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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II PER LA XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (COLONIA, AGOSTO 2005), 26.08.2004


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II PER LA XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (COLONIA, AGOSTO 2005)

TESTO IN LINGUA ITALIANA

TESTO IN LINGUA TEDESCA

TESTO IN LINGUA FRANCESE

TESTO IN LINGUA INGLESE

TESTO IN LINGUA SPAGNOLA

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la XX Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: "Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2), che sarà celebrata a Colonia (Rep. Federale di Germania) nell’agosto 2005:

TESTO IN LINGUA ITALIANA

"Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2)

Carissimi giovani!

1. Quest’anno abbiamo celebrato la XIX Giornata Mondiale della Gioventù meditando sul desiderio espresso da alcuni greci, giunti a Gerusalemme in occasione della Pasqua: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21). Ed eccoci ora in cammino verso Colonia, dove nell’agosto 2005 si terrà la XX Giornata Mondiale della Gioventù.

"Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2): questo è il tema del prossimo incontro mondiale giovanile. E’ un tema che permette ai giovani di ogni continente di ripercorrere idealmente l’itinerario dei Magi, le cui reliquie secondo una pia tradizione sono venerate proprio in quella città, e di incontrare, come loro, il Messia di tutte le nazioni.

In verità, la luce di Cristo rischiarava già l’intelligenza e il cuore dei Magi. "Essi partirono" (Mt 2,9), racconta l’evangelista, lanciandosi con coraggio per strade ignote e intraprendendo un lungo e non facile viaggio. Non esitarono a lasciare tutto per seguire la stella che avevano visto sorgere in Oriente (cfr Mt 2,1). Imitando i Magi, anche voi, cari giovani, vi accingete a compiere un "viaggio" da ogni regione del globo verso Colonia. E’ importante non solo che vi preoccupiate dell’organizzazione pratica della Giornata Mondiale della Gioventù, ma occorre che ne curiate in primo luogo la preparazione spirituale, in un’atmosfera di fede e di ascolto della Parola di Dio.

2. "Ed ecco la stella … li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo in cui si trovava il bambino" (Mt 2,9). I Magi arrivarono a Betlemme perché si lasciarono docilmente guidare dalla stella. Anzi, "al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia" (Mt 2,10). E’ importante, carissimi, imparare a scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida. Quando si è consapevoli di essere da Lui condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica e profonda, che si accompagna ad un vivo desiderio di incontrarlo e ad uno sforzo perseverante per seguirlo docilmente.

"Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre" (Mt 2,11). Niente di straordinario a prima vista. Eppure quel Bambino è diverso dagli altri: è l’unigenito Figlio di Dio che si è spogliato della sua gloria (cfr Fil 2,7) ed è venuto sulla terra per morire in Croce. E’ sceso tra noi e si è fatto povero per rivelarci la gloria divina, che contempleremo pienamente in Cielo, nostra patria beata.

Chi avrebbe potuto inventare un segno d’amore più grande? Restiamo estasiati dinanzi al mistero di un Dio che si abbassa per assumere la nostra condizione umana sino ad immolarsi per noi sulla croce (cfr Fil 2,6-8). Nella sua povertà, è venuto ad offrire la salvezza ai peccatori Colui che - come ci ricorda san Paolo - "da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Cor 8,9). Come rendere grazie a Dio per tanta accondiscendente bontà?

3. I Magi incontrano Gesù a "Bêt-lehem", che significa "casa del pane". Nell’umile grotta di Betlemme giace, su un po’ di paglia, il "chicco di grano" che morendo porterà "molto frutto" (cfr Gv 12,24). Per parlare di se stesso e della sua missione salvifica Gesù, nel corso della sua vita pubblica, farà ricorso all’immagine del pane. Dirà: "Io sono il pane della vita", "Io sono il pane disceso dal cielo", "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6, 35.41.51).

Ripercorrendo con fede l’itinerario del Redentore dalla povertà del Presepio all’abbandono della Croce, comprendiamo meglio il mistero del suo amore che redime l’umanità. Il Bambino, adagiato da Maria nella mangiatoia, è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce. Lo stesso Redentore è presente nel sacramento dell’Eucaristia. Nella stalla di Betlemme si lasciò adorare, sotto le povere apparenze di un neonato, da Maria, da Giuseppe e dai pastori; nell’Ostia consacrata lo adoriamo sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e divinità, e a noi si offre come cibo di vita eterna. La santa Messa diviene allora il vero appuntamento d’amore con Colui che ha dato tutto se stesso per noi. Non esitate, cari giovani, a rispondergli quando vi invita "al banchetto di nozze dell’Agnello" (cfr Ap 19,9). Ascoltatelo, preparatevi in modo adeguato e accostatevi al Sacramento dell’Altare, specialmente in quest’Anno dell’Eucaristia (ottobre 2004-2005) che ho voluto indire per tutta la Chiesa.

4. "E prostratisi lo adorarono" (Mt 2,11). Se nel bambino che Maria stringe fra le sue braccia i Magi riconoscono e adorano l’atteso delle genti annunziato dai profeti, noi oggi possiamo adorarlo nell’Eucaristia e riconoscerlo come nostro Creatore, unico Signore e Salvatore.

"Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra" (Mt 2,11). I doni che i Magi offrono al Messia simboleggiano la vera adorazione. Mediante l’oro essi ne sottolineano la regale divinità; con l’incenso lo confessano come sacerdote della nuova Alleanza; offrendogli la mirra celebrano il profeta che verserà il proprio sangue per riconciliare l’umanità con il Padre.

Cari giovani, offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode della sua gloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo, che ci ha amato fino a morire come un malfattore sul Golgotha.

5. Siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. Purtroppo c’è gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana. E’ forte la spinta a credere ai facili miti del successo e del potere; è pericoloso aderire a concezioni evanescenti del sacro che presentano Dio sotto forma di energia cosmica, o in altre maniere non consone con la dottrina cattolica.

Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media.

L’adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma di idolatria. Adorate Cristo: Egli è la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e solidale. Gesù è il Principe della pace, la fonte di perdono e di riconciliazione, che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana.

6. "Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese" (Mt 2,12). Il Vangelo precisa che, dopo aver incontrato Cristo, i Magi tornarono al loro paese "per un’altra strada". Tale cambiamento di rotta può simboleggiare la conversione a cui coloro che incontrano Gesù sono chiamati per diventare i veri adoratori che Egli desidera (cfr Gv 4,23-24). Ciò comporta l’imitazione del suo modo di agire facendo di se stessi, come scrive l’apostolo Paolo, un "sacrificio vivente, santo e gradito a Dio". L’Apostolo aggiunge poi di non conformarsi alla mentalità di questo secolo, ma di trasformarsi rinnovando la mente, "per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto" (cfr Rm 12,1-2).

