlinge und Vertriebenen zu schweigen, die in verschiedenen Teilen der Welt vorhanden sind. Wie sollte man nicht an die kleinen Lebewesen denken, die mit der gleichen legitimen Erwartung von Glück auf die Welt gekommen sind wie alle anderen? Und wie sollte man nicht gleichzeitig daran denken, dass die Kindheit und die Jugend Phasen von grundlegender Bedeutung für die Entwicklung des Mannes und der Frau darstellen, Phasen, die Stabilität, Ruhe und Sicherheit voraussetzen? Für diese Kinder und Jugendlichen ist die einzige Lebenserfahrung das „Lager", in dem sie sich gezwungenermaßen aufhalten müssen, wo sie abgesondert sind, fern von bewohnten Gebieten und ohne die Möglichkeit, eine normale Schule besuchen zu können. Wie können sie mit Vertrauen in die Zukunft blicken? Wenn es auch wahr ist, dass viel für sie getan wird, so muss man sich doch noch stärker dafür einsetzen, dass ihnen durch die Schaffung geeigneter Strukturen für ihre Aufnahme und ihre Ausbildung geholfen wird.

Im Hinblick darauf stellt sich die Frage: wie sollen wir auf die Erwartungen der jungen Migranten reagieren? Wie sollen wir ihnen entgegenkommen? Sicher muss man zuerst einmal die Unterstützung der Familie und der Schule anstreben. Aber wie komplex sind doch die Situationen und wie zahlreich sind die Schwierigkeiten, denen diese Jugendlichen in ihrem familiären und schulischen Umfeld begegnen! Innerhalb der Familien sind die traditionellen Rollen verschwunden, wie sie in ihren Heimatländern bestanden, und häufig werden wir Zeugen einer Auseinandersetzung zwischen den Eltern, die noch in ihrer Kultur verwurzelt sind, und den Kindern, die sich rasch an die Kultur ihrer neuen sozialen Umwelt anpassen. Man darf auch die Anstrengung nicht unterschätzen, die die Jugendlichen unternehmen, um sich in den in den Aufnahmeländern geltenden Ausbildungsprozess einzugliedern. Das Schulsystem sollte diesen Voraussetzungen Rechnung tragen und für die Immigrantenkinder besondere, integrative Ausbildungswege einrichten, die ihren Bedürfnissen angepasst sind. Wichtig ist es auch, sich darum zu bemühen, dass im Klassenzimmer ein Klima des gegenseitigen Respekts und des Dialogs zwischen allen Schülern, auf der Grundlage jener Prinzipien und universeller Werte entsteht, die in allen Kulturen Gültigkeit haben. Der Einsatz aller - der Lehrkräfte, der Familien und Schüler – wird bestimmt dazu beitragen, den jungen Migranten zu helfen, dass sie auf die Herausforderung der Eingliederung besser reagieren, und ihnen die Möglichkeit geboten wird, sich das anzueignen, was ihrer menschlichen, kulturellen und beruflichen Bildung dient. Dies gilt in verstärkter Form für die jungen Flüchtlinge, für die man geeignete Programme im schulischen ebenso wie im Bereich der Arbeit bereitstellen muss, um so zu garantieren, dass man ihnen die nötige Grundlage für eine korrekte Eingliederung in die neue soziale, kulturelle und berufliche Umwelt zur Verfügung stellt.

Die Kirche schaut mit außergewöhnlicher Aufmerksamkeit auf die Welt der Migranten und fordert von jenen, die in ihrem Heimatland eine christliche Bildung empfangen haben, diesen Schatz ihres Glaubens und die evangelischen Werte Frucht tragen zu lassen, damit sie in den verschiedenen Lebensbereichen ein kohärentes Zeugnis ablegen. Eben in Bezug darauf lade ich die kirchlichen Gemeinden am Zielort dazu ein, die jungen und sehr jungen Menschen mit ihren Eltern wohlwollend aufzunehmen und zu versuchen, die Wechselfälle ihres Lebens zu verstehen und ihre Eingliederung zu fördern.

