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PRESENTAZIONE DELL’ISTRUZIONE "RIPARTIRE DA CRISTO. UN RINNOVATO IMPEGNO DELLA VITA CONSACRATA NEL TERZO MILLENNIO", 14.06.2002


Pubblichiamo di seguito una presentazione dell’Istruzione della Congregazione per gli Istituti della vita consacrata e le società di vita apostolica "Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della vita consacrata nel terzo millennio" resa pubblica oggi:

Il Documento: "Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della vita consacrata nel terzo millennio" è un’Istruzione nata da un paziente lavoro che ha preso avvio al termine dell’anno giubilare.

La vita consacrata, all’inizio di questo millennio, sollecitata dalle indicazioni della lettera apostolica "Novo millennio ineunte", si è sentita chiamata ad "prendere il largo", Duc in altum, ad assumere fino in fondo, anche oggi, il suo ministero negli avamposti dell’evangelizzazione e della carità. I consacrati e le consacrate di tutto il mondo avevano accolto con gioia l'Esortazione Apostolica Post-sinodale, Vita consecrata. In essa hanno potuto contemplare la loro missione ad essere "memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo Incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli" (VC 22). Le celebrazioni del Grande Giubileo del 2000 li hanno profondamente coinvolti in un'intensa esperienza ecclesiale di responsabilità e di speranza; di conversione e di rinnovamento. In questo clima spirituale l'invito che il Santo Padre ha rivolto a tutti: mettere la santità al centro della vita e della programmazione pastorale della Chiesa, li ha trovati particolarmente attenti e disponibili.

La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, sollecitata dalla forza spirituale delle parole del Santo Padre, ha celebrato la sua Plenaria, dal 25 al 28 settembre 2001. A cinque anni dalla pubblicazione di Vita consecrata ha sentito il bisogno non solo di fare un primo bilancio circa l’incidenza di questo documento nella vita consacrata, ma anche di dare nuovo slancio al cammino di rinnovamento. Nella preparazione della Plenaria si sono posti in evidenza i tanti punti in comune tra l’esortazione apostolica e il luminoso programma pastorale che il Santo Padre ha offerto a tutta la Chiesa con la lettera apostolica Novo millennio ineunte.

Percorriamo ora insieme i punti più stimolanti del nuovo Documento.

Introduzione (nn 1-4)

L’Istruzione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica è anzitutto un invito alle persone consacrate ad entrare, con la ricchezza dei doni carismatici e apostolici che caratterizza la loro presenza nella Chiesa, dentro il risveglio pastorale e spirituale promosso dalle celebrazioni del Grande Giubileo e rilanciato dal Santo Padre nella Novo millennio ineunte.

Già l’Esortazione Apostolica Vita consecrata aveva illuminato di nuova luce la teologia della sequela e della consacrazione, della vita fraterna in comunità e della missione, attingendo al Mistero Trinitario e ad una rinnovata ecclesiologia di comunione. Quest’istruzione vuol essere un aiuto ed un incoraggiamento per rendere sempre più fedele la particolare vocazione delle persone consacrate e sostenere le loro coraggiose scelte di testimonianza evangelica.

Nel documento il nucleo fondamentale: la necessità di una forte vita spirituale per una rinnovata qualità della vita consacrata, appare con chiarezza. Attorno a questo valore tutto è armonicamente sviluppato. Gli interrogativi e le aspirazioni che le persone consacrate avvertono nelle diverse parti del mondo, sono messe in evidenza e trovano percorsi di possibili risposte. Nell’insieme possiamo affermare che l’Istruzione è un quadro della situazione attuale della vita consacrata e del cammino di rinnovamento che essa sta realizzando nelle proprie comunità, guidata dagli orientamenti del recente giubileo.

Il documento si rivolge a tutti i consacrati e le consacrate che vivono la loro donazione secondo le diverse forme e modi di vita scelti e nelle diverse situazioni d’età e di salute in cui si trovano.

La vita consacrata: presenza della carità di Cristo in mezzo all’umanità

La prima parte (nn. 5-10) è un canto di lode a Dio per i doni di grazia che Egli ha fatto e continua a fare alla sua Chiesa attraverso questa particolare forma di sequela di Cristo. La gratitudine è anche verso tutte le varie forme di vita consacrata che lungo i secoli sono state e continuano ad essere quasi un Vangelo dispiegato sui sentieri della storia per mantenere viva e mostrare la straordinaria grandezza dell’amore di Cristo. È innegabile che la vita consacrata ha avuto un ruolo fondamentale nel servizio all’annuncio del Vangelo e alla crescita di tutto il popolo di Dio.