Ascoltare Cristo e adorarlo porta a fare scelte coraggiose, a prendere decisioni a volte eroiche. Gesù è esigente perché vuole la nostra autentica felicità. Chiama alcuni a lasciare tutto per seguirlo nella vita sacerdotale o consacrata. Chi avverte quest’invito non abbia paura di rispondergli "sì" e si metta generosamente alla sua sequela. Ma, al di là delle vocazioni di speciale consacrazione, vi è la vocazione propria di ogni battezzato: anch’essa è vocazione a quella "misura alta" della vita cristiana ordinaria che s’esprime nella santità (cfr Novo millennio ineunte, 31). Quando si incontra Cristo e si accoglie il suo Vangelo, la vita cambia e si è spinti a comunicare agli altri la propria esperienza.

Sono tanti i nostri contemporanei che non conoscono ancora l’amore di Dio, o cercano di riempirsi il cuore con surrogati insignificanti. E’ urgente, pertanto, essere testimoni dell’amore contemplato in Cristo. L’invito a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù è anche per voi, cari amici che non siete battezzati o che non vi riconoscete nella Chiesa. Non è forse vero che pure voi avete sete di Assoluto e siete in ricerca di "qualcosa" che dia significato alla vostra esistenza? Rivolgetevi a Cristo e non sarete delusi.

7. Cari giovani, la Chiesa ha bisogno di autentici testimoni per la nuova evangelizzazione: uomini e donne la cui vita sia stata trasformata dall’incontro con Gesù; uomini e donne capaci di comunicare quest’esperienza agli altri. La Chiesa ha bisogno di santi. Tutti siamo chiamati alla santità, e solo i santi possono rinnovare l’umanità. Su questo cammino di eroismo evangelico tanti ci hanno preceduto ed è alla loro intercessione che vi esorto a ricorrere spesso. Incontrandovi a Colonia, imparerete a conoscere meglio alcuni di loro, come san Bonifacio, l’apostolo della Germania, e i Santi di Colonia, in particolare Orsola, Alberto Magno, Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e il beato Adolph Kolping. Fra questi, vorrei particolarmente citare sant’Alberto e santa Teresa Benedetta della Croce che, con lo stesso atteggiamento interiore dei Magi, hanno appassionatamente cercato la verità. Essi non hanno esitato a mettere le loro capacità intellettuali al servizio della fede, testimoniando così che fede e ragione sono legate e si richiamano a vicenda.

Carissimi giovani incamminati idealmente verso Colonia, il Papa vi accompagna con la sua preghiera. Maria, "donna eucaristica" e Madre della Sapienza, sostenga i vostri passi, illumini le vostre scelte, vi insegni ad amare ciò che è vero, buono e bello. Vi porti tutti a suo Figlio, il solo che può soddisfare le attese più intime dell’intelligenza e del cuore dell’uomo.

Con la mia Benedizione!

Da Castel Gandolfo, 6 Agosto 2004

IOANNES PAULUS II

[01318-01.01] [Testo originale: Italiano]

TESTO IN LINGUA TEDESCA

"Wir sind gekommen, um ihn anzubeten" (Mt 2,2).

Meine lieben Jugendlichen,

1. In diesem Jahr haben wir den XIX. Weltjugendtag begangen und darüber nachgedacht, was einige Griechen aus Anlass des Paschafestes gesagt haben, als sie in Jerusalem ankamen: "Wir möchten Jesus sehen" (Joh 12,21). Nun befinden wir uns auf dem Weg nach Köln, wo im August 2005 der XX.Weltjugendtag stattfinden wird.

"Wir sind gekommen, um ihn anzubeten" (Mt 2,2): dies ist das Thema des nächsten Weltjugendtags. Es ist ein Thema, das den Jugendlichen aus allen Kontinent ermöglicht, geistig den Weg der Heiligen Drei Könige, deren Reliquien nach einer ehrwürdigen Tradition in Köln verehrt werden, zurückzulegen und wie sie den Messias aller Völker zu finden.

Wahrhaftig, das Licht Christi erleuchtete schon den Verstand und das Herz der Heiligen Drei Könige. "Sie machten sich auf den Weg" (Mt 2,9), berichtet uns der Evangelist. Sie begaben sich mutig auf unbekannte Straßen und unternahmen eine lange und gar nicht leichte Reise. Sie zögerten nicht, alles zurück zu lassen, um dem Stern zu folgen, den sie im Osten hatten aufgehen sehen (vgl. Mt 2,2). Wie die Heiligen Drei Könige rüstet auch ihr euch, liebe Jugendliche, für eine "Reise". Sie führt euch aus allen Erdteilen nach Köln. Wichtig ist, dass ihr euch nicht nur um die praktische Organisation des Weltjugendtags kümmert, sondern dass ihr an erster Stelle die geistliche Vorbereitung in einer Atmosphäre des Glaubens und des Hörens des Gotteswortes pflegt.

2. "Und der Stern ... zog vor ihnen her bis zu dem Ort, wo das Kind war" (Mt 2,9). Die Heiligen Drei Könige kamen in Bethlehem an, weil sie sich fügsam vom Stern leiten ließen. Mehr noch, "als sie den Stern sahen, wurden sie von sehr großer Freude erfüllt" (Mt 2,10). Es ist wichtig, liebe Freunde, die Zeichen zu ergründen, durch die uns Gott ruft und führt. Wer sich seiner Führung bewusst ist, dessen Herz erfährt eine echte und tiefe Freude, die von dem lebhaften Wunsch begleitet ist, ihn zu finden, und von dem beharrlichen Bemühen, ihm fügsam zu folgen.

"Sie gingen in das Haus und sahen das Kind und Maria, seine Mutter" (Mt 2,11). Nichts Außergewöhnliches auf den ersten Blick. Dieses Kind jedoch ist anders als alle anderen: es ist der eingeborene Sohn Gottes, der sich seiner Herrlichkeit entäußert hat (vgl. Phil 2,7) und auf die Erde kam, um am Kreuz zu sterben. Er kam zu uns hernieder und wurde arm, um uns die göttliche Herrlichkeit zu offenbaren, die wir einst im Himmel, unserer himmlischen Heimat, vollkommen schauen werden.

Wer hätte sich ein größeres Zeichen der Liebe ausdenken können? Wir stehen verzückt vor dem Mysterium eines Gottes, der sich erniedrigt, um unsere menschliche Natur anzunehmen und sich für uns am Kreuz zu opfern (vgl. Phil 2,6-8). In seiner Armut, kam er, um den Sündern die Erlösung anzubieten. Er - wie der heilige Paulus uns ins Gedächtnis ruft -, der "reich war, wurde euretwegen arm, um euch durch seine Armut reich zu machen" (2Kor 8,9). Wie sollten wir da nicht Gott für so eine nachgiebige Güte danken?

