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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO "ORIENTAMENTI PER LA PASTORALE DELLA STRADA" A CURA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI, 19.06.2007


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO "ORIENTAMENTI PER LA PASTORALE DELLA STRADA" A CURA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. RENATO RAFFAELE MARTINO

INTERVENTO DI S.E. MONS. AGOSTINO MARCHETTO

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Documento "Orientamenti per la Pastorale della strada" a cura del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Intervengono: l’Em.mo Card. Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e S.E. Mons. Agostino Marchetto, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio.

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. RENATO RAFFAELE MARTINO

Presentazione della pastorale per gli utenti della strada

Introduzione

Nella mia qualità di Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ho il piacere di presentare il documento Orientamenti per la Pastorale della Strada.

Papa Paolo VI aveva affidato alla Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo1 il coordinamento di particolari iniziative attinenti alla mobilità umana. Più tardi, con la Costituzione Apostolica Pastor Bonus, tale Commissione fu elevata dal Servo di Dio Giovanni Paolo II al rango di Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, con le stesse competenze.

La necessità di redigere un documento sulla Pastorale della Strada emerse nel corso del I Incontro Europeo dei Direttori Nazionali di questa pastorale, realizzato nei giorni 3 e 4 febbraio 2003, nella nostra sede. Suo obiettivo è orientare e creare un coordinamento, tra tutte le realtà ecclesiali nel mondo della strada, ed incoraggiare e stimolare le Conferenze Episcopali dei Paesi in cui questa pastorale non esiste affinché la organizzino.

A partire dal 2003 si iniziò, quindi, una elaborazione schematica del documento, che, prima di arrivare alla redazione attuale, è stato sottoposto alla revisione di Vescovi, Membri e Consultori del nostro Pontificio Consiglio ed esperti. Fu chiesto anche il parere di vari Dicasteri della Curia romana, in modo da situare questa pastorale nell’ambito più vasto della missione universale della Chiesa.

Gli Orientamenti si strutturano in quattro parti ben distinte, in considerazione della specificità e dell’ampiezza delle problematiche legate alla strada come ambito pastorale: la prima è dedicata agli utenti della strada (automobilisti, camionisti, ecc.) e della ferrovia – la strada ferrata – e a quanti lavorano nei vari servizi ad essa collegati; la seconda e terza parte, rispettivamente, alle donne e ai ragazzi di strada; la quarta, infine, ai senza fissa dimora (clochard).

Mi soffermerò unicamente sulla prima parte, che tratta degli utenti della strada e della ferrovia. Essa considera sette punti, correlati tra di loro: 1) Il fenomeno della mobilità umana; 2) La Parola di Dio illumina la strada; 3) Aspetti antropologici; 4) Aspetti morali della guida; 5) Virtù cristiane del conducente e suo "decalogo"; 6) Missione della Chiesa; 7) Pastorale della strada.

1. Il fenomeno della mobilità umana

La mobilità e il peregrinare sono fenomeni che caratterizzano in modo particolare l’uomo contemporaneo e sono espressioni dell’evolversi della cultura e della civiltà. Tuttavia, per muoversi, l’uomo ha bisogno di mezzi adeguati, ad esempio dell’automobile. Pertanto la strada e la ferrovia devono essere al servizio della persona umana come strumenti per facilitare la vita e lo sviluppo integrale della società. Gli uomini sono consapevoli del fatto che, "attraverso le strade circola gran parte della vita di un Paese"2 e che lo spostamento unisce le persone, ne facilita il dialogo, dando luogo a processi di socializzazione e arricchimento personale, attraverso scoperte e nuove conoscenze.

La strada, oltre ad essere via di comunicazione, diventa un luogo di vita con i suoi aspetti positivi, quali, ad esempio, la possibilità di migliorare la dimensione umana di ciascuno, grazie alla conoscenza di altre culture e persone, di religione, etnia e costume differenti. Può costituire, infine, un’occasione per avvicinarsi a Dio per facilitare la scoperta delle bellezze del creato, segno dell’amore senza limiti di Dio per gli uomini. Esistono però anche aspetti negativi quali, ad esempio, rumore, inquinamento atmosferico, incidenti stradali, ecc.

