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EREZIONE DI DIOCESI E DI PROVINCIA ECCLESIASTICA NELLA FEDERAZIONE RUSSA: COMMENTO, 11.02.2002


EREZIONE DI DIOCESI E DI PROVINCIA ECCLESIASTICA NELLA FEDERAZIONE RUSSA: COMMENTO

Il rimprovero che con insistenza alcuni muovono alla Chiesa cattolica è di aver "invaso" il territorio russo, da essi ritenuto "ortodosso". In realtà, tale fenomeno cominciò nei secoli scorsi e non certo per volontà della Chiesa cattolica. Al contrario, fu un evento assai doloroso, perché le deportazioni programmate prima dagli Zar e poi da Stalin colpirono fedeli di obbedienza cattolica provenienti da nazioni europee, obbligandoli a disperdersi in tutto l’immenso territorio russo.

Per una prima rassegna documentata e dettagliata di tale "invasione" cattolica in Russia, basta consultare l’annuario dell’arcidiocesi di Mohilev del 1858, nel quale, tra l’altro, figura la seguente clausola: "Si può stampare con l’obbligo di presentare al Comitato di censura un numero di esemplari previsti dalla legge".

Secondo il summenzionato annuario, risulta che nel 1858 sul territorio dell’odierna Repubblica russa erano presenti 112.799 fedeli cattolici, appartenenti all’arcidiocesi di Mohilev, con 21 parrocchie nel versante europeo ed una decina in quello asiatico.

Il 3 dicembre 1773, l’Imperatrice Caterina II aveva istituito, con decreto e senza previo accordo con la Santa Sede, l’"episcopato bielorusso", avente sede a Mohilev.

In seguito, e anticipando la decisione della Santa Sede, Caterina II, con decreto del 28 gennaio 1782, soppresse l’ "episcopato bielorusso", creando al suo posto l’arcivescovado di Mohilev, destinato a comprendere nei suoi confini tutto l’impero russo. Stabiliti rapporti diplomatici con la Russia zarista, Papa Pio VI, con la Bolla Onerose pastoralis del 15 aprile 1783, autorizzò il Nunzio in Polonia, Mons. Giovanni Archetti, a procedere all’erezione canonica dell’arcivescovado di Mohilev. Il Nunzio portò a termine l’incarico, e con il documento Pastoralis sollicitudo, del 21 dicembre 1783, eresse l’arcidiocesi di Mohilev, la quale divenne così la più grande circoscrizione ecclesiastica del mondo, coincidendo con i confini dell’impero russo e comprendendone tutti i governatorati, anche quelli della parte orientale.

Occorre tener presente che l’ortodossia era comunemente ritenuta la religione tradizionale dei russi e, di conseguenza, la Chiesa ortodossa, dal momento della creazione del Santo Sinodo in luogo del soppresso Patriarcato di Mosca nel 1720, era considerata Chiesa di Stato.

Il potere civile e soprattutto lo Zar, per via della "statalizzazione" della Chiesa, definivano i rapporti fra la Chiesa ortodossa e quella cattolica. Fu infatti con il Decreto di Tolleranza di Nicola II, del 28 aprile 1905, che vennero posti i criteri di base per regolamentare i rapporti reciproci fra le due Chiese nell’impero russo. Tuttavia, il periodo di tolleranza durò troppo poco perché si potesse elaborare una piattaforma di collaborazione.

L’aumento numerico dei fedeli cattolici nell’impero russo va ascritto a vari fattori, fra i quali: l’occupazione russa dei grandi territori dello Stato polacco-lituano, come conseguenza delle tre spartizioni di quel Paese; l’arrivo dei coloni tedeschi; le deportazioni in massa dei cattolici dal regno di Polonia nei territori dell’impero russo; l’emigrazione in Russia di polacchi e lituani a causa della disoccupazione. Anche nei territori della Siberia, l’arrivo dei cattolici ebbe i suoi fattori determinanti nella colonizzazione tedesca e nelle deportazioni di massa, per la maggior parte di polacchi.

In questo modo il cattolicesimo si andò diffondendo nei territori prima dell’impero zarista e poi di quello sovietico.

Nell’anno 1915, si registravano nella parte europea dell’odierna Russia più di 80 parrocchie con quasi 220.000 fedeli cattolici, e nella parte siberiana oltre 40 parrocchie con quasi 140.000 fedeli. Da queste cifre è esclusa la diocesi di Tiraspol, con sede a Saratov, perché ad essa appartenevano i territori del Volga (Povolze) e dell’Ucraina del sud e perciò é difficile distinguere i dati statistici relativi alla Russia da quelli concernenti l’Ucraina.

