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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2004, 29.04.2004


Pubblichiamo di seguito il testo in lingua originale italiana e le traduzioni in lingua francese, inglese, tedesca, spagnola e portoghese del Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la 78° Giornata Missionaria Mondiale 2004, sul tema "Eucaristia e Missione":

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. L'impegno missionario della Chiesa costituisce, anche in questo inizio del terzo millennio, un'urgenza che a più riprese ho voluto ricordare. La missione, come ebbi a osservare nell'Enciclica Redemptoris missio, è ancora ben lontana dal suo compimento e dobbiamo perciò impegnarci con tutte le forze al suo servizio (cfr n. 1). L'intero Popolo di Dio, in ogni momento del suo pellegrinaggio nella storia, é chiamato a condividere la "sete" del Redentore (cfr Gv 19,28). Questa sete di anime da salvare fu sempre fortemente avvertita dai Santi: basti pensare, ad esempio, a santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni, e a Mons. Comboni, grande apostolo dell'Africa, che ho avuto la gioia recentemente di elevare all'onore degli altari.

Le sfide sociali e religiose che l'umanità affronta in questi nostri tempi stimolano i credenti a rinnovarsi nel fervore missionario. Sì! E' necessario rilanciare con coraggio la missione "ad gentes", partendo dall'annuncio di Cristo, Redentore di ogni umana creatura. Il Congresso Eucaristico Internazionale, che sarà celebrato a Guadalajara in Messico nel prossimo mese di ottobre, mese missionario, sarà un'occasione straordinaria per questa corale presa di coscienza missionaria intorno alla Mensa del Corpo e del Sangue di Cristo. Raccolta intorno all'altare, la Chiesa comprende meglio la sua origine è il suo mandato missionario. "Eucaristia e Missione", come ben sottolinea il tema della Giornata Missionaria Mondiale di quest'anno, formano un binomio inscindibile. Alla riflessione sul legame esistente tra il mistero eucaristico e il mistero della Chiesa si unisce quest'anno un eloquente riferimento alla Vergine Santa, grazie alla celebrazione del 150° anniversario della definizione dell'Immacolata Concezione (1854-2004). Contempliamo l'Eucaristia con gli occhi di Maria. Contando sull'intercessione della Vergine, la Chiesa offre Cristo, pane della salvezza, a tutte le genti, perché lo riconoscano e lo accolgano quale unico Salvatore.

2. Ritornando idealmente al Cenacolo, lo scorso anno, proprio il Giovedì Santo, ho firmato l'Enciclica Ecclesia de Eucharistia, della quale vorrei ora riprendere alcuni passaggi che possono aiutarci, carissimi Fratelli e Sorelle, a vivere con spirito eucaristico la prossima Giornata Missionaria Mondiale.

"L'Eucaristia edifica la Chiesa e la Chiesa fa l'Eucaristia" (n. 26): così scrivevo, osservando come la missione della Chiesa si collochi in continuità con quella di Cristo (cfr Gv 20,21), e tragga forza spirituale dalla comunione con il suo Corpo e con il suo Sangue. Fine dell'Eucaristia è proprio "la comunione degli uomini con Cristo e in Lui col Padre e con lo Spirito Santo" (Ecclesia de Eucharistia, 22). Quando si partecipa al Sacrificio eucaristico si percepisce più a fondo l'universalità della redenzione e, di conseguenza, l'urgenza della missione della Chiesa, il cui programma "si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste" (ibid., 60).

Attorno a Cristo eucaristico la Chiesa cresce come popolo, tempio e famiglia di Dio: una, santa, cattolica e apostolica. A1 tempo stesso, essa comprende meglio il suo carattere di sacramento universale di salvezza e di realtà visibile gerarchicamente strutturata. Certamente "non è possibile che si formi una comunità cristiana, se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia" (ibid., 33; cfr Presbyterorum Ordinis, 6). A1 termine di ogni santa Messa, quando il celebrante congeda l'assemblea con le parole "Ite, Missa est", tutti debbono sentirsi inviati come "missionari dell'Eucaristia" a diffondere in ogni ambiente il grande dono ricevuto. Chi, infatti, incontra Cristo nell'Eucaristia non può non proclamare con la vita l'amore misericordioso del Redentore.

3. Per vivere dell'Eucaristia occorre, inoltre, intrattenersi a lungo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento, esperienza che io stesso faccio ogni giorno traendone forza, consolazione e sostegno (cfr Ecclesia de Eucharistia, 25). L'Eucaristia, sottolinea il Concilio Vaticano II, "è fonte e apice di tutta la vita cristiana" (Lumen gentium, 11), "fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (Presbyterorum Ordinis, 5).

Il pane e il vino, frutto del lavoro dell'uomo, trasformati per la potenza dello Spirito Santo nel corpo e nel sangue di Cristo, diventano il pegno di "un nuovo cielo e una nuova terra" (Ap 21,1), che la Chiesa annuncia nella sua quotidiana missione. Nel Cristo, che adoriamo presente nel mistero eucaristico, il Padre ha detto la parola definitiva sull'uomo e sulla sua storia.

Potrebbe la Chiesa realizzare la propria vocazione senza coltivare una costante relazione con l'Eucaristia, senza nutrirsi di questo cibo che santifica, senza poggiare su questo sostegno indispensabile alla sua azione missionaria? Per evangelizzare il mondo c'è bisogno di apostoli "esperti" nella celebrazione, adorazione e contemplazione dell'Eucaristia.

4. Nell'Eucaristia riviviamo il mistero della Redenzione culminante nel sacrificio del Signore, come viene rimarcato dalle parole della consacrazione: "il mio corpo che è dato per voi...[il]; mio sangue, che viene versato per voi" (Lc 22,19-20). Cristo è morto per tutti; è per tutti il dono della salvezza, che l'Eucaristia rende presente sacramentalmente nel corso della storia: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19). Questo mandato è affidato ai ministri ordinati mediante il sacramento dell'Ordine. A questo banchetto e sacrificio sono invitati tutti gli uomini, per poter così partecipare alla stessa vita di Cristo: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me" (Gv 6,56-57). Nutriti di Lui, i credenti comprendono che il compito missionario consiste nell'essere "un'oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo" (Rm 15,16), per formare sempre più "un cuor solo e un'anima sola" (At 4,32) e diventare testimoni del suo amore sino agli estremi confini della terra.

La Chiesa, Popolo di Dio in cammino lungo i secoli, rinnovando ogni giorno il Sacrificio dell'altare, attende il ritorno glorioso di Cristo. E' quanto proclama, dopo la consacrazione, l'assemblea eucaristica raccolta intorno all'altare. Con fede ogni volta rinnovata, essa ribadisce il desiderio dell'incontro finale con Colui che verrà a portare a compimento il suo piano di salvezza universale.