3. Die Heiligen Drei Könige fanden Jesus in "Bet-lehem", was "Haus des Brotes" heißt. In der bescheidenen Grotte von Bethlehem liegt auf ein wenig Stroh das "Weizenkorn", das sterbend "reiche Frucht" bringen wird (vgl. Joh 12,24). Wenn Jesus während seines öffentlichen Lebens von sich selber und von seiner Heilssendung spricht, so greift er zum Bild des Brotes und sagt: "Ich bin das Brot des Lebens", "Ich bin das Brot, das vom Himmel herabgekommen ist", "Das Brot, das ich geben werde, ist mein Fleisch, für das Leben der Welt" (Joh 6,35.41.51).

Wenn wir den Weg des Erlösers von der Armut der Krippe bis zur Verlassenheit am Kreuz gläubig vor uns vorüberziehen lassen, so verstehen wir besser das Mysterium seiner Liebe, das die Menschheit erlöst. Das Kind, von Maria sanft in die Krippe gebettet, ist der Gott-Mensch, den wir an das Kreuz genagelt sehen werden. Derselbe Erlöser ist im Sakrament der Eucharistie gegenwärtig. Im Stall von Bethlehem hat er sich in der armen Gestalt eines Neugeborenen von Maria, Josef und den Hirten anbeten lassen; in der konsekrierten Hostie beten wir ihn an, der im Fleisch, im Blut, in der Seele und der Gottheit sakramental gegenwärtig ist; und er bietet sich uns an als Speise des ewigen Lebens. So wird jetzt die heilige Messe zu einer wahren Begegnung der Liebe mit dem, der sich uns gänzlich hingegeben hat. Liebe Jugendliche, zögert nicht, ihm zu antworten, wenn er euch "zum Hochzeitsmahl des Lammes" einlädt (vgl. Offb 19,9). Hört auf ihn, bereitet euch angemessen vor und empfangt das Sakrament des Altares, besonders in diesem Jahr der Eucharistie (Oktober 2004-2005), das ich für die ganze Kirche ausgerufen habe.

4. "Da fielen sie nieder und beteten ihn an" (Mt 2,11). Wenn die Heiligen Drei Könige im Kind, das Maria in ihre Arme schließt, den von den Völkern Ersehnten und den von den Propheten Verheißenen anbeten, so können wir ihn heute in der Eucharistie anbeten und als unseren Schöpfer und alleinigen Herrn und Heiland erkennen.

"Dann holten sie ihre Schätze hervor und brachten ihm Gold, Weihrauch und Myrrhe als Gaben dar" (Mt 2,11). Die Gaben, die die Heiligen Drei Könige dem Messias darbringen, symbolisieren die wahre Anbetung. Durch das Gold unterstreichen sie die königliche Gottheit; mit dem Weihrauch erkennen sie ihn als den Priester des Neuen Bundes an; indem sie ihm die Myrrhe anbieten, preisen sie den Propheten, der das eigene Blut vergießen wird, um die Menschheit mit dem Vater zu versöhnen.

Liebe Jugendliche, bringt auch ihr dem Herrn das Gold eures Lebens dar, das heißt die Freiheit, ihm aus Liebe zu folgen, indem ihr seinem Anruf treu folgt; lasst den Weihrauch eures innigen Gebetes zu seinem Lob und Ruhm zu ihm emporsteigen; bringt ihm die Myrrhe dar, das heißt die herzliche Dankbarkeit ihm gegenüber, dem wahren Menschen, der uns so geliebt hat, dass er wie ein Verbrecher auf Golgota gestorben ist.

5. Seid Anbeter des einzigen und wahren Gottes, indem ihr ihm den ersten Platz in eurem Leben zuerkennt! Der Götzendienst ist eine ständige Versuchung des Menschen. Leider gibt es viele Menschen, die die Lösung der Probleme in religiösen, mit dem christlichen Glauben unvereinbaren Übungen suchen. Stark ist der Drang, an falsche Mythen des Erfolgs und der Macht zu glauben; es ist gefährlich, inhaltslose Konzepte des Sakralen zu umarmen, die Gott unter der Gestalt der kosmischen Energie darstellen, oder in anderen Weisen, die nicht mit dem katholischen Lehramt übereinstimmen.

Liebe Jugend, glaubt nicht lügenhaften Illusionen und kurzlebigen Moden, die nicht selten eine tragische seelische Leere zurücklassen! Lehnt ab die Versuchungen des Geldes, des Konsumverhaltens und der hinterlistigen Gewalt, die zuweilen die Massenmedien ausüben.

Die Anbetung des wahren Gottes stellt einen wahren Akt des Widerstandes gegen jegliche Form der Vergötzung dar. Betet Christus an: Er ist der Fels, auf dem ihr eure Zukunft und eine gerechtere und solidarischere Welt baut. Jesus ist der Friedensfürst, die Quelle der Vergebung und der Versöhnung, der alle Glieder der Menschenfamilie zu Brüdern und Schwestern machen kann.

6. "Sie zogen auf einem anderen Weg heim in ihr Land" (Mt 2,12). Das Evangelium präzisiert, dass, nachdem die Heiligen Drei Könige Christus gefunden hatten, sie "auf einem anderen Weg"in ihr Land zurückgekehrt sind. Diese Kursänderung kann die Bekehrung symbolisieren, zu der diejenigen gerufen sind, die Jesus finden, um zu den wahren Anbetern zu werden, die er sich wünscht (vgl. Joh 4,23-24). Das bringt die Nachfolge Christi mit sich, in der der Mensch, wie der Apostel Paulus schreibt, ein "lebendiges, heiliges, gottgefälliges Opfer" wird. Dann fügt der Apostel hinzu, sich nicht der Mentalität dieses Zeitalters anzugleichen, sondern sich zu wandeln durch die Erneuerung des Denkens, "damit ihr erkennen könnt, was der Wille Gottes ist: was ihm gefällt, was gut und vollkommen ist" (vgl. Röm 12,1-2).

Auf Christus hören und ihn anbeten führt dahin, mutige Entscheidungen zu treffen, manchmal sogar heroische Entschlüsse zu fassen. Jesus ist anspruchsvoll, denn er möchte unser wahres Glück. Einige beruft er, alles zu lassen, damit sie ihm im Priestertum oder im geweihten Leben folgen. Wer diese Einladung wahrnimmt, soll keine Angst haben, ihm mit einem "Ja" zu antworten und großmütig nachzufolgen. Aber über die Berufungen zur besonderen Weihe hinaus gilt die jedem Getauften eigene Berufung: auch das ist eine Berufung zu jenem "hohen Maßstab" jeden christlichen Lebens, der sich in der Heiligkeit ausdrückt (vgl. Novo millennio ineunte, 31). Wer Jesus findet und sein Evangelium aufnimmt, ändert sein Leben und wird bewegt, den anderen die eigene Erfahrung mitzuteilen.