2. La Parola di Dio illumina la strada

Nella pastorale stradale e ferroviaria la Chiesa promuove anche un’adeguata e corrispondente espressione di "spiritualità", radicata nella Parola di Dio che dà senso alla vita. Così, per il cristiano, anche la strada diventa cammino di santità.

Nella Bibbia incontriamo continue migrazioni e peregrinazioni. Nell’esperienza della mobilità, piena di rischi e drammi, il Popolo di Dio è sempre assistito dalla protezione di Yahvè (cf. Es 13,21). Dopo lunghi anni di esilio, la fedeltà di Dio si manifesta nell’editto di Ciro, che rende possibile il gioioso viaggio di ritorno nella terra promessa (cfr. 2 Cr 36,22-23; Sal 126 [125]). Da un lato, il Salmista (cfr. Sl 106, 7) ci indica un "cammino" comportamentale conforme alla legge di de Yahvè, mentre Isaia lancia l’invito a preparare le strade al Signore (cfr. Is 40, 3). Anche nel Nuovo Testamento i riferimenti agli spostamenti, alla strada, ai viaggi, sono assai numerosi. Pensiamo a quelli di Maria e Giuseppe, prima e dopo la nascita di Gesù, ai Suoi spostamenti continui durante la sua vita pubblica, e a quelli degli Apostoli. Cammino e viaggio sono presenti anche nelle parabole evangeliche, ad esempio in quella del Buon Samaritano, che è applicabile alla Pastorale della Strada (cfr. Lc 10, 29-37). Infine, nel suo insieme, la Sacra Scrittura presenta la realtà della mobilità umana. Possiamo affermare che il viaggio non è soltanto uno spostamento fisico, ma possiede anche una dimensione spirituale, cioè, relazionata alle persone, contribuendo all’attuazione del disegno d’amore di Dio. Cristo è la Via, e la Strada.

3. Aspetti antropologici

‹‹Il veicolo è un mezzo di cui ci si può servire in modo prudente ed etico, per la "convivenza", la solidarietà e il servizio degli altri, oppure se ne può anche abusare›› (Orientamenti n. 21). Se, da un lato, il piacere di guidare diventa un modo di godere della libertà e dell’autonomia, di cui abitualmente non si dispone, dall’altro può succedere che le proibizioni imposte dal Codice della strada siano sentite come limitazioni della libertà, e, per questo, si ha la tentazione di trasgredire tali norme. Occorre, pertanto, sottolineare il fatto che è di fondamentale importanza che il conducente abbia un comportamento responsabile e di autocontrollo quando guida.

4. Aspetti morali della guida

Guidare un veicolo è una maniera di relazionarsi, di avvicinarsi, di integrarsi in una comunità di persone. La capacità di convivere ed entrare in relazione con gli altri, presuppone nel conducente alcune qualità concrete e specifiche, cioè la padronanza di sé, la prudenza, la cortesia, un adeguato spirito di servizio e la conoscenza delle norme del Codice della strada. Pertanto, quando esce in automobile, il conducente deve essere consapevole che, in qualsiasi momento, potrebbe succedere un incidente. Sappiamo che, come conseguenza della trasgressione e della negligenza della disciplina stradale, ogni anno, sulle strade del mondo, muoiono 1.200.000 persone, mentre i feriti sono 50 milioni. Si tratta di una triste realtà e, allo stesso tempo, di una grande sfida per la società, come pure per la Chiesa. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II così raccomandava: ‹‹occorre che ciascuno si impegni a creare, mediante il rigoroso rispetto della strada, una ‘cultura della strada’, basata sulla diffusa comprensione dei diritti e dei doveri di ciascuno e sul comportamento coerente che ne consegue››3. La persona umana è sacra: essa è stata creata a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26), è stata redenta dal prezzo inestimabile del sangue di Cristo (cfr. 1 Cor 6,20; 1 Pd 1, 18-19), pertanto la sua vita deve essere rispettata.

5. Virtù cristiane del conducente

La Carità, naturalmente, è al primo posto. A questo proposito gli Orientamenti ricordano le parole di Pio XII: "Voi non dimenticate di rispettare gli utenti della strada, di osservare la cortesia e la lealtà verso gli altri piloti e pedoni, e dimostrare loro il vostro carattere servizievole".