Lo Spirito Santo, con la sua azione invisibile ma efficace, guida il popolo cristiano in questo suo quotidiano itinerario spirituale, che conosce inevitabili momenti di difficoltà e sperimenta il mistero della Croce. L'Eucaristia è il conforto e il pegno della definitiva vittoria per chi lotta contro il male e il peccato; è il "pane di vita" che sostiene quanti, a loro volta, si fanno "pane spezzato" per i fratelli, pagando talora persino con il martirio la loro fedeltà al Vangelo.

5. Ricorre quest'anno, come ho ricordato, il 150° anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione. Maria fu "redenta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo" (Lumen gentium, 53). Notavo nella Lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia: "Guardando a lei conosciamo la forza trasformante che l'Eucaristia possiede. In lei vediamo il mondo rinnovato nell'amore" (n. 62).

Maria, "il primo tabernacolo della storia" (ibid., n. 55), ci addita e ci offre Cristo, nostra Via Verità e Vita (cfr Gv 14,6). Se "Chiesa ed Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia" (Ecclesia de Eucharistia, 57).

Il mio auspicio è che la felice coincidenza del Congresso Internazionale Eucaristico con il 150° anniversario della definizione dell'Immacolata offra ai fedeli, alle parrocchie e agli Istituti missionari l'opportunità di rinsaldarsi nell'ardore missionario, perché si mantenga viva in ogni comunità "una vera fame dell'Eucaristia" (ibid., n. 33)

L'occasione è altresì propizia per ricordare il contributo che le benemerite Pontificie Opere Missionarie offrono all'azione apostolica della Chiesa. Esse sono a me molto care e le ringrazio, a nome di tutti, per il prezioso servizio che rendono alla nuova evangelizzazione e alla missione ad gentes. Invito a sostenerle spiritualmente e materialmente, perché anche grazie al loro apporto l'annuncio evangelico possa giungere ad ogni popolo della terra.

Con tali sentimenti, invocando la materna intercessione di Maria, "Donna eucaristica", di cuore tutti vi benedico.

Dal Vaticano, 19 Aprile 2004

IOANNES PAULUS II

[00651-01.02] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Très chers frères et sœurs !

1. L’effort missionnaire de l’Eglise constitue encore, en ce début du troisième millénaire, une urgence que j’ai voulu rappeler à plusieurs reprises. La mission, comme je l’ai fait observer dans l’Encyclique Redemptoris missio, est encore bien loin d’être achevée et nous devons donc nous engager de toutes nos forces à son service (cf. n° 1). Le Peuple de Dieu tout entier, à chaque moment de son pèlerinage dans l’histoire, est appelé à partager la " soif " du Rédempteur (cf. Jn 19, 28). Cette soif d’âmes à sauver fut toujours fortement ressentie par les Saints : il suffit de penser, par exemple, à sainte Thérèse de Lisieux, patronne des missions, et à Mgr Comboni, grand apôtre de l’Afrique, que j’ai récemment eu la joie d’élever à l’honneur des autels.

Les défis sociaux et religieux que l’humanité affronte à notre époque stimulent les croyants à renouveler leur ferveur missionnaire. Oui ! Il est nécessaire de relancer avec courage la mission " ad gentes ", en partant de l’annonce du Christ, Rédempteur de chaque créature humaine. Le Congrès Eucharistique International, qui sera célébré à Guadalajara, au Mexique, au mois d’octobre prochain, le mois missionnaire, constituera une occasion extraordinaire pour cette prise de conscience missionnaire commune autour de la Table du Corps et du Sang du Christ. Rassemblée autour de l’autel, l’Eglise comprend mieux son origine et son mandat missionnaire. " Eucharistie et Mission ", comme le souligne bien le thème de la Journée Missionnaire Mondiale de cette année, forment un binôme inséparable. A la réflexion sur le lien existant entre le mystère eucharistique et le mystère de l’Eglise vient s’unir cette année une référence éloquente à la Vierge Sainte, grâce à la célébration du 150ème anniversaire de la définition de l’Immaculée Conception (1854-2004). Contemplons l’Eucharistie avec les yeux de Marie. En comptant sur l’intercession de la Vierge, l’Eglise offre le Christ, pain du salut, à tous les peuples, pour qu’ils le reconnaissent et l’accueillent comme l’unique Sauveur.

2. Retournant en esprit au Cénacle, l’an dernier, le Jeudi Saint précisément, j’ai signé l’Encyclique Ecclesia de Eucharistia, dont je voudrais reprendre maintenant quelques passages qui peuvent nous aider, très chers frères et sœurs, à vivre dans un esprit eucharistique la prochaine Journée Mondiale des Missions.

« L’Eucharistie édifie l’Eglise et l’Eglise fait l’Eucharistie » (n° 26) : ainsi écrivais-je, en observant que la mission de l’Eglise se situe en continuité avec celle du Christ (cf. Jn 20, 21) et puise une force spirituelle de la communion à son Corps et à son Sang. Le but de l’Eucharistie est précisément « la communion de tous les hommes avec le Christ et en lui avec le Père et l’Esprit Saint » (Ecclesia de Eucharistia, 22). Lorsque nous participons au Sacrifice eucharistique, nous percevons plus profondément l’universalité de la Rédemption et, en conséquence, l’urgence de la mission de l’Eglise, dont le programme « est centré, en dernière analyse, sur le Christ lui-même, qu’il faut connaître, aimer, imiter, pour vivre en lui la vie trinitaire et pour transformer avec lui l’histoire jusqu’à son achèvement dans la Jérusalem céleste » (ibid., 60).

Autour du Christ eucharistique, l’Eglise grandit comme peuple, temple et famille de Dieu : une, sainte, catholique et apostolique. En même temps, elle comprend mieux son caractère de sacrement universel de salut et de réalité visible hiérarchiquement structurée. Certes « aucune communauté chrétienne ne s’édifie si elle n’a pas sa racine et son centre dans la célébration de la très sainte Eucharistie » (ibid., 33 ; cf. Presbyterorum Ordinis, 6). Au terme de chaque messe, quand le célébrant congédie l’assemblée par les mots " Ite, Missa est ", tous doivent se sentir envoyés comme " missionnaires de l’Eucharistie " à diffuser dans tous les milieux le grand don reçu. En effet, celui qui rencontre le Christ dans l’Eucharistie ne peut pas ne pas proclamer par sa vie l’amour miséricordieux du Rédempteur.

3. Pour vivre de l’Eucharistie, il faut, en outre, demeurer longuement en adoration devant le Très Saint-Sacrement, expérience que je fais moi-même chaque jour, y retirant force, consolation et soutien (cf. Ecclesia de Eucharistia, 25). L’Eucharistie, souligne le Concile Vatican II, « est la source et le sommet de toute la vie chrétienne » (Lumen gentium, 11), « la source et le sommet de toute l’évangélisation » (Presbyterorum Ordinis, 5).

Le pain et le vin, fruit du travail de l’homme, transformés par la puissance de l’Esprit Saint en corps et en sang du Christ, deviennent le gage d’un « ciel nouveau et une terre nouvelle » (Ap 21, 1), que l’Eglise annonce dans sa mission quotidienne. Dans le Christ, dont nous adorons la présence dans le mystère eucharistique, le Père a prononcé la parole définitive sur l’homme et sur son histoire.

