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L’UDIENZA GENERALE, 07.03.2007


L’UDIENZA GENERALE

SALUTO AI PELLEGRINI NELLA BASILICA VATICANA

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta in due diversi momenti: alle ore 10.30, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Piemonte, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", con i fedeli in pellegrinaggio dalle diocesi piemontesi e gruppi di studenti e giovani italiani; successivamente, nell’Aula Paolo VI, il Papa ha salutato i pellegrini e i fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, dando inizio a un nuovo ciclo di catechesi sui Padri Apostolici, si è soffermato sulla figura di San Clemente Romano.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

SALUTO AI PELLEGRINI NELLA BASILICA VATICANA

Cari fratelli e sorelle!

sono lieto di accogliervi e rivolgo a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto. Saluto anzitutto i pellegrini provenienti dalle Diocesi della Regione Ecclesiastica Piemontese, che accompagnano i loro Vescovi nella Visita ad limina. Cari amici, la fede cristiana si confronta, anche in Piemonte e Valle d’Aosta con molte sfide dovute, nell’odierno contesto socio-culturale, alle tendenze agnostiche presenti in campo dottrinale, come pure alle pretese di piena autonomia etica e morale. Non è certo facile annunciare e testimoniare oggi il Vangelo. Tuttavia - e questo ho potuto constatare in tutti i miei colloqui e incontri - permane nel popolo un solido substrato spirituale, che si manifesta tra l’altro nell’attenzione alle istanze della vita cristiana, nell’intimo bisogno di Dio, nella riscoperta del valore della preghiera, nella stima verso il sacerdote zelante e il suo ministero. Si avverte, inoltre, da parte di fedeli laici e di gruppi di impegno apostolico, una più sentita esigenza di tensione alla santità, misura alta della vita cristiana. Mi rivolgo pure a voi, cari Fratelli nell’Episcopato: di fronte alle difficoltà che a volte incontrano le comunità ecclesiali affidate alle vostre cure, vi esorto a proseguire con coraggio nell’aiutarle a seguire fedelmente il Signore, valorizzando le loro potenzialità spirituali e i carismi di ciascuno. Ricordate loro che nessuna difficoltà può separarci dall’amore di Cristo, come già affermava san Paolo (cfr. Rm 8,35-39). Per questo, unendo le forze, voi Pastori insieme ai sacerdoti, alle persone consacrate e ai fedeli laici testimoniate con fervore la vostra, la nostra comune adesione a Cristo ed edificate la Chiesa nella carità e nella verità. La Madre Celeste, che il popolo piemontese invoca da sempre con sentita devozione, vi assista, vi illumini e vi conforti.

Saluto ora i giovani qui presenti, in particolare gli alunni della Scuola Don Carlo Costamagna di Busto Arsizio e quelli della Scuola Don Giovanni Bosco di Canonica d’Adda. Cari amici, il tempo di Quaresima, che stiamo vivendo, sia per voi occasione propizia per riscoprire il dono della sequela di Cristo e imparare ad aderire sempre, con il suo aiuto, alla volontà del Padre. E così prendiamo la strada giusta, la strada che ci apre il cammino al futuro.

[00304-01.01] [Testo originale: Italiano]

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

abbiamo meditato nei mesi scorsi sulle figure dei singoli Apostoli e sui primi testimoni della fede cristiana, che gli scritti neo-testamentari menzionano. Adesso dedichiamo la nostra attenzione ai Padri apostolici, cioè alla prima e alla seconda generazione nella Chiesa dopo gli Apostoli. E così possiamo vedere come comincia il cammino della Chiesa nella storia.

San Clemente, Vescovo di Roma negli ultimi anni del primo secolo, è il terzo successore di Pietro, dopo Lino e Anacleto. Riguardo alla sua vita, la testimonianza più importante è quella di sant’Ireneo, Vescovo di Lione fino al 202. Egli attesta che Clemente "aveva visto gli Apostoli", "si era incontrato con loro", e "aveva ancora nelle orecchie la loro predicazione, e davanti agli occhi la loro tradizione" (Adv. haer. 3,3,3). Testimonianze tardive, fra il quarto e il sesto secolo, attribuiscono a Clemente il titolo di martire.