Anche la Prudenza è una virtù necessaria e importante in relazione alla circolazione stradale. Essa esige la precauzione con cui affrontare gli imprevisti che si possono presentare in qualsiasi circostanza. Esige altresì un’armonia di atteggiamenti e disposizioni, di maturità di giudizio e un’abitudine all’autocontrollo.

Nel documento si fa menzione anche della Giustizia. Fin dal momento in cui si è interessata del problema del traffico, la Chiesa ha fatto riferimento a tale virtù. Ricordiamo a questo proposito che "la giustizia esige da chi guida una conoscenza completa ed esatta del Codice della strada. Chi usa la strada, infatti, deve conoscerne i regolamenti e prenderli in considerazione".

Per ultimo ricordiamo che chi intraprende un viaggio, parte sempre con una Speranza, quella di arrivare a destinazione. Per i credenti, la ragione di tale speranza sta nella certezza che, nel viaggio verso la meta, Dio cammina con l’uomo e lo preserva dai pericoli.

Con l’esortazione all’esercizio delle virtù da parte dell’automobilista, il Documento presenta anche un suo "decalogo" in analogia con i Comandamenti del Signore, che possiamo così riassumere:

I.

Non uccidere.

II.

La strada sia per te strumento di comunione e non di danno mortale.

III.

Cortesia, correttezza e prudenza ti aiutino.

IV.

Sii caritatevole e aiuta il prossimo nel bisogno.

V.

L’automobile non sia per te espressione di potere.

VI.

Convinci con carità i giovani a non mettersi alla guida quando non sono in condizioni di farlo.

VII.

Sostieni le famiglie delle vittime di incidenti.

VIII

Fa’ incontrare la vittima e l’automobilista aggressore affinché possano vivere l’esperienza liberatrice del perdono.

IX.

Sulla strada tutela la parte più debole.

X.

Sentiti responsabile verso gli altri.

6. Missione della Chiesa

I problemi che suscita e le opportunità apostoliche che il mondo della strada, denso e articolato, offre, non potevano rimanere estranei alla sollecitudine della Chiesa.

Essa, pertanto, ha la missione di denunciare situazioni pericolose e ingiuste causate spesso dal traffico. Di fronte a un problema tanto grave, la Chiesa e lo Stato – ciascuno nell’ambito delle proprie competenze – devono operare al fine di creare una coscienza generale e pubblica per quel che riguarda la sicurezza stradale e promuovere, con tutti i mezzi, una corrispondente e adeguata educazione dei conducenti, dei viaggiatori e dei pedoni.

7. Pastorale della Strada

Il Concilio Ecumenico Vaticano II chiede ai Vescovi di avere "un particolare interessamento per i fedeli che per le loro condizioni di vita non possono usufruire a sufficienza dell’ordinario ministero comune dei parroci o ne sono del tutto privi" (Christus Dominus, 18).

Di fronte a tale urgente impegno evangelizzatore nella società industrializzata e tecnicamente avanzata, senza dimenticare i Paesi in via di sviluppo, la Chiesa vuole suscitare una rinnovata presa di coscienza degli obblighi inerenti alla strada e della responsabilità morale circa la trasgressione delle norme stradali, allo scopo di prevenire il più possibile le fatali conseguenze che ne derivano. Essa propone anche la formazione religiosa degli automobilisti, dei trasportatori professionali, dei passeggeri e di coloro che sono, in qualche modo, legati alla strada e alla ferrovia.

Segnaliamo anche che in molti Paesi già esistono iniziative riguardo a tale pastorale specifica, alcune delle quali creative e concrete, come ad esempio le cappelle (fisse o mobili) lungo le autostrade, le visite di operatori pastorali alle strutture di servizio situate lungo le autostrade, le liturgie celebrate periodicamente negli autogrill e nei parcheggi per autocarri.

La mobilità, caratteristica delle società contemporanee di tutto il mondo, costituisce oggi, con i suoi problemi, una sfida urgente per le Istituzioni e per gli individui, come pure per la Chiesa. Di conseguenza, i credenti nel Figlio di Dio fatto uomo per salvare l’umanità non possono restare inerti di fronte a questo nuovo orizzonte che si apre per l’evangelizzazione, per promuovere, nel nome di Gesù Cristo, tutto l’uomo e ogni uomo.

_________________________

1 paolo vi, Motu Proprio Apostolicae Caritatis: AAS LXII (1970) 193-197.

