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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL "VADEMECUM DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI NEL MONDO", 14.11.2003


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL "VADEMECUM DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI NEL MONDO"

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. PAUL POUPARD

INTERVENTO DI S.E. MONS. GIUSEPPE BETORI

Alle 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del "Vademecum dei Centri Culturali Cattolici nel mondo" a cura del Pontificio Consiglio della Cultura.

Prendono parte alla Conferenza Stampa l’Em.mo Card. Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, S.E. Mons. Giuseppe Betori, Segretario Generale della C.E.I., Mons. Pasquale Iacobone, Officiale del Pontificio Consiglio della Cultura, e il Dott. Vittorio Sozzi, del Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della C.E.I.

Pubblichiamo di seguito gli interventi dell’Em.mo Card. Paul Poupard e di S.E. Mons. Giuseppe Betori:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. PAUL POUPARD

Sono veramente lieto di poterVi presentare, insieme a S. E. Mons. Betori, il Vademecum dei Centri Culturali Cattolici, elaborato dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della CEI, qui rappresentato dal Dott. Vittorio Sozzi.

La mia gioia e la mia soddisfazione per questa significativa realizzazione sono motivate dalla storia che precede questo evento.

Esattamente 10 anni fa, nel 1993, il Pontificio Consiglio della Cultura convocò il primo incontro internazionale dei Centri Culturali Cattolici, che si tenne a Chantilly, in Francia. Dopo quel primo incontro ci sono stati molti altri appuntamenti, da Monaco di Baviera a Barcellona, da Bologna a Fatqa in Libano, da Puebla in Messico fino all'ultimo, svoltosi, dal 17 al 19 settembre scorso, a Valparaiso, in Cile, che si è rivelato estremamente fecondo e ha ottenuto, come primo risultato concreto, la realizzazione a breve della traduzione in spagnolo del Vademecum, a cura dell'Università Cattolica di Valparaiso.

Ogni volta, in ognuno di questi incontri, abbiamo cercato di coinvolgere i Centri Culturali di aree geografiche e culturali omogenee per metterli in comunicazione tra di loro e offrire opportunità e suggerimenti di un lavoro comune e condiviso, punto di partenza necessario per un progetto a più vasto raggio, che possiamo riassumere nella costruzione di un nuovo umanesimo cristiano per il terzo millennio.

In ogni occasione, oltre ad offrire il nostro contributo per la promozione e lo sviluppo dei Centri Culturali Cattolici, abbiamo ascoltato attentamente e fatto tesoro delle domande, dei bisogni, delle aspettative di ciascuno di loro.

Una prima esigenza pienamente accolta è stata quella di creare uno strumento di comunicazione per formare una vera rete di queste realtà, pur così diversificate e distanti tra loro. Il Pontificio Consiglio della Cultura ha pubblicato un Elenco Internazionale dei Centri Culturali Cattolici, di cui è imminente la diffusione della IV edizione a stampa; si prevede anche di inserire questi dati nel sito internet del Dicastero. La realtà italiana, estremamente ricca di iniziative, è un caso a sé e perciò l'elenco dei Centri Culturali Italiani ha avuto una sua autonoma evoluzione e lo ritroviamo allegato al Vademecum.

Oggi, presentando il Vademecum, articolato in tre fascicoli che rispondono alle tre domande: Perché? Cos'è? Cosa fare?, a cui si aggiunge il Dove?, con l'elenco dei Centri italiani, rispondiamo ad una seconda, pressante esigenza: definire, per quanto possibile, l'identità, la fisionomia, l'azione specifica dei Centri Culturali Cattolici. Al testo in italiano seguiranno, speriamo presto, le traduzioni nelle principali lingue internazionali.

Dietro la generica denominazione di "Centro Culturale Cattolico" sappiamo bene che si celano realtà estremamente diversificate, caratterizzate da molteplici attività ed interessi, rispondenti il più delle volte ad esigenze e richieste di carattere locale, ed in sintonia con le tradizioni culturali e sociali di ciascun territorio.