Es gibt noch so viele Zeitgenossen, die die Liebe Gottes noch nicht kennen oder die ihr Herz mit unbedeutenden Ersatzmitteln füllen. Deswegen ist es dringend, Zeugen der in Christus betrachteten Liebe zu sein. Die Einladung, am Weltjugendtag teilzunehmen, gilt auch euch, liebe Freunde, die ihr nicht getauft seid oder die ihr euch nicht mit der Kirche identifiziert. Habt nicht auch ihr Durst nach dem Absoluten, und seid nicht auch ihr auf der Suche nach "etwas", was eurer Existenz einen Sinn gibt? Wendet euch Christus zu und ihr werdet nicht enttäuscht.

7. Liebe Jugendliche, die Kirche braucht wahre Zeugen für die neue Evangelisierung: Männer und Frauen, deren Leben durch die Begegnung mit Christus gewandelt worden ist; Männer und Frauen, die fähig sind, diese Erfahrung den anderen mitzuteilen. Die Kirche braucht Heilige. Wir alle sind zur Heiligkeit berufen, und nur die Heiligen können die Menschheit erneuern. Auf diesem Weg des evangelischen Heroismus sind uns so viele vorausgegangen, und ich rufe euch auf, oft auf ihre Fürsprache zurückzugreifen. Wenn ihr euch in Köln trefft, werdet ihr einige von ihnen besser kennen lernen, wie den heiligen Bonifatius, den Apostel Deutschlands, die Heiligen von Köln, besonders Ursula, Albert der Große, Theresia Benedicta vom Kreuz (Edith Stein) und den seligen Adolph Kolping. Unter diesen möchte ich besonders den heiligen Albert und die heilige Theresia Benedicta vom Kreuz anführen, die in der gleichen inneren Haltung wie der Heiligen Drei Könige die Wahrheit mit Leidenschaft gesucht haben. Sie haben nicht gezögert, ihre intellektuellen Fähigkeiten in den Dienst des Glaubens zu stellen, und so haben sie Zeugnis gegeben, dass Glaube und Verstand miteinander verbunden sind und sich gegenseitig anziehen.

Meine lieben Jugendlichen, die ihr geistig unterwegs nach Köln seid, der Papst begleitet euch mit seinem Gebet. Möge Maria, die "eucharistische Frau" und Mutter der Weisheit, eure Schritte lenken, euch in euren Entscheidungen erleuchten und euch lieben lehren, was wahr, gut und schön ist. Möge sie euch zu ihrem Sohn führen, der der einzige ist, der die tiefsten Sehnsüchte der Vernunft und des Herzens des Menschen befriedigen kann.

Mit meinem Segen!

Aus Castel Gandolfo, am 6. August 2004

IOANNES PAULUS II

[01318-05.02] [Originalsprache: Deutsch]

TESTO IN LINGUA FRANCESE

« Nous sommes venus l’adorer » (Mt 2, 2)

Chers jeunes !

1. Cette année, nous avons célébré la XIXe Journée Mondiale de la Jeunesse en méditant sur le désir exprimé par quelques Grecs venus à Jérusalem à l’occasion de la Pâque : « Nous voulons voir Jésus » (Jn 12, 21). Nous voici maintenant en chemin vers Cologne où, en août 2005, aura lieu la XXe Journée Mondiale de la Jeunesse.

« Nous sommes venus l’adorer » (Mt 2, 2) : tel est le thème de la prochaine rencontre mondiale des jeunes. Ce thème permet aux jeunes de tous les continents de refaire spirituellement l’itinéraire des Mages, dont les reliques, selon une pieuse tradition, sont précisément vénérées dans cette ville, et comme eux, de rencontrer le Messie de toutes les nations.

En vérité, la lumière du Christ éclairait déjà l’intelligence et le cœur des Mages. « Ils se mirent en route» (Mt 2, 9), raconte l’évangéliste, en se lançant avec courage sur des chemins inconnus, entreprenant un long et difficile voyage. Ils n’hésitèrent pas à tout quitter pour suivre l’étoile qu’ils avaient vu se lever en Orient (cf. Mt 2, 1). En imitant les Mages, vous aussi, chers jeunes, vous vous apprêtez à accomplir un "voyage " vers Cologne, venant de toutes les régions du globe. Il est non seulement important que vous vous préoccupiez de l’organisation pratique de la Journée Mondiale de la Jeunesse, mais il faut que vous preniez soin, en tout premier lieu, de sa préparation spirituelle, dans une atmosphère de foi et d’écoute de la Parole de Dieu.

2. « Et voilà que l’étoile ... les précédait; elle vint s’arrêter au-dessus du lieu où se trouvait l’enfant » (Mt 2, 9). Les Mages arrivèrent à Bethléem parce qu’ils se laissèrent docilement conduire par l’étoile. Plus encore, « quand ils virent l’étoile, ils éprouvèrent une très grande joie » (Mt 2, 10). Il est important, chers jeunes, d’apprendre à scruter les signes par lesquels Dieu nous appelle et nous guide. Lorsque nous sommes conscients d’être conduits par lui, le cœur ressent une joie authentique et profonde, qui s’accompagne d’un vif désir de le rencontrer et d’un effort persévérant pour le suivre docilement.

« En entrant dans la maison, ils virent l’enfant avec Marie, sa mère » (Mt 2, 11). Rien d’extraordinaire à première vue. Et pourtant, cet Enfant est différent des autres : il est le Fils unique de Dieu qui s’est dépouillé de sa gloire (cf. Ph 2, 7) et qui est venu sur la terre pour mourir sur la Croix. Il est descendu parmi nous et s’est fait pauvre pour nous révéler la gloire divine, que nous contemplerons pleinement au Ciel, notre patrie bienheureuse.

Qui aurait pu inventer un signe d’amour plus grand ? Nous sommes en admiration devant le mystère d’un Dieu qui s’abaisse pour revêtir notre condition humaine jusqu’á s’immoler pour nous sur la Croix (cf. Ph 2, 6-8). Dans sa pauvreté, Celui qui – comme nous le rappelle saint Paul – « de riche qu’il était, s’est fait pauvre pour vous, afin de vous enrichir par sa pauvreté » (2 Co 8, 9), est venu offrir le salut aux pécheurs. Comment rendre grâce à Dieu pour tant de bonté manifestée ?

3. Les Mages rencontrent Jésus à « Bêt-lehem », qui signifie "maison du pain". Dans l’humble grotte de Bethléem repose, sur un peu de paille, le « grain de blé » qui, en mourant, portera « beaucoup de fruit » (cf. Jn 12, 24). Au cours de sa vie publique, Jésus, pour parler de lui et de sa mission de salut, aura recours à l’image du pain. Il dira : « Je suis le pain de vie », « Je suis le pain descendu du ciel », « Le pain que je donnerai, c’est ma chair pour la vie du monde » (Jn 6, 35.41.51).