2 pio xii, Discorso alla "Federazione Stradale Internazionale": Discorsi e Radiomessaggi di S.S. Pio XII, vol. XVII (1955) 275.

3 giovanni paolo ii, "Una cultura della strada", contro i troppi incidenti: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. X, 3 (1987) 22.

[00897-01.01] [Testo originale: Italiano]

 

INTERVENTO DI S.E. MONS. AGOSTINO MARCHETTO

Presentazione della pastorale per le donne e i ragazzi di strada,
e per i senza fissa dimora (clochard)

Introduzione

Per la Chiesa gli utenti della strada e della ferrovia, e coloro che vivono nella e della strada, hanno bisogno di una pastorale specifica(1). Essa di fatto, segue con interesse e sollecitudine, l’uomo in movimento. Dove c’è l’uomo, con le sue gioie e i suoi dolori, là c’è anche la Chiesa, con presenza pastorale, da Buon Samaritano.

Rivitalizzazione della pastorale della strada

Sin dal 2002, il Pontificio Consiglio si è impegnato in un’opera di rivitalizzazione del settore della Pastorale della Strada, nel contesto generale della mobilità umana, inserendovi anche la cura per le persone che vivono nella e della strada, specialmente ragazzi, donne e senza fissa dimora (clochard).

Il nostro Presidente, l’Em.mo Cardinale Martino, ha presentato la prima parte del Documento. Io mi accingo, ora, a presentare le altre tre.

Pastorale per la liberazione delle donne di strada

La seconda parte si riferisce a tale Pastorale. Sappiamo che esse vivono nella strada e della strada, e che la prostituzione è una forma di schiavitù, che trascina nella sua rete anche uomini e bambini. Lo sfruttamento sessuale e la prostituzione, molte volte legati al traffico di esseri umani, sono atti di violenza che costituiscono un’offesa alla dignità umana e una grave violazione dei diritti fondamentali. Molte donne di strada sono vittime del traffico di essere umani, che risponde alla crescente domanda dei "consumatori" di sesso. Facciamo eco qui alle parole del Servo di Dio Giovanni Paolo II, che così denunciava lo sfruttamento delle donne: "Guardando a uno degli aspetti più delicati della situazione femminile nel mondo, come non ricordare la lunga e umiliante storia – per quanto spesso sotterranea – di soprusi perpetrati nei confronti delle donne nel campo della sessualità? Alle soglie del terzo millennio non possiamo restare impassibili e rassegnati di fronte a questo fenomeno. È ora di condannare con vigore, dando vita ad appropriati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che non di rado hanno per oggetto le donne. In nome del rispetto della persona non possiamo altresì non denunciare la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità, inducendo anche ragazzine in giovane età a cadere nei circuiti della corruzione e a prestarsi alla mercificazione del proprio corpo"(2).

Per una risposta pastorale efficace è importante conoscere i fattori che spingono o attraggono le donne alla prostituzione, le strategie usate da intermediari e sfruttatori per sottometterle al proprio dominio, le piste di movimento dai Paesi d’origine a quelli di destinazione e le risorse istituzionali per affrontare il problema. Fortunatamente la Comunità internazionale e molte Organizzazioni non governative stanno cercando, sempre più energicamente, di opporsi alle attività criminali e di proteggere le persone vittime del traffico di esseri umani, sviluppando una vasta gamma di interventi per prevenire tale fenomeno e riabilitare, a livello di integrazione sociale, le sue vittime.

La Chiesa ha la responsabilità pastorale di difendere e promuovere la dignità umana delle persone sfruttate a causa della prostituzione, e di perorare la loro liberazione fornendo, a questo scopo, un sostegno economico, educativo e formativo. Inoltre, per rispondere a queste necessità pastorali, la Chiesa deve denunciare profeticamente le ingiustizie e le violenze perpetrate contro le donne di strada, e invitare le persone di buona volontà a mettere il loro impegno per difendere la loro dignità umana, combattere la prostituzione e il traffico di esseri umani, ponendo fine allo sfruttamento sessuale. Affinché ciò si possa realizzare, c’è bisogno di una rinnovata solidarietà nelle comunità cristiane e di programmi specifici di formazione per operatori pastorali. È necessario, inoltre, collaborare con i mezzi di comunicazione sociale per assicurare una corretta informazione su questo gravissimo problema. La Chiesa dovrà chiedere l’applicazione di leggi che proteggano le donne dalla piaga della prostituzione e del traffico di esseri umani, così come si dovrà creare un piano adeguato di formazione, al fine di suscitare una presa di coscienza generale e pubblica su questo grave problema, e trovare insieme i mezzi per combatterlo.