Unter den Migranten gibt es, wie ich bereits in meiner Botschaft im letzten Jahr schrieb, auch eine Kategorie, die besondere Beachtung erfordert, und zwar die Studenten aus anderen Ländern, die wegen ihres Studiums fern von zu Hause leben. Ihre Zahl nimmt kontinuierlich zu: es handelt sich um junge Menschen, die einer besonderen Pastoral bedürfen, denn sie sind nicht nur Studenten, sondern auch Migranten auf Zeit. Häufig fühlen sie sich einsam, unter Studiendruck und oftmals leiden sie auch unter wirtschaftlichen Problemen. In ihrer mütterlichen Fürsorge betrachtet die Kirche sie voller Zuneigung und versucht für sie, besondere seelsorgerische und soziale Maßnahmen vorzubereiten, die die großen Ressourcen ihrer Jugend berücksichtigen. Man muss dafür Sorge tragen, dass sie die Möglichkeit bekommen, sich der Dynamik der Interkulturalität zu öffnen, sich am Kontakt mit den Studenten anderer Kulturen und anderer Religionen zu bereichern. Für die jungen Christen kann diese Studien- und Bildungserfahrung zu einem nützlichen Feld werden, auf dem ihr Glaube reift, indem er angeregt wird, sich jenem Universalismus zu öffnen, der ein konstitutives Element der katholischen Kirche darstellt.

Liebe junge Migranten, bereitet Euch auch darauf vor, neben Jugendlichen Eures Alters eine gerechtere und brüderlichere Gesellschaft aufzubauen, indem Ihr gewissenhaft und ernst den Pflichten gegenüber Euren Familien und dem Staat nachkommt. Respektiert die Gesetze und laßt Euch niemals von Haß und Gewalttätigkeit hinreißen. Versucht statt dessen schon von jetzt an Protagonisten in einer Welt zu sein, in der Verständnis und Solidarität, Gerechtigkeit und Frieden regieren. Besonders Euch, junge Gläubige, ersuche ich, Nutzen aus der Zeit des Studiums zu ziehen, um an Wissen und in der Liebe zu Christus zu wachsen. Christus will Euch als seine wahre Freunde haben, und darum ist es erforderlich, dass Ihr eine innige Beziehung zu ihm im Gebet und im willigen Anhören seines Wortes pflegt. Er möchte Euch zu seinen Zeugen machen und darum müßt Ihr Euch darum bemühen, das Evangelium mutig zu leben, indem Ihr es in konkreten Gesten der Liebe zu Gott und des großzügigen Dienstes an unseren Brüdern übersetzt. Die Kirche braucht auch Euch und zählt auf Eure Unterstützung. Vor dem aktuellen Hintergrund der Evangelisierung könnt Ihr eine ganz außerordentlich wünschenswerte Rolle übernehmen. Da Ihr aus verschiedenen Kulturen stammt, aber in der Zugehörigkeit zu der einzigen Kirche Christi geeint seid, könnt Ihr beweisen, dass das Evangelium lebendig ist und sich für jede Situation eignet; es ist eine alte und immer wieder neue Botschaft; Wort der Hoffnung und der Erlösung für die Menschen aller Rassen und aller Kulturen, jeden Alters und jedes Zeitalters.

Ich stelle jeden einzelnen von Euch, Eure Familien und all jene, die sich auf unterschiedliche Art mit der weiten Welt der jungen Migranten beschäftigen, die Freiwilligen und die Seelsorger, die Euch mit ihrer steten Bereitschaft und ihrer freundschaftlichen Unterstützung zur Seite stehen, unter den Schutz Marias, der Mutter der gesamten Menschheit, und des heiligen Josefs, ihres keuschen Bräutigams, die beide als Flüchtlinge mit Jesus in Ägypten waren.

Der Herr sei immer mit Euch und mit Euren Familien, damit Ihr gemeinsam die Hindernisse und die materiellen und spirituellen Schwierigkeiten, denen Ihr auf Eurem Weg begegnet, überwinden können. Ich begleite diese meine Wünsche mit einem besonderen Apostolischen Segen für jeden einzelnen von Euch und für alle Menschen, die Euch lieb sind.