L’Eglise pourrait-elle réaliser sa propre vocation sans cultiver une relation constante avec l’Eucharistie, sans se nourrir de cet aliment qui sanctifie, sans s’appuyer sur ce soutien indispensable à son action missionnaire ? Pour évangéliser le monde, il faut des apôtres " experts " en célébration, en adoration et en contemplation de l’Eucharistie.

4. Dans l’Eucharistie, nous revivons le mystère de la Rédemption qui culmine dans le sacrifice du Seigneur, comme le soulignent les paroles de la consécration : « mon corps donné pour vous… mon sang, versé pour vous » (Lc 22, 19-20). Le Christ est mort pour tous ; il est pour tous le don du salut, que l’Eucharistie rend présent sacramentellement dans le cours de l’histoire : « Faites cela en mémoire de moi » (Lc 22, 19). Ce mandat est confié aux ministres ordonnés par le sacrement de l’Ordre. Tous les hommes sont conviés à ce banquet et à ce sacrifice, pour pouvoir ainsi participer à la vie même du Christ : « Qui mange ma chair et boit mon sang demeure en moi et moi en lui. De même que le Père qui est vivant m’a envoyé et que je vis par le Père, de même celui qui me mange, lui aussi vivra par moi » (Jn 6, 56-57). Nourris de lui, les croyants comprennent que le devoir missionnaire consiste à être « une offrande agréable, sanctifiée dans l’Esprit Saint » (Rm 15, 16), pour ne former toujours davantage « qu’un cœur et qu’une âme » (Ac 4, 32) et devenir témoins de son amour jusqu’aux extrémités de la terre.

En renouvelant chaque jour le Sacrifice de l’autel, l’Eglise, Peuple de Dieu en marche au long des siècles, attend le retour glorieux du Christ. C’est ce que proclame, après la consécration, l’assemblée eucharistique rassemblée autour de l’autel. Avec une foi toujours renouvelée, elle réaffirme son désir de la rencontre finale avec Celui qui viendra parachever son plan de salut universel.

Par son action invisible mais efficace, l’Esprit Saint guide le peuple chrétien au long de son itinéraire spirituel quotidien, qui connaît d’inévitables moments de difficultés et fait l’expérience du mystère de la Croix. L’Eucharistie est le réconfort et le gage de la victoire définitive pour ceux qui luttent contre le mal et le péché ; c’est le " pain de vie " qui soutient ceux qui, à leur tour, se font " pain rompu " pour leurs frères, en payant parfois même jusqu’au martyre leur fidélité à l’Evangile.

5. Comme je l’ai rappelé, cette année est celle du 150ème anniversaire de la proclamation du dogme de l’Immaculée Conception. Marie fut « rachetée d’une manière très sublime en considération des mérites de son Fils » (Lumen gentium, 53). Je faisais observer, dans la Lettre Encyclique Ecclesia de Eucharistia : « En nous tournant vers elle, nous connaissons la force transformante de l’Eucharistie. En elle, nous voyons le monde renouvelé dans l’amour » (n° 62).

Marie, « le premier tabernacle de l’histoire » (ibid., n° 55), nous montre et nous offre le Christ, notre Chemin, notre Vérité et notre Vie (cf. Jn 14, 6). Si « Eglise et Eucharistie constituent un binôme inséparable, il faut en dire autant du binôme Marie et Eucharistie » (Ecclesia de Eucharistia, 57).

Mon souhait est que l’heureuse coïncidence du Congrès Eucharistique International avec le 150ème anniversaire de la définition de l’Immaculée Conception offre aux fidèles, aux paroisses et aux Instituts missionnaires l’occasion de renforcer leur ardeur missionnaire, pour que soit maintenue vive, dans chaque communauté, « une véritable faim de l’Eucharistie » (ibid., n° 33).

L’occasion est tout aussi propice pour rappeler la contribution que les très méritantes Œuvres Pontificales Missionnaires offrent à l’action apostolique de l’Eglise. Elles me sont très chères et je les remercie, au nom de tous, pour le précieux service qu’elles rendent à la mission " ad gentes " et à la nouvelle évangélisation. J’invite à les soutenir spirituellement et matériellement, pour que, grâce notamment à leur apport, l’annonce évangélique puisse atteindre tous les peuples de la terre.

Avec ces sentiments et en invoquant l’intercession maternelle de Marie, " Femme eucharistique ", je vous bénis de tout cœur.

Du Vatican, le 19 avril 2004

IOANNES PAULUS II

[00651-03.01[Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

My dearest Brothers and Sisters!

1. The Church’s missionary activity is an urgency also at the beginning of the third millennium, as I have often said. Mission, as I stated in the Encyclical Redemptoris missio is still only beginning and we must commit ourselves wholeheartedly to its service (cfr n. 1). The entire people of God at every moment of its pilgrimage through history is called to share the Redeemer’s "thirst" (cfr Jn 19,28). This thirst to save souls has always been strongly experienced by the Saints: it suffices to think for example of Saint Therese of Lisieux, patroness of the missions and of Bishop Comboni, great apostle of Africa whom recently I had the joy of raising to the honour of the altars.

The social and religious challenges facing humanity in our day call believers to renew their missionary fervour. Yes! It is necessary to re-launch mission "ad gentes" with courage, starting with the proclamation of Christ, Redeemer of every human person. The International Eucharistic Congress which will be celebrated at Guadalajara in Mexico in the coming month of October, the missionary month, will be an extraordinary opportunity to grow in choral missionary awareness around the Table of the Body and Blood of Christ.

Gathered around the altar, the Church understands better her origin and her missionary mandate. As the theme of World Mission Sunday this year clearly emphasises "Eucharist and Mission" are inseparable. In addition to reflection on the bond that exists between the Eucharistic mystery and the mystery of the Church, this year there will be an eloquent reference to the Blessed Virgin Mary, becuase of the ocurrence of the 150th anniversary of the definition of the Dogma of the Immaculate Conception (1854-2004). Let us contemplate the Eucharist with the eyes of Mary. Confiding in the intercession of the Blessed Virgin, the Church offers Christ, the Bread of Salvation, to all peoples that they may recognise Him and accept Him as the only Saviour of mankind.

2. Returning ideally to the Upper Room, last year, precisely on Holy Thursday, I signed the Encyclical Ecclesia de Eucharistia, from which I would like to take some passages which will help us, dearest Brothers and Sisters, to live World Mission Sunday this year with a Eucharistic spirit. "The Eucharist builds the Church and the Church makes the Eucharist" (n. 26), I wrote, observing how the mission of the Church is a continuity of the mission of Christ (cfr Jn 20,21), and draws spiritual energy from communion with his Body and Blood. The goal of the Eucharist is precisely "communion of mankind with Christ and in him with the Father and the Holy Spirit" (Ecclesia de Eucharistia, 22). When we take part in the Eucharistic Sacrifice we understand more profoundly the universality of redemption and, consequently, the urgency of the Church’s mission with its programme which "has its centre in Christ himself, who is to be known, loved and imitated, so that in him we may live the life of the Trinity and with him transform history until its fulfilment in the heavenly Jerusalem " (ibid., 60).

