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SINTESI DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA - POST SINODALE "PASTORES GREGIS", 16.10.2003


L'Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores gregis è il frutto della decima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, riunitasi dal 27 settembre al 30 ottobre 2001 che ha avuto per tema "Il Vescovo ministro del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo".

Questo documento può considerarsi quasi una moderna "regola pastorale" che il Papa consegna ai 4695 Vescovi della Chiesa di oggi come sintesi redatta in base alle proposte e ai suggerimenti emersi dai lavori sinodali.

La prima parte dell'Esortazione delinea l'identità e la vita del Vescovo all'inizio del terzo millennio, mentre la seconda parte presenta il ministero del Vescovo come pastore della diocesi, nel contesto delle sfide attuali che egli deve affrontare. Tutta l'Esortazione Apostolica si pone nell'ottica della speranza che il Vescovo è chiamato a ravvivare nei fedeli e nel mondo.

1 - Il Vescovo annunciatore di speranza (nn. 4-5)

Il Vescovo è chiamato ad essere profeta, testimone e servo della speranza. La speranza di cui deve rendere ragione è quella incentrata su Cristo, di cui deve essere servo fedele, sentinella vigile, profeta coraggioso, testimone credibile, affinché si ravvivi la fede e la carità, in un contesto storico che ha veduto fallire le speranze umane. L'Esortazione Apostolica richiama i drammatici eventi dell'11 settembre 2001 e gli orizzonti di guerra e di morte, che si sono aggiunti ai conflitti già esistenti; ricorda come i padri sinodali innalzarono la loro preghiera al Principe della Pace e levarono la loro voce per condannare ogni forma di violenza. L'Esortazione Apostolica riafferma la convinzione che, di fronte al fallimento delle speranze umane fondate su ideologie materialiste, immanentiste ed economiciste, che pretendono di misurare la realtà in termini di efficienza, di rapporti di forza e di mercato, solo la luce del Risorto e l'impulso dello Spirito Santo aiutano l'uomo a fondare le proprie attese sulla speranza divina che non delude. Il Vescovo annunciatore di speranza non dovrà mai stancarsi di costruire strade di salvezza e di riconciliazione, di trasformare i conflitti in occasioni di crescita e di dialogo, di nutrire sempre la fiducia che la pecora smarrita possa essere ritrovata. Egli dovrà, come viva immagine di Cristo, che ha dato compimento alle speranze dell'uomo, agire sempre come padre, fratello, amico di ogni uomo.

2 - I fondamenti del ministero episcopale e la vita del Vescovo (n. 7)

Alla luce dell'ecclesiologia del Vaticano II e secondo l'antica tradizione patristica sia d'Oriente che d'Occidente, l'Esortazione Apostolica approfondisce la dimensione trinitaria dell'episcopato. La figura del Vescovo è nuovamente portata alla sua originale dimensione cristologica, evangelica ed ecclesiale. Il Vescovo è immagine del Padre, segno vivente di Cristo Buon Pastore, animatore di comunione, di spiritualità e di santità nello Spirito Santo. La figura evangelica del Buon Pastore, a cui si fa riferimento in ogni parte dell'Esortazione, è stata privilegiata dal Santo Padre e dai Padri sinodali come icona del Vescovo, in quanto egli deve manifestare i suoi tratti caratteristici: carità, conoscenza del gregge, cura di tutti, azione misericordiosa verso i poveri e gli indigenti, ricerca della pecorella smarrita.

