Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXXIX GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, 24.01.2005


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXXIX GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

TESTO ORIGINALE IN LINGUA INGLESE

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

"I mezzi della comunicazione sociale: al servizio della comprensione tra i popoli". Questo il tema scelto dal Santo Padre Giovanni Paolo II per la XXXIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2005.
Pubblichiamo di seguito il testo originale in lingua inglese e la traduzione in varie lingue del Messaggio del Santo Padre per la Giornata, che si celebrerà quest’anno domenica 8 maggio:

TESTO ORIGINALE IN LINGUA INGLESE

The Communications Media: at the service of understanding among peoples

Dear Brothers and Sisters,

1. We read in the Letter of Saint James, "From the same mouth come blessing and cursing. My brothers and sisters, this ought not to be so" (Jas 3:10). The Sacred Scriptures remind us that words have an extraordinary power to bring people together or to divide them, to forge bonds of friendship or to provoke hostility.

Not only is this true of words spoken by one person to another: it applies equally to communication taking place at any level. Modern technology places at our disposal unprecedented possibilities for good, for spreading the truth of our salvation in Jesus Christ and for fostering harmony and reconciliation. Yet its misuse can do untold harm, giving rise to misunderstanding, prejudice and even conflict. The theme chosen for the 2005 World Communications Day - "The Communications Media: At the Service of Understanding Among Peoples" - addresses an urgent need: to promote the unity of the human family through the use made of these great resources.

2. One important way of achieving this end is through education. The media can teach billions of people about other parts of the world and other cultures. With good reason they have been called "the first Areopagus of the modern age . . . for many the chief means of information and education, of guidance and inspiration in their behaviour as individuals, families, and within society at large" (Redemptoris Missio, 37). Accurate knowledge promotes understanding, dispels prejudice, and awakens the desire to learn more. Images especially have the power to convey lasting impressions and to shape attitudes. They teach people how to regard members of other groups and nations, subtly influencing whether they are considered as friends or enemies, allies or potential adversaries.

When others are portrayed in hostile terms, seeds of conflict are sown which can all too easily escalate into violence, war, or even genocide. Instead of building unity and understanding, the media can be used to demonize other social, ethnic and religious groups, fomenting fear and hatred. Those responsible for the style and content of what is communicated have a grave duty to ensure that this does not happen. Indeed, the media have enormous potential for promoting peace and building bridges between peoples, breaking the fatal cycle of violence, reprisal, and fresh violence that is so widespread today. In the words of Saint Paul, which formed the basis of this year’s Message for the World Day of Peace: "Do not be overcome by evil, but overcome evil with good" (Rom 12:21).

3. If such a contribution to peace-making is one of the significant ways the media can bring people together, its influence in favour of the swift mobilization of aid in response to natural disasters is another. It was heartening to see how quickly the international community responded to the recent tsunami that claimed countless victims. The speed with which news travels today naturally increases the possibility for timely practical measures designed to offer maximum assistance. In this way the media can achieve an immense amount of good.

4. The Second Vatican Council reminded us: "If the media are to be correctly employed, it is essential that all who use them know the principles of the moral order and apply them faithfully" (Inter Mirifica, 4).

The fundamental ethical principle is this: "The human person and the human community are the end and measure of the use of the media of social communication; communication should be by persons to persons for the integral development of persons" (Ethics in Communications, 21). In the first place, then, the communicators themselves need to put into practice in their own lives the values and attitudes they are called to instil in others. Above all, this must include a genuine commitment to the common good - a good that is not confined by the narrow interests of a particular group or nation but embraces the needs and interests of all, the good of the entire human family (cf. Pacem in Terris, 132). Communicators have the opportunity to promote a true culture of life by distancing themselves from today’s conspiracy against life (cf. Evangelium Vitae, 17) and conveying the truth about the value and dignity of every human person.

5. The model and pattern of all communication is found in the Word of God himself. "In many and various ways God spoke of old to our fathers by the prophets; but in these last days he has spoken to us by a Son" (Heb 1:1). The Incarnate Word has established a new covenant between God and his people - a covenant which also joins us in community with one another. "For he is our peace, who has made us both one, and has broken down the dividing wall of hostility" (Eph 2:14).