Around Christ in the Eucharist the Church grows as the people, temple and family of God: one, holy, Catholic and apostolic. At the same time she understands better her character of universal sacrament of salvation and visible reality with a hierarchical structure. Certainly "no Christian community can be built up unless it has its basis and centre in the celebration of the most Holy Eucharist " (ibid., 33; cfr Presbyterorum Ordinis, 6). At the end of every Mass, when the celebrant takes leave of the assembly with the words "Ite, Missa est", all should feel they are sent as "missionaries of the Eucharist" to carry to every environment the great gift received. In fact anyone who encounters Christ in the Eucharist cannot fail to proclaim through his or her life the merciful love of the Redeemer.

3. To live the Eucharist it is necessary, as well, to spend much time in adoration in front of the Blessed Sacrament, something which I myself experience every day drawing from it strength, consolation and assistance (cfr Ecclesia de Eucharistia, 25). The Eucharist, the Second Vatican Council affirms, "is the source and summit of all Christian life" (Lumen gentium, 11), "the source and summit of all evangelisation" (Presbyterorum Ordinis, 5).

The bread and wine, fruit of human hands, transformed through the power of the Holy Spirit into the Body and Blood of Christ, become a pledge of the "new heaven and new earth" (Rev 21,1), announced by the Church in her daily mission. In Christ, whom we adore present in the mystery of the Eucharist, the Father uttered his final word with regard to humanity and human history.

How could the Church fulfil her vocation without cultivating a constant relationship with the Eucharist, without nourishing herself with this food which sanctifies, without founding her missionary activity on this indispensable support? To evangelise the world there is need of apostles who are "experts" in the celebration, adoration and contemplation of the Eucharist.

4. In the Eucharist we relive the mystery of the Redemption culminating in the Lord’s sacrifice, as it is said in the words of consecration: "my body which will be given for you...;…my blood which will be poured out for you" (Lk 22,19-20). Christ died for all; and for all is the gift of salvation which the Eucharist renders sacramentally present in the course of history: "Do this in memory of me" (Lk 22,19). This mandate is entrusted to ordained ministers through the Sacrament of Holy Orders. To this banquet and sacrifice all men and women are invited so they may share in the very life of Christ: "He who eats my flesh and drinks my blood lives in me and I live in him. As I, who am sent by the living Father, myself draw life from the Father, so whoever eats me will draw life from me" (Jn 6,56-57). Nourished by Him, believers come to understand that the missionary task means being "acceptable as an offering, made holy by the Holy Spirit" (Rom 15,16), in order to be more and more "one, in heart and mind" (Acts 4,32) and to be witnesses of his love to the ends of the earth.

Journeying through the centuries, reliving every day the Sacrifice of the altar, the Church, the People of God, awaits Christ’s coming in glory. This is proclaimed after the consecration by the Eucharistic assembly gathered around the altar. Time after time with renewed faith the Church repeats her desire for the final encounter with the One who comes to bring his plan of universal salvation to completion.

The Holy Spirit with invisible but powerful working, guides the Christian people on this daily spiritual itinerary on which they inevitably encounter difficulties and experience the mystery of the Cross. The Eucharist is the comfort and the pledge of final triumph for those who fight evil and sin; it is the "bread of life" which sustains those who, in turn, become "bread broken" for others, paying at times even with martyrdom their fidelity to the Gospel.

5. This year, as I already mentioned, will be the 150th anniversary of the proclamation of the dogma of the Immaculate Conception. Mary was "redeemed in an especially sublime manner by reason of the merits of her Son " (Lumen gentium, 53). I said in the encyclical Letter Ecclesia de Eucharistia: "Gazing upon Mary, we come to know that transforming power present in the Eucharist. In her we see the world renewed in love " (n. 62).

Mary, the first "tabernacle" in history " (ibid., n. 55), shows us and offer us Christ, the Way, the Truth and the Life (cfr Jn 14,6). If "the Church and the Eucharist are inseparably united, the same ought to be said of Mary and the Eucharist." (Ecclesia de Eucharistia, 57).

I hope that the happy coinciding of the International Eucharistic Congress with the 150th anniversary of the definition of the Immaculate Conception of Mary, may offer the faithful, parishes and missionary institutes an opportunity to strengthen their missionary zeal so that in every community there may always be "a genuine hunger for the Eucharist" (ibid., n. 33)

This is also a good opportunity to mention the contribution offered to the Church’s apostolic activity by the worthy Pontifical Mission Societies. They are very dear to my heart and I thank them, on behalf of all, for the valid service rendered to new evangelisation and the mission ad gentes. I ask you to support them spiritually and materially so that also through their contribution, the proclamation of the Gospel may reach all the peoples of the earth.

With these sentiments, invoking the maternal intercession of Mary, "woman of the Eucharist", I gladly impart to you my Apostolic Blessing.

From the Vatican, 19 April 2004

IOANNES PAULUS II

[00651-02.01] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Liebe Brüder und Schwestern!

1. Das Missionswerk der Kirche ist auch zu Beginn des dritten Jahrtausends eine Dringlichkeit, an die ich wiederholt erinnert habe. Die Mission ist, wie ich auch in meiner Enzyklika Redemptoris Missio schrieb, noch weit davon entfernt, vollendet zu sein, weshalb wir uns mit allen Kräften für den Dienst an dieser Sendung einsetzen müssen (vgl. Nr. 1). Das ganze Gottesvolk ist zu jedem Zeitpunkt seiner Pilgerreise durch die Geschichte berufen, den „Durst" mit dem Erlöser zu teilen (vgl. Joh 19,28). Dieser Durst nach dem Heil der Seelen wurde stets auch von den Heiligen empfunden: Man braucht zum Beispiel nur an die heilige Teresa von Lisieux, die Schutzpatronin der Missionen, oder an Bischof Comboni, den großen Afrikaapostel, zu denken, die ich im vergangenen Jahr zu den Ehren der Altäre erheben durfte.