3 - Dimensione collegiale dell'Episcopato (nn. 18-26; 55-65)

La dimensione collegiale dell'Episcopato è particolarmente sottolineata dall'Esortazione Apostolica. La collegialità episcopale, che è stato uno dei cardini del Vaticano II, trova nella Pastores gregis il suo frutto maturo. Tale carattere "collegiale" dell'Episcopato tocca la profondità dell'essere di ogni Vescovo e appartiene alla struttura della Chiesa come è stata voluta da Cristo. Viene superata una concezione individualistica del ministero episcopale nell'affermazione che il Vescovo non è mai solo anche perché egli è sempre in comunione gerarchica con i suoi fratelli nell'episcopato ed il Successore di Pietro. La collegialità è descritta nella sua dimensione "affettiva" ed "effettiva". L’affetto collegiale si attua in vari modi anche istituzionalizzati, tra i quali il Sinodo dei Vescovi, i Concili particolari, le Conferenze episcopali, la Curia Romana, le Visite ad limina, la collaborazione missionaria. La collegialità effettiva, invece, trova la sua espressione nel Concilio Ecumenico e nell'azione congiunta dei Vescovi indetta o recepita dal Papa, dove i Vescovi con il Successore di Pietro esercitano la loro potestà su tutta la Chiesa. Connessa con la collegialità episcopale è la comunione delle Chiese (nn. 55-65), che pone il Vescovo in relazione gerarchica con il Romano Pontefice e nella fraternità tra i Vescovi che si esprime nella comunione ecclesiale anche a livello locale. In questo contesto, sono sottolineate l'importanza e l'utilità delle Conferenze episcopali, vengono ricordate le Chiese patriarcali ed i loro Sinodi e viene auspicata una rivitalizzazione delle Provincie ecclesiastiche e del ruolo del Metropolita, per un lavoro pastorale comune tra le diocesi. Viene proposto che siano favorite le relazioni di solidarietà tra le "giovani Chiese" e quelle di antica tradizione, anche attraverso "gemellaggi", comunicazione di esperienze, di agenti pastorali e di aiuti economici.

4 - La spiritualità e la formazione permanente del Vescovo (nn. 11-25)

Quanto alla vita del Vescovo, nell'Esortazione Apostolica vengono affermati con forza i principi basilari della spiritualità del Vescovo, che è chiamato alla santità con il popolo e per il popolo. Punti salienti della spiritualità del Vescovo sono: esercizio del proprio ministero da svolgere nella carità pastorale; ecclesialità, perché tutto è orientato all'edificazione della Chiesa; spirito di servizio e forza d'animo, apertura a tutti, stile di vita che imiti Cristo povero e umile; comunione da vivere con tutti i fedeli. L'Esortazione Apostolica presenta anche alcuni mezzi per alimentare la spiritualità del Vescovo (nn. 1517) e richiama l'esercizio dei consigli evangelici (obbedienza, povertà, castità) e delle beatitudini (nn. 20-21).

Una profonda vita spirituale aiuta il Vescovo ad evitare il rischio di svolgere un ruolo meramente organizzativo o burocratico e di acquistare quell'autorevolezza morale di cui l'esercizio dell'autorità giuridica ha bisogno per poter efficacemente incidere. Accanto alla spiritualità viene affermata la necessità della formazione permanente del Vescovo. La Congregazione per i Vescovi, per i Presuli di nuova nomina, e le Conferenze episcopali già organizzano giornate di studio, esercizi spirituali e corsi specifici a tal fine.

5 - Le funzioni di insegnare, santificare e governare ( nn. 26-54)

Nella seconda parte l'Esortazione Apostolica si sofferma sulla funzione di insegnare, di santificare e di governare del Vescovo.

Viene sottolineato l'opera di evangelizzazione del Vescovo e il servizio autorevole e autentico che egli deve svolgere come maestro della fede e araldo della Parola (nn. 26-31). Il Sinodo ha richiamato la responsabilità magisteriale del Vescovo in campo morale, e ha riaffermato l'attualità dei dieci comandamenti con particolare riferimento per quanto concerne la vita umana, la sua nascita e la sua morte naturale, la libertà della persona e delle nazioni e la giustizia sociale. Ai fedeli è necessaria la parola chiara del proprio Vescovo, particolarmente nel nostro tempo segnato dall'indifferenza e dall'ignoranza religiosa, ma anche aperto a nuove opportunità di evangelizzazione.

L'Esortazione non manca di richiamare il Vescovo alla coerenza personale, affinché continui il suo insegnamento nella vita.

