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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA LETTERA APOSTOLICA "MANE NOBISCUM DOMINE" DEL SANTO PADRE PER L’ANNO DELL’EUCARISTIA, 08.10.2004


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA LETTERA APOSTOLICA "MANE NOBISCUM DOMINE" DEL SANTO PADRE PER L’ANNO DELL’EUCARISTIA

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. FRANCIS ARINZE

INTERVENTO DI S.E. MONS. DOMENICO SORRENTINO

INTERVENTO DI S.E. MONS. PIERO MARINI 

INTERVENTO DI MONS. MAURO PARMEGGIANI 

Alle 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede si svolge la Conferenza Stampa di presentazione della Lettera Apostolica " Mane nobiscum Domine" del Santo Padre per l’Anno dell’Eucaristia.

Partecipano alla Conferenza Stampa: l’Em.mo Card. Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; S.E. Mons. Domenico Sorrentino, Segretario della medesima Congregazione; S.E. Mons. Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie; Mons. Mauro Parmeggiani, Prelato Segretario del Vicariato di Roma.

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. FRANCIS ARINZE

Nella Messa Solenne davanti alla Basilica del Laterano, nella Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo, il 10 giugno 2004, il Santo Padre annunciò l’Anno dell’Eucaristia, da celebrarsi tra l’ottobre 2004 e l’ottobre 2005 in tutta la Chiesa. Ora ci dà una Lettera Apostolica bella e incisiva, Mane nobiscum Domine, per aiutare e guidare la Chiesa a celebrare questo speciale anno con il massimo frutto.

La Lettera ha una introduzione, quattro capitoli e una conclusione.

Introduzione

Nell’introduzione il Santo Padre assume l’icona dei due discepoli sulla via verso Emmaus come filo conduttore dell’intera Lettera Apostolica. Dopo aver spiegato come l’Anno dell’Eucaristia si pone nel solco del Concilio Vaticano II e del Grande Giubileo dell’anno 2000 (capitolo I), il Sommo Pontefice mette a fuoco più specificamente l’Eucaristia come mistero di luce (capitolo II); come sorgente e manifestazione di comunione (capitolo III) e come principio della missione (capitolo IV).

L’Anno dell’Eucaristia vedrà la Chiesa particolarmente impegnata a vivere il mistero della Santa Eucaristia. Gesù continua a camminare con noi e a introdurci ai misteri di Dio aprendoci al significato profondo delle Sacre Scritture. Al vertice dell’incontro, Gesù spezza per noi il "pane di vita".

Molte volte durante il suo Pontificato il Papa Giovanni Paolo II ha invitato la Chiesa a riflettere sulla Santa Eucaristia seguendo l’insegnamento dei Padri della Chiesa, dei Concili Ecumenici e dei suoi predecessori. Ha fatto questo largamente lo scorso anno nella Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia. La presente Lettera Apostolica invita la Chiesa a riprendere in mano quell’Enciclica.

Il Santo Padre menziona due eventi principali che illuminano e scandiscono l’inizio e la fine dell’Anno dell’Eucaristia: il 48E Congresso Eucaristico Internazionale, che si terrà a Guadalajara, Messico, la prossima settimana dal 10 al 17 ottobre, e la undicesima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 2 al 29 ottobre 2005. Aggiunge anche la Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005.

Il Santo Padre affida la celebrazione dell’anno dell’Eucaristia alla cura pastorale dei Vescovi. La profondità del mistero eucaristico è tale che l’Anno dell’Eucaristia non solo non interferisce con i programmi pastorali di ciascuna chiesa particolare o Diocesi, ma piuttosto li illumina efficacemente. È così perché il Mistero Eucaristico è la radice, il fondamento e il segreto della vita spirituale di ciascun discepolo di Cristo come di ogni iniziativa della Chiesa locale. Pertanto si tratta di accentuare la dimensione Eucaristica in tali iniziative o programmi pastorali.

Capitolo I: Nel solco del Vaticano II e del Giubileo.

Il Santo Padre sottolinea che l’Anno dell’Eucaristia esprime fortemente la focalizzazione su Gesù Cristo e la contemplazione del suo volto che sta caratterizzando il cammino pastorale della Chiesa specialmente a partire dal Concilio Vaticano II. In Cristo, la Parola fatta carne, non solo ci è rivelato il mistero di Dio, ma ci è anche svelato il mistero dell’uomo.

Giovanni Paolo II sviluppò questo tema nella sua prima Enciclica, la Redemptor hominis. Lo riprese poi nella Tertio Millennio adveniente, nel 1994, per preparare la Chiesa al Grande Giubileo del 2000. In questo documento egli disse che il Giubileo sarebbe stato un anno "intensamente eucaristico" (TMA 55). Il filo eucaristico continua in altri documenti, come nella Dies Domini e specialmente nella Novo Millennio ineunte, la Lettera Apostolica "programmatica" per il terzo Millennio, e nella Rosarium Virginis Mariae, la Lettera Apostolica con la quale fu inaugurato l’Anno del Rosario il 16 ottobre 2002. Fu nel cuore di tale anno che il Santo Padre ci diede quella perla di Enciclica che è la Ecclesia de Eucharistia, firmata il 17 aprile 2003 nella solenne celebrazione della Messa in Cena Domini del Giovedì Santo. Lascio al Segretario della Congregazione, l’Arcivescovo Domenico Sorrentino, di approfondire il discorso su questa bella e attraente genesi dell’Anno dell’Eucaristia nel Pontificato di Giovanni Paolo II, sempre con Gesù Cristo al centro dell’attenzione.

Capitolo II: L’Eucaristia mistero di Luce

L’Eucaristia è mistero di luce per molte ragioni. Gesù parla di se stesso come "luce del mondo" (Gv 8, 12). Nell’oscurità della fede, l’Eucaristia si fa per il credente mistero di luce perché lo introduce alle profondità del mistero divino. La celebrazione eucaristica nutre il discepolo di Cristo con due "mense", quella della Parola di Dio e quella del Pane di Vita. Nella prima parte della Messa, le Scritture sono lette in modo che possiamo essere illuminati e i nostri cuori possano ardere. Nell’Omelia, la Parola di Dio è illustrata e attualizzata per la vita del cristiano nel nostro tempo.

Quando le menti sono illuminate e i cuori ardono, i segni parlano. Nei segni eucaristici, il mistero è in qualche modo aperto agli occhi dei credenti. I due discepoli di Emmaus riconobbero Gesù nello spezzare il pane.

La Santa Eucaristia è un banchetto. Ma questo è primariamente e profondamente un banchetto sacrificale: noi annunciamo la morte del Signore; proclamiamo la sua risurrezione e aspettiamo la sua venuta nella gloria.

L’Eucaristia è Cristo realmente e sostanzialmente presente. Questo mistero deve essere celebrato con grande fede, secondo le norme liturgiche stabilite. L’Anno dell’Eucaristia che sta per cominciare è un tempo propizio per studiare attentamente l’Institutio Generalis, ossia l’Ordinamento generale del Messale Romano nella terza Editio typica e nutrire i fedeli con una ricca catechesi.