Die gesellschaftlichen und religiösen Herausforderungen, denen die Menschheit in unserer Zeit gegenübersteht, regen die Gläubigen dazu an, sich in ihrem missionarischen Eifer zu erneuern. Ja! Es ist notwendig, dass wir die Mission „ad gentes" mutig erneuern, ausgehend von der Verkündigung Christi, des Erlösers aller menschlichen Geschöpfe. Der Internationale Eucharistische Kongress, der im kommenden Oktober, dem Missionsmonat, in Guadalajara in Mexiko gefeiert wird, wird eine einzigartige Gelegenheit zur gemeinsamen missionarischen Bewusstseinsbildung am Tisch des Leibes und des Blutes Christi sein. Um den Altar versammelt, versteht die Kirche ihren Ursprung und ihre missionarische Sendung besser. „Eucharistie und Mission" sind, wie das Thema des diesjährigen Sonntags der Weltmission besagt, untrennbar miteinander verbunden. Bei der Reflektion über die bestehende Verbindung zwischen dem Geheimnis der Eucharistie und dem Geheimnis der Kirche erinnern wir uns dieses Jahr, dank des 150. Jahrestages des Dogmas von der Unbefleckten Empfängnis (1854-2004) auch an einen bedeutsamen Bezug zur Heiligen Jungfrau. Deshalb wollen wir die Eucharistie mit den Augen Mariens betrachten. Indem sie auf die Fürsprache der Jungfrau hofft, opfert die Kirche allen Völkern Christus, das Brot des Heils, damit sie in ihm den einzigen Erlöser erkennen und annehmen.

2. Indem ich im Geiste in den Abendmahlssaal zurückkehrte, unterzeichnete ich im Vergangenen Jahr am Donnerstag in der Karwoche die Enzyklika Ecclesia de Eucharistia, aus der ich hier einige Abschnitte zitieren möchte, die uns, liebe Brüder und Schwestern, dabei helfen können, den diesjährigen Sonntag der Weltmission im Geist der Eucharistie zu erleben:

„Die Eucharistie baut die Kirche auf und die Kirche vollzieht die Eucharistie" (Nr. 26): schrieb ich und wies darauf hin, wie sehr die Sendung der Kirche in Kontinuität mit der Sendung Christi steht (vgl. Joh 20,21) und ihre geistliche Kraft aus der Gemeinschaft mit seinem Leib und mit seinem Blut schöpft. Ziel der Eucharistie ist gerade die „Gemeinschaft der Menschen mit Christus und in ihm mit dem Vater und dem Heiligen Geist" (Ecclesia de Eucharistia, 22). Durch die Teilnahme am Opfer der Eucharistie erfährt man auf tief greifende Weise die Heilsuniversalität und damit die Dringlichkeit der Sendung der Kirche, deren Programm „in Christus selbst seine Mitte findet. Ihn gilt es kennen zu lernen, zu lieben und nachzuahmen, um in ihm das Leben des Dreifaltigen Gottes zu leben und mit ihm der Geschichte eine neue Gestalt zu geben, bis sie sich im himmlischen Jerusalem erfüllt" (ebd. 60).

Um den eucharistischen Christus versammelt wächst die Kirche als Volk, Tempel und Familie Gottes: die eine, heilige, katholische und apostolische. Gleichsam versteht sie ihre Eigenschaft als universales Heilssakrament und als sichtbare und hierarchisch strukturierte Realität besser. Gewiss, „die christliche Gemeinde wird nur auferbaut, wenn sie Wurzel und Angelpunkt in der Feier der Eucharistie hat" (ebd. 33; vgl. Presbyterorum Ordinis, 6). Zum Abschluss jeder Messe, wenn der Zelebrant die Gläubigen mit den Worten „Ite, Missa est" verabschiedet, sollten sich alle als „Missionare der Eucharistie" entsandt fühlen, die empfangene Gabe an allen Orten zu verkünden. Denn wer Christus in der Eucharistie begegnet, der kann nicht umhin, durch sein Leben die barmherzige Liebe des Erlösers zu verkünden.

3. Damit man aus der Eucharistie lebt, muss man auch dem anbetenden Verweilen vor dem Allerheiligsten Sakrament viel Zeit widmen, eine Erfahrung, die ich selbst täglich mache, und aus der ich Kraft, Trost und Stärkung beziehe (vgl. Ecclesia de Eucharistia, 25). Die Eucharistie, so heißt es auch in dem Dokumenten des Zweiten Vatikanischen Konzils „ist Quelle und Höhepunkt des ganzen christlichen Lebens" (Lumen Gentium, 11), „Quelle und Höhepunkt der ganzen Evangelisation" (Presbyterorum Ordinis, 5).

Das Brot und der Wein, Früchte der Arbeit des Menschen, verwandeln sich durch die Kraft des Heiligen Geistes in den Leib und das Blut Christi und werden zum Unterpfand des „neuen Himmels und der neuen Erde" (Offb 20,1), die die Kirche bei ihrer täglichen Mission verkündet. In Christus, dessen Gegenwart wir im Geheimnis der Eucharistie anbeten, hat der Vater sein letztes Wort über den Menschen und über dessen Geschichte gesprochen.

Könnte die Kirche also ihre Sendung erfüllen, ohne eine konstante Beziehung zur Eucharistie zu pflegen, ohne sich an diesem heiligenden Brot zu nähren, ohne sich bei ihrer missionarischen Tätigkeit auf diese unverzichtbare Hilfe zu stützen? Für die Evangelisation der Welt bedarf es der Apostel, die der Feier, der Verehrung und der Anbetung der Eucharistie „kundig" sind.

4. In der Eucharistie erleben wir das Geheimnis von der Erlösung, die im Opfer des Herrn ihren Höhepunkt erfährt, wie es auch bei der Wandlung zum Ausdruck kommt: „Mein Leib, der für euch hingegeben wird…mein Blut, dass für euch vergossen wird" (Lk 22,19-20). Christus ist für alle gestorben; allen schenkt er das Heil, das im Sakrament der Eucharistie in der Geschichte fortdauert: „Tut dies zu meinem Gedächtnis" (Lk 22,19). Diese Sendung wird den durch das Weihesakrament für dieses Amt bestimmten Priestern aufgetragen. Zu diesem Mahl und zu diesem Opfer sind alle Gläubigen eingeladen, damit sie am Leben Christi teilhaben können: „Wer mein Fleisch isst und mein Blut trinkt, der bleibt in mir und ich bleibe in ihm. Wie mich der lebendige Vater gesandt hat und wie ich durch den Vater lebe, so wird jeder, der mich isst, durch mich leben (Joh 6, 56-57). Durch ihn genährt, verstehen die Gläubigen, dass ihre missionarische Sendung darin besteht, die „Opfergabe" zu sein, „die Gott gefällt, geheiligt im Geist". (Röm 15,16), damit sie immer mehr „ein Herz und eine Seele" (Apg 4,32) sind und Zeugen seiner Liebe bis an die Grenzen der Erde werden.

Die Kirche erwartet als Volk Gottes auf dem Weg durch die Jahrhunderte die glorreiche Rückkehr Christi, indem sie jeden Tag das Opfer des Altars erneuert. Dies gelobt die um den Altar versammelte eucharistische Gemeinschaft nach der Wandlung. Mit erneuertem Glauben tut sie den Wunsch nach der Begegnung mit Ihm, kund, der den Plan des universalen Seelenheils vollbringen wird.