L'autorità e il prestigio di questo Vescovo di Roma erano tali, che a lui furono attribuiti diversi scritti, ma l'unica sua opera sicura è la Lettera ai Corinti. Eusebio di Cesarea, il grande "archivista" delle origini cristiane, la presenta in questi termini: "E’ tramandata una lettera di Clemente riconosciuta autentica, grande e mirabile. Fu scritta da lui, da parte della Chiesa di Roma, alla Chiesa di Corinto... Sappiamo che da molto tempo, e ancora ai nostri giorni, essa è letta pubblicamente durante la riunione dei fedeli" (Hist. Eccl. 3,16). A questa lettera era attribuito un carattere quasi canonico. All'inizio di questo testo - scritto in greco - Clemente si rammarica che "le improvvise avversità, capitate una dopo l'altra" (1,1), gli abbiano impedito un intervento più tempestivo. Queste "avversità" sono da identificarsi con la persecuzione di Domiziano: perciò la data di composizione della lettera deve risalire a un tempo immediatamente successivo alla morte dell'imperatore e alla fine della persecuzione, vale a dire subito dopo il 96.

L'intervento di Clemente – siamo ancora nel I secolo – era sollecitato dai gravi problemi in cui versava la Chiesa di Corinto: i presbiteri della comunità, infatti, erano stati deposti da alcuni giovani contestatori. La penosa vicenda è ricordata, ancora una volta, da sant’Ireneo, che scrive: "Sotto Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa di Roma inviò ai Corinti una lettera importantissima per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare la tradizione, che da poco tempo essa aveva ricevuto dagli Apostoli" (Adv. haer. 3,3,3). Potremmo quindi dire che questa lettera costituisce un primo esercizio del Primato romano dopo la morte di san Pietro. La lettera di Clemente riprende temi cari a san Paolo, che aveva scritto due grandi lettere ai Corinti, in particolare la dialettica teologica, perennemente attuale, tra indicativo della salvezza e imperativo dell’impegno morale. Prima di tutto c'è il lieto annuncio della grazia che salva. Il Signore ci previene e ci dona il perdono, ci dona il suo amore, la grazia di essere cristiani, suoi fratelli e sorelle. E’ un annuncio che riempie di gioia la nostra vita e dà sicurezza al nostro agire: il Signore ci previene sempre con la sua bontà e la bontà del Signore è sempre più grande di tutti i nostri peccati. Occorre però che ci impegniamo in maniera coerente con il dono ricevuto e rispondiamo all'annuncio della salvezza con un cammino generoso e coraggioso di conversione. Rispetto al modello paolino, la novità è che Clemente fa seguire alla parte dottrinale e alla parte pratica, che erano costitutive di tutte le lettre paoline, una "grande preghiera" che praticamente conclude la lettera.

L'occasione immediata della lettera schiude al Vescovo di Roma la possibilità di un ampio intervento sull'identità della Chiesa e sulla sua missione. Se a Corinto ci sono stati degli abusi, osserva Clemente, il motivo va ricercato nell'affievolimento della carità e di altre virtù cristiane indispensabili. Per questo egli richiama i fedeli all'umiltà e all'amore fraterno, due virtù veramente costitutive dell’essere nella Chiesa: "Siamo una porzione santa", ammonisce, "compiamo dunque tutto quello che la santità esige" (30,1). In particolare, il Vescovo di Roma ricorda che il Signore stesso "ha stabilito dove e da chi vuole che i servizi liturgici siano compiuti, affinché ogni cosa, fatta santamente e con il suo beneplacito, riesca bene accetta alla sua volontà... Al sommo sacerdote infatti sono state affidate funzioni liturgiche a lui proprie, ai sacerdoti è stato preordinato il posto loro proprio, ai leviti spettano dei servizi propri. L'uomo laico è legato agli ordinamenti laici" (40,1-5: si noti che qui, in questa lettera della fine del I secolo, per la prima volta nella letteratura cristiana, compare il termine greco "laikós", che significa "membro del laos", cioè "del popolo di Dio").