I nostri modi di celebrare la Messa devono manifestare la nostra viva consapevolezza della presenza reale di Cristo. Non devono essere dimenticati i momenti di silenzio. Lunghi periodi di adorazione di Gesù presente nel tabernacolo dimostreranno il nostro amore per lui. L’adorazione del Santissimo Sacramento fuori della Messa deve essere quest’anno un impegno speciale delle parrocchie e delle comunità religiose. In particolare bisogna porre l’accento sulla riparazione, la contemplazione, la meditazione biblica e cristocentrica. La solennità del Corpo e del Sangue di Cristo va celebrata, anche con la processione, come una proclamazione della nostra fede eucaristica.

Capitolo III: Eucaristia, sorgente e manifestazione di comunione.

I discepoli di Emmaus pregarono il Signore di rimanere "con" loro (cf Lc 24, 29). Gesù fece di più. Egli diede se stesso nella Santa Eucaristia per rimanere "in" loro: "Rimanete in me e io in voi" (Gv 15, 4). La comunione eucaristica è una intima compenetrazione tra Cristo e colui che si comunica. La comunione eucaristica promuove anche l’unità tra coloro che si comunicano. San Paolo dice ai Corinzi: "Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane" (1 Cor 10, 17).

L’Eucaristia manifesta anche la comunione ecclesiale e chiama i membri della Chiesa a condividere i loro beni spirituali e materiali. Questa comunione ecclesiale è splendidamente manifestata dal Vescovo che celebra con il suo presbiterio nella chiesa cattedrale, con la partecipazione piena del popolo di Dio.

In questo anno dell’Eucaristia bisognerà dare speciale importanza alla messa domenicale in parrocchia.

Capitolo IV: Eucaristia, principio e progetto di missione.

I due discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto il Signore, "partirono senza indugio" (Lc 24, 33) per comunicare la bella notizia. L’incontro con Gesù nell’Eucaristia spinge la Chiesa e ciascun cristiano a testimoniare, a evangelizzare. Dobbiamo rendere grazie al Signore e non esitare a mostrare la nostra fede in pubblico. L’Eucaristia ci spinge a mostrare solidarietà verso gli altri, rendendoci promotori di armonia, di pace, e specialmente di condivisione con i bisognosi. L’Anno dell’Eucaristia deve condurre le comunità diocesane e parrocchiali a un particolare interessamento per le varie manifestazioni della povertà nel mondo, come la fame e le malattie, specialmente nelle nazioni in via di sviluppo, la solitudine degli anziani, la disoccupazione e le sofferenze degli immigrati. Questo criterio di carità sarà il segno dell’ autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche.

Conclusione

Il Santo Padre prega perché questo anno dell’Eucaristia possa essere per tutti una occasione preziosa per una rinnovata consapevolezza dell’incomparabile tesoro che Cristo ha affidato alla sua Chiesa.

Spetta ai Pastori delle chiese locali elaborare specifiche iniziative. La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti offrirà utili suggerimenti e proposte. Il Santo Padre non chiede cose straordinarie, ma piuttosto che tutte le iniziative siano segnate da grande profondità spirituale. Una priorità deve essere data alla Messa domenicale e all’Adorazione Eucaristica fuori della Messa.

Il Papa esorta tutti i membri della chiesa – Vescovi, sacerdoti e altri ministri, seminaristi, persone di vita consacrata, fedeli laici, in particolare i giovani, a fare la loro parte per il buon esito di questo Anno Eucaristico. Prega la Vergine Maria alla quale la Chiesa guarda come al suo modello, perché sia imitata anche nel suo rapporto con questo Santissimo Mistero.

Mentre la Chiesa entra nell’Anno dell’Eucaristia, in questa bella Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, firmata il 7 Ottobre 2004, troviamo la nostra guida, la lampada che ci illumina, la nostra stella, l’incoraggiamento e l’indicazione del nostro cammino.

[01255-01.01]

INTERVENTO DI S.E. MONS. DOMENICO SORRENTINO

Sfondo e prospettive dell’anno dell’Eucaristia

L’anno dell’Eucaristia non è un’iniziativa estemporanea: il Papa tiene, nella sua Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, a collocarlo su uno sfondo che si richiama al Giubileo, anzi, al Concilio stesso. Uno sfondo che si è andato di anno in anno arricchendo, che fa di questo anno un "anno di sintesi", una sorta di "vertice di tutto il cammino percorso".

Per cogliere il senso della sua proposta mi sembra importante indugiare sulla lettura storica che il Papa stesso propone. Senza di essa, l’idea di un Anno dell’Eucaristia potrebbe suscitare persino qualche perplessità: l’Eucaristia non è forse il cuore della Chiesa? Ogni giorno, ogni domenica, ogni anno liturgico, ha l’Eucaristia al centro. Perché un Anno speciale?

Credo che la risposta sia da rintracciare in quello che il Papa chiama "documento programmatico" d’inizio Millennio, la Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte, e precisamente in tre indicazioni di fondo, che rappresentano di per sé concetti fondamentali e pertanto "scontati" della vita cristiana, ma che acquistano un loro peso specifico in rapporto a precise sfide del nostro tempo.

1. Ripartire da Cristo. E’ noto che la Novo millennio ineunte si declina su questa sorta di parola d’ordine. Il Papa, a chiusura del Giubileo e quasi come sua eredità, addita alla comunità cristiana Cristo in termini di "volto" da contemplare, ossia di persona concreta da incontrare dentro una dinamica di amore. Occorre ripartire da quel volto, come duemila anni fa. Occorre ripercorrere le orme dei primi discepoli che, sul lago di Genezaret o in riva al Giordano, si incontrarono con quel profeta Galileo che stette davanti ai loro occhi non più di tre anni, ma fu capace di conquistarli con la sua predicazione del Regno di Dio, e di "riconquistarli" poi, con la forza della sua Risurrezione e la potente effusione del suo Spirito, traendoli dalla crisi che si era abbattuta su di loro alla sua morte. Nell’attuale lettera Mane nobiscum Domine il Papa non a caso ha scelto come icona dell’Anno eucaristico il racconto dei due discepoli di Emmaus. Fu il cammino dei primi testimoni del Risorto, dev’essere il cammino dei discepoli di questo inizio di Millennio.

L’insistere del Papa sull’incontro con Cristo non è casuale. Sulla fede in Cristo la Chiesa si gioca tutto. Come in altre epoche storiche, ma forse ancor più oggi, la tentazione dell’uomo è quella ridurre il Maestro alle proprie dimensioni. Talvolta con le migliori intenzioni di dialogo, si rischia di "diminuire" il Cristo, attenuando la fede nel suo Mistero di Verbo fatto carne.