En parcourant de nouveau avec foi l’itinéraire du Rédempteur, de la pauvreté de la Crèche jusqu’à l’abandon de la Croix, nous comprenons mieux le mystère de son amour qui rachète l’humanité. L’Enfant, couché par Marie dans la mangeoire, est l’Homme-Dieu que nous verrons cloué sur la Croix. Le Rédempteur lui-même est présent dans le sacrement de l’Eucharistie. Dans l’étable de Bethléem il se laissa adorer, sous les pauvres traits d’un nouveau-né, par Marie, par Joseph et par les bergers ; dans l’Hostie consacrée nous l’adorons sacramentellement présent dans son corps et dans son sang, dans son âme et dans sa divinité ; il s’offre à nous comme nourriture de vie éternelle. La Sainte Messe devient alors le véritable rendez-vous d’amour avec Celui qui s’est entièrement donné pour nous. N’hésitez pas, chers jeunes, à lui répondre quand il vous invite « au banquet des noces de l’Agneau » (cf. Ap 19, 9). Ecoutez-le, préparez-vous de manière appropriée et approchez-vous du Sacrement de l’Autel, en particulier en cette Année de l’Eucharistie (octobre 2004-2005) que j’ai voulu instaurer pour toute l’Eglise.

4. « Et, se prosternant, ils l’adorèrent » (Mt 2, 11). Si, en l’enfant que Marie tient dans ses bras, les Mages reconnaissent et adorent celui que les nations attendaient et que les prophètes avaient annoncé, nous pouvons aujourd’hui l’adorer dans l’Eucharistie et le reconnaître comme notre Créateur, notre unique Seigneur et Sauveur.

« Ils ouvrirent leurs coffrets, et lui offrirent de l’or, de l’encens et de la myrrhe » (Mt 2, 11). Les présents qu’offrent les Mages au Messie symbolisent la véritable adoration. Par l’or, ils soulignent sa divinité royale ; par l’encens, ils confessent qu’il est prêtre de la nouvelle Alliance ; en lui offrant la myrrhe, ils célèbrent le prophète qui versera son sang pour réconcilier l’humanité avec son Père.

Chers jeunes, vous aussi, offrez au Seigneur l’or de votre existence, c’est-à-dire votre liberté pour le suivre par amour, en répondant fidèlement à son appel ; faites monter vers lui l’encens de votre prière ardente, à la louange de sa gloire ; offrez-lui la myrrhe, c’est-à-dire votre affection pleine de gratitude envers lui, vrai Homme, qui nous a aimés jusqu’à mourir comme un malfaiteur sur le Golgotha.

5. Soyez des adorateurs de l’unique vrai Dieu, en lui reconnaissant la première place dans votre existence ! L’idolâtrie est une tentation constante de l’homme. Hélas, il existe des personnes qui cherchent la solution à leurs problèmes dans des pratiques religieuses incompatibles avec la foi chrétienne. Un fort courant pousse à croire aux mythes faciles du succès et du pouvoir ; il est dangereux d’adhérer à des conceptions évanescentes du sacré qui présentent Dieu sous la forme d’une énergie cosmique ou bien d’autres manières non conformes à la doctrine catholique.

Jeunes, ne cédez pas aux illusions mensongères et aux modes éphémères, qui laissent souvent un tragique vide spirituel ! Refusez les séductions de l’argent, de la société de consommation et de la violence sournoise qu’exercent parfois les médias.

L’adoration du vrai Dieu constitue un authentique acte de résistance contre toute forme d’idolâtrie. Adorez le Christ : Il est le Rocher sur lequel bâtir votre avenir, ainsi qu’un monde plus juste et plus solidaire. Jésus est le Prince de la paix, la source du pardon et de la réconciliation, qui peut rendre frères tous les membres de la famille humaine.

6. « Ils regagnèrent leur pays par un autre chemin » (Mt 2, 12). L’Évangile précise qu’après avoir rencontré le Christ, les Mages rentrèrent dans leur pays « en prenant un autre chemin ». Ce changement de route peut symboliser la conversion à laquelle sont appelés ceux qui rencontrent Jésus, pour devenir les vrais adorateurs qu’il désire (cf. Jn 4, 23-24). Cela comprend l’imitation de sa façon d’agir, en faisant d’eux-mêmes, comme l’écrit l’apôtre Paul, un « sacrifice vivant, saint et agréable à Dieu ». L’Apôtre ajoute qu’il ne faut pas se conformer à la mentalité de ce monde, mais se transformer en renouvelant son jugement, « pour discerner quelle est la volonté de Dieu, ce qui est bon, ce qui lui plaît, ce qui est parfait » (cf. Rm 12, 1-2).

Ecouter le Christ et l’adorer conduit à faire des choix courageux, à prendre des décisions parfois héroïques. Jésus est exigeant car il veut notre bonheur authentique. Il appelle certains à tout quitter pour le suivre dans la vie sacerdotale ou consacrée. Que ceux qui entendent cette invitation n’aient pas peur de lui répondre " oui " et qu’ils se mettent généreusement à sa suite. Mais, en dehors des vocations particulières de consécration, il y a la vocation propre de tout baptisé : elle aussi est une vocation à ce « haut degré » de la vie chrétienne ordinaire qui s’exprime dans la sainteté (cf. Novo millennio ineunte, 31). Lorsqu’on rencontre le Christ et que l’on accueille son Évangile, la vie change et l’on est conduit à communiquer aux autres sa propre expérience.

Tant de nos contemporains ne connaissent pas encore l’amour de Dieu ou cherchent à remplir leur cœur de succédanés insignifiants. Il est donc urgent d’être des témoins de l’amour contemplé dans le Christ. L’invitation à participer à la Journée Mondiale de la Jeunesse s’adresse également à vous, chers amis qui n’êtes pas baptisés ou qui ne vous reconnaissez pas dans l’Église. N’avez-vous pas, vous aussi, soif d’Absolu? N’êtes-vous pas en quête de " quelque chose " qui donne sens à votre existence ? Tournez-vous vers le Christ et vous ne serez pas déçus.

7. Chers jeunes, l’Église a besoin de témoins authentiques pour la nouvelle évangélisation: des hommes et des femmes dont la vie a été transformée par la rencontre avec Jésus; des hommes et des femmes capables de communiquer cette expérience aux autres. L’Église a besoin de saints. Nous sommes tous appelés à la sainteté et seuls les saints peuvent rénover l’humanité. Beaucoup nous ont précédés sur ce chemin d’héroïsme évangélique et je vous exhorte à recourir souvent à leur intercession. En vous rencontrant à Cologne, vous apprendrez à mieux connaître certains d’entre eux, comme saint Boniface, l’apôtre de l’Allemagne, et les saints de Cologne, en particulier Ursule, Albert le Grand, Thérèse-Bénédicte de la Croix (Edith Stein) et le bienheureux Adolph Kolping.