Ma ci sono anche, evidentemente, dei denominatori comuni che val la pena di evidenziare e sottolineare. Che siano denominati Centri Culturali o Associazioni, Accademie o Centri di Ricerca, Istituti Culturali o Fondazioni, sempre hanno come finalità essenziale quella di mettere in rapporto la fede cristiana con la cultura o le culture del nostro tempo, e con tutti i fenomeni connessi.

Dunque è il rapporto fede-cultura il binario essenziale su cui si muovono tutte le realtà che chiamiamo Centri Culturali Cattolici.

Se allora ci chiediamo "Perché un Centro Culturale Cattolico?", la risposta è ovvia: perché, ora più che mai, il confronto tra la fede e la cultura o le culture del nostro tempo è ineludibile, non si può annunciare il Vangelo e vivere la fede in Gesù Cristo prescindendo dalla realtà circostante, dai modi di vivere e di pensare della gente, dalle dinamiche culturali e sociali che cambiano, e a volte stravolgono i paradigmi tradizionali dei rapporti umani e sociali.

E' evidente che determinate tendenze culturali, veicolate massicciamente dai media e dalle nuove tecnologie informatiche, non favoriscono, anzi minano alla base la coscienza critica delle persone, la loro libertà di coscienza e di scelta, la loro capacità di discernimento. Il flusso caotico di parole, suoni, immagini, emozioni, esperienze le più diverse, non fanno che frastornare le persone e renderle disponibili soprattutto a messaggi di natura economica, ben orientati dal marketing applicato ormai a tutte le situazioni possibili ed immaginabili.

Nel clima di pluralismo culturale e religioso, favorito dal fenomeno della globalizzazione e dall'estrema mobilità dei popoli, accanto a valori ed esperienze certamente positive di dialogo e di confronto, di arricchimento reciproco nella complementarietà, osserviamo anche la tendenza ad appiattire, a ridurre ogni esperienza, compresa quella religiosa, ad un minimo denominatore comune generico e superficiale.

Entra, così, nei luoghi comuni delle conversazioni quotidiane anche la convinzione che "tutte le religioni sono uguali", e che una vale l'altra, col risultato che i caratteri specifici della fede cristiana vengono "diluiti" e resi disponibili a qualsiasi miscela sincretistica.

Nel momento in cui si annulla la forza e la novità del Vangelo, viene meno anche la creatività e l'energia che il Vangelo sa infondere nella vita degli uomini e nelle loro culture.

Per colmare il fossato tra fede e culture, tra Vangelo ed esperienza quotidiana, tra l'annuncio di Cristo e l'indifferenza o l'ateismo pratico di tanti uomini e donne del nostro tempo, la Chiesa ha compiuto passi enormi, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II e dall'appello di Paolo VI, che, nella Evangelii nuntiandi, denunciava tale frattura come il vero dramma della nostra epoca.

Ma è necessaria, oltre ad interventi del Magistero e dei Pastori, un'azione capillare, direi dal basso, che si articola a livello locale-territoriale, che sa valorizzare le tradizioni culturali di ogni realtà, che risponde alle esigenze di una determinata popolazione.

Ecco allora l'importanza di queste "postazioni di frontiera" che sono i Centri Culturali Cattolici. La loro collocazione, infatti, è sulla frontiera, nelle zone di tangenza e di possibile incontro tra le tradizionali comunità cristiane e quei "territori umani" dove il Vangelo non solo non è ascoltato ma neanche più conosciuto, ed in cui la cultura, il modo di vivere concreto, ha dimenticato quasi del tutto il riferimento al trascendente, ai valori dello spirito. Ci sono poi "territori tematici", cioè problematiche di interesse comune dove è importante, ed urgente, che i cristiani offrano il loro contributo di riflessione e di esperienza, per favorire un sincero discernimento ed un autentico progresso nell'umanità. Penso, ad esempio, alla complessa ed articolata problematica del rapporto tra fede, scienza e tecnologie, come pure all'area tematica del rapporto tra la fede e le arti, ma l'elenco sarebbe lunghissimo.