My prayer on this year’s World Communications Day is that the men and women of the media will play their part in breaking down the dividing walls of hostility in our world, walls that separate peoples and nations from one another, feeding misunderstanding and mistrust. May they use the resources at their disposal to strengthen the bonds of friendship and love that clearly signal the onset of the Kingdom of God here on earth.

From the Vatican, 24 January 2005, the Feast of Saint Francis de Sales

IOANNES PAULUS II

[00113-02.01] [Original text: English]

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

I mezzi della comunicazione sociale: al servizio della comprensione tra i popoli

Cari Fratelli e Sorelle,

1. Nella Lettera di San Giacomo leggiamo "È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non deve essere così, fratelli miei" (Gc 3,10). Le Sacre Scritture ci ricordano che le parole hanno un potere straordinario e possono unire i popoli o dividerli, creando legami di amicizia o provocando ostilità.

Questo è valido non solo per le parole pronunciate da una persona nei confronti di un'altra: lo stesso concetto si applica anche alla comunicazione, a qualsiasi livello essa avvenga. Le moderne tecnologie hanno a loro disposizione possibilità senza precedenti per operare il bene, per diffondere la verità della nostra salvezza in Gesù Cristo e per promuovere l'armonia e la riconciliazione. Eppure, il loro cattivo uso può fare un male incalcolabile, dando origine all'incomprensione, al pregiudizio e addirittura al conflitto. Il tema scelto per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2005 - "I mezzi della comunicazione sociale: al servizio della comprensione tra i popoli" - fa riferimento a un bisogno urgente: promuovere l'unità della famiglia umana attraverso l'utilizzo di queste grandi risorse.

2. Un modo pregevole per raggiungere questo scopo è l'educazione. I media possono educare milioni di persone circa altre parti del mondo e altre culture. A buon motivo, sono stati definiti "il primo Areopago dell'era moderna... per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali" (Redemptoris missio, 37). Un'attenta conoscenza promuove la comprensione, dissipa il pregiudizio e incoraggia ad imparare di più. Le immagini in particolare hanno il potere di trasmettere impressioni durevoli e di sviluppare determinati comportamenti. Insegnano alla gente come considerare i membri di altri gruppi e nazioni, influenzando sottilmente se considerarli amici o nemici, alleati o potenziali avversari.

Quando gli altri vengono rappresentati in modo ostile, si spargono semi per un conflitto che può facilmente sfociare nella violenza, nella guerra, addirittura nel genocidio. Invece di costruire l'unità e la comprensione, i media possono demonizzare altri gruppi sociali, etnici e religiosi, fomentando la paura e l'odio. I responsabili dello stile e dei contenuti di quanto viene comunicato hanno il serio dovere di assicurare che questo non avvenga. Anzi, i media hanno un potenziale enorme per promuovere la pace e costruire ponti di dialogo tra i popoli, rompendo il ciclo fatale di violenza, rappresaglia e nuova violenza, oggi così diffuso. Come afferma San Paolo nelle parole che costituiscono la base del Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest'anno: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Rm 12,21).

3. Se un tale contributo alla realizzazione della pace è uno dei modi in cui i media possono avvicinare i popoli, un altro è la loro influenza per realizzare una veloce mobilitazione di aiuti in risposta ai disastri naturali. È stato consolante vedere quanto velocemente la comunità internazionale ha risposto al recente tsunami che ha provocato vittime incalcolabili. La rapidità con cui oggi si propagano le notizie accresce chiaramente la possibilità di prendere in tempo misure pratiche per offrire il maggior sostegno possibile. In questo modo i media possono conseguire un'immensa quantità di bene.

4. Il Concilio Vaticano II ha ricordato: "Per usare rettamente questi strumenti è assolutamente necessario che coloro i quali se ne servono conoscano le norme della legge morale e le osservino fedelmente" (Inter mirifica, 4).

Il principio etico fondamentale è il seguente: "La persona umana e la comunità umana sono il fine e la misura dell'uso dei mezzi di comunicazione sociale. La comunicazione dovrebbe essere fatta da persone a beneficio dello sviluppo integrale di altre persone" (Etica nelle comunicazioni sociali, 21). Prima di tutto, dunque, i comunicatori stessi devono mettere in pratica nella propria vita i valori ed i comportamenti che sono chiamati ad insegnare agli altri. In particolare, questo richiede un impegno autentico per il bene comune - un bene che non è confinato nei limitati interessi di un determinato gruppo o di una nazione, ma che abbraccia i bisogni e gli interessi di tutti, il bene dell'intera famiglia umana (cfr Pacem in terris, 132). I comunicatori hanno l’opportunità di promuovere una vera cultura della vita prendendo loro stessi le distanze dall'attuale cospirazione a danno della vita (cfr Evangelium vitae, 17) e trasmettendo la verità sul valore e la dignità di ogni persona umana.