Questa forte sottolineatura della centralità di Cristo fu già del Concilio, come il Papa ricorda, evocando una ispirata confessione di fede di Papa Paolo VI. Il Magistero di Giovanni Paolo II ha avuto questa confessione di fede nel Redentore dell’uomo quasi come suo leit motiv, dandovi forse ancor maggior risalto nell’anno giubilare e nel dopo-Giubileo. Questo volle essere l’Anno del Rosario, nel quale il Papa, attraverso questa preghiera tradizionale, volle dare un colpo d’ala all’intera contemplazione ecclesiale, incoraggiando la contemplazione del volto di Cristo come esso appare agli occhi di Maria. La centralità di Cristo fu riproposta caldamente dal Papa nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia. Ed eccoci, con lucida consequenzialità pastorale, all’Anno dell’Eucaristia. Cristo si dà a noi, nel modo più intenso, proprio nell’Eucaristia. In essa si rende "incontrabile", anzi, si fa "cibo", attraverso il pane e il vino "transustanziati" nel suo corpo e nel suo sangue. In essa ci ripresenta la sua Passione e la sua Risurrezione, e si fa pegno dell’escaton. L’Anno dell’Eucaristia viene ad offrire alla comunità cristiana una nuova opportunità di prendere coscienza in maniera forte di questo Mistero.

2. Un cristianesimo "contemplativo". Ed eccoci al secondo punto di questo "disegno" pastorale che il Papa sta perseguendo: la riproposta della "contemplazione", la Chiesa che si fa "scuola" di preghiera. Uno dei punti che ormai frequentemente emergono, nell’analisi del nostro scenario storico, è il fatto che, dopo decenni in cui la prospettiva della secolarizzazione, in alcune parti del mondo, pareva minacciare dalle fondamenta la pratica, almeno pubblica, della religione, sono apparsi i segni di un ritorno dell’istanza spirituale, che si declina nelle più diverse forme, sia interne alla comunità cristiana, sia nell’incontro con moduli di altre religioni. Talvolta si tratta di istanze spirituali ambigue e discutibili. Ma sono pur sempre segno di un bisogno insopprimibile nel cuore dell’uomo. In questa nuova situazione storica, il Papa ha additato l’urgenza di riconsegnare con forza alla comunità cristiana i tesori della contemplazione cristiana. Nella Lettera Apostolica Spiritus et Sponsa con la quale, nel dicembre dello scorso anno, rievocava il XL della Sacrosanctum Concilium, il Papa chiedeva di approfondire la riforma operata dal Concilio soprattutto sul versante della spiritualità liturgica. Si vede bene, in questo contesto, il senso di un Anno dell’Eucaristia. Esso è funzionale a questa pedagogia ecclesiale. L’Eucaristia di quest’Anno non sarà certo diversa da quella di sempre, ma l’impegno pastorale della Chiesa le farà più spazio, perché essa assuma davvero nel cuore dei credenti il carattere di fonte e culmine della vita cristiana.

3. L’urgenza del vissuto. Nei suoi diversi interventi su menzionati, dalla Novo Millennio ineunte alla Mane nobiscum Domine, il Papa si preoccupa sempre di ricordare alla comunità cristiana che la fede deve essere tradotta in testimonianza. E’ così, ad esempio, che il Papa parla di una spiritualità di comunione, e continuamente fa riferimento all’impegno di carità. Così capita anche in questa ultima lettera, a partire dalla prospettiva eucaristica. Lungi dall’essere un momento separato, l’Eucaristia irradia e innerva la vita del credente. Ne nascono precise istanze sia all’interno della vita ecclesiale che nel rapporto del cristiano con il mondo. L’Eucaristia spinge ad essere testimoni del Risorto trasformando il mondo, perché sia sempre più lievitato dai valori evangelici. Non ci si stupirà dunque se il Papa, in una Lettera Apostolica sull’Eucaristia, non si fermi agli aspetti celebrativi e contemplativi, ma faccia delle affermazioni molto forti sull’impegno cristiano nella storia, specie sul versante della costruzione della pace e del servizio agli ultimi.

4. Che cosa sarà dunque quest’Anno dell’Eucaristia? Il Papa ha scelto di non proporre iniziative specifiche, se non quelle essenziali. In questa Lettera dà gli orientamenti di fondo, lasciando l’organizzazione dell’ Anno alla responsabilità dei singoli Pastori delle Chiese particolari.

Lo stesso Santo Padre ha tuttavia anche chiesto alla nostra Congregazione di offrire suggerimenti e proposte. Posso annunciare che la Congregazione è impegnata a formulare, in questo senso, un sussidio, che sarà pubblicato di qui a una settimana. Un sussidio che rispetta pienamente la scelta di responsabilizzare le chiese particolari. Ci si limiterà dunque ad evidenziare il quadro di riferimento ideale, nell’Eucaristia creduta, celebrata, vissuta, offrendo poi spunti operativi nei vari contesti cultuali, culturali e pastorali. Un’attenzione speciale verrà data alla spiritualità eucaristica, mettendo a fuoco, per semplici cenni, quelle dimensioni dell’Eucaristia che, partendo dai momenti e dai riti della celebrazione, proiettano luce nella vita del cristiano. L’auspicio è che per tutta la comunità cristiana questo Anno possa portare all’esperienza gioiosa dei due discepoli che "riconobbero Gesù nello spezzare il pane".

[01256-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI S.E. MONS. PIERO MARINI

L’Anno dell’Eucaristia e le celebrazioni del Santo Padre

Il 17 aprile 2003 il Santo Padre, celebrando il venticinquesimo del suo pontificato, ha promulgato l’enciclica Ecclesia de Eucharistia (EdE), nella quale, con tono commosso e familiare, scrive: «non posso lasciare passare questo Giovedì Santo 2003 senza sostare davanti al "volto eucaristico" di Cristo, additando con nuova forza alla Chiesa la centralità dell’Eucaristia. Di essa la Chiesa vive» (EdE 7). E prosegue: «Quando penso all’Eucaristia, guardando alla mia vita di sacerdote, di Vescovo, di Successore di Pietro, mi viene spontaneo ricordare i tanti momenti e i tanti luoghi in cui mi è stato concesso di celebrarla» (EdE 8).

Per il Santo Padre, come per ogni vescovo e ogni presbitero, l’Eucaristia e il Sacerdozio sono «dono e mistero» e la celebrazione del santo sacrificio è grazia esimia (cf. EdE 7-8).

Anno dell’Eucaristia e Anno liturgico

Nell’omelia della messa della solennità del Corpus Domini, 10 giugno 2004, il Santo Padre annunciava la celebrazione di «uno speciale Anno dell’Eucaristia. Esso inizierà col Congresso Eucaristico Mondiale, in programma dal 10 al 17 ottobre 2004 a Guadalajara (México), e terminerà con la prossima Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 2 al 29 ottobre 2005 e il cui tema sarà "L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa"».1

A nessuno sfugge che Anno dell’Eucaristia e Anno liturgico sono la stessa realtà di grazia considerata da due differenti angoli visuali. Anzi la celebrazione degli eventi salvifici, di cui l’Eucaristia è memoriale – l’incarnazione del Verbo e la nascita di Gesù Salvatore, la passione, morte e risurrezione di Cristo, con l’Ascensione e la Pentecoste, e l’attesa della Parusia – ha dato via via luogo, non senza l’intervento dello Spirito, alla formazione dell’Anno liturgico nella sua affascinante varietà e bellezza.

