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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXIV GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO (27 SETTEMBRE 2003), 26.06.2003


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXIV GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO (27 SETTEMBRE 2003)

INTERVENTO DI S.E. MONS. STEPHEN FUMIO HAMAO

INTERVENTO DI S.E. MONS. AGOSTINO MARCHETTO

Alle 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si svolge la Conferenza Stampa di presentazione della XXIV Giornata Mondiale del Turismo (27 settembre 2003) sul tema: "Il turismo: elemento propulsore di lotta contro la povertà, per la creazione di impieghi e per l’armonia sociale".

Partecipano alla Conferenza Stampa: S.E. Mons. Stephen Fumio Hamao, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; S.E. Mons. Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e il Rev.do P. Michael Blume, S.V.D., Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio.

Pubblichiamo di seguito gli interventi di S.E. Mons. Stephen Fumio Hamao e di S.E. Mons. Agostino Marchetto:

INTERVENTO DI S.E. MONS. STEPHEN FUMIO HAMAO

Egregi Signori e Signore,

Vi do il benvenuto a questa Conferenza, in cui desideriamo far conoscere e dare speciale rilievo al Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2003 che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha tenuto a indirizzare a quanti sono coinvolti nel mondo del turismo.

Desidero sottolineare, innanzitutto, l’opportunità della celebrazione di tale Giornata. Nel corso dell’anno, sono indubbiamente numerose le date indicate come ricordo di alcuni temi rilevanti. Ma questa molteplicità non deve diminuire l’importanza di ciascuna, così come venne percepita nel momento dell’istituzione. L’Organizzazione Mondiale del Turismo, nel 1980, ritenne, così, conveniente istituire una Giornata Mondiale del Turismo, non solo a motivo delle dimensioni che andava acquistando il fenomeno turistico, ma principalmente perché riconosceva le ampie ripercussioni che esso aveva sulla crescita delle persone, sulle relazioni sociali e sullo sviluppo delle comunità. In questo modo, anno dopo anno, tale Organizzazione Mondiale invita la Comunità internazionale a prendere in considerazione alcuni aspetti che il forte dinamismo dell’attività turistica rende più attuali.

La Santa Sede, che partecipa anche all’Organizzazione Mondiale del Turismo fin dalla sua fondazione, con una Missione di Osservazione Permanente, aderisce quindi a questa celebrazione offrendo la sua riflessione, illuminata dalla Parola di Dio e animata dalla coscienza che il "compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare, della nostra, è di dirigere lo sguardo dell’uomo, di indirizzare la coscienza e l’esperienza di tutta l’umanità verso il mistero di Cristo" (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 10).

Il turismo oggi, possiamo affermare, costituisce parte integrante dell’esperienza umana per diversi motivi, non di rado contrastanti fra di loro. Infatti, nonostante le grandi cifre in cui si traduce la realtà del turismo – per esempio, lo scorso anno sono stati registrati circa 715 milioni di spostamenti internazionali solo per questo motivo -, dobbiamo tenere sempre presente che per accedere alla sua pratica, e, in generale, per godere del tempo libero, una considerevole parte dell’umanità incontra gravi limitazioni. Non possiamo neppure dimenticare che gran parte delle istallazioni turistiche sono ubicate in regioni e Paesi il cui sviluppo soffre di notevoli carenze.

È proprio su questo incontro – su questo shock, come potremmo anche definirlo – che la Giornata del presente anno ci invita a riflettere. Infatti, definire il turismo come "elemento propulsore di lotta contro la povertà, per la creazione di impieghi e per l'armonia sociale" può sembrare a molti troppo utopico, se non chiaramente in contraddizione con ciò che si vive nella realtà.

Ma la Giornata non può essere solamente occasione per un bilancio, che alcuni riterranno positivo, mentre altri giudicheranno del tutto negativo. Al contrario, come ci invita il Santo Padre, l’importante è che sappiamo utilizzare le potenzialità reali del turismo nel contesto più ampio "dell’edificazione della civiltà dell’amore" (n. 1).

Per riuscirvi, il Santo Padre ci suggerisce una pista che, senza dubbio, si rivelerà straordinariamente feconda: ripensare il turismo "alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa" (n. 1). Si tratta, penso, di una chiamata a una considerazione sempre più integrale del fenomeno turistico, una considerazione centrata sulla persona di coloro che partecipano all’attività turistica, intesa, questa, come un’unità organica, un mondo di relazioni, senza ridurla ad essere servizio degli uni per il consumo degli altri. Invece, inteso e praticato come strumento comune al servizio e per il bene di tutti – per il bene comune – il turismo potrà essere anche propulsore di ciò che è ritenuto urgente per l’insieme dell’umanità: la lotta contro la povertà, la creazione di impieghi, l’armonia sociale.

