Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


L’UDIENZA GENERALE, 27.09.2006


L’Udienza Generale di questa mattina si svolge alle ore 10 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - incontra gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa si sofferma sulla figura dell’Apostolo Tommaso.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI rivolge particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si conclude con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

Al termine il Santo Padre rientra a Castel Gandolfo.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

proseguendo i nostri incontri con i dodici Apostoli scelti direttamente da Gesù, oggi dedichiamo la nostra attenzione a Tommaso. Sempre presente nelle quattro liste compilate dal Nuovo Testamento, egli nei primi tre Vangeli è collocato accanto a Matteo (cfr Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,15), mentre negli Atti si trova vicino a Filippo (cfr At 1,13). Il suo nome deriva da una radice ebraica, ta’am, che significa "appaiato, gemello". In effetti, il Vangelo di Giovanni più volte lo chiama con il soprannome di "Didimo" (cfr Gv 11,16; 20,24; 21,2), che in greco vuol dire appunto "gemello". Non è chiaro il perché di questo appellativo.

Soprattutto il Quarto Vangelo ci offre alcune notizie che ritraggono qualche lineamento significativo della sua personalità. La prima riguarda l'esortazione, che egli fece agli altri Apostoli, quando Gesù, in un momento critico della sua vita, decise di andare a Betania per risuscitare Lazzaro, avvicinandosi così pericolosamente a Gerusalemme (cfr Mc 10,32). In quell'occasione Tommaso disse ai suoi condiscepoli: "Andiamo anche noi e moriamo con lui" (Gv 11,16). Questa sua determinazione nel seguire il Maestro è davvero esemplare e ci offre un prezioso insegnamento: rivela la totale disponibilità ad aderire a Gesù, fino ad identificare la propria sorte con quella di Lui ed a voler condividere con Lui la prova suprema della morte. In effetti, la cosa più importante è non distaccarsi mai da Gesù. D'altronde, quando i Vangeli usano il verbo "seguire" è per significare che dove si dirige Lui, là deve andare anche il suo discepolo. In questo modo, la vita cristiana si definisce come una vita con Gesù Cristo, una vita da trascorrere insieme con Lui. San Paolo scrive qualcosa di analogo, quando così rassicura i cristiani di Corinto: "Voi siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere" (2 Cor 7,3). Ciò che si verifica tra l’Apostolo e i suoi cristiani deve, ovviamente, valere prima di tutto per il rapporto tra i cristiani e Gesù stesso: morire insieme, vivere insieme, stare nel suo cuore come Lui sta nel nostro.

Un secondo intervento di Tommaso è registrato nell’Ultima Cena. In quell’occasione Gesù, predicendo la propria imminente dipartita, annuncia di andare a preparare un posto ai discepoli perché siano anch'essi dove si trova lui; e precisa loro: "Del luogo dove io vado, voi conoscete la via" (Gv 14,4). E’ allora che Tommaso interviene dicendo: "Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?" (Gv 14,5). In realtà, con questa uscita egli si pone ad un livello di comprensione piuttosto basso; ma queste sue parole forniscono a Gesù l'occasione per pronunciare la celebre definizione: "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). E’ dunque primariamente a Tommaso che viene fatta questa rivelazione, ma essa vale per tutti noi e per tutti i tempi. Ogni volta che noi sentiamo o leggiamo queste parole, possiamo metterci col pensiero al fianco di Tommaso ed immaginare che il Signore parli anche con noi così come parlò con lui. Nello stesso tempo, la sua domanda conferisce anche a noi il diritto, per così dire, di chiedere spiegazioni a Gesù. Noi spesso non lo comprendiamo. Abbiamo il coraggio di dire: non ti comprendo, Signore, ascoltami, aiutami a capire. In tal modo, con questa franchezza che è il vero modo di pregare, di parlare con Gesù, esprimiamo la pochezza della nostra capacità di comprendere, al tempo stesso ci poniamo nell’atteggiamento fiducioso di chi si attende luce e forza da chi è in grado di donarle.