Sul piano pastorale la celebrazione di questo "speciale anno" offre l’opportunità di una catechesi prolungata sui molteplici aspetti del mistero dell’Eucaristia. Tra essi sono, ad esempio: la struttura e le dinamiche proprie della messa o celebrazione eucaristica; l’Eucaristia quale punto centrale del culto cristiano; la sua preparazione e il suo prolungamento nella Liturgia delle Ore; il rapporto tra l’Eucaristia e gli altri sacramenti; la problematica odierna della messa domenicale.

Specificità della liturgia celebrata dal Santo Padre

La liturgia celebrata dal Vescovo di Roma, Successore di Pietro, per l’indole peculiare del suo servizio, ha avuto fin dall’antichità ed ha tuttora caratteristiche specifiche.

Durante il pontificato di san Gregorio Magno (590-604) e con il suo personale impegno, la liturgia eucaristica papale ha avuto una prima sistematizzazione, dalla quale, nel corso dei secoli, è derivato il Missale Romanum. Tale Messale si è rapidamente diffuso in varie nazioni europee non in virtù di particolari decreti, ma a motivo dell’ammirazione che esso suscitava: per la sua sobrietà e la limpida linea celebrativa; per la garanzia che offriva, essendo, in un certo senso, un’espressione del magistero del Romano Pontefice, perché in esso si era attuato in modo significativo l’antico effato: «lex orandi legem statuat credendi».

L’intendimento del Santo Padre per L’Anno dell’Eucaristia

Certamente anche oggi non poche Chiese particolari volgeranno il loro sguardo all’Urbe per conoscere come il Santo Padre intenda celebrare l’Anno dell’Eucaristia da lui stesso indetto. Rispondere a questa domanda è la ragione della mia presenza a questa Conferenza stampa.

Nella Lettera apostolica Mane nobiscum Domine (MND), che oggi viene presentata, il Santo Padre manifesta chiaramente quale sia il suo intendimento al riguardo: «Non chiedo [...] che si facciano cose straordinarie, ma che tutte le iniziative siano improntate a profonda interiorità» (MND 29).

Alla luce della lettera Mane nobiscum Domine e della mia esperienza nell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Santo Padre, cercherò di prevedere i Suoi probabili interventi in questo campo.

L’apertura dell’Anno dell’Eucaristia

In concomitanza con la celebrazione del XLVIII Congresso Eucaristico Mondiale di Guadalajara (México) avrà luogo l’apertura dell’Anno dell’Eucaristia. In quell’occasione Guadalajara, divenuta Statio Orbis, sarà in profonda comunione con la Ecclesia Urbis, a causa dei vincoli della Parola e del filiale e obbediente amore al Romano Pontefice.

Il 17 ottobre il Santo Padre celebrerà nella basilica di san Pietro in Vaticano l’Eucaristia della domenica XXIX "per annum", terminata la quale avrà luogo l’Esposizione del Santissimo Sacramento, l’Adorazione prolungata di esso, l’invio di un Messaggio alla Chiesa e la Benedizione eucaristica. Tale complesso rituale, compiuto secondo le norme stabilite,2 manifesta il legame esistente tra la celebrazione dell’Eucaristia e la presenza permanente del Signore nel Pane consacrato.

La conclusione del’Anno dell’Eucaristia

Secondo quanto indicato dal Santo Padre, l’Anno dell’Eucaristia avrà termine il 29 ottobre 2005 a conclusione dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema "L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa". Non solo le celebrazioni di apertura e di chiusura, ma anche la celebrazione quotidiana della Liturgia delle Ore e altri momenti di preghiera durante il Sinodo avranno come particolare punto di riferimento l’Eucaristia.

Il Giorno del Signore

Indicherò i probabili interventi del Santo Padre nell’Anno dell’Eucaristia seguendo il corso dell’Anno liturgico, a cominciare dalla celebrazione della Domenica, vera «festa primordiale» (SC 106), anteriore alla solennizzazione di ogni altro giorno e all’organizzazione dei tempi liturgici.

Nella lettera Mane nobiscum Domine il Santo Padre scrive: «In particolare auspico che in questo anno si ponga un impegno speciale nel riscoprire e vivere pienamente la Domenica come giorno del Signore e giorno della Chiesa» (MND 23). Il particolare auspicio sorge spontaneo dal cuore di chi, come Giovanni Paolo II vive intensamente il giorno del Signore nell’esercizio del Suo ministero pastorale. Rilevo solo un significativo aspetto: il Santo Padre, Vescovo di Roma, ha visitato più di trecento parrocchie della Sua Diocesi nel giorno del Signore e della Chiesa: domeniche di Avvento, del Tempo natalizio, di Quaresima, del Tempo pasquale, del Tempo ordinario.

Con semplicità il Santo Padre aggiunge: «Sarei felice se si rimeditasse quanto ebbi a scrivere nella Lettera apostolica Dies Domini» (MND 23). Essa, a giudizio degli studiosi di liturgia, è il più bel documento magisteriale che sia stato mai scritto su tale argomento.

L’Eucaristia, punto di riferimento e d’incontro di tutti i sacramenti

Nel corso dell’Anno liturgico vengono celebrati, secondo un disegno organico e in rapporto alle urgenze pastorali i sette sacramenti. Secondo il sensus Ecclesiæ il sacramento dell’Eucaristia è il punto di convergenza e di riferimento di tutti gli altri. Ne consegue che nell’Anno dell’Eucaristia dovrà essere posta particolare cura nella celebrazione dei sacramenti e i fedeli dovranno essere edotti del rapporto intercorrente fra ciascuno di essi e l’Eucaristia.

La Veglia pasquale

Nella Veglia pasquale, celebrazione unitaria e plenaria della storia della salvezza, vengono celebrati i sacramenti dell’Iniziazione cristiana: il Battesimo, nel quale dall’acqua e dallo Spirito nascono i figli di Dio (cf. Gv 3, 5); la Confermazione, che abilita i neofiti a rendere a Dio, in Spirito e Verità (cf. Gv 4, 23), il culto a lui gradito; l’Eucaristia memoriale perenne dell’Agnello immolato per la nostra salvezza.

Durante il Suo pontificato ogni anno il Papa ha presieduto la celebrazione della Veglia pasquale, volendo che fosse rispettata la bellezza e la verità dei segni, a cominciare dal segno dell’ora notturna.

L’Anno dell’Eucaristia è senza dubbio un’eccellente occasione perché nei fedeli sia ravvivata e approfondita la consapevolezza dell’importanza primaria della Veglia pasquale.

Il Giovedì Santo

Il Santo Padre ha sempre presieduto le due celebrazioni eucaristiche proprie del Giovedì Santo: al mattino la Messa crismale nella basilica di san Pietro; il pomeriggio la Messa In Cena Domini, abitualmente nella basilica di san Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma.

Nella ripristinata Messa crismale la liturgia della benedizione degli oli presenta alcune significative sottolineature. Alcuni catecumeni che riceveranno il Battesimo nella Veglia pasquale, accompagnano i diaconi che portano all’altare l’olio dei catecumeni; alcuni fedeli ammalati accompagnano i diaconi che portano l’olio per l’unzione degli infermi; alcuni canditati al sacramento della Confermazione e alcuni diaconi prossimi a essere ordinati presbiteri accompagnano i diaconi che recano il crisma.