Der Heilige Geist leitet durch sein unsichtbares und tatkräftiges Wirken das Volk der Christen auf diesem täglichen geistlichen Weg, auf dem es unvermeidliche Momente der Schwierigkeiten gibt und auf dem wir auch das Geheimnis des Kreuzes erfahren. Die Eucharistie ist Trost und Pfand des endgültigen Sieges derjenigen, die gegen das Böse und die Sünde kämpfen: sie ist das „Brot des Lebens", das allen hilft, die ihrerseits zum „gebrochenen Brot" für ihre Mitmenschen werden und ihre Treue zum Evangelium manchmal sogar mit dem Märtyrertod bezahlen.

5. Dieses Jahr feiern wir, wie ich bereits erwähnt habe, den 150. Jahrestag der Verkündigung des Dogmas von der Unbefleckten Empfängnis. Maria wurde „im Hinblick auf die Verdienste ihres Sohnes auf erhabenere Weise erlöst" (Lumen Gentium, 53). In der Enzyklika Ecclesia de Eucharistia schrieb ich: „Im Blick auf sie erkennen wir die verwandelnde Kraft, die der Eucharistie eignet. In ihr sehen wir die in der Liebe erneuerte Welt." (Nr. 62)

Maria, das erste ,,Tabernakel der Geschichte" (ebd. Nr 55), zeigt und opfert uns Christus, unseren Weg, die Wahrheit und das Leben (vgl. Joh 14,6). Wenn „Kirche und Eucharistie ein untrennbares Wortpaar sind, so muss man dies gleichfalls von Maria und der Eucharistie sagen" (Ecclesia de Eucharistia, 57).

Ich wünsche mir, dass das glückliche Zusammentreffen des Internationalen Eucharistischen Kongresses und des 150. Jahrestages der Verkündigung des Dogmas von der Unbefleckten Empfängnis den Gläubigen, Pfarrgemeinden und Missionsinstituten Gelegenheit bieten wird, sich im missionarischen Eifer zu festigen, damit in allen Gemeinden der „wahre ,Hunger’ nach der Eucharistie" lebendig erhalten bleibt.

Ich möchte die Gelegenheit auch nutzen, um an den Beitrag der verdienstvollen Päpstlichen Missionswerke zum apostolischen Wirken der Kirche erinnern. Ich schätze sie sehr und bin ihnen im Namen aller dankbar, für den wertvollen Dienst, den sie an der Neuevangelisierung und der Mission ad gentes leisten. Deshalb lade ich dazu ein, sie geistlich und materiell zu unterstützen, damit auch dank ihres Zutuns die Verkündigung des Evangeliums zu allen Völkern der Erde gelangen möge.

In diesem Empfinden bitte ich um die mütterliche Fürsprache Mariens, „Frau der Eucharistie", und erteile allen von ganzem Herzen meinen Segen.

Aus dem Vatikan, am 19. April 2004.

IOANNES PAULUS II

[00651-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Queridos Hermanos y Hermanas:

1. El compromiso misionero de la Iglesia constituye, también en este comienzo del tercer milenio, una urgencia que en varias ocasiones he querido recordar. La misión, como he recordado en la Encíclica Redemptoris Missio, está aún lejos de cumplirse y por eso debemos comprometernos con todas nuestras energías en su servicio (cfr. n.1). Todo el Pueblo de Dios, en cada momento de su peregrinar en la historia, está llamado a compartir la "sed" del Redentor (cfr Jn 19, 28). Los santos han advertido siempre con mucha fuerza esta sed de almas que hay que salvar: baste pensar, por ejemplo, a santa Teresa de Lisieux, patrona de las misiones, y a monseñor Comboni, gran apóstol de África, que he tenido la alegría de elevar recientemente al honor de los altares.

Los desafíos sociales y religiosos a los que la humanidad hace frente en estos tiempos nuestros motiva a los creyentes a renovarse en el fervor misionero. ¡Sí! Es necesario promover con valentía la misión "ad gentes", partiendo del anuncio de Cristo, Redentor de cada criatura humana. El Congreso Eucarístico internacional, que será celebrado en Guadalajara, en México, el próximo mes de octubre, mes misionero, será una ocasión extraordinaria para esta unánime toma de conciencia misionera alrededor de la Mesa del Cuerpo y de la Sangre de Cristo. Reunida alrededor del altar, la Iglesia comprende mejor su origen y su mandato misionero. "Eucaristía y Misión", como bien subraya el tema de la Jornada Misionera Mundial de este año, forman un binomio inseparable. A la reflexión sobre los lazos que existen entre el misterio eucarístico y el misterio de la Iglesia, se une este año una elocuente referencia a la Virgen Santa, gracias a la celebración del 150 aniversario de la definición de la Inmaculada Concepción (1854-2004). Contemplamos la Eucaristía con los ojos de María. Contando con la intercesión de la Virgen, la Iglesia ofrece a Cristo, pan de la salvación, a todas las gentes, para que le reconozcan y le acojan como único salvador.

2. Volviendo idealmente al Cenáculo, el año pasado, precisamente el Jueves Santo, he firmado la Encíclica Ecclesia de Eucharistia, de la que quisiera tomar algunos pasajes que nos pueden ayudar, queridos Hermanos y Hermanas, a vivir con espíritu eucarístico la próxima Jornada Misionera Mundial.

«La Eucaristía edifica la Iglesia y la Iglesia hace la Eucaristía» (n. 26): así escribía observando cómo la misión de la Iglesia se encuentra en continuidad con la de Cristo (Cfr Jn 20, 21), y obtiene fuerza espiritual de la comunión con su Cuerpo y con su Sangre. Fin de la Eucaristía es precisamente «la comunión de los hombres con Cristo y, en Él, con el Padre y con el Espíritu Santo» (Ecclesia de Eucharistia, 22). Cuando se participa en el Sacrificio Eucarístico se percibe más a fondo la universalidad de la redención, y consecuentemente, la urgencia de la misión de la Iglesia, cuyo programa «se centra, en definitiva, en Cristo mismo, al que hay que conocer, amar e imitar, para vivir en él la vida trinitaria y transformar con él la historia hasta su perfeccionamiento en la Jerusalén celeste» (Ibíd., 60).

Alrededor de Cristo eucarístico la Iglesia crece como pueblo, templo y familia de Dios: una, santa católica y apostólica. Al mismo tiempo, comprende mejor su carácter de sacramento universal de salvación y de realidad visible jerárquicamente estructurada. Ciertamente «no se construye ninguna comunidad cristiana si ésta no tiene como raíz y centro la celebración de la sagrada Eucaristía» (Ibíd.., 33; cfr Presbyterorum Ordinis, 6). Al término de cada santa Misa, cuando el celebrante despide la asamblea con las palabras "Ite, misa est", todos deben sentirse enviados como "misioneros de la Eucaristía" a difundir en todos los ambientes el gran don recibido. De hecho, quien encuentra a Cristo en la Eucaristía no puede no proclamar con la vida el amor misericordioso del Redentor.

3. Para vivir de la Eucaristía es necesario, además, demorarse largo tiempo en oración ante el Santísimo Sacramento, experiencia que yo mismo hago cada día encontrando en ello fuerza, consuelo y apoyo (cfr Ecclesia de Eucharistia, 25). La Eucaristía, subraya el Concilio Vaticano II, «es fuente y cumbre de toda la vida cristiana» (Lumen gentium, 11), «fuente y culminación de toda la predicación evangélica» (Presbyterorum Ordinis, 5).