Il tema della santità, rilanciato dal Santo Padre, coinvolge direttamente la vita consacrata. Con la sua "speciale consacrazione", infatti, non solo condivide la comune vocazione alla santità di tutto il popolo di Dio, ma offre ad esso quella testimonianza profetica che poggia sull’affermazione del primato di Dio e dei beni futuri, quale traspare dalla sequela e dall’imitazione di Cristo, casto, povero e obbediente.

Particolare ammirazione suscita la multiforme attività missionaria delle persone consacrate. È degno di profonda riconoscenza il loro servizio apostolico, specialmente quello delle religiose, svolto con la generosità e la particolare ricchezza insita nel genio femminile. Esse sono efficacemente presenti là dove c’è bisogno di educazione, di formazione culturale e spirituale, dove nuove e vecchie povertà continuano a segnare la vita dell’umanità. L’evangelizzazione è offerta con tutti i mezzi che possono renderla più vicina alla cultura dei singoli popoli, anche con quelli della moderna comunicazione sociale. Nulla ferma nel suo dono la persona consacrata, neppure le difficili situazioni che domandano, a volte, "l’estrema prova di amore in genuina fedeltà al Regno" (n. 9).

Anche la vita claustrale è stata presa in considerazione. Essa si colloca nel cuore della Chiesa. Le monache con la loro vita "nascosta con Cristo in Dio"(Col 3,3) diventano "anima e fermento delle iniziative apostoliche, lasciandone la partecipazione attiva a coloro ai quali compete per vocazione" (Verbi sponsa n. 7).

La forza dello Spirito continua a guidare il dinamismo della vita consacrata e, anche in un tempo di crisi, assistiamo alla fioritura di nuovi Istituti, mentre quelli di antica tradizione si rinnovano con coraggio.

Infine il Documento sottolinea come l’immagine della Vergine Madre del Signore continua ad essere il modello vivo che orienta tutta la vita delle persone consacrate e il loro modo di servire l’umanità.

Il coraggio di affrontare le prove e le sfide

Dopo la lode al Signore e il grazie per le meraviglie che le persone consacrate hanno compiuto e continuano a compiere nella Chiesa, la seconda parte (nn 11-19) guarda con realismo alla situazione in cui esse oggi vivono ed operano e prende in considerazione le difficoltà più significative che devono affrontare.

L’Istruzione non ignora le prove, le sfide e le purificazioni a cui oggi è sottoposta la vita consacrata. La complessa conduzione delle opere, pur richiesta dalle nuove esigenze sociali e dalle normative degli Stati, insieme alla tentazione dell’efficientismo e dell’attivismo, rischiano di offuscare l’originalità evangelica e di indebolire le motivazioni spirituali della sua vita. L’individualismo dominante nella cultura odierna può intaccare profondamente la comunione delle fraternità. A queste difficoltà si aggiungono la diminuzione e l’invecchiamento dei membri in alcune nazioni e la necessità di risignificare la presenza della vita consacrata nella Chiesa di fronte al nuovo protagonismo dei laici e anche per la scarsa considerazione riservata in alcuni ambienti al significato ecclesiale dei religiosi e delle religiose.

La potenza dello Spirito, però, agisce anche dentro le difficoltà e le prove e guida verso nuove stagioni di vita evangelica, percorrendo cammini di purificazione e di rinnovamento. I momenti di crisi, infatti, sono per la vita consacrata "un segno provvidenziale che invita a recuperare il proprio compito essenziale di lievito, di fermento, di segno e di profezia" (n. 13).

Queste realtà esistenziali sono sfide che chiedono di essere affrontate con una nuova qualità della vita consacrata. Una qualità che va conquistata attraverso un cammino di formazione che coinvolga, ai vari livelli, i Superiori, le comunità o fraternità e i singoli consacrati e consacrate.

In primo luogo il Documento prende in considerazione la responsabilità dei Superiori e delle Superiore ed offre loro un itinerario per giungere ad orientamenti condivisi che valorizzano la vita fraterna delle comunità, e li sollecita ad assumere quelle decisioni coraggiose che valorizzano la responsabilità di governo.