In questo modo, riferendosi alla liturgia dell'antico Israele, Clemente svela il suo ideale di Chiesa. Essa è radunata dall’"unico Spirito di grazia effuso su di noi", che spira nelle diverse membra del Corpo di Cristo, nel quale tutti, uniti senza alcuna separazione, sono "membra gli uni degli altri" (46,6-7). La netta distinzione tra il "laico" e la gerarchia non significa per nulla una contrapposizione, ma soltanto questa connessione organica di un corpo, di un organismo, con le diverse funzioni. La Chiesa infatti non è luogo di confusione e di anarchia, dove uno può fare quello che vuole in ogni momento: ciascuno in questo organismo, con una struttura articolata, esercita il suo ministero secondo la vocazione ricevuta. Riguardo ai capi delle comunità, Clemente esplicita chiaramente la dottrina della successione apostolica. Le norme che la regolano derivano in ultima analisi da Dio stesso. Il Padre ha inviato Gesù Cristo, il quale a sua volta ha mandato gli Apostoli. Essi poi hanno mandato i primi capi delle comunità, e hanno stabilito che ad essi succedessero altri uomini degni. Tutto dunque procede "ordinatamente dalla volontà di Dio" (42). Con queste parole, con queste frasi, san Clemente sottolinea che la Chiesa ha una struttura sacramentale e non una struttura politica. L’agire di Dio che viene incontro a noi nella liturgia precede le nostre decisioni e le nostre idee. La Chiesa è soprattutto dono di Dio e non creatura nostra, e perciò questa struttura sacramentale non garantisce solo il comune ordinamento, ma anche questa precedenza del dono di Dio, del quale abbiamo tutti bisogno.

Finalmente, la "grande preghiera" conferisce un respiro cosmico alle argomentazioni precedenti. Clemente loda e ringrazia Dio per la sua meravigliosa provvidenza d'amore, che ha creato il mondo e continua a salvarlo e a santificarlo. Particolare rilievo assume l'invocazione per i governanti. Dopo i testi del Nuovo Testamento, essa rappresenta la più antica preghiera per le istituzioni politiche. Così, all'indomani della persecuzione i cristiani, ben sapendo che sarebbero continuate le persecuzioni, non cessano di pregare per quelle stesse autorità che li avevano condannati ingiustamente. Il motivo è anzitutto di ordine cristologico: bisogna pregare per i persecutori, come fece Gesù sulla croce. Ma questa preghiera contiene anche un insegnamento che guida, lungo i secoli, l'atteggiamento dei cristiani dinanzi alla politica e allo Stato. Pregando per le autorità, Clemente riconosce la legittimità delle istituzioni politiche nell'ordine stabilito da Dio; nello stesso tempo, egli manifesta la preoccupazione che le autorità siano docili a Dio e "esercitino il potere che Dio ha dato loro nella pace e la mansuetudine con pietà" (61,2). Cesare non è tutto. Emerge un'altra sovranità, la cui origine ed essenza non sono di questo mondo, ma "di lassù": è quella della Verità, che vanta anche nei confronti dello Stato il diritto di essere ascoltata.

Così la lettera di Clemente affronta numerosi temi di perenne attualità. Essa è tanto più significativa, in quanto rappresenta, fin dal primo secolo, la sollecitudine della Chiesa di Roma, che presiede nella carità a tutte le altre Chiese. Con lo stesso Spirito facciamo nostre le invocazioni della "grande preghiera", là dove il Vescovo di Roma si fa voce del mondo intero: "Sì, o Signore, fa' risplendere su di noi il tuo volto nel bene della pace; proteggici con la tua mano potente... Noi ti rendiamo grazie, attraverso il sommo Sacerdote e guida delle anime nostre, Gesù Cristo, per mezzo del quale a te la gloria e la lode, adesso, e di generazione in generazione, e nei secoli dei secoli. Amen" (60-61).

[00305-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

Nous portons aujourd’hui notre attention sur saint Clément, un Père apostolique, Évêque de Rome à la fin du premier siècle et troisième Successeur de Pierre. Saint Irénée, Évêque de Lyon, atteste que Clément «avait vu les Apôtres», «les avait rencontrés», ayant «encore dans les oreilles leur prédication, et devant les yeux leur tradition». Dans sa Lettre aux Corinthiens, écrite peu après la mort de l’empereur Domitien et à la fin de sa persécution contre les chrétiens, Clément manifeste la sollicitude de l’Église de Rome, qui préside dans la charité à toutes les autres Églises. Face aux problèmes qui agitent l’Église de Corinthe, Clément appelle les chrétiens à se réconcilier dans la paix, à se renouveler dans la foi et à annoncer la tradition reçue des Apôtres. Il insiste notamment sur l’aujourd’hui du salut, qui doit remplir la vie de joie, invitant les chrétiens à s’engager de manière cohérente pour répondre, par un chemin de conversion, à cette annonce du salut. En se référant à la liturgie de l’ancien Israël et en expliquant clairement la doctrine de la succession apostolique, Clément révèle son idéal de l’Église, «rassemblée par l’unique Esprit de grâce répandu sur nous», qui n’est pas un lieu de confusion et d’anarchie, où chacun peut faire ce qu’il veut, mais un lieu où chacun exerce son ministère selon la vocation reçue.