Notissima, poi, e persino proverbiale è la scena di Tommaso incredulo, avvenuta otto giorni dopo la Pasqua. In un primo tempo, egli non aveva creduto a Gesù apparso in sua assenza, e aveva detto: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò!" (Gv 20,25). In fondo, da queste parole emerge la convinzione che Gesù sia ormai riconoscibile non tanto dal viso quanto dalle piaghe. Tommaso ritiene che segni qualificanti dell’identità di Gesù siano ora soprattutto le piaghe, nelle quali si rivela fino a che punto Egli ci ha amati. In questo l’Apostolo non si sbaglia. Come sappiamo, otto giorni dopo Gesù ricompare in mezzo ai suoi discepoli, e questa volta Tommaso è presente. E Gesù lo interpella: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente" (Gv 20,27). Tommaso reagisce con la più splendida professione di fede di tutto il Nuovo Testamento: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). A questo proposito commenta Sant’Agostino: Tommaso "vedeva e toccava l’uomo, ma confessava la sua fede in Dio, che non vedeva né toccava. Ma quanto vedeva e toccava lo induceva a credere in ciò di cui sino ad allora aveva dubitato" (In Iohann. 121,5). L'evangelista prosegue con un’ultima parola di Gesù a Tommaso: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno" (Gv 20,29). Questa frase si può anche mettere al presente: "Beati quelli che non vedono eppure credono". In ogni caso, qui Gesù enuncia un principio fondamentale per i cristiani che verranno dopo Tommaso, quindi per tutti noi. E’ interessante osservare come un altro Tommaso, il grande teologo medioevale di Aquino, accosti a questa formula di beatitudine quella apparentemente opposta riportata da Luca: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete" (Lc 10,23). Ma l’Aquinate commenta: "Merita molto di più chi crede senza vedere che non chi crede vedendo" (In Johann. XX lectio VI § 2566). In effetti, la Lettera agli Ebrei, richiamando tutta la serie degli antichi Patriarchi biblici, che credettero in Dio senza vedere il compimento delle sue promesse, definisce la fede come "fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" (11,1). Il caso dell’apostolo Tommaso è importante per noi per almeno tre motivi: primo, perché ci conforta nelle nostre insicurezze; secondo, perché ci dimostra che ogni dubbio può approdare a un esito luminoso oltre ogni incertezza; e, infine, perché le parole rivolte a lui da Gesù ci ricordano il vero senso della fede matura e ci incoraggiano a proseguire, nonostante la difficoltà, sul nostro cammino di adesione a Lui.

Un'ultima annotazione su Tommaso ci è conservata dal Quarto Vangelo, che lo presenta come testimone del Risorto nel successivo momento della pesca miracolosa sul Lago di Tiberiade (cfr Gv 21,2). In quell'occasione egli è menzionato addirittura subito dopo Simon Pietro: segno evidente della notevole importanza di cui godeva nell’ambito delle prime comunità cristiane. In effetti, nel suo nome vennero poi scritti gli Atti e il Vangelo di Tommaso, ambedue apocrifi ma comunque importanti per lo studio delle origini cristiane. Ricordiamo infine che, secondo un’antica tradizione, Tommaso evangelizzò prima la Siria e la Persia (così riferisce già Origene, riportato da Eusebio di Cesarea, Hist. eccl. 3,1) e poi si spinse fino all'India occidentale (cfr Atti di Tommaso 1-2 e 17ss), da dove poi il cristianesimo raggiunse anche l’India meridionale. In questa prospettiva missionaria terminiamo la nostra riflessione, esprimendo l’auspicio che l’esempio di Tommaso corrobori sempre più la nostra fede in Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Dio.