Tre necessità, tre urgenze, tre condizioni essenziali, senza dubbio, per realizzare "la civiltà dell’amore". Tre obiettivi che sono nel cuore e nella speranza dell’intera umanità e che le Istituzioni Internazionali hanno proposto in vari programmi. Le Nazioni Unite, per esempio, conducono un programma fino all’anno 2015 per la riduzione a metà della povertà estrema nel mondo.

Come Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, posso rilevare la necessità di unire tutti gli sforzi per rispondere a queste grandi sfide. Davanti alla situazione nel mondo della mobilità umana, in cui incarniamo la sollecitudine pastorale del Santo Padre, (mi riferisco ai Settori dei migranti, rifugiati e nomadi, dell’aviazione civile, del mondo marittimo e della strada, nonché degli studenti esteri) oggi, più che mai, la Chiesa e ciascuno dei suoi membri, - come ci ricorda il Santo Padre nel suo Messaggio – devono sentirsi chiamati "a far sì che tutte le attività, compresa quella turistica, siano realizzazioni di quella nuova «fantasia della carità» che ci rende solidali" (n. 3).

Queste parole del Papa, per la celebrazione della Giornata Mondiale del Turismo, sono un invito pressante, affinché il turismo sia un’occasione di gesti concreti di aiuto e di solidarietà.

[01029-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI S.E. MONS. AGOSTINO MARCHETTO

"Nella vita dei nostri contemporanei il turismo è sempre più un momento rilevante che necessita di un’evangelizzazione specifica". Queste parole pronunciate da Sua Santità Giovanni Paolo II agli albori del suo Pontificato – era il novembre 1979 – confermano, a mio modo di vedere, la sollecitudine con cui il Papa ci invita, anno dopo anno, a celebrare la Giornata Mondiale del Turismo mediante una riflessione illuminata dalla nostra fede in Gesù Cristo, il Signore.

Nel sottolineare la necessità di una "evangelizzazione specifica", il Papa indica che il turismo, nel mondo contemporaneo, costituisce, certo, un ambito di attività economiche e sociali, ma, soprattutto, un ambito di relazioni umane, con caratteristiche e una dinamica proprie, tanto importanti e differenziate da esigere un annuncio del Vangelo in forme e contenuti adeguati. Questo è sicuramente un orientamento che da molto tempo guida l’azione pastorale della Chiesa, come dimostrano, senza dubbio, la promozione di strutture pastorali specifiche – in seno al nostro Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ad esempio – e l’attività pastorale delle Chiese Particolari, delle comunità cristiane e di molti operatori pastorali che lavorano nei centri turistici, negli alberghi, nelle scuole professionali del settore o nelle agenzie di viaggio.

Per sostenere questa azione evangelizzatrice riveste grande importanza quanto il Santo Padre segnala all’inizio del suo Messaggio – e che è già stato menzionato dal nostro Eccellentissimo Presidente –, e cioè considerare l’insieme del fenomeno turistico nella sua integralità come ambito da comprendere "alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa" (n. 1). Questa, come è stata definita da Giovanni Paolo II nell’Enciclica Sollicitudo rei socialis, è frutto "della sollecitudine sociale della Chiesa, finalizzata ad un autentico sviluppo dell’uomo e della società, che rispetti e promuova la persona umana in tutte le sue dimensioni" (Sollicitudo rei socialis, n. 1). Se volessimo, poi, identificare il punto fondamentale sul quale basare la nostra riflessione, lo potremmo individuare nelle seguenti parole della stessa Enciclica: "Quando siano disponibili risorse scientifiche e tecniche che, con le necessarie e concrete decisioni di ordine politico, devono contribuire finalmente a incamminare i popoli verso un vero sviluppo, il superamento dei maggiori ostacoli avverrà soltanto in forza di determinazioni essenzialmente morali" (Sollicitudo rei socialis, n. 35).

Da alcune decadi, ormai, il turismo costituisce un importante strumento di sviluppo. Il suo peso sull’economia di molti Stati è decisivo e possiamo segnalare, in particolare, il fatto che in oltre l’80% dei Paesi in via di sviluppo, l’attività turistica figura tra le prime 5 "esportazioni". Inoltre, come sottolineano gli esperti, si tratta di un’attività economica di accentuata adattabilità al luogo in cui si insedia, che crea posti di lavoro per un settore vasto e differenziato di popolazione, facilitando la partecipazione alla pianificazione e alla gestione, e questo detto solo per elencare alcune delle sue caratteristiche.

Il suo contributo allo sviluppo personale e sociale, d’altra parte, è evidente nei numerosi aspetti che le analisi di tipo antropologico, sociologico, culturale, e perfino di terapia sociale, hanno studiato. Questi giorni, alle porte delle vacanze, ci fanno più facilmente comprendere che il turismo è uno strumento prezioso per ottenere il necessario riposo e il recupero, non solo delle nostre forze fisiche, bensì, cosa più importante, "del giusto equilibrio interiore" (Giovanni Paolo II, Angelus, 23 agosto 2000).