Je salue cordialement les pèlerins francophones présents ce matin, en particulier les pèlerins de Montréal, avec Monsieur le Cardinal Jean-Claude Turcotte, leur archevêque, ainsi que le groupe de pèlerins de Sens, guidé par Monseigneur Yves Patenôtre, Archevêque de Sens-Auxerre. Que le Christ, qui marche vers sa Pâque, vous entraîne à sa suite sur le chemin du don total, pour que vous soyez chaque jour des témoins de l’amour plus fort que la mort!

[00306-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on the early Church, we now turn to the Apostolic Fathers. Saint Clement, Bishop of Rome and third successor of Peter, lived in the last years of the first century. He had met the Apostles personally. Clement wrote an important letter to the Church in Corinth at a time when the Christian community was deeply divided. He encourages them to renew their faith in the message received from the Apostles and to be reconciled with one another. In this way, he shows the essential connection between the content of the Gospel and the way we live. This connection is essential to Clement’s ideal for the Church, in which the hierarchical structure is intrinsically ordered to the service of charity. Laity and hierarchy are not opposed, but organically connected in the mystery of the one Body. According to Clement, not only the Church, but also the entire cosmos reflects God’s providential love and mercy. Clement concludes his letter by praising God for this marvellous order. Let us join him as we beg the Lord to "make his face shine upon us in goodness and peace. Amen."

Dear Brothers and Sisters,

I offer a warm welcome to all the English-speaking visitors and pilgrims present at today’s audience, especially the groups from Scotland, Denmark, Japan, Canada and the United States of America. May your pilgrimage renew your love for the Lord and his Church, and may God bless you all!

[00307-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Nach den Katechesen über die Apostel und die ersten Zeugen des Glaubens im Neuen Testament wollen wir uns ab heute den „Apostolischen Vätern" zuwenden. Dabei möchte ich mit dem heiligen Papst Clemens I., dem dritten Nachfolger des Apostels Petrus, beginnen.

Clemens war Zeuge der Verkündigung und des Wirkens der Apostel. Ein wertvolles Dokument ist sein Brief an die Korinther, der nach der Verfolgung Kaiser Domitians um das Jahr 96 abgefaßt wurde. Dieser Brief ist ein frühes Zeugnis der Sorge der Kirche von Rom, die den Vorsitz in der Liebe führt, gegenüber den anderen Kirchen. Innerhalb der Gemeinde von Korinth waren Konflikte und Spaltungen aufgetreten. Clemens will die Christen in Korinth im Frieden versöhnen und sie im Glauben und in der Treue zur apostolischen Überlieferung stärken. Er ermahnt sie zur Demut und dazu, in brüderlicher Liebe alles zu tun, „was zur Heiligung gehört" (30,1). Zugleich erinnert Clemens daran, daß den einzelnen Gliedern des Leibes Christi gemäß der empfangenen Berufung verschiedene Dienste und Aufgaben zukommen. Die Unterscheidung der hierarchischen Ämter von den Diensten der Gläubigen stellt dabei kein Problem dar. Beide stehen vielmehr in einer organischen Einheit. Clemens beschließt seinen Brief mit einem Gebet, einem Lobpreis der göttlichen Vorsehung und Liebe, durch die der Herr die Welt erschaffen hat, sie weiter erhält und rettet.

Gerne grüße ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache, besonders auch die Seminaristen und Diakone aus Eichstätt. Als getaufte Christen sind wir Glieder des einen Leibes Christi, der Kirche. Mit dem Beistand des Heiligen Geistes wollen wir die Dienste und Aufgaben verrichten, zu denen uns der Herr berufen hat. So können wir glaubwürdig Gottes Liebe zu den Menschen bezeugen. Von Herzen segne ich euch alle.

[00308-05.02] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Después de reflexionar sobre cada Apóstol, hoy dedicamos este encuentro a los Padres apostólicos, iniciando con san Clemente, tercer sucesor de Pedro, después de Lino y Anacleto, al final del primer siglo. Conservamos su Carta a los Corintios, sobre problemas surgidos en aquella Comunidad, mostrando así la solicitud de la Iglesia de Roma que preside en la caridad a todas las demás. Para Clemente, la Iglesia no ha de ser un lugar de confusión o anarquía, sino que por el Espíritu forma un cuerpo ordenado: en ella, cada miembro cumple su misión según su vocación. Al mismo tiempo, expone con claridad la doctrina de la sucesión apostólica.