5. Il modello e l'esempio di ogni comunicazione si trova nella Parola di Dio. "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (Eb 1,1). Il Verbo incarnato ha stabilito un nuovo patto tra Dio e il suo popolo - un patto che unisce anche noi in comunione gli uni con gli altri. "Egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (Ef 2,14).

In occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest'anno, la mia preghiera chiede che gli uomini e le donne dei media facciano la loro parte per abbattere il muro di ostilità che divide il nostro mondo, muro che separa popoli e nazioni alimentando l'incomprensione e la sfiducia; affinché sappiano utilizzare le risorse a loro disposizione per consolidare i vincoli di amicizia e di amore che indicano chiaramente l'inizio del Regno di Dio qui sulla terra.

Dal Vaticano, 24 gennaio 2005, festa di San Francesco di Sales.

IOANNES PAULUS II

[00113-01.01] [Testo originale: Inglese]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Les moyens de communication au service de l’entente entre les peuples

Chers frères et soeurs,

1. Nous lisons dans la lettre de Saint Jacques: "De la même bouche sortent la bénédiction et la malédiction. Il ne faut pas, mes frères et soeurs, qu’il en soit ainsi" (Jc 3, 10). Les Saintes Ecritures nous rappellent que les mots ont un pouvoir extraordinaire pour rapprocher les gens ou les séparer, créer des liens d'amitié ou provoquer l'hostilité.

Cela n’est pas seulement vrai des paroles adressées par une personne à une autre, mais s’applique également à tous les niveaux de la communication. La technologie moderne met à notre disposition des possibilités sans précédent en vue du bien, pour répandre la vérité de notre salut en Jésus-Christ et pour promouvoir l’harmonie et la réconciliation. Un mauvais usage de la communication peut causer un mal indicible, suscitant des malentendus, des préjugés et même des conflits. Le thème choisi pour la Journée mondiale des communications sociales de 2005 - "Les moyens de communication au service de l’entente entre les peuples" - exprime un besoin urgent: encourager l'unité de la famille humaine à travers l'usage approprié de ces grandes ressources.

2. Une des manières les plus appropriées d'accomplir cet objectif concerne l’éducation. Les médias peuvent faire savoir à des milliards de gens ce qui se passe dans d'autres parties du monde et au sein d’autres cultures. Avec raison on les a appelé le premier aréopage des temps modernes... pour beaucoup le principal moyen d'information et d’éducation, d’orientation et d’inspiration dans leur attitude comme individus, comme familles, et au sein de toute la société" (Redemptoris missio, 37). Une connaissance exacte encourage la compréhension, chasse les préjugés et éveille le désir d’apprendre davantage. Surtout les images ont le pouvoir de susciter des impressions durables et de façonner des attitudes. Elles enseignent aux gens comment considérer les membres d’autres groupes et nations, influençant subtilement leur inclination à les voir comme amis ou ennemis, alliés ou adversaires potentiels.

Si les autres sont décrits en termes hostiles, ce sont des semences de conflit qui sont semées et qui peuvent facilement déboucher en violence, guerre, ou même génocide. Au lieu d’édifier l'unité et la compréhension, les médias peuvent être utilisés pour dénigrer les autres groupes sociaux, ethniques et religieux, fomentant la peur et la haine. Les responsables du style et des contenus de la communication ont le devoir grave d’assurer que cela n’arrive pas. En effet, les médias possèdent un énorme potentiel pour encourager la paix et construire des ponts entre les peuples, brisant le cycle fatal de la violence, des représailles et de la nouvelle violence qui se répand aujourd'hui. Les paroles de Saint Paul, qui inspirent le Message de cette année pour la Journée mondiale de la paix, y font écho: "Ne te laisse pas vaincre par le mal, sois vainqueur du mal par le bien" (Rom 12, 21).