[01319-01.02] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

Notre attention se portera aujourd’hui sur l’Apôtre Thomas. Le quatrième Évangile nous propose plusieurs éléments significatifs. La détermination de l’Apôtre nous révèle sa totale disponibilité à suivre le Maître, au point qu’il identifie son sort avec celui de Jésus et qu’il veut partager avec lui l’épreuve suprême de la mort. Lors de la dernière Cène, Jésus révèle à Thomas, qui lui demande des explications, qu’il est «le chemin, la vérité et la vie». Comme Thomas, nous aussi, nous avons du mal à comprendre, mais nous pouvons nous mettre dans l’attitude confiante de celui qui attend de Jésus la lumière et la force.
L’incrédulité de Thomas, huit jours après Pâques, est très connue. Désormais, les signes qui permettent de reconnaître l’identité de Jésus sont surtout ses plaies qui révèlent jusqu’à quel point il nous a aimés. Cette scène nous réconforte dans nos insécurités; elle nous montre que le doute peut aboutir à un résultat lumineux. Et les paroles de Jésus à Thomas, «Heureux ceux qui croient sans avoir vu», nous rappellent le vrai sens de la foi et nous encouragent à adhérer à sa personne malgré les difficultés.
Enfin, une antique tradition rapporte que Thomas évangélisa la Syrie et la Perse, et que, grâce à lui, le christianisme atteignit l’Inde.

J’accueille avec joie les pèlerins de langue française présents ce matin. Je salue en particulier le groupe de l’École normale catholique Blomet, de Paris. Que l’exemple de l’Apôtre Thomas rende toujours plus forte votre foi en Jésus et qu’il vous incite à être d’ardents missionnaires de l’Évangile parmi vos frères.

[01320-03.02] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Continuing our catechesis on the Apostles, I wish to reflect today on Thomas the twin. It is most especially in John’s Gospel that we learn about Thomas. At a dangerous time in our Lord’s life, when he decided to visit Lazarus in Bethany, it was Thomas who said: "Let us also go, that we may die with him". He shows us that the most important thing is never to distance oneself from Jesus. The life of a Christian is one spent together with the Lord.
At the Last Supper it is Thomas who says: "Lord, we do not know where you are going, so how can we know the way?". His question leads to the celebrated response: "I am the Way, the Truth and the Life". Jesus also proclaims these words to us today.
A further episode in Thomas’ life is well known to us all: that of the ‘doubting Thomas’, who says "unless I see in his hands the print of the nails, and place my finger in the mark of the nails … I will not believe". Yet, once Jesus appears to him he utters the most splendid profession of faith in all the New Testament: "My Lord and my God!"
Let us take heart from the life of Thomas: he comforts us in our uncertainty; shows us that doubt can lead to spiritual growth, and he helps us learn from Jesus the true meaning of mature faith, encouraging us to persevere as disciples of Christ!

I welcome all the English-speaking pilgrims present today, including participants in the Pauline Colloquium, Friends of L’Osservatore Romano, and the Villa Maria College choir from Christchurch, New Zealand. I also greet in a special way the Asian Mission Congress Delegates and Pilgrims from Thailand. Upon all of you I invoke God’s blessings of peace and joy!

[01321-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der Reihe der Katechesen über die zwölf Apostel gelangen wir heute zum heiligen Thomas, der uns vor allem im Johannesevangelium näher vorgestellt wird. Geradezu sprichwörtlich ist er uns als der „ungläubige Thomas" bekannt, der nach der Auferstehung darauf besteht, seinen Finger in die Male der Nägel und seine Hand in die Seite Jesu zu legen (vgl. Joh 20, 25). Doch durch die Gnade Gottes wird aus dem zweifelnden Thomas ein sehender und ein bekennender: Die Wundmale Christi bezeugen seine übergroße Liebe, und Thomas bekennt aus ganzem Herzen: „Mein Herr und mein Gott!" (Joh 20, 28). Auch die anderen beiden Stellen, an denen der Apostel Thomas im Johannesevangelium zu Wort kommt, zeigen uns, daß das Leben eines Apostels ganz auf Christus ausgerichtet ist. Viele Jünger hatten Angst, mit Jesus nach Betanien bei Jerusalem zu gehen, doch Thomas sagt: „Laßt uns mit ihm gehen, um mit ihm zu sterben" (Joh 11, 16). Nichts ist wichtiger, als Jesus nachzufolgen und ganz bei ihm zu sein! Denn Jesus sagt selbst beim letzten Abendmahl zu Thomas: „Ich bin der Weg, die Wahrheit und das Leben" (Joh 14 , 6).