Parmi eux, je voudrais particulièrement citer saint Albert et sainte Thérèse-Bénédicte de la Croix qui, avec la même disposition intérieure que les Mages, ont passionnément recherché la vérité. Ils n’ont pas hésité à mettre leurs capacités intellectuelles au service de la foi, témoignant ainsi que foi et raison sont liées et se renvoient l’une à l’autre. Chers jeunes qui êtes spirituellement en marche vers Cologne, le Pape vous accompagne par sa prière. Que Marie, « femme eucharistique » et Mère de la Sagesse, soutienne vos pas, éclaire vos choix et vous enseigne à aimer ce qui est vrai, bon et beau. Qu’elle vous conduise tous à son Fils, le seul qui puisse combler les attentes les plus intimes de l’intelligence et du cœur de l’homme.

Avec ma bénédiction !

De Castel Gandolfo, le 6 août 2004

JEAN-PAUL II

[01318-03.01] [Texte original: Français]

TESTO IN LINGUA INGLESE

"We have come to worship him" (Mt 2:2)

My dear young people!

1. This year we have celebrated the 19th World Youth Day, meditating on the desire expressed by some Greeks who had gone to Jerusalem for the Passover: "We wish to see Jesus" (Jn 12:21). And here we are now, making our way to Cologne where, in August 2005, the 20th World Youth Day is to be celebrated.

"We have come to worship him" (Mt 2:2): this is the theme of the next World Youth Day. It is a theme that enables young people from every continent to follow in spirit the path taken by the Magi whose relics, according to a pious tradition, are venerated in this very city, and to meet, as they did, the Messiah of all nations.

It is true to say that the light of Christ had already opened the minds and the hearts of the Magi. "They went their way" (Mt 2:9), says the Evangelist, setting out boldly along unknown paths on a long, and by no means easy, journey. They did not hesitate to leave everything behind in order to follow the star that they had seen in the East (cf Mt 2:2). Imitating the Magi, you young people are also making preparations to set out on a "journey" from every region of the world to go to Cologne. It is important for you not only to concern yourselves with the practical arrangements for World Youth Day, but first of all you must carefully prepare yourselves spiritually, in an atmosphere of faith and listening to the Word of God.

2. "And the star... went before them, till it came to rest over the place where the child was" (Mt 2:9). The Magi reached Bethlehem because they had obediently allowed themselves to be guided by the star. Indeed, "When they saw the star, they rejoiced exceedingly with great joy" (Mt 2:10). It is important, my dear friends, to learn to observe the signs with which God is calling us and guiding us. When we are conscious of being led by Him, our heart experiences authentic and deep joy as well as a powerful desire to meet Him and a persevering strength to follow Him obediently.

"And going into the house they saw the child with Mary his mother" (Mt 2:11). There is nothing extraordinary about this at first sight. Yet that Child was different from any other: He is the only Son of God, yet He emptied Himself of His glory (cf Phil 2:7) and came to earth to die on the Cross. He came down among us and became poor in order to reveal to us His divine glory, which we shall contemplate fully in heaven, our blessed home.

Who could have invented a greater sign of love? We are left in awe before the mystery of a God who lowered himself to take on our human condition, to the point of giving His life for us on the Cross (cf Phil 2:6-8). In His poverty, - as Saint Paul reminds us - "though he was rich, yet for your sake he became poor, so that by his poverty you might become rich" (2 Cor 8:9), and came to offer salvation to sinners. How can we give thanks to God for such magnanimous goodness?

3. The Magi found Jesus at "Bêth-lehem" which means "house of bread". In the humble stable in Bethlehem on some straw lay the "grain of wheat" who, by dying, would bring forth "much fruit" (cf Jn 12:24). When speaking of Himself and His saving mission in the course of His public life, Jesus would later use the image of bread. He would say "I am the bread of life", "I am the bread which came down from heaven", "the bread that I shall give for the life of the world is my flesh". (Jn 6: 35.41.51).

Faithfully pursuing the path of our Redeemer from the poverty of the Crib to His abandonment on the Cross we can better understand the mystery of His love which redeems humanity. The Child, laid by Mary in the manger, is the Man-God we shall see nailed to the Cross. The same Redeemer is present in the sacrament of the Eucharist. In the stable at Bethlehem He allowed himself to be worshipped under the humble outward appearances of a newborn baby, by Mary, by Joseph and by the shepherds; in the consecrated Host we adore Him sacramentally present in his body, blood, soul and godhead, and He offers himself to us as the food of eternal life. The Mass then becomes a truly loving encounter with the One who gave himself wholly for us. Do not hesitate, my dear young friends, to respond to Him when He invites you "to the wedding feast of the Lamb(cf Rev 19:9). Listen to him, prepare yourselves properly and draw close to the Sacrament of the Altar, particularly in this Year of the Eucharist (October 2004-2005) which I have proclaimed for the whole Church.

4. "They fell down and worshipped Him" (Mt 2:11). While the Magi acknowledged and worshipped the baby that Mary cradled in her arms as the One awaited by the nations and foretold by prophets, today we can also worship Him in the Eucharist, and acknowledge Him as our Creator, our only Lord and Saviour.

"Opening their treasures they offered Him gifts, gold and frankincense and myrrh" (Mt 2:11). The gifts that the Magi offered the Messiah symbolised true worship. With gold, they emphasised His Royal Godhead; with incense, they acknowledged Him as the priest of the New Covenant; by offering Him myrrh, they celebrated the prophet who would shed His own blood to reconcile humanity with the Father.

My dear young people, you too offer to the Lord the gold of your lives, namely, your freedom to follow Him out of love, responding faithfully to His call; let the incense of your fervent prayer rise up to him, in praise of His glory; offer Him your myrrh, that is your affection of total gratitude to Him, true Man, who loved us to the point of dying as a criminal on Golgotha.

5. Be worshippers of the only true God, giving Him pride of place in your lives! Idolatry is an ever-present temptation. Sadly, there are those who seek the solution to their problems in religious practices that are incompatible with the Christian faith. There is a strong urge to believe in the facile myths of success and power; it is dangerous to accept the fleeting ideas of the sacred which present God in the form of cosmic energy, or in any other manner that is inconsistent with Catholic teaching.

My dear young people, do not yield to false illusions and passing fads which so frequently leave behind a tragic spiritual vacuum! Reject the seduction of wealth, consumerism and the subtle violence sometimes used by the mass media.

Worshipping the true God is an authentic act of resistance to all forms of idolatry. Worship Christ: He is the Rock on which to build your future and a world of greater justice and solidarity. Jesus is the Prince of peace: the source of forgiveness and reconciliation, who can make brothers and sisters of all the members of the human family.