Insomma non c'è settore della vita e della cultura che non può essere oggetto di rinnovata riflessione da parte di tutti coloro che, richiamandosi al Vangelo e vivendo pienamente la propria fede in Cristo e la comunione nella Chiesa, non temono di avventurarsi in campo aperto dove, con disponibilità interiore, elasticità mentale, fantasia e generosità personale, creare occasioni e luoghi di dialogo aperto a tutti per un confronto serio, non pregiudiziale, vissuto come momento di crescita e di maturazione nell'umanità e nella consapevolezza di non voler sprecare i talenti ricevuti.

Nel numero di luglio-agosto 2003 di "Luoghi dell'infinito", il mensile del quotidiano Avvenire, il bell'articolo di Bernardi, intitolato "Oasi per i nomadi del terzo millennio", si apre con queste significative e suggestive parole: "La sfida: trasformare i 'non luoghi' del nostro tempo, gli spazi anonimi dello sradicamento e della solitudine di massa, in 'luoghi' dove dissolvere la fobia verso la diversità culturale, razziale, religiosa. Dove riscoprire la gratitudine per la bellezza dell'incontro".

Per raccogliere questa sfida e rispondere in maniera adeguata e coraggiosa la Chiesa ha bisogno dei Centri Culturali Cattolici. Per parlare ed essere presente lì dove altrimenti sarebbe quasi confinata in un ghetto silenzioso, ha bisogno di uomini e donne di buona volontà che comprendano a pieno quelle famose espressioni formulate da Giovanni Paolo II in occasione della creazione del Pontificio Consiglio della Cultura: "Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta ".

Perciò auguro ed auspico vivamente che questo sussidio, agile e concreto, che oggi presentiamo, possa incoraggiare e sostenere, chiarire e precisare l'impegno dei Centri Culturali Cattolici sparsi in tutto il mondo, a cominciare da quelli italiani.

Ringraziando, infine, coloro che hanno lavorato con impegno ed entusiasmo alla stesura del testo, in particolare Mons. Iacobone del Pontificio Consiglio della Cultura ed il Dott. Sozzi del Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della CEI, cedo ora volentieri la parola a Mons. Betori ed attendo con interesse il successivo dibattito.

[01777-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI S.E. MONS. GIUSEPPE BETORI

Il "progetto culturale orientato in senso cristiano" è una iniziativa di lungo periodo e di ampio respiro che la Chiesa italiana sta promuovendo ormai da quasi otto anni e che mira ad una coniugazione di Vangelo e cultura, nella duplice accezione di cultura "riflessa" e di cultura "vissuta", all’interno dei mutamenti profondi che caratterizzano la nostra epoca.

Fin dalla sua costituzione all’interno della Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana, il Servizio nazionale per il progetto culturale ha cercato di tessere una "rete di relazioni" tra tutti i soggetti ecclesiali per motivarli ad assumere in "sinergia" il compito di una traduzione del messaggio della fede cristiana in linguaggi, in mentalità, in stili di vita che siano autenticamente evangelici e al contempo proponibili, praticabili e plausibili oggi. I Centri Culturali Cattolici, già presenti in gran numero nelle diverse regioni italiane, sono stati tra i primi ad essere coinvolti nell’"azione corale" che è il proprium del progetto culturale a motivo del forte radicamento territoriale che essi assicurano ad una cultura cristianamente ispirata.