3. Si cette contribution à l’instauration de la paix est une des voies principales qui permet aux médias de rassembler les gens, son influence en faveur d’une mobilisation rapide d'aides humanitaires en réponse aux catastrophes naturelles est une autre de ses potentialités. Il est encourageant de voir avec quelle rapidité la communauté internationale a récemment répondu au tsunami qui causa d’innombrables victimes. La vitesse de circulation des nouvelles aujourd'hui augmente naturellement la possibilité de mettre en place les mesures pratiques opportunes en vue d’un maximum d'assistance. En ce sens, les médias peuvent accomplir un bien immense.

4. Le Concile Vatican II a rappelé: "Afin que les médias soient correctement utilisés, il est essentiel que tous ceux qui en font usage connaissent les principes de l'ordre moral et les appliquent fidèlement" (Inter mirifica, 4).

Le principe éthique fondamental est le suivant: "La personne humaine et la communauté humaine sont la fin et la mesure de l'usage des moyens de la communication sociale; la communication devrait se faire par les personnes vers les personnes pour le développement intégral des personnes" (Éthique en communication, 21). En premier lieu, alors, les communicateurs sont appelés à mettre en pratique dans leurs propres vies les valeurs et les attitudes qu'ils sont chargés de promouvoir chez les autres. Par-dessus tout, cela doit inclure un engagement authentique au service du bien commun - un bien qui n'est pas limité aux intérêts restreints d'un groupe particulier ou d’une nation mais qui embrasse les besoins et les intérêts de tous, le bien de la famille humaine tout entière (cf. Pacem in terris, 132). Les communicateurs ont ainsi l'occasion d’encourager une vraie culture de la vie en prenant leurs distances face à la conspiration actuelle contre la vie (cf. Evangelium vitae, 17) et en transmettant la vérité au sujet de la valeur et de la dignité de chaque personne humaine.

5. Le modèle et l’exemple de toute communication se trouvent dans la Parole de Dieu elle-même. "Après avoir, à maintes reprises et sous maintes formes, parlé jadis aux Pères par les prophètes; Dieu en ces jours qui sont les derniers nous a parlé par le Fils" (He 1, 1). Le Verbe incarné a établi une nouvelle alliance entre Dieu et son peuple - une alliance qui nous unit en une communauté les uns avec les autres. "Car c’est lui qui est notre paix, lui qui des deux n’a fait qu’un peuple, détruisant la barrière qui les séparait, supprimant en sa chair la haine" (Eph 2, 14).

Ma prière en cette Journée mondiale des communications est que les hommes et les femmes des médias prennent pleinement part à la destruction des murs de haine dans notre monde, murs qui séparent les peuples et les nations les uns des autres, alimentant l’incompréhension et la méfiance. Puissent-ils utiliser les ressources à leur disposition pour fortifier les liens d'amitié et d’amour qui sont clairement le signal de l’instauration du Royaume de Dieu ici en ce monde.

Du Vatican, le 24 janvier 2005, en la fête de Saint François de Sales.

IOANNES PAULUS II

[00113-03.01] [Texte original: Anglais]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Die Kommunikationsmittel im Dienst der Verständigung zwischen den Völkern

Liebe Brüder und Schwestern!

1. Wir lesen im Brief des hl. Jakobus: „Aus demselben Mund kommen Segen und Fluch. Meine Brüder, so darf es nicht sein" (Jak 3, 10). Die Schrift erinnert uns daran, dass Worte eine ausserordentliche Kraft haben, Menschen zusammenzubringen oder zu entzweien, Bande der Freundschaft zu schmieden oder Feindschaft zu provozieren.

Das gilt nicht nur für Worte, die zwischen zwei Menschen gewechselt werden. Es gilt gleicherweise für Kommunikation auf jeder Ebene. Die moderne Technologie stellt uns ungeahnte Möglichkeiten zur Verfügung, zum Guten, zur Verbreitung der Wahrheit von unserer Rettung in Jesus Christus und zur Stärkung von Harmonie und Versöhnung. Der Missbrauch der Technologie kann jedoch unerhörten Schaden anrichten und dabei zu Missverständnissen, Vorurteilen und sogar Konflikten führen. Das für den Welttag der Kommunikationsmittel 2005 gewählte Thema – „Die Kommunikationsmittel im Dienst der Verständigung zwischen den Völkern" handelt von einer dringenden Aufgabe: Die Einheit der Menschheitsfamilie zu fördern durch den Gebrauch, den wir von diesen grossen Möglichkeiten machen.