Allo stesso tempo – e non ci sarà bisogno che mi dilunghi qui troppo – il turismo è molto spesso accompagnato da aspetti negativi, alcuni dei quali sono autentici "ostacoli maggiori", come quelli segnalati dal Santo Padre nell’Angelus sopra citato. Lo stesso Pontefice ne ha menzionati alcuni nei suoi Messaggi degli anni precedenti per questa stessa occasione, con parole contundenti ed esplicite. Egli, infatti, ha indicato che "è doveroso promuovere un’etica del turismo" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2001, n. 4).

È questa una condizione indispensabile, se vogliamo che il turismo ponga tutte le sue potenzialità al servizio della lotta contro la povertà, promuova la creazione di possibilità di lavoro degne e susciti l’armonia sociale tra le persone e i popoli. Tutti questi elementi sono ritenuti molto importanti dalla Dottrina Sociale della Chiesa.

"Non è possibile – attesta il Santo Padre – rimanere indifferenti e inerti dinanzi alla povertà e al sottosviluppo. Non ci si può rinchiudere nei propri interessi egoistici, abbandonando innumerevoli fratelli e sorelle nella miseria, e, cosa ancor più grave, lasciando che molti di loro vadano incontro a una morte inesorabile" (n. 2). Di fronte al dramma della povertà è necessario "far leva sulla capacità creativa e sulla generosità di cui l’umanità dispone", e pertanto anche su tutte le risorse che il turismo offre.

Una buona parte del compito, in questo campo, spetterà agli operatori turistici, a chi investe, alle Autorità politiche e alle agenzie di viaggio. Fortunatamente, la comunità internazionale, negli ultimi decenni, ha stabilito criteri da applicare con urgenza alle attività produttive. Su tali criteri sono anche stati progettati nuovi schemi di attività turistiche. Alcune delle "etichette" che sono state coniate – come ad esempio quelle di turismo ecologico, turismo sostenibile, turismo solidale e popolare – possono così incarnare veri programmi di aiuto efficace allo sviluppo.

In che modo può contribuire a tutto ciò il singolo turista? Come ha indicato il Santo Padre nei suoi Messaggi, e come è patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa, ogni turista è invitato, anzitutto, a "non cadere nella tentazione di fare del tempo libero un tempo di ‘riposo dei valori’" (Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2001, n. 4). Nelle sue parole di questo anno, poi, Giovanni Paolo II sottolinea ancora come il turismo possa essere un’occasione per conoscere più da vicino la situazione dei Paesi visitati, le necessità della gente del luogo, le risorse di cui dispongono e che occorre sviluppare (cfr n. 2).

In effetti, spesso, il desiderio di solidarietà naufraga in proposte troppo astratte, frutto della lontananza o delle immagini costruite "nel salotto" delle nostre case. Il viaggio, invece, realizzato con spirito aperto all’incontro con le persone, le culture, le diversità, dà un nome e un cognome alla gente con cui vogliamo entrare in contatto e colloca geograficamente e storicamente le necessità alla cui soluzione desideriamo dare il nostro contributo. Il viaggio, infine, dà un volto all’altro, aspetto questo importantissimo nelle relazioni umane.

Pertanto, come indica più avanti il Santo Padre, il turismo è, per il cristiano, un’occasione "per dedicarsi a una contemplazione più distesa del ‘volto di Cristo’ nel prossimo con cui viene a contatto" (n. 3). Una contemplazione che è, altresì, incentivo all’azione, concreta e generosa, innovatrice, espressione della "fantasia della carità", a cui il Papa ci ha animati nell’Enciclica programmatica per questo inizio di Millennio.

Anche questo deve far parte della "pastorale specifica" del turismo, che ho prima menzionato. A volte, anzi, deve essere l’urgenza prioritaria della pastorale attuale in questo settore della vita umana. Quindi la lotta alla povertà, l’incremento di possibilità lavorative che contribuiscano allo sviluppo delle persone, l’instaurazione dell’armonia sociale e il consolidamento della pace tra i popoli, sono compiti urgenti per l’intera umanità contemporanea. E la Chiesa, "madre e maestra", che vive, gioisce e soffre in carne propria la speranza di ogni uomo, è chiamata a rafforzare questa speranza, a darle un supplemento, a illuminarla con la promessa del Regno, a rallegrarla con la presenza vivificante e dinamica dello Spirito Santo.

In questa missione la Chiesa collabora di buon grado con tutte le Organizzazioni e Istituzioni che lavorano per il conseguimento di queste mete anelate dall’umanità, – la partecipazione alla Giornata Mondiale del Turismo manifesta chiaramente questa volontà – intendendo, con ciò, che presta un servizio ai fedeli e a tutti gli uomini, offrendo quello che è il suo tesoro più amato, "il tesoro dell’umanità, arricchito dall’ineffabile mistero della figliolanza divina" (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 18).

Vi ringrazio per la vostra attenzione.

[01030-01.01] [Testo originale: Italiano]