Vatikan, am 18. Oktober 2007

BENEDICTUS PP. XVI

[01673-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Queridos hermanos y hermanas:

El tema de la Jornada Mundial del Emigrante y el Refugiado invita este año a reflexionar en particular sobre los jóvenes migrantes. En efecto, las crónicas diarias hablan con frecuencia de ellos. El amplio proceso de globalización del mundo lleva consigo una necesidad de movilidad que impulsa también a muchos jóvenes a emigrar y a vivir lejos de sus familias y de sus propios países. Como consecuencia de esto, la juventud dotada de los mejores recursos intelectuales abandona a menudo los países de origen, mientras en los países que reciben a los migrantes rigen normas que dificultan su efectiva integración. De hecho, el fenómeno de la emigración va aumentando siempre más y abarca un gran número de personas de todas las condiciones sociales. Por consiguiente, con razón, las instituciones públicas, las organizaciones humanitarias y también la Iglesia católica dedican muchos de sus recursos para atender a estas personas en dificultad.

Los jóvenes migrantes son particularmente sensibles a la problemática constituida por la denominada "dificultad de la doble pertenencia": por un lado, sienten vivamente la necesidad de no perder la cultura de origen, mientras, por el otro, surge en ellos el comprensible deseo de insertarse orgánicamente en la sociedad que los acoge, sin que esto, no obstante, implique una completa asimilación y la consiguiente pérdida de las tradiciones ancestrales. Entre esa juventud están las jóvenes, más fácilmente víctimas de la explotación, de chantajes morales e incluso de toda clase de abusos. ¿Qué decir de los adolescentes, de los menores no acompañados, que constituyen una categoría en peligro entre los que solicitan asilo? Estos chicos y chicas terminan con frecuencia en la calle, abandonados a sí mismos y víctimas de explotadores sin escrúpulos que, más de una vez, los transforman en objeto de violencia física, moral y sexual.

Si observamos más de cerca el sector de los migrantes forzosos, de los refugiados, de los prófugos y de las víctimas del tráfico de seres humanos, encontramos, desafortunadamente, muchos niños y adolescentes. A este respecto, es imposible callar ante las imágenes desgarradoras de los grandes campos de prófugos y de refugiados, presentes en distintas partes del mundo. ¿Cómo no pensar que esos pequeños seres han llegado al mundo con las mismas, legítimas esperanzas de felicidad que los otros? Y, al mismo tiempo, ¿cómo no recordar que la infancia y la adolescencia son fases de fundamental importancia para el desarrollo del hombre y de la mujer, y requieren estabilidad, serenidad y seguridad? Estos niños y adolescentes han tenido como única experiencia de vida los "campos" de permanencia obligatoria, donde se hallan segregados, lejos de los centros habitados y sin la posibilidad de ir normalmente a la escuela. ¿Cómo pueden mirar con confianza hacia su propio futuro? Es cierto que se está haciendo mucho por ellos, pero es verdad también que es necesario dedicarse aún más a ayudarles, mediante la creación de estructuras idóneas de acogida y de formación.

Desde esta perspectiva, precisamente, se plantea la siguiente pregunta: ¿cómo responder a las expectativas de los jóvenes migrantes? ¿Qué hacer para satisfacerlas? Desde luego, hay que contar, en primer lugar, con el apoyo de la familia y de la escuela. Pero, ¡cuán complejas son las situaciones, y numerosas las dificultades que encuentran estos jóvenes en sus contextos familiares y escolares! En las familias se han olvidado los papeles tradicionales que existían en los países de origen y se asiste con frecuencia a un choque entre los padres, que han permanecido anclados a la propia cultura, y los hijos, aculturados con gran rapidez en los nuevos contextos sociales. No hay que descuidar, sin embargo, el esfuerzo que los jóvenes deben realizar para insertarse en los itinerarios educativos vigentes en los países que los acogen. El mismo sistema escolar, por tanto, debería tener en cuenta su situación y prever, para los jóvenes inmigrados, caminos específicos formativos de integración, apropiados a sus necesidades. Será muy importante, también, tratar de crear en las aulas un clima de respeto recíproco y diálogo entre todos los alumnos, sobre la base de los principios y valores universales que son comunes a todas la culturas. El empeño de todos ) docentes, familias y estudiantes ) contribuirá, ciertamente, a ayudar a los jóvenes migrantes a afrontar del mejor modo posible el desafío de la integración y les dará la posibilidad de adquirir todo aquello que puede ser provechoso para su formación humana, cultural y profesional. Esto vale aún más para los jóvenes refugiados, para los que habrá que preparar programas adecuados, tanto en el ámbito escolar como en el del trabajo, con el objeto de garantizarles una preparación, proporcionándoles las bases necesarias para una correcta integración en el nuevo mundo social, cultural y profesional.