6. "And they departed to their own country by another way" (Mt 2:12). The Gospel tells us that after their meeting with Christ, the Magi returned home "by another way". This change of route can symbolise the conversion to which all those who encounter Jesus are called, in order to become the true worshippers that He desires (cf Jn 4: 23-24). This entails imitating the way He acted by becoming, as the apostle Paul writes, "a living sacrifice, holy and acceptable to God". The apostle then adds that we must not be conformed to the mentality of this world, but be transformed by the renewal of our minds, to "prove what is the will of God, what is good and acceptable and perfect" (cf Rm 12: 1-2).

Listening to Christ and worshipping Him leads us to make courageous choices, to take what are sometimes heroic decisions. Jesus is demanding, because He wishes our genuine happiness. He calls some to give up everything to follow Him in the priestly or consecrated life. Those who hear this invitation must not be afraid to say "yes" and to generously set about following Him as His disciples. But in addition to vocations to special forms of consecration there is also the specific vocation of all baptised Christians: that is also a vocation to that "high standard" of ordinary Christian living which is expressed in holiness (cf Novo Millennio Ineunte, 31). When we meet Christ and accept His Gospel, life changes and we are driven to communicate our experience to others.

There are so many of our contemporaries who do not yet know the love of God or who are seeking to fill their hearts with trifling substitutes. It is therefore urgently necessary for us to be witnesses to love contemplated in Christ. The invitation to take part in World Youth Day is also extended to you, dear friends, who are not baptised or who do not identify with the Church. Are you not perhaps yearning for the Absolute and in search of "something" to give a meaning to your lives? Turn to Christ and you will not be let down.

7. Dear young people, the Church needs genuine witnesses for the new evangelisation: men and women whose lives have been transformed by meeting with Jesus, men and women who are capable of communicating this experience to others. The Church needs saints. All are called to holiness, and holy people alone can renew humanity. Many have gone before us along this path of Gospel heroism, and I urge you to turn often to them to pray for their intercession. By meeting in Cologne you will learn to become better acquainted with some of them, such as St Boniface, the apostle of Germany, the Saints of Cologne, and in particular Ursula, Albert the Great, Teresa Benedicta of the Cross (Edith Stein) and Blessed Adolph Kolping. Of these I would like to specifically mention St Albert and Teresa Benedicta of the Cross who, with the same interior attitude as the Magi, were passionate seekers after the truth. They had no hesitation in placing their intellectual abilities at the service of the faith, thereby demonstrating that faith and reason are linked and seek each other.

My dear young people as you move forward in spirit towards Cologne, the pope will accompany you with his prayers. May Mary, "Eucharistic woman" and Mother of Wisdom, support you along the way, enlighten your decisions, and teach you to love what is true, good and beautiful. May she lead you all to her Son, who alone can satisfy the innermost yearnings of the human mind and heart.

Go with my blessing!

Castel Gandolfo, 6 August 2004

JOHN PAUL II

[01318-02.01] [Original text: English]

TESTO IN LINGUA SPAGNOLA

"Hemos venido a adorarle" (Mt 2,2)

Queridísimos jóvenes:

1. Este año hemos celebrado la XIX Jornada Mundial de la Juventud meditando sobre el deseo expresado por algunos griegos que con motivo de la Pascua llegaron a Jerusalén: "Queremos ver a Jesús" (Jn 12,21). Y ahora nos encontramos en camino hacia Colonia, donde en agosto de 2005 tendrá lugar la XX Jornada Mundial de la Juventud.

"Hemos venido a adorarle" (Mt 2,2): este es el tema del próximo encuentro mundial juvenil. Es un tema que permite a los jóvenes de cada continente recorrer idealmente el itinerario de los Reyes Magos, cuyas reliquias se veneran según una pía tradición precisamente en aquella ciudad, y encontrar, como ellos, al Mesías de todas las naciones.

En verdad, la luz de Cristo ya iluminaba la inteligencia y el corazón de los Reyes Magos. "Se pusieron en camino" (Mt 2,9), cuenta el evangelista, lanzándose con coraje por caminos desconocidos y emprendiendo un largo viaje nada fácil. No dudaron en dejar todo para seguir la estrella que habían visto salir en el Oriente (cfr. Mt 2,2). Imitando a los Reyes Magos, también vosotros, queridos jóvenes, os disponéis a emprender un "viaje" desde todas las partes del globo hacia Colonia. Es importante que os preocupéis no sólo de la organización práctica de la Jornada Mundial de la Juventud, sino que cuidéis en primer lugar la preparación espiritual en una atmósfera de fe y de escucha de la Palabra de Dios.

2. "Y la estrella ... iba delante de ellos, hasta que llegó y se detuvo encima del lugar donde estaba el niño" (Mt 2,9). Los Reyes Magos llegaron a Belén porque se dejaron guiar dócilmente por la estrella. Más aún, "al ver la estrella se llenaron de inmensa alegría" (Mt 2,10). Es importante, queridos amigos, aprender a escrutar los signos con los que Dios nos llama y nos guía. Cuando se es consciente de ser guiado por Él, el corazón experimenta una auténtica y profunda alegría acompañada de un vivo deseo de encontrarlo y de un esfuerzo perseverante de seguirlo dócilmente.

"Entraron en la casa, vieron al niño con María su madre" (Mt 2,11). Nada de extraordinario a simple vista. Sin embargo, aquel Niño es diferente a los demás: es el Hijo primogénito de Dios que se despojó de su gloria (cfr. Fil 2,7) y vino a la tierra para morir en la Cruz. Descendió entre nosotros y se hizo pobre para revelarnos la gloria divina que contemplaremos plenamente en el Cielo, nuestra patria celestial.

¿Quién podría haber inventado un signo de amor más grande? Permanecemos extasiados ante el misterio de un Dios que se humilla para asumir nuestra condición humana hasta inmolarse por nosotros en la cruz (cfr. Fil 2,6-8). En su pobreza, vino para ofrecer la salvación a los pecadores. Aquel que - como nos recuerda san Pablo - "siendo rico, se hizo pobre por amor nuestro, para que vosotros fueseis ricos por su pobreza" (2Cor 8,9). ¿Cómo no dar gracias a Dios por tanta bondad condescendiente?

3. Los Reyes Magos encontraron a Jesús en "Bêt-lehem", que significa "casa del pan". En la humilde cueva de Belén yace, sobre un poco de paja, el "grano de trigo" que muriendo dará "mucho fruto" (cfr. Jn 12,24). Para hablar de sí mismo y de su misión salvífica, Jesús, en el curso de su vida pública, recurrirá a la imagen del pan. Dirá: "Yo soy el pan de vida", "Yo soy el pan que bajó del cielo", "El pan que yo le daré es mi carne, vida del mundo" (Jn 6,35.41.51).