La Messa vespertina In Cena Domini commemora l’istituzione dell’Eucaristia, il giorno prima della sua passione. Il Messale Romano prescrive che: «nell’omelia si spieghino ai fedeli i principali misteri che si commemorano in questa Messa, e cioè l’istituzione della Santissima Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale, come pure il comandamento del Signore sull’amore fraterno» (n. 5). Seguendo questa tradizione liturgica il Santo Padre ha pronunciato memorabili omelie. Egli ha compiuto personalmente ogni anno il Rito della lavanda dei piedi a dodici presbiteri della Chiesa di Roma. Inoltre, in una visione universalistica, ha disposto che il ricavato della colletta di quel giorno, alla quale concorrono i Rappresentanti di molte Nazioni, sia devoluto in favore di popolazioni vittime della guerra o colpite da particolari calamità. La Messa In Cena Domini è seguita dall’Adorazione eucaristica. Il Santissimo Sacramento custodito nel luogo della reposizione convenientemente ornato di luci e di fiori è oggetto dell’adorazione dei fedeli almeno fino alla mezzanotte. Una celebrazione coerente dell’Anno dell’Eucaristia implicherà che sia dato risalto alla legge dell’amore - «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 15, 12) – promulgata da Gesù proprio nell’Ultima Cena e metta in luce lo strettissimo nesso esistente tra la celebrazione dell’Eucaristia e l’Adorazione del Santissimo Sacramento.

L’Epifania del Signore

«Epifania del Signore» è un’espressione che designa varie manifestazioni del progetto salvifico di Dio nella persona del Signore Gesù: la manifestazione primordiale nella sua nascita dal grembo della Vergine Maria; la manifestazione ai sapienti venuti dall’Oriente (cf. Mt 2, 1-12); la manifestazione presso il Giordano (cf. Mt 3, 16-17; Mc 1, 9-11; Lc 3, 21-22); quella ai discepoli alle nozze di Cana (cf. Gv 2, 11).

Da una parte la manifestazione ai saggi venuti da lontano e, dall’altra, il comando del Risorto agli apostoli di annunciare la Buona Novella a tutte le genti (cf. Mt 28, 19-20) hanno conferito alla solennità del 6 gennaio una dimensione missionaria. In quel giorno, Giovanni Paolo II è solito ordinare nuovi Vescovi. Egli introduce la celebrazione con queste parole: «Nella santa città di Gerusalemme e nella casa dove i Magi «videro il Bambino con sua Madre» è oggi simboleggiata la Chiesa chiamata a manifestare a tutti gli uomini il mistero di salvezza. Anche i nuovi Vescovi oggi ordinati sono inviati in tutto il mondo, per chiamare i popoli della terra a formare una sola famiglia».

La Domenica IV di Pasqua

La Domenica IV di Pasqua, Domenica del Buon Pastore, è divenuta giorno in cui il Santo Padre ordina abitualmente presbiteri i diaconi della Diocesi di Roma e di altre Chiese particolari.

Celebrare l’Anno dell’Eucaristia vorrà anche dire approfondire il rapporto essenziale dei Vescovi e dei presbiteri con l’Eucaristia, di cui essi sono i ministri ordinari; pregare il Signore «perché mandi operai per la sua messe» (Lc 10, 2; cf. Mt 9, 37-38); instaurare con i Vescovi e i presbiteri un rapporto improntato a rispetto, amicizia e collaborazione.

 

Il sacramento delle nozze

Nel Testamento antico il rapporto tra Dio e il suo popolo, Israele, è espresso in termini nuziali: il Signore Dio è lo sposo, Israele è la sposa. Questo rapporto si è compiuto in modo eminente in Gesù: Egli è lo sposo, della cui venuta si rallegrano gli amici (cf Mt 9, 15; Gv 3, 29), uno sposo tuttavia che sarà tolto violentemente. Sul talamo della Croce le sue nozze saranno nozze di sangue. L’apostolo Paolo insegna: «Voi mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia, né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5, 25-27).

Come i suoi Predecessori, Giovanni Paolo II dedica una particolare, affettuosa attenzione agli sposi novelli. Egli ha voluto poi in varie occasioni, nell’Anno del grande giubileo del bimillenario della nascita di Cristo e nell’Anno della Famiglia, benedire, nel santo giorno della Domenica, numerose coppie di sposi.

La Chiesa sa che in varie parti del mondo è gravemente minacciata l’istituzione del matrimonio e della famiglia. Essa confida pertanto che la celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia costituisca un’occasione propizia per ricomprendere il valore delle nozze e della famiglia alla luce dell’insegnamento di Gesù.

I sacramenti della guarigione

Il Catechismo della Chiesa Cattolica sintetizza in questi termini la dottrina della Chiesa sui sacramenti di guarigione: «Il Signore Gesù Cristo, medico delle nostre anime e dei nostri corpi, colui che ha rimesso i peccati al paralitico e gli ha reso la salute del corpo (cf. Mc 2, 1-12), ha voluto che la sua Chiesa continui, nella forza dello Spirito Santo, la sua opera di guarigione e di salvezza anche presso le proprie membra. È lo scopo dei due sacramenti di guarigione: del sacramento della Penitenza e dell’Unzione degli infermi» (n. 1421).

Nel Suo Pontificato Giovanni Paolo II ha esaltato spesso la misericordia di Dio, segnatamente nell’enciclica Dives in misericordia (30 novembre 1980), nella quale ha presentato come la rivelazione e l’incarnazione stessa della divina misericordia: Gesù «non soltanto parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica. Egli è, in certo senso, la misericordia» (DM 2). Nella stessa enciclica, il Santo Padre, meditando sulla parabola il figlio prodigo (cf. Lc 15, 11-32) ha descritto in modo mirabile il cammino che, attraverso il pentimento, riconduce il figlio peccatore alle braccia misericordiose del Padre e a ricuperare la dignità perduta.

Sacramento dell’Eucaristia: memoriale del sangue versato dalla Croce per la «nuova ed eterna alleanza [ … ] in remissione dei peccati» (formula della consacrazione del vino offerto per la celebrazione eucaristica). Sacramento della Penitenza: lavacro nel sangue dell’Agnello redentore, che toglie i peccati del mondo. Nell’Apocalisse i salvati sono coloro che «hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello» (Ap 7, 14).

Ogni anno il Santo Padre, il Venerdì Santo, in considerazione del fatto che Cristo Gesù ci ha riconciliato con Dio attraverso il sacrificio della Croce, celebra il sacramento della riconciliazione nella tradizionale "prima forma".

La Chiesa crede e professa che esiste un sacramento destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla malattia: l’Unzione degli infermi (cf. CEC n. 1511). Nel nostro tempo, sulla scia dell’insegnamento del Concilio di Trento (cf. Denz. – Schönm., 1695) e del Vaticano II (cf.SC 73), Paolo VI con la Costituzione apostolica Sacram unctionem infirmorum ha insistito perché venga ridata alla celebrazione del sacramento la sua fisionomia comunitaria (cf Gc 5, 14-15) e perché si comprende che soggetto del sacramento non sono solo i moribondi ma «tutti coloro che soffrono di malattia e di infermità gravi» (CEC n 152).