Relativamente alla funzione di santificare (nn. 32-41), il documento sottolinea la centralità della Liturgia nella vita della diocesi, specialmente della celebrazione Eucaristica. Non manca di affrontare alcuni importanti temi come la centralità della domenica e dell'anno liturgico, l'iniziazione cristiana, la disciplina penitenziale e la pietà popolare.

Del governo episcopale (nn. 42-54) la Pastores gregis evidenzia il radicale spirito di servizio e la pastoralità che ha la sua fonte in Cristo - Servo che lava i piedi agli Apostoli nell'Ultima Cena. Anche il governo del Vescovo assume le caratteristiche dall'esempio del Buon Pastore e deve esprimere nel miglior modo possibile i suoi stessi tratti quali: l'esemplarità della vita, la capacità di relazione e l'attitudine a stimolare la cooperazione, la bontà d'animo, e la pazienza, la comprensione e la compassione, l'indulgenza ed il perdono. Il Vescovo governa col cuore del servo umile e del pastore affettuoso avendo come fine la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Queste caratteristiche rendono il governo del Vescovo unico al mondo per il suo stile pastorale, teso a realizzare la comunione diocesana, coadiuvato dai presbiteri, suoi primi collaboratori nell’attività ecclesiale. I fedeli, che come il Vescovo partecipano, in forza del Battesimo, alla stessa missione di Cristo devono cooperare all'edificazione della Chiesa, secondo la loro condizione e i propri compiti, specialmente nella parrocchia, che rimane ancora il nucleo fondamentale nella vita quotidiana della Diocesi. Ciò chiama in causa l'esercizio della responsabilità personale del Vescovo e la partecipazione e la corresponsabilità dei fedeli, insieme alle strutture proprie del governo diocesano previste dalla disciplina della Chiesa. L'Esortazione Apostolica soffermandosi sulle articolazioni della Chiesa particolare e sui soggetti della diocesi, ricorda la visita pastorale come tempo di grazia e strumento di governo del Vescovo. Tra gli ambiti che nelle circostanze attuali richiedono una speciale sollecitudine da parte del Vescovo vengono richiamati la famiglia, i giovani, la pastorale vocazionale.

6 - Il Vescovo e le sfide attuali (nn. 66-72)

Con fiducia e coraggio apostolico il Vescovo è chiamato ad annunziare al mondo Gesù Cristo, Salvatore dell'uomo. Come missionario del Vangelo, consapevole di agire in nome della Chiesa esperta in umanità, il Vescovo deve smascherare le false antropologie, riscattare i valori schiacciati dalle ideologie, discernere e proclamare la verità. Nell'ambito di questa missionarietà il Vescovo è operatore di giustizia e di pace, per la quale deve promuovere il dialogo tra le religioni. Di fronte alla globalizzazione, il Vescovo deve saper cogliere i suoi aspetti positivi promuovendo una "globalizzazione della carità" che si fonda nella dignità della persona umana, nella solidarietà e nella sussidiarietà. Tali aspetti richiedono l'opzione preferenziale per i poveri e la scelta del bene comune internazionale. Con uguale premura il Vescovo deve essere attento agli aspetti etici della questione ecologica per la salvaguardia del creato e delle risorse della terra, ricordando che l'uomo è stato posto dal Creatore al centro della creazione, come suo ministro.

Anche la tutela per la salute dell'uomo, l'umanizzazione della medicina e l'assistenza degli ammalati, nonché la promozione di una cultura della vita richiedono una speciale premura del Vescovo, affinché si risvegli negli animi la figura del Buon Samaritano, medico delle anime e dei corpi. Tra gli ambiti che richiedono un'attenta cura pastorale, l'Esortazione Apostolica richiama quella verso i migranti.

Firmando l'Esortazione Apostolica Pastores gregis il giorno del XXV anniversario di Pontificato, Giovanni Paolo II, con la sua esperienza di Vescovo e di Pastore universale, ripete idealmente ai Vescovi di tutto il mondo il suo "Non abbiate paura", che risuonò chiaro e forte all'alba del suo Pontificato.

[01606-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0510-XX.01]