2. Ein wichtiger Weg zur Erreichung dieses Ziels sind Erziehung und Bildung. Die Medien können Milliarden von Menschen über andere Teile der Welt und andere Kulturen informieren. Aus guten Gründen hat Johannes Paul II. sie den „ersten Areopag der modernen Zeit" genannt, „die für viele Hauptinstrument der Information und Bildung, der Führung und Beratung für individuelles, familiäres und soziales Verhalten geworden sind" (Redemptoris missio, 37). Genaues Wissen fördert Verstehen, löst Vorurteile auf und weckt den Wunsch, mehr zu lernen. Besonders Bilder haben die Macht, dauerhafte Eindrücke zu vermitteln und Verhalten zu formen. Bilder lehren die Menschen, wie sie Mitglieder anderer Gruppen und Nationen einzuschätzen haben und beeinflussen sie subtil, ob sie als Freunde oder Feinde betrachtet werden, ob als Verbündete oder potentielle Gegner.

Wenn man andere in feindseliger Weise darstellt, wird der Samen für Konflikte gesät, die allzu leicht können in Gewalt, Krieg oder sogar Völkermord eskalieren können. Statt Einheit und Verständigung herbeizuführen, können die Medien dazu benutzt werden, andere gesellschaftliche, ethnische und religiöse Gruppen zu dämonisieren und dabei Furcht und Hass zu schüren. Wer für Stil und Inhalt dessen verantwortlich ist, was über die Medien vermittelt wird, hat die gravierende Pflicht sicherzustellen, dass gerade das nicht geschieht. In der Tat haben die Medien ein grosses Potential, Frieden und Brückenschläge zwischen den Völkern zu fördern sowie den fatalen Kreislauf von Gewalt, Unterdrückung und erneuter Gewalt, der heute so weit verbreitet ist, zu durchbrechen. Mit den Worten des hl. Paulus, die den Kerngedanken der diesjährigen Botschaft zum Weltfriedenstag formulieren: „Lasst dich nicht vom Bösen besiegen, sondern besiege das Böse durch das Gute" (Röm 12, 21).

3. Wenn ein solcher Beitrag zur Friedensstiftung eine der wichtigen Methoden ist, mit denen die Medien Völker zusammenbringen können, so ist der Einfluss der Medien für die rasche Mobilisierung von Hilfe bei Naturkatastrophen eine andere. Es ging zu Herzen, als man sah, wie schnell die internationale Gemeinschaft vor einem Monat auf den Tsunami reagierte, der zahllose Opfer forderte. Die Geschwindigkeit, mit der Nachrichten sich heute verbreiten, erhöht natürlich die Möglichkeit, rechtzeitig praktische Massnahmen für maximale Hilfeleistung zu ergreifen. Auf diese Weise können die Medien sehr viel Gutes bewirken.

4. Das Zweite Vatikanische Konzil rief uns folgendes in Erinnerung: „Die rechte Benutzung der sozialen Kommunikationsmittel setzt bei allen, die mit ihnen umgehen, die Kenntnis der Grundsätze sittlicher Wertordnung voraus und die Bereitschaft, sie auch hier zu verwirklichen" (Inter mirifica, 4).

Das grundlegende ethische Prinzip ist folgendes: „Der Mensch und die Gemeinschaft der Menschen sind Ziel und Masstab für den Umgang mit den Medien. Kommunikation sollte von Mensch zu Mensch und zum Vorteil der Entwicklung des Menschen erfolgen" (Ethik in der Sozialen Kommunikation, 21). Zunächst müssen dann die Medienschaffenden selbst in ihrem eigenen Leben die Werthaltungen an den Tag legen, die sie anderen vermitteln sollen. Vor allem muss dies ein echtes Engagement für das Gemeinwohl einschliessen – ein Gut, das nicht begrenzt ist durch die engen Interessen einer besonderen Gruppe oder Nation, sondern die Bedürfnisse und Interessen aller umfasst, das Wohl der ganzen Menschheitsfamilie (cf. Pacem in terris, 132). Die Medienschaffenden haben die Möglichkeit, eine wahre Kultur des Lebens zu fördern, indem sie sich von der heutigen Verschwörung gegen das Leben distanzieren (cf. Evangelium vitae, 17) und die Wahrheit über den Wert und die Würde jedes Menschen vermitteln.