Un primo censimento dei Centri Culturali Cattolici italiani è stato condotto nell'aprile 1997 a partire dall'elenco pubblicato nel sussidio I Centri Culturali Cattolici a cura del Pontificio Consiglio della Cultura e della Commissione Episcopale CEI per l'educazione cattolica, la cultura, la scuola e l'università (Città Nuova Editrice, 1996). Esso ha fatto emergere l'esigenza di iniziative e servizi comuni. Il Servizio nazionale per il progetto culturale ha così proceduto negli anni a promuovere, anche attraverso incontri nazionali, interregionali e regionali, il collegamento dei centri culturali, in vista di una sinergia sempre più feconda. Funzionale a questo obiettivo è stata la pubblicazione nel 2001 del fascicolo Dove? del sussidio Progetto culturale della Chiesa italiana (numero 1). Suddiviso per regioni ecclesiastiche, il fascicolo fornisce per ogni diocesi la denominazione e il recapito di ciascun Centro Culturale Cattolico.

Un secondo censimento dei centri culturali cattolici ha fatto emergere ancora una volta la varietà dei centri culturali, a conferma di un tessuto di animazione culturale di fondamentale importanza per il territorio. Nella banca-dati del Servizio nazionale sono ora presenti 341 centri culturali che operano in Italia e che collaborano con modalità diverse con il Servizio nazionale per il progetto culturale. Questa banca-dati, risultato dell’ultimo censimento, è pubblicata nel fascicolo Dove? del sussidio Centri Culturali Cattolici che oggi presentiamo. A miglioramento del precedente fascicolo, ai recapiti anagrafici dei centri culturali sono state aggiunte le informazioni sul loro orientamento generale, sulle principali tipologie di iniziative svolte e sui servizi culturali offerti. Nel medesimo fascicolo si trova poi una dettagliata presentazione delle opportunità messe a disposizione dei centri culturali nel sito internet www.progettoculturale.it. Segnalo in particolare la possibilità per ciascun centro culturale di gestire e di aggiornare, tramite un apposito sistema editoriale, il proprio minisito, offrendo così informazioni dettagliate sul centro e sulle sue attività, le quali confluiscono poi nel "Calendario" nazionale degli eventi regionali e diocesani, visibile a tutti gli utenti e su cui è possibile effettuare ricerche per regione, diocesi, data e tematica.

Sua Eminenza il Cardinale Paul Poupard, insieme al quale ho il piacere e l’onore di presentare il sussidio Centri Culturali Cattolici e che ringrazio vivamente per la fruttuosa collaborazione che ha sempre sostenuto ed incoraggiato tra il Pontificio Consiglio della Cultura e il Servizio nazionale per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana, ha appena menzionato la realtà dei centri culturali cattolici italiani come un "caso a sé" per la ricchezza di iniziative che li contraddistingue. Per tracciare il profilo e la missione dei centri culturali nel tessuto della Chiesa che è in Italia vorrei qui citare le parole del Cardinale Camillo Ruini, Presidente della CEI, nell’introduzione al sussidio: «I centri culturali cattolici rispecchiano la presenza capillare della Chiesa nella società italiana e il suo desiderio di intercettare la vita concreta delle persone. È proprio nel tessuto vivo delle comunità ecclesiali, infatti, che si avvertì in passato l’esigenza di creare dei luoghi in cui la fede, grazie all’intelligenza e alla creatività dei credenti, potesse mostrarsi come luce in grado di orientare il cammino dei singoli e delle collettività nell’impresa, talora ardua, della costruzione del futuro. Anche oggi e forse più di prima, a causa dei rapidi mutamenti che caratterizzano la nostra epoca, l’evangelizzazione si deve tradurre in una "pastorale dell’intelligenza" che sviluppi nei destinatari dell’annuncio una vera capacità di discernimento alla luce del Vangelo e li renda così capaci di una testimonianza attenta agli interrogativi esistenziali delle persone, alle questioni aperte dagli orizzonti della ricerca e alle problematiche avvertite come urgenti nella società. […] Nel tessuto vivo del territorio in cui è radicata la Chiesa locale essi [i centri culturali] intercettano le linee di evoluzione della mentalità e del costume, le correnti culturali che si affermano o che si affievoliscono, e formulano in maniera pertinente ed aggiornata la proposta di un umanesimo cristiano capace di calarsi nelle situazioni più varie dell’esperienza quotidiana».