Più volte il Santo Padre, a Roma e fuori Roma, ha amministrato il sacramento dell’unzione degli infermi, mostrando la sua partecipe solidarietà con i fratelli e le sorelle e la genuina natura del sacramento.

Si afferma spesso che i due sacramenti di guarigione sono in situazione di crisi: molti fedeli trascurano di riconciliarsi con Dio e con i fratelli attraverso il sacramento della Penitenza e molti altri hanno una idea distorta del sacramento dell’Unzione degli infermi.

La celebrazione dell’Anno dell’Eucaristia, la quale è farmaco di immortalità, dovrà essere, pur dovendo andare in alcuni casi controcorrente, occasione da non perdere per una illuminante catechesi su questi due sacramenti e per una coerente prassi pastorale.

La solennità del «Corpo e Sangue del Signore»

Nella storia della pietà eucaristica va rilevata l’istituzione nel 1264, da parte di Papa Urbano IV, della solennità del Corpus Domini, in seguito al miracolo eucaristico di Bolsena. «La festa [ … ], da una parte costituì una risposta di fede e di culto a dottrine ereticali sul mistero della presenza reale dell’Eucaristia, dall’altra fu il coronamento di un movimento di ardente devozione verso l’augusto sacramento dell’altare»3.

Tale solennità, celebrata secondo il Calendario Romano il giovedì seguente la solennità della Santissima Trinità, costituisce in un certo senso, la festa dell’Eucaristia.

Il Santo Padre nonostante le mutate condizioni della città di Roma – in essa quel giovedì non è più giorno festivo – è stato fedelissimo nel celebrare ogni anno l’Eucaristia nel sagrato della basilica di san Giovanni in Laterano e nel partecipare alla susseguente processione eucaristica che si svolge percorrendo la Via Merulana fino alla basilica di Santa Maria Maggiore, dove viene impartita, a conclusione dell’intera celebrazione, la benedizione con il Santissimo Sacramento.

La Giornata Mondiale della Gioventù 2005

Durante l’Anno dell’Eucaristia si svolgerà a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005 la Giornata Mondiale della Gioventù. La celebrazione dell’Eucaristia è sempre stata il cuore di tutte le precedenti celebrazioni delle giornate mondiali della gioventù. A Colonia tale aspetto secondo il desiderio del Papa sarà ancora più accentuato: «L’Eucaristia è il centro vitale intorno a cui desidero che i giovani si raccolgono per alimentare la loro fede e il loro entusiasmo» (MND, 4).

L’adorazione eucaristica

L’adorazione del Santissimo Sacramento è una espressione particolarmente diffusa e amata del culto all’Eucaristia, a cui la Chiesa vivamente esorta i pastori e i fedeli. Essa è altamente espressiva del legame esistente tra la celebrazione del memoriale del Sacrificio del Signore e la sua presenza permanente nelle Specie consacrate.

La conservazione delle Sacre Specie, motivata soprattutto dalla necessità di disporre di esse in ogni momento per amministrare il Viatico agli infermi, fece sorgere nei fedeli la lodevole consuetudine di raccogliersi davanti al tabernacolo per adorare Cristo presente nel Sacramento.

Durante il pontificato di Giovanni Paolo II si è intensificata l’adorazione quotidiana del Santissimo Sacramento in diverse Chiese della Diocesi di Roma. In particolare nella Basilica Vaticana dopo la messa delle 8.30 del mattino nella Cappella del Santissimo Sacramento, viene esposta l’Eucaristia sino alle 16.30 quando ha luogo la benedizione con il Santissimo Sacramento. Il terzo sabato del mese, sempre nella Cappella del Santissimo Sacramento della Basilica, ha luogo una particolare Ora di adorazione con canti, letture bibliche, preghiere e momenti di sacro silenzio.

Nell’Anno dell’Eucaristia, le varie Diocesi, secondo le consuetudini locali, sono invitate ad incrementare l’adorazione diurna e notturna al Santissimo Sacramento (MND, 18).

Conclusione

Non si domandano cose straordinarie

Nell’Anno dell’Eucaristia - scrive il Papa Giovanni Paolo II a conclusione della Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine (MND, 29) - non chiedo che si facciano cose straordinarie, ma che tutto sia improntato da profonda interiorità.

L’anno liturgico

L’Anno dell’Eucaristia non è dunque occasione per celebrazioni particolari, non si tratta di organizzare un Anno parallelo, ma di partecipare più intensamente al mistero di Cristo quale la chiesa ci fa vivere nelle celebrazioni dell’Anno liturgico: incarnazione, nascita, beata passione, risurrezione dai morti, ascensione, pentecoste e attesa della parousia del nostro Signore e Salvatore.

La domenica

Per vivere con maggiore interiorità i misteri del Signore è necessario anzitutto, dice il Papa, vivere l’eucaristia domenicale e la stessa domenica come giorno della fede, del dono dello Spirito, come Pasqua della settimana (MND, 8).

Senza la domenica non possiamo vivere, dicevano i primi martiri cristiani.

Verificare le celebrazioni

A quaranta anni dal Concilio Vaticano II, la Lettera apostolica Mane nobiscum Domine è un invito a fare, durante l’anno della eucaristia, alcune verifiche:

- verifica sulla Messa domenicale come celebrazione di tutta la comunità parrocchiale (MND, 23), su quale comunione si stabilisce con i fratelli e con il Signore Gesù, il Papa parla di "spiritualità di comunione" (MND, 21);

- verifica sull’ascolto della parola di Dio e sul contenuto dell’omelia (MND, 13);

- verifica sullo studio dei libri liturgici della riforma e in particolare delle Premesse del Messale Romano (MND, 17).

- verifica sulla qualità delle nostre celebrazioni: il Papa parla del tono della voce, dei gesti, dei movimenti, di tutto l’insieme del comportamento, del senso di rispetto, dei momenti di silenzio (MND, 18);

- verifica sull’educazione alla preghiera in riferimento alla celebrazione della Liturgia delle Ore (MND, 8);

- verifica infine sulla testimonianza cristiana: il congedo alla fine della Messa, dice il Santo Padre, costituisce una consegna del cristiano all’impegno (MDN, 24) della solidarietà (MND, 27) e del servizio agli ultimi (MDN, 28).

Invito ai sacri ministri e ai vari uffici e ministeri

L’esortazione a vivere meglio l’Eucaristia è rivolta a tutte le comunità cristiane e, in modo particolare, a tutti i sacri ministri e ai vari uffici e ministeri: vescovi, presbiteri, diaconi, lettori, accoliti, ministri straordinari della Comunione (MND, 30).

L’icona di Emmaus

Nella lettera apostolica Mane nobiscum Domine, il Santo Padre assume l’episodio dei discepoli di Emmaus quale icona che «ben si presta ad orientare un Anno che vedrà la Chiesa particolarmente impegnata a vivere il mistero della Santa Eucaristia» (MND 2).