Al pedir oraciones para las instituciones políticas, Clemente atestigua cómo, poco después de las persecuciones, los cristianos no dejan de rezar por las mismas autoridades que los habían condenado injustamente. Rezando por ellas, no sólo se reconoce la legitimidad de las instituciones políticas en el orden establecido por Dios, sino que también manifiesta su preocupación para que las autoridades ejerzan el poder con paz y mansedumbre, teniendo en cuenta que hay otra soberanía, la de la verdad, que debe ser atendida por el Estado.

Me es grato saludar con afecto a los visitantes de lengua española. En particular, saludo a los formadores y seminaristas del Seminario mayor de León, así como a los distintos grupos parroquiales y asociaciones venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Animo a todos a colaborar para que vuestras comunidades eclesiales vivan en la unidad y en la caridad. ¡Gracias por vuestra visita!

[00309-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese  

Amados peregrinos de língua portuguesa, uma cordial saudação para todos, nomeadamente para o grupo referido de Portugal. Possa cada um de vós viver estes dias de peregrinação, em plena Quaresma, como um generoso caminho de conversão à santidade que vos pede e quer dar o Deus Santo! As suas bênçãos desçam abundantes sobre vós e vossas famílias!

[00310-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Witam i pozdrawiam pielgrzymów polskich. Pozdrawiam również waszych bliskich, którzy teraz, w Wielkim Poście, uczestniczą w rekolekcjach parafialnych. Wiem, że chętnie biorą w nich udział dorośli, dzieci, młodzież i studenci. Życzę, by ten czas przemyśleń, modlitwy, spowiedzi, przemieniał wasze serca, wasze rodziny i całą wspólnotę Kościoła. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do il mio benvenuto e il mio saluto ai pellegrini polacchi. Saluto pure tutti i vostri cari che, durante questa Quaresima, partecipano agli esercizi spirituali parrocchiali. So che a questi esercizi partecipano volentieri sia gli adulti come i bambini, i giovani e gli studenti. Auguro a tutti che questo tempo di riflessione e di preghiera, con la grazia della confessione cambi i vostri cuori, quello delle vostre famiglie e della comunità ecclesiale. Sia lodato Gesù Cristo.]

[00311-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám poutníky z Kutné Hory!
Drazí, v této postní době prosme Pána o pravé a hluboké obrácení. K tomu ze srdce žehnám vám i vašim drahým! Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Kutná Hora!
Carissimi, in questo tempo di Quaresima chiediamo al Signore una vera e profonda conversione. Con questi voti benedico di cuore voi e i vostri cari! Sia lodato Gesù Cristo!]

[00312-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua slovacca

Zo srdca pozdravujem pútnikov z Čadce a Gaboltova, Krušoviec a Piešťan, Krakovan a Levíc.
Bratia a sestry, Pôstna doba nás pobáda, aby sme uznali v Ježišovi Kristovi našu najväčšiu nádej. Pozývam vás, aby ste boli vo svete vernými svedkami jeho Radostnej zvesti o vykúpení.
Ochotne žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini provenienti da Čadca e Gaboltov, Krušovce e Piešťany, Krakovany e Levice.

Fratelli e sorelle, il tempo della Quaresima ci esorta a riconoscere Gesù Cristo come nostra suprema speranza. Vi invito ad essere nel mondo testimoni fedeli della Buona Novella della redenzione. Volentieri benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00313-AA.02] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Religiose infermiere, che prendono parte all’incontro promosso dall’USMI. Care sorelle, conservando dinanzi ai vostri occhi il volto sofferente di Cristo, impegnatevi con umile coraggio ad essere testimoni del suo amore misericordioso ogni giorno, a contatto con il vasto mondo della malattia e del dolore. Saluto poi i militari della Scuola del Genio di Roma, come anche quelli dell’82° Reggimento Fanteria "Torino" di Barletta. Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza e vi assicuro la mia preghiera perché si rafforzi in voi il fermo desiderio di testimoniare Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo.

Il mio pensiero va infine ai malati e agli sposi novelli. Cari malati, partecipando con pazienza e amore alla stessa sofferenza del Figlio di Dio incarnato, possiate condividere fin d'ora la gloria e la gioia della sua risurrezione. E voi, cari sposi novelli, trovate nell'alleanza che, a prezzo del suo sangue, Cristo ha stretto con la sua Chiesa, il sostegno del vostro patto coniugale e della vostra missione nella Chiesa e nella società.

[00314-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0113-XX.01]