Mit diesen Gedanken begrüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher hier auf dem Petersplatz, ganz besonders die vielen Schülergruppen und die Wallfahrer aus den Diözesen Görlitz und Innsbruck, die mit Altbischof Rudolf Müller und Diözesanbischof Manfred Scheuer nach Rom gepilgert sind. Euch alle lade ich ein, das Beispiel des Apostels Thomas nachzuahmen: Laßt euch nicht durch Zweifel und Ängste verunsichern! Wendet euch mit euren Fragen und Sorgen vertrauensvoll an den auferstandenen Herrn. Er ist uns nahe und ruft uns auch heute in seine Nachfolge. Gott segne euch und eure Familien.

[01322-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy dedicamos la catequesis al apóstol Tomás. Su personalidad se caracteriza por su determinación en seguir a Jesús, "Camino, Verdad y Vida", hasta identificarse con la suerte del Maestro y querer compartir con Él la prueba de la muerte. Su ejemplo nos conforta en nuestras inseguridades y nos demuestra que toda duda puede aportar luz. Así, después de la Pascua, ante la reaparición de Jesús en su presencia, Tomás reacciona con la más espléndida profesión de fe: ¡Señor mío y Dios mío!, subrayando así que los signos de la identidad de Jesús son sus llagas, las cuales nos revelan hasta que punto Él nos ha amado. Jesús anuncia de este modo un principio fundamental para los cristianos de todos los tiempos: "Bienaventurados aquellos que creen sin ver".
Los Hechos y el Evangelio de Tomás, ambos apócrifos pero importantes para el estudio de los orígenes del cristianismo, demuestran la notoriedad de este Apóstol que, según una antigua tradición evangelizó en Siria y Persia, y más tarde en India. Esta impronta misionera nos debe ayudar a profesar más nuestra fe en Jesucristo, nuestro Dios y Señor.

Saludo a los peregrinos de España y Latinoamérica, especialmente a los Sacerdotes del Pontificio Colegio Mexicano, a los grupos parroquiales de España y Argentina, así como a los miembros del Movimiento de Schönstatt. Que Dios os ayude a aprender la gran lección de fe del apóstol Tomás, que tocando al Señor resucitado "veía y tocaba al hombre, pero confesaba su fe en Dios, a quien no veía ni tocaba".

[01323-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Amados Irmãos e Irmãs,

Prosseguindo estes nossos encontros, narrando a vida dos Doze Apóstolos, dedicamos nossa Catequese de hoje ao apóstolo Tomás. Pela sua determinação em seguir o Mestre e à luz dos seus ensinamentos, Tomás evangelizou o Oriente Médio e a Índia. Que o seu exemplo nos ajude a reforçar sempre mais nossa fé em Jesus Cristo, nosso Senhor e nosso Deus.

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa aqui presentes, nomeadamente os brasileiros de Patos de Minas, Santo André, Marília e Fortaleza. Que Deus vos dê paz e alegria em união com Maria Santíssima, Mãe do Redentor.

[01324-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua slovena

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca  

Pozdrawiam pielgrzymów z Polski i z innych krajów. „Pan mój i Bóg mój!" – w tych słowach św. Tomasz daje świadectwo o zmartwychwstaniu Chrystusa. Przyjmujemy z wdzięcznością to wyznanie. Niech kształtuje naszą wiarę, umacnia nadzieję i rozpala miłość. Serdecznie wam błogosławię.

[Saluto i pellegrini provenienti dalla Polonia e da altri paesi. "Mio Signore e mio Dio!" – con queste parole san Tommaso dà la testimonianza della risurrezione di Cristo. Accogliamo con riconoscenza questa professione. Formi la nostra fede, rafforzi la speranza e riaccenda l’amore. Tutti benedico cordialmente.]