Tutto l’episodio di Emmaus rinvia all’Eucaristia: il «primo giorno dopo il sabato» (Lc 24, 1), giorno della risurrezione di Cristo, del futuro Dies Domini (cf. Ap 1, 10); la strada fatta insieme con il diurno Viandante; l’interpretazione delle Scritture, che conduce alla comprensione dei misteri di Dio; l’ospitalità, la mensa, la frazione del pane - antichissimo nome della celebrazione eucaristica -, la scomparsa improvvisa, ma il cuore che arde; il ritorno a Gerusalemme, la gioia, la comunicazione della buona notizia dei Vangeli.

Secondo il suggerimento del Santo Padre, dovremo assumere l’icona dei discepoli di Emmaus come costante e gioioso punto di riferimento del nostro Anno dell’Eucaristia.

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1 "L’Osservatore Romano" 11-12 giugno 2004, p. 1.

2 Cf. De sacra communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam, n. 82-90.

3 Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 160.

[01261-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI MONS. MAURO PARMEGGIANI

Il mio intervento desidera innanzitutto manifestare la gratitudine della Diocesi di Roma nei confronti del suo Vescovo, il Papa Giovanni Paolo II, per aver indetto l’Anno dell’Eucaristia e aver fatto dono alla Chiesa universale, della quale in quanto Vescovo di Roma è Pastore, della Lettera Apostolica che oggi viene presentata a un anno e mezzo dalla pubblicazione dell’Enciclica "Ecclesia de Eucharistia" e che insieme ad "un Anno interamente dedicato a questo mirabile Sacramento" (MND, 3) ci aiuterà ad approfondire e assimilare l’insegnamento proposto nell’Enciclica stessa.

Mi preme inoltre sottolineare la delicatezza con la quale il Papa in questa Lettera si pone verso le Chiese particolari: "Ai miei Fratelli Vescovi, peraltro, non sarà difficile percepire come l’iniziativa… si ponga ad un livello spirituale così profondo da non venire ad intralciare in alcun modo i programmi pastorali delle singole Chiese. Essa, anzi, li può efficacemente illuminare, ancorandoli, per così dire, al Mistero che costituisce la radice e il segreto della vita spirituale dei fedeli come anche di ogni iniziativa della Chiesa locale. Non chiedo pertanto di interrompere i "cammini" pastorali che le singole Chiese vanno facendo, ma di accentuare in essi la dimensione eucaristica, che è propria dell’intera vita cristiana" (MND, 5).

Inoltre, mi piace evidenziare come questa Lettera e l’Anno dell’Eucaristia ben si collochino in quel cammino sul quale con forte determinazione il Papa, il 6 gennaio 2001, al termine del Giubileo, firmando la "Tertio Millennio adveniente" ha lanciato la Chiesa sulle vie della nuova evangelizzazione sotto il motto evangelico del "Duc in altum" ponendoci così in un contesto di missione che per essere autentico esige la contemplazione di Cristo che deve divenire sempre più il centro dell’esistenza di ogni singolo e di ogni comunità e che per questo esige che ci si muova sulle due vie della santità e della preghiera. L’annuncio di Cristo inizia, infatti, con ciò che il missionario e cioè il cristiano battezzato, "è" più di quanto "fa". Con ciò che il missionario e la Chiesa, popolo dei battezzati, testimoniano della propria comunione con e in Cristo, più che con quanto fanno.

Questa Lettera ci aiuta dunque a scoprire il legame con ciò che è essenziale e deve essere alla base di ogni iniziativa ecclesiale. E’ infatti l’Eucaristia che edifica la Chiesa e nello stesso tempo la Chiesa fa, celebra, vive l’Eucaristia che la edifica e la invia in missione nell’oggi della storia, un oggi che, come dice la Lettera "Mane nobiscum Domine", vede accanto a prospettive confortanti uno scenario che lascia intravedere cupe ombre di violenza e di sangue che non finiscono di rattristarci anche se la Chiesa, ci ricorda il Papa trasmettendoci speranza e fiducia, lavora per i "tempi lunghi" dell’umanità (cfr MND, 6).

Con questa premessa mi accingo a presentarvi brevemente come la Chiesa di Roma celebrerà l’Anno dell’Eucaristia.

Anche questa Diocesi, come ogni Chiesa particolare, ha un programma pastorale biennale sul quale già si è mossa: "Famiglia diventa ciò che sei… nella Chiesa e nella società", inoltre i Vescovi italiani le hanno proposto la Nota pastorale "Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia" ed ancora, almeno a livello giovanile, è già orientata alla preparazione e partecipazione alla XX Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia sul tema "Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2) ed ora la Lettera Apostolica "Mane nobiscum Domine". Tutti questi temi sono conciliabilissimi e complementari, ed anzi, l’Anno dell’Eucaristia darà vigore ed armonia a ciascuno di essi poiché l’Eucaristia riscoperta e vissuta bene fin dal momento della sua celebrazione, insieme a tutta la preghiera liturgica e personale, e la vita sacramentale, sarà come sorgente della nostra comunione, della dedizione missionaria e della vita cristiana delle famiglie.

Ma quali saranno le strade sulle quali la Diocesi si impegnerà maggiormente?

1. E’ in fase di celebrazione una missione dei giovani per i giovani e adolescenti nel centro storico della città intitolata "Gesù al centro" che, iniziata il 1° ottobre si concluderà il 10 ottobre e vedrà, proprio domani, la celebrazione di una S.Messa del Cardinale Vicario a Piazza del Popolo, alle ore 17,00, ed una successiva processione eucaristica fino a Piazza Navona. Daremo così concretezza alla raccomandazione della Lettera: "La fede nel Dio che, incarnandosi, si è fatto nostro compagno di viaggio sia proclamata dovunque e particolarmente per le nostre strade e fra le nostre case, quale espressione del nostro grato amore e fonte di inesauribile benedizione". Durante la S.Messa il Cardinale Vicario darà anche il "mandato" ad alcuni catechisti della Diocesi, soprattutto quelli che fanno catechesi ai bambini della prima comunione. In tale contesto, dal 4 al 9 ottobre sono rimaste aperte alcune chiese romane per l’Adorazione Eucaristica notturna; inoltre, dal 6 si sta svolgendo, presso la Pontificia Università Lateranense, per iniziativa del Servizio diocesano per la pastorale giovanile, un Convegno europeo dei rappresentanti di gruppi giovanili di Adorazione eucaristica sul tema "L’Eucaristia fonte e culmine della missione" al quale sono presenti rappresentanti di 13 nazioni europee ed anche un gruppo di giovani provenienti dagli Stati Uniti d’America.

2. Logicamente la Diocesi parteciperà alla S.Messa di apertura dell’Anno dell’Eucaristia e alla successiva Adorazione Eucaristica, il 17 ottobre p.v. alle ore 17,30.