Recorriendo con fe el itinerario del Redentor desde la pobreza del Pesebre hasta el abandono de la Cruz, comprendemos mejor el misterio de su amor que redime a la humanidad. El Niño, colocado suavemente en el pesebre por María, es el Hombre-Dios que veremos clavado en la Cruz. El mismo Redentor está presente en el sacramento de la Eucaristía. En el establo de Belén se dejó adorar, bajo la pobre apariencia de un neonato, por María, José y los pastores; en la Hostia consagrada lo adoramos sacramentalmente presente en cuerpo, sangre, alma y divinidad, y Él se ofrece a nosotros como alimento de vida eterna. La santa Misa se convierte ahora en un verdadero encuentro de amor con Aquel que se nos ha dado enteramente. No dudéis, queridos jóvenes, en responderle cuando os invita "al banquete de bodas del Cordero" (cfr. Ap 19,9). Escuchadlo, preparaos adecuadamente y acercaos al Sacramento del Altar, especialmente en este Año de la Eucaristía (octubre 2004-2005) que he querido declarar para toda la Iglesia.

4. "Y postrándose le adoraron" (Mt 2,11). Si en el Niño que María estrecha entre sus brazos los Reyes Magos reconocen y adoran al esperado de las gentes anunciado por los profetas, nosotros podemos adorarlo hoy en la Eucaristía y reconocerlo como nuestro Creador, único Señor y Salvador.

"Abrieron sus cofres y le ofrecieron dones de oro, incienso y mirra" (Mt 2,11). Los dones que los Reyes Magos ofrecen al Mesías simbolizan la verdadera adoración. Por medio del oro subrayan la divinidad real; con el incienso lo reconocen como sacerdote de la nueva Alianza; al ofrecerle la mirra celebran al profeta que derramará la propia sangre para reconciliar la humanidad con el Padre.

Queridos jóvenes, ofreced también vosotros al Señor el oro de vuestra existencia, o sea la libertad de seguirlo por amor respondiendo fielmente a su llamada; elevad hacia Él el incienso de vuestra oración ardiente, para alabanza de su gloria; ofrecedle la mirra, es decir el afecto lleno de gratitud hacia Él, verdadero Hombre, que nos ha amado hasta morir como un malhechor en el Gólgota.

5. ¡Sed adoradores del único y verdadero Dios, reconociéndole el primer puesto en vuestra existencia! La idolatría es una tentación constante del hombre. Desgraciadamente hay gente que busca la solución de los problemas en prácticas religiosas incompatibles con la fe cristiana. Es fuerte el impulso de creer en los falsos mitos del éxito y del poder; es peligroso abrazar conceptos evanescentes de lo sagrado que presentan a Dios bajo la forma de energía cósmica, o de otras maneras no concordes con la doctrina católica.

¡Jóvenes, no creáis en falaces ilusiones y modas efímeras que no pocas veces dejan un trágico vacío espiritual! Rechazad las seducciones del dinero, del consumismo y de la violencia solapada que a veces ejercen los medios de comunicación.

La adoración del Dios verdadero constituye un auténtico acto de resistencia contra toda forma de idolatría. Adorad a Cristo: Él es la Roca sobre la que construir vuestro futuro y un mundo más justo y solidario. Jesús es el Príncipe de la paz, la fuente del perdón y de la reconciliación, que puede hacer hermanos a todos los miembros de la familia humana.

6. "Se retiraron a su país por otro camino" (Mt 2,12). El Evangelio precisa que, después de haber encontrado a Cristo, los Reyes Magos regresaron a su país "por otro camino". Tal cambio de ruta puede simbolizar la conversión a la que están llamados los que encuentran a Jesús para convertirse en los verdaderos adoradores que Él desea (cfr. Jn 4,23-24). Esto conlleva la imitación de su modo de actuar transformándose, como escribe el apóstol Pablo, en una "hostia viva, santa, grata a Dios". Añade después el apóstol de no conformarse a la mentalidad de este siglo, sino de transformarse por la renovación de la mente, "para que sepáis discernir cuál es la voluntad de Dios, buena, grata y perfecta" (cfr. Rom 12,1-2).

Escuchar a Cristo y adorarlo lleva a hacer elecciones valerosas, a tomar decisiones a veces heroicas. Jesús es exigente porque quiere nuestra auténtica felicidad. Llama a algunos a dejar todo para que le sigan en la vida sacerdotal o consagrada. Quien advierte esta invitación no tenga miedo de responderle "sí" y le siga generosamente. Pero más allá de las vocaciones de especial consagración, está la vocación propia de todo bautizado: también es esta una vocación a aquel "alto grado" de la vida cristiana ordinaria que se expresa en la santidad (cfr. Novo millennio ineunte, 31). Cuando se encuentra a Jesús y se acoge su Evangelio, la vida cambia y uno es empujado a comunicar a los demás la propia experiencia.

Son tantos nuestros compañeros que todavía no conocen el amor de Dios, o buscan llenarse el corazón con sucedáneos insignificantes. Por lo tanto, es urgente ser testigos del amor contemplado en Cristo. La invitación a participar en la Jornada Mundial de la Juventud es también para vosotros, queridos amigos que no estáis bautizados o que no os identificáis con la Iglesia. ¿No será que también vosotros tenéis sed del Absoluto y estáis en la búsqueda de "algo" que dé significado a vuestra existencia? Dirigíos a Cristo y no seréis defraudados.

7. Queridos jóvenes, la Iglesia necesita auténticos testigos para la nueva evangelización: hombres y mujeres cuya vida haya sido transformada por el encuentro con Jesús; hombres y mujeres capaces de comunicar esta experiencia a los demás. La Iglesia necesita santos. Todos estamos llamados a la santidad, y sólo los santos pueden renovar la humanidad. En este camino de heroísmo evangélico nos han precedido tantos, y es a su intercesión a la que os exhorto recurrir a menudo. Al encontraros en Colonia, aprenderéis a conocer mejor a algunos de ellos, como a san Bonifacio, el apóstol de Alemania, a los Santos de Colonia, en particular a Úrsula, Alberto Magno, Teresa Benedicta de la Cruz (Edith Stein) y al beato Adolfo Kolping. Entre éstos quisiera citar en modo particular a san Alberto y a santa Teresa Benedicta de la Cruz que, con la misma actitud interior de los Reyes Magos, buscaron la verdad apasionadamente. No dudaron en poner sus capacidades intelectuales al servicio de la fe, testimoniando así que la fe y la razón están ligadas y se atraen recíprocamente.

Queridísimos jóvenes encaminados idealmente hacia Colonia, el Papa os acompaña con su oración. Que María, "mujer eucarística" y Madre de la Sabiduría, os ayude en vuestro caminar, ilumine vuestras decisiones y os enseñe a amar lo que es verdadero, bueno y bello. Que Ella os conduzca a su Hijo, el único que puede satisfacer las esperanzas más íntimas de la inteligencia y del corazón del hombre.

¡Con mi bendición!

Desde Castel Gandolfo, 6 de agosto de 2004

JUAN PABLO II

[01318-04.01] [Texto original: Español]