La Iglesia considera con especial atención el mundo de los migrantes y pide a los que han recibido en sus países de origen una formación cristiana que hagan fructificar ese patrimonio de fe y de valores evangélicos para que se pueda dar un testimonio coherente en los distintos contextos existenciales. Por esto, precisamente, invito a las comunidades eclesiales de llegada a que acojan cordialmente a los jóvenes y a los pequeños con sus padres, tratando de comprender sus vicisitudes y de favorecer su integración.

Existe, además, entre los migrantes, como ya lo escribí en el Mensaje del año pasado, una categoría que se ha de tener especialmente en cuenta, a saber, la de los estudiantes de otros países que, por motivos de estudio se encuentran lejos de casa. Su número aumenta continuamente; son jóvenes que necesitan una pastoral específica porque no sólo son estudiantes, como todos, sino también migrantes temporales. A menudo se sienten solos, bajo la presión del estudio, y a veces oprimidos por las dificultades económicas. La Iglesia, con materna solicitud, los mira con afecto y procura realizar intervenciones específicas, pastorales y sociales, que tengan en cuenta los grandes recursos de su juventud. Es preciso, igualmente, ayudarles a abrirse al dinamismo de la dimensión intercultural, enriqueciéndose al estar en contacto con otros estudiantes de culturas y religiones distintas. Para los jóvenes cristianos, esta experiencia de estudio y de formación puede ser un campo útil para madurar su fe, estimulada a abrirse a ese universalismo que es elemento constitutivo de la Iglesia católica.

Queridos jóvenes migrantes: preparaos a construir, con vuestros coetáneos, una sociedad más justa y fraterna, cumpliendo escrupulosamente y con seriedad vuestros deberes con vuestras familias y con el Estado. Respetad las leyes y no os dejéis llevar nunca por el odio y la violencia. Procurad, más bien, ser protagonistas, desde ahora, de un mundo donde reinen la comprensión y la solidaridad, la justicia y la paz. En particular a vosotros, jóvenes creyentes, os pido que aprovechéis el tiempo de vuestros estudios para crecer en el conocimiento y en el amor a Cristo. Jesús quiere que seáis verdaderos amigos suyos y por esto es necesario que cultivéis constantemente una íntima relación con Él en la oración y en la dócil escucha de su Palabra. Él quiere que seáis sus testigos y por eso es preciso que os comprometáis a vivir con valor el Evangelio, traduciéndolo en gestos concretos de amor a Dios y de servicio generoso a los hermanos. La Iglesia también os necesita y cuenta con vuestra aportación. Podéis desarrollar una función providencial en el actual contexto de la evangelización. Originarios de culturas distintas, pero unidos todos por la pertenencia a la única Iglesia de Cristo, podéis mostrar que el Evangelio está vivo y es apropiado para cada situación; es un mensaje antiguo y siempre nuevo; Palabra de esperanza y de salvación para los hombres de todas las razas y culturas, de todas las edades y de todas las épocas.

A María, Madre de toda la humanidad, y a José, su castísimo esposo, ambos prófugos con Jesús en Egipto, les encomiendo cada uno de vosotros, vuestras familias, los que trabajan, de distintos modos, en vuestro amplio mundo de jóvenes migrantes, los voluntarios y los agentes de pastoral que os acompañan con su disponibilidad y su apoyo de amigos.

Que el Señor esté siempre cerca de vosotros y de vuestras familias, para que, juntos, podáis superar los obstáculos y las dificultades materiales y espirituales que encontráis en vuestro camino. Acompaño estos votos con una especial Bendición Apostólica para cada uno de vosotros y para las personas que os rodean.