3. Tutta la catechesi di quest’anno poi sarà improntata a riscoprire l’importanza dell’Eucaristia all’interno delle famiglie a partire dalle famiglie dei bambini e ragazzi delle prime comunioni e delle Cresime: sarà un modo per coinvolgere sempre più le famiglie nella vita sacramentale attraverso il legame con i loro figli e soprattutto a renderle protagoniste attive di celebrazioni eucaristiche che cercheremo di rendere sempre più belle e ben celebrate, capaci di accompagnare con lo sguardo della fede, dello stupore eucaristico e della forza che dall’Eucaristia viene come viatico nel cammino dell’esistenza terrena, i momenti salienti della vita delle famiglie: nascite, prime comunioni e cresime, matrimoni, funerali… e di rendere così le parrocchie capaci di accoglienza e di missionarietà; accoglienza e missionarietà che partono proprio dall’Eucaristia e che chiederà approfondimento contenutistico e partire dallo stupore della fede che deve essere il primo atteggiamento dell’anima di fronte all’amore che Cristo, nell’Eucaristia, ci propone realmente presente.

4. Sapendo poi che dall’Eucaristia nasce il dovere della comunione, le parrocchie si impegneranno, come già fortemente fanno, ad avere attenzione per i poveri – siamo nel 25° di fondazione della Caritas diocesana - ed anche per i nuovi poveri, a partire dalle famiglie disagiate o ferite o sole con i figli, ma lontani dalle proprie famiglie di origine, affinché si sentano accolte nella comunità ed aiutate.

5. Anche la parrocchia sarà rivisitata alla luce della "cultura dell’Eucaristia" affinché diventi sempre più comunità accogliente e capace di vivere quella che il Cardinale Vicario ha chiamato "pastorale integrata".

6. L’Ufficio catechistico si occuperà di sostenere la formazione alla vita eucaristica dei bambini con piccoli depliant sull’Eucaristia ed organizzando un incontro per tutti i bambini delle prime comunioni insieme alle loro famiglie, in primavera. Anche per gli adolescenti ed i ragazzi che riceveranno la Cresima si terrà un incontro, il 21 maggio, al quale saranno invitate pure le loro famiglie, sul tema "C’è qui un giovane che ha 5 pani d’orzo e due pesci", incontro che sarà preparato con apposite schede. Anche per gli adulti verranno predisposte schede catechistiche sull’Eucaristia da utilizzarsi nei Centri di ascolto rimasti in vita dopo la Missione cittadina per il tempo di Quaresima.

7. Il 14 novembre poi, presso la chiesa dei SS. Marcellino e Pietro a Via Merulana, il Servizio diocesano per il catecumenato organizzerà una celebrazione della S.Messa seguita dall’Adorazione Eucaristica per i neofiti della Diocesi.

8. In preparazione alla Celebrazione della domenica delle Palme con il Santo Padre, il giovedì precedente, 17 marzo 2005, in luogo del tradizionale incontro strutturato con momenti di festa e di preghiera, sarà promossa un’ora di adorazione Eucaristica con il Papa, invitando i giovani in Piazza S. Pietro, e che avrà per tema: "Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2), il tema stesso della XX Giornata Mondiale della Gioventù. Per la preparazione di questo incontro verranno predisposte schede catechistiche sull’Eucaristia a partire dal Messaggio del Santo Padre ai giovani del mondo datato 6 agosto 2004. Ai giovani sarà proposto il pellegrinaggio a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005 rispondendo al desiderio del Papa espresso nella Lettera Apostolica: "L’Eucaristia è il centro vitale intorno a cui desidero che i giovani si raccolgano per alimentare la loro fede ed il loro entusiasmo" (n.4).

9. Anche la catechesi giovanile in genere si svilupperà sul tema dell’Eucaristia e della Missione con tre grandi catechesi per i giovani tenute a S.Carlo al Corso sui temi del Messaggio del Papa per la GMG 2005, con alcuni lunedì – sempre presso il Centro S.Carlo – di catechesi sull’Eucaristia nella vita della Chiesa secondo S.Giustino, S.Giovanni Crisostomo, S. Tommaso d’Aquino, S.Giovanni Maria Vianney e S.Caterina da Siena ed ancora secondo: Charles de Focauld, la Beata Teresa di Calcutta e S.Teresa di Gesù Bambino. Guarderemo così ad alcuni Santi che, come scrive il Papa nella Lettera Apostolica, "nell’Eucaristia hanno trovato l’alimento per il loro cammino di perfezione… hanno versato lacrime di commozione nell’esperienza di così grande mistero ed hanno vissuto indicibili ore di gioia "sponsale" (MND, 31).

10. E dato che dall’Eucaristia nasce la missione, il Servizio diocesano per la pastorale giovanile aprirà una Scuola di evangelizzazione per giovani e rivolta ai giovani. Mentre alla scuola dell’Eucaristia si svolgeranno tutte le attività promosse dall’Ufficio Missionario e la Missione alle famiglie.

11. L’Ufficio liturgico riproporrà presso la chiesa del Gesù la pratica dei primi Venerdì del mese;

12. Cercheremo di fare in modo che insieme alla chiesa di S.Anastasia anche altre chiese del centro storico rimangano aperte di notte per l’Adorazione perpetua del SS.mo Sacramento.

13. Occorrerà curare bene la celebrazione del giorno del Signore. Per noi sacerdoti, poi, e per l’intero popolo di Dio, rileggere, studiare ed approfondire i "prenotanda" dell’Ordinamento Generale del Messale Romano (cfr MND, 17). Occorrerà anche fare in modo che gli orari delle Ss.Messe siano resi più idonei agli orari di vita della gente.

14. La celebrazione della S.Messa e la seguente Adorazione Eucaristica con possibilità di avvicinarsi alla confessione, sarà proposta anche quest’anno nella chiesa di S.Agnese in Agone dai giovani delle parrocchie e aggregazioni laicali della Diocesi, e così pure continuerà l’Adorazione Eucaristica del sabato pomeriggio a S.Maria della Pace, alla quale partecipano le religiose, per pregare soprattutto per le vocazioni di speciale consacrazione.

15. Sarà rilanciata, ove possibile, con opportuni sussidi, l’iniziativa delle Quaranta ore;

16. In tutte le Basiliche Patriarcali faremo in modo che ci sia una Cappella nella quale sia possibile l’Adorazione Eucaristica, animata da qualche Congregazione.

17. Infine promuoveremo un tempo di Adorazione Eucaristica mensile serale, preceduta dalla S.Messa, in S.Giovanni in Laterano, oppure, in qualche circostanza, in S. Pietro. A tali momenti saranno invitate le diverse categorie di fedeli, interessando, in questa prospettiva i Sacerdoti, i Seminaristi, i Religiosi e le Religiose, i Movimenti, le associazioni, le Confraternite, coloro che hanno ricevuto un ministero istituito, i ministri straordinari della Santa Comunione, le famiglie, i malati ecc.

18. Cercheremo per ultimo, anche tramite l’arte ed il bello, di ridestare nei fedeli lo "stupore eucaristico" che è il primo atteggiamento per porci davanti alla bellezza del mistero eucaristico. La liturgia, infatti, favorirà questo approccio e dovrà sempre più divenire, così come definita dai nostri fratelli ortodossi: "paradiso in terra".

Grazie per avermi ascoltato.

[01260-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0489-XX.01]