5. Das Modell und Grundmuster aller Kommunikation findet sich im Wort Gottes selbst. „Viele Male und auf vielerlei Weise hat Gott einst zu unseren Vätern gesprochen durch die Propheten. In dieser Endzeit aber hat er zu uns gesprochen duch den Sohn" (Hebr 1, 1-2). Das Inkarnierte Wort hat einen neuen Bund errichtet zwischen Gott und seinem Volk – einen Bund, der uns in Gemeinschaft untereinander verbindet. „Denn er ist unser Friede. Er vereinigte die beiden Teile (Juden und Heiden) und riss durch sein Sterben die trennende Wand der Feindschaft nieder" (Eph 2, 14).

Ich bete an diesem Welttag der Kommunikationsmittel, dass die Männer und Frauen in den Medien ihren Teil dazu leisten, die trennenden Mauern der Feinschaft in unserer Welt einzureissen, jene Mauern, die Völker und Nationen voneinander trennen und dabei Missverstehen und Misstrauen nähren, dass sie die ihnen zur Verfügung stehenden Mittel dazu nutzen mögen, die Bande der Freundschaft und Liebe zu stärken, die ein klares Zeichen für den Anbruch des Reiches Gottes hier auf Erden sind.

Aus dem Vatikan, 24. Januar 2005, am Fest des hl. Franz von Sales.

IOANNES PAULUS II

[00113-05.01] [Originalsprache: Englisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Los medios de comunicación al servicio del entendimiento entre los pueblos

Queridos hermanos y hermanas:

1. Leemos en la Carta de Santiago: "De una misma boca proceden la bendición y la maldición. Esto, hermanos míos, no debe ser así" (St 3, 10). Las Sagradas Escrituras nos recuerdan que las palabras tienen un extraordinario poder para unir a las personas o dividirlas, para crear vínculos de amistad o provocar hostilidad.

Ello no es verdad sólo respecto a palabras intercambiadas entre individuos. Se aplica asimismo a toda comunicación, donde sea que tenga lugar y a cualquier nivel. Las modernas tecnologías nos ofrecen posibilidades nunca antes vistas para hacer el bien, para difundir la verdad de nuestra salvación en Jesucristo y para promover la armonía y la reconciliación. Por ello mismo su mal uso puede provocar daños enormes, suscitando incomprensión, prejuicios y hasta conflictos. El tema elegido para la Jornada Mundial de las Comunicaciones Sociales del año 2005, "Los medios de comunicación al servicio del entendimiento entre los pueblos", señala una necesidad urgente: promover la unidad de la familia humana a través de la utilización de estos maravillosos recursos.

2. Un modo importante para lograr esta meta es la educación. Los medios pueden enseñar a millones de personas cómo son otras partes del mundo y otras culturas. Por ello se han llamado acertadamente "el primer areópago del tiempo moderno;... para muchos son el principal instrumento informativo y formativo, de orientación e inspiración para los comportamientos individuales, familiares y sociales" (Redemptoris missio, 37). Un conocimiento adecuado promueve la comprensión, disipa los prejuicios y despierta el deseo de aprender más. Las imágenes, en particular, tienen la capacidad de transmitir impresiones duraderas y moldear actitudes. Enseñan a la gente a mirar a los miembros de otros grupos y naciones, ejerciendo una influencia sutil sobre si deben ser considerados como amigos o enemigos, aliados o potenciales adversarios.

Cuando los demás son presentados en términos hostiles, se siembran semillas de conflicto que pueden fácilmente convertirse en violencia, guerra e incluso genocidio. En vez de construir la unidad y el entendimiento, los medios pueden ser usados para denigrar a los otros grupos sociales, étnicos y religiosos, fomentando el temor y el odio. Los responsables del estilo y del contenido de lo que se comunica tienen el grave deber de asegurar que esto no suceda. Realmente los medios tienen un potencial enorme para promover la paz y construir puentes entre los pueblos, rompiendo el círculo fatal de la violencia, la venganza y las agresiones sin fin, tan extendidas en nuestro tiempo. En palabras de San Pablo, que fueron la base del Mensaje para la Jornada Mundial de la Paz de este año: "No te dejes vencer por el mal; antes bien, vence al mal con el bien" (Rm 12, 21).