El pan y el vino, fruto del trabajo del hombre, transformados por la fuerza del Espíritu Santo en el cuerpo y sangre de Cristo, son la prueba de "un nuevo cielo y una nueva tierra" (Ap 21, 1), que la Iglesia anuncia en su misión cotidiana. En Cristo, que adoramos presente en el misterio eucarístico, el Padre ha pronunciado la palabra definitiva sobre el hombre y sobre su historia.

¿Podría realizar la Iglesia su propia vocación sin cultivar una constante relación con la Eucaristía, sin nutrirse de este alimento que santifica, sin posarse sobre este apoyo indispensable para su acción misionera? Para evangelizar el mundo son necesarios apóstoles "expertos" en la celebración, adoración y contemplación de la Eucaristía.

4. En la Eucaristía volvemos a vivir el misterio de la Redención culminante en el sacrificio del Señor, como lo señalan las palabras de la consagración: "mi cuerpo que es entregado por vosotros... mi sangre, que es derramada por vosotros" (Lc 22, 19-20). Cristo ha muerto por todos; el don de la salvación es para todos, don que la Eucaristía hace presente sacramentalmente a lo largo de la historia: "haced esto en recuerdo mío" (Lc 22, 19). Este mandato está confiado a los ministros ordenados mediante el sacramento del Orden. A este banquete y sacrificio están invitados todos los hombres, para poder, así, participar de la misma vida de Cristo: "El que come mi carne y bebe mi sangre, permanece en mí y yo en él. Lo mismo que el Padre, que vive, me ha enviado y yo vivo por el Padre, también el que me coma vivirá por mí" (Jn 6, 56-57). Alimentados de Él, los creyentes comprenden que la tarea misionera consiste en el ser "una oblación agradable, santificada por el Espíritu Santo" (Rm 15, 16), para formar cada vez más "un solo corazón y una sola alma" (Hch 4, 32) y ser así testigos de su amor hasta los extremos confines de la tierra.

La Iglesia, Pueblo de Dios en camino a lo largo de los siglos, renovando cada día el sacrificio del altar, espera la vuelta gloriosa de Cristo. Es cuanto proclama, después de la consagración, la asamblea eucarística reunida alrededor del altar. Con fe cada vez renovada, confirma el deseo del encuentro final con Aquél que vendrá a llevar a cumplimiento su designio de salvación universal.

El Espíritu Santo, con su acción invisible, pero eficaz, conduce al pueblo cristiano en este su diario camino espiritual, que conoce inevitables momentos de dificultad y experimenta el misterio de la Cruz. La Eucaristía es el consuelo y la prueba de la victoria definitiva para quien lucha contra el mal y el pecado; es el "pan de vida" que sostiene a todos cuantos, a su vez, se hacen "pan partido" para los hermanos, pagando a veces incluso con el martirio su fidelidad al Evangelio.

5. Se conmemora este año, como he recordado, el 150 aniversario de la proclamación del dogma de la Inmaculada Concepción. María fue "redimida" de modo eminente en previsión de los méritos de su Hijo" (Lumen gentium, 53). Consideraba en la Carta encíclica Ecclesia de Eucharistia: «Mirándola a ella conocemos la fuerza trasformadora que tiene la Eucaristía. En ella vemos el mundo renovado por el amor» (n. 62).

María, «el primer tabernáculo de la historia» (Ibíd., 55), nos muestra y nos ofrece a Cristo, nuestro Camino, Verdad y Vida (cfr Jn 14, 6). «Así como Iglesia y Eucaristía son un binomio inseparable, lo mismo se puede decir del binomio María y Eucaristía» (Ecclesia de Eucharistia, 57).

Es mi deseo que la feliz coincidencia del Congreso Internacional Eucarístico con el 150 aniversario de la definición de la Inmaculada ofrezca a los fieles, a las parroquias y a los Institutos misioneros la oportunidad de afianzarse en el ardor misionero, para que se mantenga viva en cada comunidad «una verdadera hambre de la Eucaristía» (Ibíd., n. 33). La ocasión es igualmente propicia para recordar la contribución que las beneméritas Obras Misionales Pontificias ofrecen a la acción apostólica de la Iglesia. Éstas cuentan con todo mi aprecio y les doy las gracias, en nombre de todos, por el precioso servicio que ofrecen a la nueva evangelización y a la misión ad gentes. Invito a apoyarlas espiritual y materialmente, para que también gracias a su aportación el anuncio evangélico pueda llegar a todos los pueblos de la tierra.

Con tales sentimientos, invocando la materna intercesión de María, "Mujer eucarística", os bendigo de corazón a todos.

En el Vaticano, 19 de abril de 2004

IOANNES PAULUS II

[00651-04.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Caríssimos Irmãos e Irmãs!

1. O compromisso missionário da Igreja constitui, também neste início do terceiro milênio, uma urgência que já em outras ocasiões quis recordar. A missão, como fiz observar na Encíclica Redemptoris missio, ainda está muito longe da sua realização e, por isso mesmo, devemos empenhar-nos com todas as forças no seu serviço (cf. n. 1). Todo o povo de Deus, em cada momento da sua peregrinação na história, é chamado a partilhar a "sede" do Redentor (cf. Jo 19,28). Os Santos sempre advertiram fortemente sobre esta sede de almas para salvar: Baste pensar, por exemplo, em Santa Teresa de Lisieux, padroeira das missões, e em Mons. Comboni, grande apóstolo da África, o qual tive a alegria de recentemente elevar à glória dos altares.

Os desafios sociais e religiosos que a humanidade enfrenta em nossos tempos estimulam os fiéis a renovarem-se no fervor missionário. Sim! É necessário relançar com coragem a missão "ad gentes" , partindo do anúncio de Cristo, Redentor de toda criatura humana. O Congresso Eucarístico Internacional, que será celebrado em Guadalajara no México no próximo mês de outubro, mês missionário, será uma ocasião extraordinária para esta tomada conjunta de consciência missionária em torno da Mesa do Corpo e do Sangue de Cristo. Reunida em redor do altar, a Igreja compreende melhor a sua origem e o seu mandado missionário "Eucaristia e Missão", como bem realça o tema da Jornada Missionária Mundial deste ano, formam um binômio inseparável. À reflexão sobre a ligação existente entre o mistério eucarístico e mistério da Igreja, une-se este ano uma eloqüente referência à Virgem Santa, graças à celebração do 150°. aniversário da definição da Imaculada Conceição (1854-2004). Contemplamos a Eucaristia com os olhos de Maria. Contando com a intercessão da Virgem, a Igreja oferece Cristo, pão da salvação, a todos os povos, para que o reconheçam e o aceitam como único Salvador.