Pastorale per i ragazzi di strada

La terza parte del Documento li riguarda. Essi indubbiamente costituiscono una delle sfide più inquietanti del nostro secolo, per la Chiesa e per la società civile e politica. Si tratta di un fenomeno di ampiezze inimmaginabili, anche per le istituzioni pubbliche e che coinvolge circa 100 milioni di ragazzi, secondo le stime di "Amnesty International" (150 milioni secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro). È un fenomeno in crescita quasi ovunque, il che rappresenta una vera e propria emergenza sociale e pastorale.

Numerose sono le cause alla base di questo fenomeno sociale, come la crescente disgregazione delle famiglie, le situazioni di tensione tra i genitori, i comportamenti aggressivi e violenti, e talvolta persino perversi, nei confronti dei figli, l’immigrazione con conseguente sradicamento dal contesto abituale di vita e conseguente disorientamento, le condizioni di povertà e di miseria che mortificano la dignità e privano dell’indispensabile per sopravvivere, l’aumento della tossicodipendenza e dell’alcolismo, la prostituzione e l’industria del sesso, che continua a mietere un numero impressionante di vittime, molte volte indotte con la violenza alla più feroce della schiavitù, le guerre e i disordini sociali, con il diffondersi – soprattutto in Europa – di una "cultura dello sballo e della trasgressione" e la mancanza di valori di riferimento.

Per questo, è necessario che la Chiesa si faccia carico di questo problema, sia con la prevenzione che con il recupero dei ragazzi. Ricordiamo le parole di Giovanni Paolo II : "Diamo ai bambini un futuro di pace! Ecco l’appello che rivolgo fiducioso agli uomini e alle donne di buona volontà, invitando ciascuno ad aiutare i bambini a crescere in un clima di autentica pace. È un loro diritto, è un nostro dovere…Vi sono in alcuni Paesi bambini costretti a lavorare in tenera età, maltrattati, puniti violentemente, retribuiti con un compenso irrisorio, poiché non hanno modo di farsi valere, sono i più facili da ricattare e sfruttare"(3).

Affinché i bambini abbiano un futuro nella vita, è di fondamentale importanza infondere in loro la fiducia in se stessi, l’autostima, il senso della dignità e una conseguente responsabilità personale, affinché possa nascere in loro un autentico desiderio di riprendere gli studi scolastici e prepararsi professionalmente ad un inserimento, anche lavorativo, nella società, così da potere sviluppare, con le proprie forze e non solo in condizioni di dipendenza dagli altri, progetti di vita dignitosi e gratificanti. Per la pastorale, è necessario accogliere quell’invito ad una nuova evangelizzazione che ha caratterizzato il Pontificato di Giovanni Paolo II. Solo l’incontro con Cristo risorto può, di fatto, restituire la gioia della risurrezione a quanti sono nella morte. Solo l’incontro con Colui che è venuto a curare le piaghe dei cuori trafitti (cfr. Is 61, 1-2; Lc 4,18-19) può guarire nel profondo le devastanti ferite di esseri umani traumatizzati e induriti dalle tante frustrazioni e violenze subite. Di conseguenza, è importante passare da una pastorale dell’attesa a una pastorale dell’incontro e dell’accoglienza, cercando e incontrando i ragazzi (giovani) nei loro luoghi di aggregazione, nelle strade, nelle piazze, nelle discoteche e nelle zone più "calde" delle nostre metropoli. È necessario andare loro incontro con amore per portare la Buona Novella e testimoniare con la propria esperienza di vita che Cristo è Via, Verità e Vita.

È chiaro che il meglio delle risorse impegnate in questo campo deve essere destinato a preparare professionalmente e spiritualmente operatori pastorali che devono mostrare una grande maturità umana e una capacità di agire in sintonia e collaborazione con gli altri educatori.