Vaticano, 18 de octubre, 2007

BENEDICTUS PP. XVI

[01673-04.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Queridos irmãos e irmãs!

O tema do Dia Mundial do Migrante e do Refugiado convida este ano a reflectir em particular sobre os jovens. De facto, as notícias quotidianas falam com frequência deles. O vasto processo de globalização em curso no mundo traz consigo uma exigência de mobilidade, que estimula também numerosos jovens a emigrar e a viver longe das suas famílias e dos seus Países. Como consequência, muitas vezes quem sai dos Países de origem é a juventude dotada dos melhores recursos intelectuais, enquanto que nos Países que recebem os migrantes estão em vigor normativas que tornam difícil a sua inserção efectiva. De facto, o fenómeno da emigração torna-se cada vez mais extenso e inclui um número crescente de pessoas de todas as condições sociais. Portanto, as instituições públicas, as organizações humanitárias e também a Igreja católica dedicam muitos dos seus recursos para ajudar estas pessoas em dificuldade.

É muito sentida pelos jovens migrantes a problemática constituída pela chamada «dificuldade da dupla pertença»: por um lado, eles sentem profundamente a necessidade de não perder a cultura de origem, mas, por outro, sobressai neles o desejo compreensível de se inserir organicamente na sociedade que os recebe, sem que isto, contudo, leve a uma completa assimilação e à consequente perda das tradições ancestrais. Entre os jovens encontram-se também as jovens, mais facilmente vítimas de exploração, de chantagens morais e até de abusos de todos os géneros. Que dizer depois dos adolescentes, dos menores não acompanhados, que constituem uma categoria a risco entre quantos pedem asilo? Estes jovens com frequência acabam na estrada deixados a si mesmos e à mercê de exploradores sem escrúpulos que, muitas vezes, os transformam em objecto de violência física, moral e sexual.

Depois, considerando mais de perto o sector dos migrantes forçados, dos refugiados, dos prófugos e das vítimas do tráfico de seres humanos, vemos infelizmente também muitas crianças e adolescentes. A este propósito, é impossível não reagir perante as imagens perturbantes dos grandes campos de prófugos ou de refugiados, presentes em diversas partes do mundo. Como não pensar que aqueles pequenos seres vieram ao mundo com as mesmas legítimas expectativas de felicidade dos outros? E, ao mesmo tempo, como não recordar que a infância e a adolescência são fases de importância fundamental para o desenvolvimento do homem e da mulher, e exigem estabilidade, serenidade e segurança? Estas crianças e adolescentes tiveram como única experiência de vida «campos de permanência obrigatórios», onde se encontram segregados, distantes dos centros habitados e sem possibilidade de frequentar normalmente a escola. Como podem olhar com confiança para o seu futuro? Se é verdade que muito está a ser feito por eles, é necessário todavia comprometer-se ainda mais para os ajudar mediante a criação de estruturas adequadas de acolhimento e de formação.

Precisamente nesta perspectiva se faz a pergunta: como responder às expectativas dos jovens migrantes? Que fazer para os ajudar? Certamente é preciso antes de tudo procurar o apoio da família e da escola. Mas quanto são complexas as situações e quanto numerosas são as dificuldades com que se deparam estes jovens nos seus contextos familiares e escolares! No âmbito das famílias decaíram os papéis tradicionais que existiam nos Países de origem e assiste-se muitas vezes a um confronto entre pais que permaneceram ancorados à sua cultura e filhos velozmente aculturados nos novos contextos sociais. Nem se deve subestimar a fadiga que os jovens encontram para se inserirem nos percursos educativos vigentes nos Países em que são acolhidos. Aliás, o próprio sistema escolar deveria ter em conta estas suas condições e programar para os jovens imigrados itinerários formativos específicos de integração adequados às suas exigências. Será importante também o empenho de criar nas salas de aulas um clima de respeito recíproco e de diálogo entre todos os alunos, com base naqueles princípios e valores universais que são comuns a todas as culturas. O compromisso de todos – professores, famílias e estudantes – certamente contribuirá para ajudar os jovens migrantes a enfrentar do melhor modo o desafio da integração e oferecer-lhes-á a possibilidade de adquirir tudo o que pode beneficiar a sua formação humana, cultural e profissional. Isto é ainda muito mais necessário para os jovens refugiados, para os quais se deverão preparar programas adequados, no âmbito escolar e também laboral, de modo a garantir a sua preparação fornecendo as bases necessárias para uma inserção correcta no novo mundo social, cultural e profissional.