3. Si esta contribución a la construcción de la paz es uno de los modos significativos como los medios pueden unir a las personas, otra es su gran influencia positiva para impulsar las movilizaciones de ayuda en respuesta a desastres naturales u otros. Ha sido conmovedor el ver la rapidez con que la comunidad internacional respondió al reciente tsunami, que provocó innumerables víctimas. La velocidad con que las noticias viajan hoy aumenta la posibilidad de tomar medidas prácticas en tiempo útil para ofrecer la mejor asistencia. De esta manera los medios pueden lograr un bien muy grande.

4. El Concilio Vaticano II recuerda: "Para el recto uso de estos medios es absolutamente necesario que todos los que los utilizan conozcan las normas del orden moral en este campo y las lleven fielmente a la práctica" (Inter mirifica, 4).

El fundamento ético es éste: "La persona humana y la comunidad humana son el fin y la medida del uso de los medios de comunicación social; la comunicación debería realizarse de personas a personas, con vistas al desarrollo integral de las mismas" (Ética en las comunicaciones sociales, 21). Así pues, son en primer lugar los comunicadores quienes deben poner en práctica en sus vidas los valores y actitudes que están llamados a inculcar en los demás. Antes que nada, esto debe incluir un auténtico compromiso con el bien común, un bien que no se reduzca a los estrechos intereses de un grupo particular o nación, sino que acoja las necesidades e intereses de todos, el bien de la familia humana entera (cf. Pacem in terris, 132). Los comunicadores tienen la oportunidad de promover una auténtica cultura de la vida, distanciándose de la conjura actual contra la vida (cf. Evangelium vitae, 17) y transmitiendo la verdad sobre el valor y la dignidad de toda persona humana.

5. El modelo y pauta de toda comunicación se encuentra en el Verbo mismo de Dios. "De muchos modos habló Dios a nuestros padres por medio de los Profetas; en estos últimos tiempos nos ha hablado por medio del Hijo" (Heb 1,1). El Verbo encarnado ha establecido una nueva alianza entre Dios y su pueblo, una alianza que también nos une entre nosotros, convirtiéndonos en comunidad. "Porque él es nuestra paz, el que de los dos pueblos hizo uno, derribando el muro que los separaba, la enemistad" (Ef 2, 14).

Mi oración en la Jornada Mundial de las Comunicaciones Sociales de este año es que los hombres y mujeres de los medios asuman su papel para derribar los muros de la división y la enemistad en nuestro mundo, muros que separan a los pueblos y las naciones entre sí y alimentan la incomprensión y la desconfianza. Ojalá usen los recursos que tienen a su disposición para fortalecer los vínculos de amistad y amor que son signo claro del naciente Reino de Dios aquí en la tierra.

Desde el Vaticano, 24 de enero de 2005, fiesta de San Francisco de Sales.

IOANNES PAULUS II

[00113-04.01] [Texto original: Inglés]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Os meios de comunicação: ao serviço da compreensão entre os povos

Queridos Irmãos e Irmãs:

1. Lemos na Carta de São Tiago: " De uma mesma boca procedem a bênção e a maldição. Não convem, meus irmãos, que seja assim" (Tg 3,10). As Sagradas Escrituras nos recordam que as palavras têm um extraordinário poder para unir as pessoas ou dividi-las, para criar vínculos de amizade ou provocar hostilidade.

Esta não é uma verdade que diz respeito somente ás palavras trocadas entre as pessoas. Aplica-se a toda comunicação, em qualquer lugar em qualquer nivel. As modernas tecnologias nos oferecem possibilidades nunca vistas antes para fazer o bem, para difundir a verdade de nossa salvação em Jesus Cristo, e para promover a harmonia e a reconciliação. Por isso mesmo o seu mal uso pode provocar danos enormes, provocando incompreensão, preconceitos e até conflitos. O tema escolhido para a Jornada Mundial das Comunicações Sociais do ano 2005, "Os Meios de Comunicação ao Serviço da compreensão entre os povos", assinala uma necessidade urgente: promover a unidade da Família humana através da utilização destes maravilhosos recursos.