Pastorale per i senza fissa dimora (clochard)

La quarta parte del nostro Documento li riguarda. La Chiesa, con la sua opzione preferenziale, né esclusiva, né escludente, per i poveri e i bisognosi, incoraggia i cristiani ad accompagnare e servire queste persone, qualunque sia la situazione morale o personale nella quale esse si trovino.

Le persone che vivono e dormono sulla strada, o riparandosi sotto i ponti, rappresentano uno dei tanti volti della povertà nel mondo di oggi. Questi clochard possono essere persone costrette a vivere in strada perché non hanno un tetto sotto il quale ripararsi, stranieri immigrati che talvolta, pur avendo un lavoro, non hanno un luogo in cui vivere, oppure anziani senza domicilio, o ancora persone giovani che hanno scelto di vivere così.

Generalmente chi abita per strada è guardato con diffidenza e sospetto, e il fatto di non avere una casa è l’inizio di una perdita progressiva di diritti. Diventano così una moltitudine di persone senza nome e senza voce, incapaci di difendersi e di trovare le risorse per migliorare il proprio futuro. Sono comunque persone con la propria dignità, da rispettare.

Possiamo affermare, comunque, che non mancano risposte pastorali, nei loro riguardi, anche se insufficienti, da parte di parrocchie, organizzazioni cattoliche, movimenti ecclesiali e nuove comunità. C’è chi va alla ricerca di questi fratelli e sorelle bisognosi, e l’incontro crea una rete di amicizia e di sostegno, dando luogo a generose iniziative di solidarietà, come ad esempio l’offerta di generi alimentari. A questo proposito, il dar da mangiare agli affamati (cfr. Mt 25,35) è un valore umano antico, diffuso in tutte le culture, perché ha un legame diretto con il valore della vita. L’attenzione alla dignità e alla persona dell’altro si esprime nel modo di accoglierlo, di servirlo, nella cura dell’ambiente dove si offre da mangiare, nell’atteggiamento gentile dei volontari e degli operatori pastorali.

Ecco allora lo stretto legame della "Pastorale della strada" con la sua sorgente, Cristo Signore, nel mistero della Sua incarnazione, e con la Chiesa e la sua opzione preferenziale per i poveri da evangelizzare, ovviamente nel rispetto della libertà di coscienza di ciascuno, lasciandosi, a sua volta, evangelizzare da loro.

Conclusione

Dopo il I Incontro Europeo per i Direttori Nazionali dell’Apostolato della Strada, realizzato nel febbraio del 2003, e il II Incontro Internazionale di Pastorale della strada, che si tenne nel dicembre 2006, dopo il I Incontro Internazionale di Pastorale per i ragazzi di strada (2004), e il I Incontro Internazionale della Pastorale per la liberazione delle donne di strada (2005), il Pontificio Consiglio ha programmato, per il mese di novembre di quest’anno, la realizzazione del I Incontro Internazionale della Pastorale per i senza fissa dimora (clochard), il cui tema sarà "In Cristo e con la Chiesa al servizio dei senza fissa dimora". Vi si intende riflettere sulle condizioni di povertà, abbandono e pericolo in cui si trovano le persone che vivono in strada, soprattutto nelle grandi città.

Con la certezza che Gesù Cristo accompagna gli uomini e le donne ogni giorno della loro vita, grazie anche alla Chiesa, presente nel campo della mobilità umana con una pastorale di incontro e di accoglienza, di evangelizzazione e promozione umana e con la consapevolezza che qualsiasi cosa venga fatta ai più piccoli è diretta a Cristo, il nostro Dicastero si impegna specialmente con questi Orientamenti affinché sia avviata, laddove ancora non esiste, e rafforzata, laddove invece è già operante, una pastorale specifica. Essa è di presenza, accoglienza e accompagnamento, che dà risposte concrete alle necessità che si presentano, e ciò sensibilizzando maggiormente Vescovi e diocesi, associazioni cattoliche e movimenti ecclesiali e nuove comunità.

Grazie.

_________________________

(1) Cfr. giovanni paolo ii, Costituzione Pastor Bonus art. 151: AAS LXXX (1988) 900.

(2) giovanni paolo ii, Lettera alle donne, 29 giugno 1995, n. 5: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII, 1 (1995) 1875.

(3) giovanni paolo ii, Messaggio per la XXIX Giornata Mondiale della Pace, 1996: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII, 2 (1995) 1331.

[00898-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0336-XX.01]