Agli inizi degli anni venti, e già dopo le prime vittime del regime bolscevico, l’amministrazione della Chiesa cattolica nell’odierna Russia si presentava così configurata:

1. l’arcidiocesi di Mohilev si estendeva su tutto il territorio della Russia europea e della Bielorussia orientale;

2. alla diocesi di Tiraspol, con sede a Saratov, appartenevano i territori del Volga (Povolze) e dell’Ucraina del sud;

3. la diocesi di Vladivostok, istituita il 2 febbraio 1923, si estendeva sul territorio della Siberia centrale e dell’Estremo Oriente;

4. il vicariato apostolico della Siberia, eretto il 1E dicembre 1921, abbracciava le regioni di Irkutsk, Tomsk e Omsk .

Tutto sommato si può dire che agli inizi degli anni venti del secolo scorso sul territorio della Russia vi erano circa 1.650.000 cattolici, serviti da 580 parrocchie o chiese, con 397 sacerdoti.

Fino agli anni cinquanta il numero dei cattolici aumentò in modo significativo, perché milioni di persone furono obbligate, con la violenza e il terrore, a trasferirsi nei territori della Siberia e del Kazkhstan, e in seguito a tali deportazioni si formarono grandi agglomerati di cattolici anche in Siberia.

E’ tuttora difficile, allo stato attuale delle cose, definire il numero esatto dei cattolici presenti nel territorio della Federazione russa. Si può asserire, non lontani dalla verità, che attualmente in tutta la Federazione russa il numero dei cattolici si aggira attorno al 1.300.000.

Con l’elevazione delle attuali quattro amministrazioni apostoliche a diocesi e la creazione della sede metropolitana nella Federazione russa, Sua Santità Giovanni Paolo II vuole rispondere concretamente alla sollecitudine pastorale nei confronti di quanti hanno liberamente scelto e riconosciuto nella Chiesa cattolica la propria "casa" o "famiglia". Non si tratta propriamente di introdurre nuove strutture ecclesiastiche in quei territori, quanto piuttosto di ripristinare quelle già preesistenti, aggiornandole alla presente situazione.

L’attuale incremento del numero dei cattolici nella Federazione russa non avviene certo con il passaggio alla Chiesa cattolica dei fedeli ortodossi. I nuovi cattolici provengono piuttosto da ambienti abitualmente lontani da ogni religione. Essi, venuti a contatto con la Chiesa cattolica, chiedono di essere battezzati e di farne parte. Ciò è sufficiente a scartare ogni ipotesi o accusa di proselitismo che non di rado vengono formulate con certa approssimazione, evidentemente in base ad una inappropriata o parziale lettura dei fatti. Non si può, poi, accettare l’equiparazione che alcuni fanno tra il fenomeno del proselitismo e l’obbligo missionario della Chiesa. I discepoli di Cristo non possono dimenticare il comando del Signore agli Apostoli: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo, facendo discepole tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).

Occorre anche rilevare che negli ambiti religiosi e culturali dell’ortodossia, non pochi ritengono che la Russia può trarre beneficio dalla presenza sul suo territorio di comunità cattoliche numericamente modeste, ma religiosamente motivate. Esse in nessun modo intendono né sarebbero in grado di sconvolgere l’identità culturale di un Paese che tradizionalmente è considerato ortodosso.

Storicamente è accaduto che sul territorio di cui stiamo parlando si sia abbattuta a varie riprese la gelida tormenta della persecuzione religiosa. La rinascita ecclesiale seguita alla caduta di un ordinamento statale contrario alla dignità e alla libertà dell’uomo è un’impresa che richiede unità di intenti per portare la parola di vita e i doni di grazia a quanti non conoscono Cristo e il Vangelo, nella comunione che sgorga dall’unico battesimo.

La Russia è firmataria di Convenzioni internazionali che prevedono, tra l’altro, il diritto di libertà di coscienza e di religione, attribuendolo non ai territori, ma alla persona umana. Per l’ordinamento giuridico internazionale, infatti, sono la singola persona umana e le comunità dei credenti i titolari di tale diritto e non piuttosto i territori o le nazioni. Anche in questo senso e fedele all’insegnamento del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica rispetta l’iniziativa della Chiesa ortodossa di erigere quelle strutture di governo pastorale che essa ritiene necessarie per assicurare l’assistenza religiosa ai propri fedeli sparsi in tutto il mondo, fuori dal territorio della Federazione russa. Allo stesso modo, essa chiede il medesimo rispetto allorché si tratta di organizzare una adeguata assistenza religiosa per i propri fedeli che pur discendendo, in gran parte, da progenitori di nazionalità diversa, sono cittadini russi a tutti gli effetti e in genere non parlano che il russo.

[00228-01.02] [Testo originale: Italiano]