2. Um modo importante para se alcançar esta meta é a educação. Os meios podem mostrar a milhões de pessoas como são outras partes do mundo e outras culturas. Por isso são chamados acertadamente "o primeiro areópago do tempo moderno" para muitos são o principal instrumento informativo e formativo, de orientação e inspiração para os comportamentos individuais, familiares e sociais" (Redemptoris missio, 37). Um conhecimento adequado promove a compreensão, dissipa os preconceitos e desperta o desejo de aprender mais. As imagens, em particular, têm a capacidade de transmitir impressões duradouras e modelar atitudes. Ensinam as pessoas a olharem os membros de outros grupos e nações, exercendo uma influência sutil sobre o modo pelo qual devem ser considerados; como amigos ou inimigos, aliados ou potenciais adversários.

Quando os demais são apresentados em termos hostis, semeiam sementes de conflito que podem facilmente converter-se em violência, guerra, e incluso genocídio. Em vez de construir a unidade e o entendimento, os meios podem ser usados para denegrir os outros grupos sociais, étnicos e religiosos, fomentando o temor e o ódio. Os responsáveis pelo estilo e o conteúdo daquilo que se comunica têm o grave dever de assegurar que isto não suceda. Realmente os meios têm um potencial enorme para promover a paz e construir pontes entre os povos, rompendo o círculo fatal da violência, vingança e as agressões sem fim, tão difundidas em nosso tempo. Nas palavras de São Paulo, que foi a base da mensagem para a Jornada Mundial da Paz deste ano: "Não te deixes vencer pelo mal, antes vence o mal com o bem" (Rm 12,21).

3. Se esta contribuição à construção da paz é um dos modos significativos de como os meios podem unir as pessoas, têm também grande influência positiva para impulsionar as mobilizações de ajuda em resposta a desastres naturais ou outros. Tem sido comovente ver a rapidez com que a comunidade internacional respondeu ao recente Tsunami, que provocou inúmeras vítimas. A velocidade com que as notícias viajam hoje aumenta a possibilidade de se tomar medidas práticas em tempo útil para oferecer a melhor assistência. Desta maneira, os meios podem conseguir um bem muito grande.

4. O Concilio Vaticano II nos recorda: "Para o reto uso destes meios é absolutamente necessário que todos os que servem deles conheçam e ponham fielmente em prática neste campo, as normas da ordem moral". (Inter Mirifica, 4).

O princípio ético fundamental é este : "A pessoa e a comunidade humanas são a finalidade e a medida do uso dos meios de comunicação social : a comunicação deveria realizar-se de pessoa a pessoa, para o desenvolvimento integral das mesmas" (Ética nas comunicações sociais, 21). Assim sendo, são os comunicadores que devem em primeiro lugar colocar em pratica nas suas vidas os valores e atitudes que são chamados a cultivar nos demais. Antes de tudo deve se incluir um autêntico compromisso com o bem comum, um bem que não se reduza aos estreitos interesses de um grupo particular ou nação, se não que acolha as necessidades e interesses de todos, o bem da família humana ( cf. Pacem in Terris,132). Os comunicadores têm a oportunidade de promover uma autêntica cultura da vida, distanciando-se da actual conjuntura contra a vida (cf. Evangelium vitae, 17) transmitindo a verdade sobre o valor e a dignidade de toda pessoa humana.

5. O modelo e a pauta de toda comunicação encontra-se no próprio Verbo de Deus "de muitos modos falou Deus a nossos pais por meio dos profetas; nestes últimos tempos nos falou por meio do seu Filho" (Heb 1,1). O Verbo encarnado estabeleceu uma nova aliança entre Deus e seu povo, uma aliança que também nos une, convertendo-nos em comunidade. " De fato, ele é a nossa paz: de dois povos fez um só povo, em sua carne derrubando o muro da inimizade que os separava (Ef 2,14).

Minha Oração na Jornada Mundial das Comunicações Sociais deste ano é que os homens e as mulheres dos meios de comunicação assumam seu papel para derrubarem os muros da divisão e a inimizade em nosso mundo, muros que separam os povos e as nações entre si e alimentam a incompreensão e a desconfiança. Oxalá usem os recursos que têm a sua disposição para fortalecer os vínculos de amizade e amor que são sinais claros do nascente Reino de Deus aqui na terra.

Desde o Vaticano, 24 de janeiro de 2005, festa de São Francisco de Sales.

IOANNES PAULUS II

[00113-06.01] [Texto original: Inglês]

[B0042-XX.01]