In secondo luogo è indicata la via di un serio e forte impegno nella formazione permanente, della quale tanto si parla, ma che è ora di affrontare con decisione e metodo. Ogni Istituto di vita consacrata è chiamato a far brillare nei suoi membri lo splendore del volto di Cristo crocifisso e risorto. I consacrati e le consacrate, pur nella fragilità umana di persone e strutture, devono riscoprire quel gioioso entusiasmo per la qualità evangelica della loro missione che li rende capaci di attrarre a sé nuove vocazioni e di dare nuovo vigore e chiarezza di orizzonti alla prima formazione.

Nasce da questa convinzione la scelta di trattare della formazione permanente prima dell’animazione vocazionale e della prima formazione. Queste ultime, infatti, per essere ben comprese dalle giovani generazioni, hanno bisogno della testimonianza che le persone consacrate, già di voti perpetui, vivono a livello personale e comunitario, grazie al sostegno di una illuminata formazione permanente.

L’accompagnamento vocazionale e la prima formazione, poi, vanno affrontati con un discernimento sereno, libero dalle tentazioni del numero o dell’efficienza. Gli animatori vocazionali e i formatori dovranno essere attenti a verificare, alla luce della fede e delle possibili controindicazioni, l’autenticità della vocazione e la rettitudine delle intenzioni di quanti desiderano percorrere la via della santità nella vita consacrata.

I percorsi formativi offerti a tutti i consacrati e consacrate dovranno affrontare con coraggiosa speranza e sano realismo le sfide impegnative che provengono dai valori che dominano la cultura globalizzata dei nostri giorni, unitamente all’interculturalità, alle differenze di età e alla diversa progettualità che caratterizzano sempre di più gli Istituti di vita consacrata.

I problemi di ristrutturazione di opere e comunità, che molte volte rendono difficile il cammino di rinnovamento spirituale e apostolico, potranno trovare vie risolutive attraverso la creatività dello Spirito, l’oculatezza dei Superiori, il dialogo fraterno tra i membri dell’Istituto e tra Istituti con opere analoghe e con i responsabili delle chiese particolari.

La vita spirituale al primo posto

Nella terza parte (nn. 20-32) , la più lunga e corposa, vengono offerte indicazioni concrete per attuare una autentica formazione permanente, per superare le prove e vincere le sfide messe in luce. Il Documento invita a seguire la via maestra indicata dal Santo Padre nella Novo millennio ineunte: ripartire dalla contemplazione del volto di Cristo" e da una "profonda spiritualità di comunione". È attorno a questi due nuclei principali che viene svolta tutta la terza parte.

Anzitutto "Ripartire da Cristo", cioè verificare che tutta la vita e le opere delle persone consacrate e dei loro Istituti abbiano Cristo al centro e tutto parta da Lui e a Lui conduca. Mettere Cristo al centro garantirà una rinnovata armonia di vita e di apostolato a tutta la vita consacrata e mostrerà con chiarezza come essa si colloca strettamente nel cuore della vita e della santità della Chiesa.

Nella docilità allo Spirito e nella costante ricerca del volto di Cristo, la vita consacrata si aprirà ad un cammino spirituale più ecclesiale e comunitario, più esigente e maturo, più aperto a diventare pedagogia e pastorale della santità. La contemplazione del volto del Signore, eredità del Grande Giubileo (cfr NMI 15), diventa, in particolare per le persone consacrate, ricerca dei volti nei quali Gesù ha voluto identificarsi: nella chiesa, nella comunità, in ogni persona, particolarmente nei piccoli, nei poveri, in chi soffre, in chi è nel bisogno, negli avvenimenti lieti e tristi.

Il Documento si sofferma quindi su "alcuni luoghi privilegiati in cui si può contemplare il volto di Cristo" e "sui percorsi di una spiritualità vissuta" (n. 23) dove, nel contatto con le sorgenti della propria specifica vocazione, si rinnova l’impegno della vita nello Spirito.