2. Retornando idealmente ao Cenáculo, ano passado, exatamente na Quinta-Feira Santa, firmei a Encíclica Ecclesia de Eucharistia, da qual gostaria de agora retomar algumas passagens que possam ajudar-nos, caríssimos Irmãos e Irmãs, a viver com espírito eucarístico a próxima Jornada Missionária Mundial.

"A Eucaristia edifica a Igreja e a Igreja faz a Eucaristia" (n. 26): assim escrevo, observando como a missão da Igreja coloca-se em continuidade com a de Cristo (cf. Jo 20,21), e da comunhão com o seu Corpo e com o seu Sangue extrai vigor espiritual. A finalidade da Eucaristia é exatamente "a comunhão dos homens com Cristo e Nele com o Pai e com o Espírito Santo" (Ecclesia de Eucharistia, 22). Quando participa-se do Sacrifício eucarístico, percebe-se com mais profundidade a universalidade da redenção e, conseqüentemente, a urgência da missão da Igreja, cujo programa "centraliza-se, em última análise, no próprio Cristo, que deve ser conhecido, amado, imitado, para se viver Nele a vida trinitária, e transformar com Ele a história até a sua realização na Jerusalém celeste" (ibid., 60).

Ao redor de Cristo eucarístico, a Igreja cresce como povo, templo e família de Deus: una, santa, católica e apostólica. Ao mesmo tempo, compreende melhor o seu caráter de sacramento universal de salvação e de realidade visível hierarquicamente estruturada. Certamente "não se edifica nenhuma comunidade cristã, se ela não tiver por raiz e centro a celebração da Santíssima Eucaristia" (Ibid., 33; cf. Presbyterorum Ordinis, 6). Ao final de cada santa Missa, quando o celebrante despede a assembléia com as palavras "Ite, Missa est", todos devem sentir-se enviados como "missionários da Eucaristia" para difundir em qualquer ambiente o grande dom recebido. Quem, de fato, encontra Cristo na Eucaristia, não pode deixar de proclamar com a vida o amor misericordioso do Redentor.

3. Para viver da Eucaristia é preciso, além disso, consumir tempo em adoração diante do Santíssimo Sacramento, experiência que eu mesmo faço todos os dias tirando daí força, consolação e sustento (cf. Ecclesia de Eucharistia, 25). A Eucaristia, ressalta o Concílio Vaticano II, "é fonte e ápice de toda a vida cristã" (Lumen Gentium, 11), "fonte e ápice de toda a evangelização" (Presbyterirum Ordinis, 5).

O pão e o vinho, fruto do trabalho do homem, transformados pela força do Espírito Santo no corpo e no sangue de Cristo, tornam-se o penhor de "um novo céu e uma nova terra" (Ap 21,1), que a Igreja anuncia na sua missão quotidiana. No Cristo, que adoramos presente no mistério eucarístico, o Pai disse a palavra definitiva sobre o homem e sobre a sua história.

Poderia a Igreja realizar a própria vocação sem cultivar uma constante relação com a Eucaristia, sem nutrir-se deste alimento que santifica, sem fundamentar-se sobre este alicerce indispensável a sua ação missionária? Para evangelizar o mundo, necessita-se de apóstolos "peritos" na celebração, adoração e contemplação da Eucaristia.

4. Na Eucaristia, revivemos o mistério da Redenção culminante no sacrifício do Senhor, como é enfatizado pelas palavras da consagração: "o meu corpo que será entregue por vós… [o] meu sangue que será derramado por vós" (Lc 22,19-20). Cristo morreu por todos; é para todos o dom da salvação, que a Eucaristia torna presente sacramentalmente no curso da história: "Fazei isto em memória de mim" (Lc 22,19). Este mandato é confiado aos ministros ordenados mediante o sacramento da Ordem. Para este banquete e sacrifício são convidados todos os homens, para poder assim participar da mesma vida de Cristo: "Quem come a minha carne e bebe o meu sangue permanece em mim e eu nele. Assim como o Pai, que vive, enviou-me e eu vivo pelo Pai, também aquele que comer de mim viverá por mim" (Jo 6,56-57). Nutridos Dele, os fiéis compreendem que o compromisso missionário consiste no ser uma "oblação agradável, santificada pelo Espírito Santo" (Rm 15,16), para formarem sempre mais "um só coração e uma só alma" (At 4,32) e tornarem-se testemunhas do seu amor até os confins da terra.

A Igreja, Povo de Deus a caminho ao longo dos séculos, renovando a cada dia o Sacrifício do altar, espera o retorno glorioso de Cristo. É o que proclama, após a consagração, a assembléia eucarística reunida em torno ao altar. Com fé sempre renovada, ela reafirma o desejo do encontro final com Aquele que virá para realizar o seu plano de salvação universal.

O Espírito Santo, com a sua ação invisível mas eficaz, guia o povo cristão neste seu itinerário espiritual quotidiano que conhece inevitáveis momentos de dificuldade e experimenta o mistério da Cruz. A Eucaristia é o conforto e o penhor da vitória definitiva para quem luta contra o mal e o pecado; é o "pão da vida" que sustenta todos aqueles que, por sua vez, fazem-se "pão partido" para os irmãos, pagando por vezes até mesmo com o martírio a sua fidelidade ao Evangelho.

5. Este ano, como lembrei, ocorre o 150°. aniversário da proclamação do dogma da Imaculada Conceição. Maria foi "redimida de um modo mais sublime em vista dos méritos de seu Figlio" (Lumen gentium, 53). Fazia notar na Carta encíclica Ecclesia de Eucharistia: "Contemplando-a, conhecemos a força transformadora que a Eucaristia possui. Nela vemos o mundo renovado no amor" (n. 62).

Maria, "o primeiro sacrário da história" (ibid., n. 55), indica-nos e oferece-nos Cristo, nosso Caminho Verdade e Vida (cf. Jo 14,6). Se "Igreja e Eucaristia são um binômio inseparável, o mesmo diga-se do binômio Maria e Eucaristia" (Ecclesia de Eucharistia, 57).

Faço votos que a feliz coincidência do Congresso Eucarístico Internacional, com o 150°. aniversário da definição da Imaculada, ofereça aos fiéis, às paróquias e aos Institutos missionários a oportunidade de refortalecer-se no ardor missionário, para que se mantenha viva em cada comunidade "uma verdadeira fome da Eucaristia" (ibid., n. 33).

A ocasião é ademais propícia para recordar o contributo que as beneméritas Pontifícias Obras Missionárias oferecem à ação apostólica da Igreja. Estas me são muito caras e agradeço-lhes, em nome de todos, pelo precioso serviço que prestam à nova evangelização e à evangelização ad gentes. Convido a mantê-las espiritual e materialmente, para que também graças a sua contribuição o anúncio evangélico possa chegar a todos os povos da terra.

Com tais sentimentos, invocando a maternal intercessão de Maria, "Mulher eucarística", de coração abençôo-vos todos.

Da Cidade do Vaticano, 19 de abril de 2004.

IOANNES PAULUS II

[00651-06.01] [Texto original: Italiano]

[B0205-XX.01]