Sono qui delineati i tratti specifici, la fisionomia di un centro culturale cattolico attivo nella vita delle persone che abitano un determinato territorio. La Chiesa, nel suo "impianto" locale, non prescinde mai dal costume, dalla mentalità, dalla memoria, dalle tradizioni, dalle problematiche, in una parola dall’identità del popolo nel quale essa è collocata e dal quale è composta. Anzi, la storia insegna che proprio il cristianesimo, insieme ad altri apporti, è all’origine di molti aspetti che configurano le identità locali, che esso ha contribuito in maniera decisiva a plasmare nel corso dei secoli. In questa scia, in questa tradizione di osmosi tra la continua e permanente novità del messaggio evangelico e l’evoluzione - oggi particolarmente pronunciata a causa della molteplicità degli influssi recati dai fenomeni della comunicazione e della globalizzazione - della cultura di un popolo che vive in un determinato territorio si colloca al presente la missione dei centri culturali cattolici. Essi "aggiornano" la coniugazione di fede e cultura e dunque la "comunicazione del Vangelo" - per riprendere il titolo degli Orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il decennio in corso - in un preciso ambito territoriale di "un mondo" – come è il nostro – "che cambia" con grande rapidità.

Vorrei infine accennare a un aspetto al quale il sussidio Centri Culturali Cattolici ha dedicato particolare attenzione: l’inserimento dei centri culturali all’interno della vita di una diocesi, più concretamente nella "rete" delle parrocchie che sono l’asse portante della presenza ecclesiale nel territorio.

Nei giorni 24-25 ottobre scorsi il Servizio nazionale per il progetto culturale ha promosso un seminario di studio su "Ripensare la parrocchia" in preparazione all’Assemblea generale straordinaria dei Vescovi italiani che si terrà tra pochi giorni ad Assisi e che sarà dedicata al medesimo tema. Riflettere sulla realtà della parrocchia significa interrogarsi su quell’esperienza che ha saputo tradurre in modo concreto nella vita di una collettività il fatto che il Vangelo è il lievito nella pasta e la lampada nella casa. La parrocchia rimanda subito alla quotidianità della vita delle persone, delle famiglie, dei paesi o dei quartieri. Occorre però verificare, in questo tempo di rapido cambiamento, se tale rapporto con i diversi modi di vivere e di pensare è ancora reale e occorre eventualmente creare nuove condizioni nelle parrocchie perché la varietà e la complessità non siano motivo di chiusura, ma trovino risposta in una rinnovata e creativa testimonianza.

Proprio la consapevolezza accresciuta del "caso italiano" dei centri culturali cattolici permette di cogliere quanto il "progetto culturale orientato in senso cristiano" abbia in sé delle potenzialità capaci di far lievitare un rinnovamento della vita parrocchiale. In altri termini, la diffusa domanda insieme di spiritualità e di approfondimento antropologico, ossia della visione dell’uomo e della donna nell’autenticità e nell’articolata ricchezza del loro essere in reciprocità, spinge la parrocchia ad assumere il compito del discernimento culturale e a farsi così promotrice di modalità di annuncio del Vangelo che siano ideate a partire dalle sollecitazioni della cultura attuale. Si vede qui chiaramente quale ruolo possa avere l’esperienza dei centri culturali cattolici nel rinnovamento di quella cellula vitale ed imprescindibile del tessuto ecclesiale che è la parrocchia.

A conclusione di questo mio intervento vorrei ringraziare ancora il Pontificio Consiglio della Cultura per aver offerto l’opportunità di mettere in rete le molte sensibilità e competenze presenti nel tessuto ecclesiale italiano, che i sei anni di lavoro del Servizio nazionale per il progetto culturale hanno posto in evidenza.

[01778-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0573-XX.01]