La Parola di Dio, "prima sorgente di ogni spiritualità" (VC 94), è l’alimento al quale il cammino quotidiano di preghiera e di vita apostolica attinge forza ed ispirazione. La preghiera e la contemplazione sono il luogo dove la Parola di Dio viene ascoltata ed accolta, dove ogni vocazione costantemente matura. Qui la vita interiore si fa rapporto di amicizia con Gesù e viene illuminata costantemente dalla comunione con Lui e con i fratelli. La lode del Signore, corale o personale, risuona nel cuore e solca la vita dei consacrati e delle consacrate, perché i semi fecondi della Parola di Dio possano portare frutti abbondanti di santità, di comunione fraterna e di servizio all’evangelizzazione del mondo.

Ripartire da Cristo significa guardare a Gesù Eucaristia: Lui celebrato, Lui accolto nel cuore, Lui testimoniato nella vita. L’intimità con Gesù, l’immedesimazione in Lui, la totale conformazione a Lui a cui i consacrati sono chiamati, si realizza a partire dal Sacrificio Eucaristico. Qui si impara ad amare e perdonare, qui la vita fraterna mostra la sua qualità di frutto e segno dell’amore del Padre ricevuto in Cristo e scambiato tra i fratelli, qui il servizio apostolico impara la condizione indispensabile della sua efficacia: il "dare la vita". "Dall’Eucaristia nasce, infatti, quella spiritualità di comunione così necessaria per stabilire il dialogo della carità di cui il mondo oggi ha bisogno" (n. 26).

Insieme all’Eucaristia la vita consacrata ha un altro luogo privilegiato di contemplazione del volto del Signore: il Crocifisso, il "volto nella prova". È questo, infatti, il libro in cui s’impara cos’è l’amore e come vanno amati Dio e i fratelli. In questa luce si riconosce "che il peccato è ancora radicalmente presente nel cuore e nella vita di tutti" e che "anche oggi c’è bisogno di riproporre con forza questo mistero di riconciliazione" (n. 27), che ha nel sacramento della Penitenza il suo culmine.

La contemplazione del volto sofferente di Cristo conduce la vita consacrata a scoprirlo là dove Egli continua a manifestarsi: "nelle nuove povertà materiali, morali e spirituali che la società contemporanea produce" (n. 27). Su questa via le persone consacrate camminano per configurarsi a Cristo. La storia della vita consacrata ha espresso questa configurazione a Cristo in molte forme ascetiche che hanno costituito e tuttora costituiscono un potente aiuto per il cammino di santità di tutto il popolo di Dio.

Quando la Parola di Dio, la Preghiera e l’Eucaristia sono il motore della vita consacrata, la spiritualità che si sviluppa tende ad essere naturalmente una spiritualità di comunione. E "la spiritualità di comunione si prospetta come il clima spirituale della Chiesa all’inizio del terzo millennio" (n. 28). Su questo punto si apre un ministero pedagogico tutto particolare per la vita consacrata. Essa con la varietà dei suoi carismi e delle sue istituzioni che operano in sinergia nella Chiesa e con la società e, specialmente, con le sue comunità multiculturali e internazionali, offre all’umanità esperienze preziose di dialogo, di collaborazione e di comunione.

Attraverso la sottolineatura dell’importanza della spiritualità di comunione il Documento chiede alle persone consacrate l’impegno per nuove e più coraggiose relazioni. Il rapporto di conoscenza e di collaborazione tra gli Istituti nei campi della formazione e dei servizi pastorali evita concorrenze e apre più ampi spazi di intervento. Le relazioni con i nuovi movimenti e associazioni ecclesiali, fatto con chiarezza di identità e di ruoli, apre ad un prezioso scambio di esperienze spirituali e di entusiasmo apostolico. La partecipazione dei laici alla spiritualità e agli ideali carismatici degli Istituti può giungere anche alla collaborazione e alla gestione comune delle opere. Il "rapporto affettivo ed effettivo con i Pastori" crea un clima di fiduciosa attenzione e avvia iniziative per "una sempre maggiore conoscenza e stima reciproca" (n. 32).

Testimoni dell’amore

Tutta l’azione apostolica della vita consacrata si qualifica quale "evangelizzazione compiuta attraverso l’amore" ed ha nella testimonianza il più efficace strumento di comunicazione. La quarta parte (nn. 33-46) è un invito a tutte le persone consacrate affinché percorrano fino in fondo questa via della spiritualità e della comunione nel rinnovamento della vita e delle opere.