A Igreja olha com especial atenção para o mundo dos migrantes e pede a quantos receberam nos Países de origem uma formação cristã que façam frutificar este património de fé e de valores evangélicos, de modo a oferecer um testemunho coerente nos diversos contextos existenciais. Precisamente em relação a isto convido as comunidades receptoras a acolher com simpatia jovens e adolescentes com os seus pais, procurando compreender as suas vicissitudes e favorecer a sua inserção.

Há também entre os migrantes, como escrevi na Mensagem do ano passado, uma categoria que se deve considerar de modo especial, que é a dos estudantes de outros Países, os quais, por razões de estudo, se encontram longe de casa. O seu número aumenta continuamente: são jovens necessitados de uma pastoral específica, porque não só são estudantes, como todos, mas também migrantes temporários. Muitas vezes eles sentem-se sozinhos, sob a pressão do estudo e por vezes atormentados também por dificuldades económicas. A Igreja, na sua materna solicitude, olha para eles com afecto e procura realizar intervenções pastorais e sociais específicas, que tenham em consideração os grandes recursos da sua juventude. É necessário fazer com que tenham a ocasião de se abrir ao dinamismo intercultural, enriquecendo-se no contacto com outros estudantes de culturas e religiões diversas. Para os jovens cristãos esta experiência de estudo e de formação pode ser um campo útil de maturação da sua fé, estimulada a abrir-se àquele universalismo que é elemento constitutivo da Igreja católica.

Queridos jovens migrantes, preparai-vos para construir juntamente com os vossos jovens coetâneos uma sociedade mais justa e fraterna, cumprindo escrupulosa e seriamente os vossos deveres em relação às vossas famílias e ao Estado. Sede respeitadores das leis e nunca vos deixeis transportar pelo ódio e pela violência. Aliás, procurai ser protagonistas desde já de um mundo no qual reine a compreensão e a solidariedade, a justiça e a paz. A vós, em particular, jovens crentes, peço que aproveiteis do tempo de estudantes para crescer no conhecimento e no amor de Cristo. Jesus quer que sejais seus amigos verdadeiros e por isso é necessário que cultiveis constantemente uma relação íntima com Ele na oração e na escuta dócil da sua Palavra. Ele quer-vos suas testemunhas e por isso é preciso que vos empenheis por viver com coragem o Evangelho traduzindo-o em gestos concretos de amor a Deus e de serviço generoso aos irmãos. A Igreja tem necessidade também de vós e conta com a vossa contribuição. Podeis desempenhar um papel muito providencial no actual contexto da evangelização. Provindo de culturas diversas, mas tendo todos em comum a pertença à única Igreja de Cristo, podeis mostrar que o Evangelho é vivo e apropriado para qualquer situação; é mensagem antiga e sempre nova; Palavra de esperança e de salvação para os homens de qualquer raça e cultura, de todas as idades e épocas.

A Maria, Mãe da humanidade inteira, e a José, seu castíssimo esposo, ambos prófugos com Jesus no Egipto, confio cada um de vós, as vossas famílias, quantos se ocupam de vários modos do vosso vasto mundo, os jovens migrantes, os voluntários e os agentes pastorais que vos acompanham com a sua disponibilidade e com o seu apoio afável.

O Senhor esteja sempre ao vosso lado e das vossas famílias, para que possais juntos superar os obstáculos e as dificuldades materiais e espirituais que encontrais no vosso caminho. Acompanho estes meus votos com uma especial Bênção Apostólica para cada um de vós e para as pessoas que vos são queridas.

Vaticano, 18 de Outubro de 2007

BENEDICTUS PP. XVI

[01673-06.01] [Texto original: Italiano]

[B0630-XX.01]