[01325-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ungherese

Isten hozott Benneteket, kedves magyar zarándokok, elsősorban titeket, akik Budapestről, Kunmadarasról és Mátészalkáról érkeztetek. A római bazilikák látogatása erősítsen meg hitetekben és legyen lelki gyarapodástok forrása. Erre kérem a jó Isten áldását. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ungheresi qui presenti, specialmente a coloro che sono venuti da Budapest, da Kunmadaras e da Mátészalka. Il vostro pellegrinaggio alle Basiliche di Roma rafforza la vostra fede e diventa fonte della crescita spirituale. Dio vi benedica. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01326-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám a zdravím poutníky z České republiky. Rád vám všem žehnám! Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto e saluti ai pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca. Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01327-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua slovacca

Zo srdca vítam účastníkov Prvej púte Ordinariátu ozbrojených síl a zborov Slovenskej republiky, vedených biskupom Františkom Rábekom, ako aj pútnikov farnosti Bratislava, Nitrianske Rudno a Oravská Polhora.
Bratia a sestry, prajem vám požehnaný pobyt v Ríme a rád žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Do un cordiale benvenuto ai partecipanti del Primo pellegrinaggio dell’Ordinariato militare della Repubblica Slovacca, guidato dal suo Vescovo S.E.Mons. František Rábek, come pure ai pellegrini della Parrocchia di Bratislava, Nitrianske Rudno a Oravská Polhora.
Fratelli e sorelle, vi auguro un soggiorno benedetto a Roma e volentieri benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01328-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua slovena

Pozdravljam vse slovenske romarje, posebno iz župnije svetega Jožefa v Celju! Romanje k apostolskemu sedežu svetega Petra naj vam poglobi in utrdi vero, upanje in ljubezen. Vam in vsem vašim domačim podeljujem svoj blagoslov!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini sloveni, specialmente a voi che siete venuti dalla Parrocchia di S. Giuseppe a Celje! Il pellegrinaggio alla Sede Apostolica di s. Pietro approfondisca e rafforzi la vostra fede, la speranza e la carità. A voi e a tutti i vostri famigliari imparto la mia Benedizione!]

[01329-AA.01] [Testo originale: Sloveno]

Saluto in lingua croata

Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a posebno pjevačke zborove iz Dobrinja, Kraljevice i Krka. Želim vam predragi, da vaše misli, molitve i pjesme budu nadahnute Božjom riječju kojoj je svoj život posvetio sveti Jeronim, zaštitnik vaših sunarodnjaka u Rimu. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore i pellegrini croati, particolarmente i cori di Dobrinj, Kraljevica e Krk. Auguro carissimi, che i vostri pensieri, preghiere e canti siano ispirati alla Parola di Dio a cui ha consacrato la sua vita san Girolamo, protettore dei vostri connazionali a Roma. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01330-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli dell’Arcidiocesi di Capua, accompagnati dal loro Pastore Mons. Bruno Schettino e dall’Arcivescovo emerito Mons. Luigi Diligenza, assicurando per ciascuno un ricordo nella preghiera, perché il Signore li ricolmi sempre dei suoi doni di grazia.

Saluto, inoltre, i partecipanti al pellegrinaggio promosso dalle Piccole Apostole della carità e dall’opera La Nostra Famiglia in occasione della beatificazione di don Luigi Monza, sacerdote del clero milanese, e li invito, sull’esempio del nuovo Beato, a proseguire nell’impegno di adesione a Cristo e di testimonianza evangelica.

Si oggi celebra la Giornata Mondiale del Turismo, fenomeno sociale importante nel mondo contemporaneo. Auspico che il turismo promuova sempre più il dialogo e il reciproco rispetto delle culture, diventando così una porta aperta alla pace e alla convivenza armoniosa.

Come di consueto, il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. L'esempio di carità di san Vincenzo de' Paoli, di cui oggi facciamo memoria, spinga voi, cari giovani, ad attuare i progetti del vostro futuro in un gioioso e disinteressato servizio al prossimo. Aiuti voi, cari malati, ad affrontare la sofferenza come particolare vocazione d'amore, e solleciti voi, cari sposi novelli, a costruire una famiglia sempre aperta al dono della vita e ai poveri.

[01331-01.02] [Testo originale: Italiano]

[B0474-XX.03]