Punto di partenza è il fatto che "la vita di comunione rappresenta il primo annuncio della vita consacrata" (n. 33). Infatti "quando si riparte da Cristo la spiritualità di comunione diventa una solida e robusta spiritualità dell’azione dei discepoli ed apostoli del suo Regno" (n. 34); quando si parte dalla contemplazione del volto di Cristo non si può non vederlo in coloro nel quale Egli ha voluto identificarsi. La missione dei consacrati e delle consacrate, "nelle sue forme antiche e nuove" si qualifica come "servizio alla dignità della persona in una società disumanizzata, perché la prima e più grave povertà del nostro tempo è il calpestare con indifferenza i diritti della persona umana. Con il dinamismo della carità, del perdono e della riconciliazione, i consacrati si adoperano per costruire nella giustizia un mondo che offra nuove e migliori possibilità alla vita e lo sviluppo delle persone", disposti anche "a pagare il prezzo della persecuzione" (n. 35).

Il campo di lavoro delle persone consacrate è grande quanto il mondo, ma nel loro impegno esse devono imparare ad armonizzare il respiro universale della loro vocazione con l’inserimento concreto in un contesto e in una Chiesa particolare specifica. Qui, con un’autentica spiritualità di comunione, esse sono chiamate ad essere "segno efficace e forza persuasiva che conduce a credere in Cristo" (n. 33). La prima opera apostolica di ogni forma di vita consacrata, infatti, resta sempre l’essere prima di tutto "epifania dell’amore di Dio"(VC III).

In questa prospettiva gli Istituti sono chiamati a "riflettere sui propri carismi e sulle proprie tradizioni, per metterli anche al servizio delle nuove frontiere dell’evangelizzazione". "Oggi si riscontra una maggiore libertà nell’esercizio dell’apostolato, un’irradiazione più consapevole, una solidarietà che si esprime col saper stare dalla parte della gente, assumendone i problemi per rispondere, quindi, con una forte attenzione ai segni dei tempi e alle loro esigenze" (n. 36).

Gli ambiti che il Documento invita a guardare con maggiore interesse sono quelli dell’annuncio del Vangelo, del servire la vita e della diffusione della verità. Sono quelli nei quali oggi si avverte maggiormente l’esigenza della testimonianza dell’amore totale di Cristo, portata con un’umile, ma forte radicalità e accompagnata da una feconda fantasia della carità.

Particolare attenzione è riservata nel Documento alla necessità che le persone consacrate siano in prima linea nel dialogo con tutti: con i fratelli separati, con quelli di altre religioni e con quanti non professano particolari confessioni religiose. L’atteggiamento richiesto è "di andare al dialogo intimamente disposti a ricevere, poiché, tra le risorse e i limiti di ogni cultura, i consacrati possono cogliere i semi del Verbo e incontrare valori preziosi per la propria vita e missione" (n. 44). È importante però avere consapevolezza che questi incontri sono "occasione di annuncio gioioso del dono che è per tutti e che va proposto a tutti, pur con il più grande rispetto della libertà di ciascuno: il dono della rivelazione del Dio-Amore che « ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito » (Gv 3, 16)" (n. 44).

Il numero 45, con sottolineature precise, invita a farsi carico della situazione di malessere che, a livello universale, di popoli e di singole persone, è presente nel mondo. "L'ingordigia dei beni, la bramosia del piacere, l'idolatria del potere, cioè la triplice concupiscenza che segna la storia ed è all'origine anche dei mali attuali può essere vinta solo se si riscoprono i valori evangelici della povertà, della castità e del servizio".

L’Istruzione con queste indicazioni, non esaustive ma certamente puntuali, invita i consacrati e le consacrate ad alzare gli occhi dalle loro difficoltà, dalle prove e dai problemi quotidiani per ritrovare il coraggio di fidarsi soltanto di Dio e di abbandonarsi alla sua carità per un avvio del nuovo millennio segnato dalla speranza nella forza dello Spirito e dalla presenza viva della carità di Cristo in mezzo gli uomini.

Il Documento si conclude con un invito a guardare con speranza ed esigente amore ai giovani religiosi. La vita consacrata ha "veramente bisogno di giovani coraggiosi che, lasciandosi configurare dal Padre con la forza dello Spirito e diventando persone cristiformi, offrano a tutti una limpida e gioiosa testimonianza della loro specifica accoglienza del mistero di Cristo e della peculiare spiritualità del proprio Istituto" (n. 46).

P. Eusebio Hernández Sola

[00987-01.02] [Testo originale: Italiano]