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CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 7 SERVI DI DIO, 07.10.2001


Alle ore 10.00 di questa mattina - XXVII Domenica del tempo per annum - il Santo Padre Giovanni Paolo II presiede, sul sagrato della Basilica Vaticana, la Celebrazione Eucaristica nel corso della quale proclama Beati i Servi di Dio: Ignazio Maloyan (1869-1915), Vescovo, martire; Nikolaus Gross (1898-1945), padre di famiglia, martire; Alfonso Maria Fusco (1839-1910), presbitero, fondatore della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista; Tommaso Maria Fusco (1831-1891), presbitero, fondatore dell’Istituto delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue; Émilie Tavernier Gamelin (1800-1851), religiosa, fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Montréal; Eugenia Picco (1867-1921), vergine, della Congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria; Maria Euthymia Üffing (1914-1955), vergine, della Congregazione delle Barmherzige Schwestern.
Al solenne rito di beatificazione è presente una Delegazione della Chiesa Apostolica Armena: S.E. Michael Ajapahyan, Vescovo di Gyumri, Rappresentante di S.S. Karekin II, Catholicos e Patriarca di tutti gli Armeni.
Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

OMELIA DEL SANTO PADRE

1. "Il giusto vivrà per la sua fede" (Ab 2, 4): con queste parole piene di fiducia e di speranza il profeta Abacuc si rivolge al popolo d'Israele in un momento particolarmente travagliato della sua storia. Rilette dall'apostolo Paolo alla luce del mistero di Cristo, queste stesse parole sono utilizzate per esprimere un principio universale: è con la fede che l'uomo si apre alla salvezza che gli viene da Dio.
Oggi abbiamo la gioia di contemplare questo grande mistero di salvezza attualizzato nei nuovi Beati. Sono essi i giusti che per la loro fede vivono accanto a Dio in eterno: Ignazio Maloyan, Vescovo e martire; Nikolaus Gross, padre di famiglia e martire; Alfonso Maria Fusco, presbitero; Tommaso Maria Fusco, presbitero; Émilie Tavernier Gamelin, religiosa; Eugenia Picco, vergine; Maria Euthymia Üffing, vergine.
Questi nostri illustri fratelli, ora elevati alla gloria degli altari, hanno saputo tradurre la loro indomita fede in Cristo in una straordinaria esperienza di amore verso Dio e di servizio verso il prossimo.

2. Mgr Ignace Maloyan, mort martyr à l’âge de 46 ans, nous rappelle le combat spirituel de tout chrétien, dont la foi est exposée aux attaques du mal. C’est dans l’Eucharistie qu’il puisait, jour après jour, la force nécessaire pour accomplir avec générosité et passion son ministère de prêtre, se consacrant à la prédication, à la pastorale des sacrements et au service des plus pauvres. Tout au long de son existence, il a vécu pleinement la parole de saint Paul: "Ce n’est pas un esprit de peur que Dieu nous a donné, mais un esprit de force, d’amour et de raison" (2 Tm 1, 14.7). Devant les dangers de la persécution, le bienheureux Ignace n’accepta aucun compromis, déclarant à ceux qui faisaient pression sur lui: "À Dieu ne plaise que je renie Jésus mon Sauveur. Verser mon sang en faveur de ma foi est le plus vif désir de mon cœur!". Que son exemple éclaire aujourd’hui tous ceux qui veulent être de vrais témoins de l’Évangile, pour la gloire de Dieu et pour le salut de leurs frères!

3. Dans sa vie de mère de famille et de religieuse fondatrice des Sœurs de la Providence, Émilie Tavernier Gamelin a été le modèle d’un courageux abandon à la Providence. Son attention aux personnes et aux situations la conduisit à inventer des formes nouvelles de charité. Elle avait un cœur ouvert à toute détresse, servant spécialement les pauvres et les petits, qu’elle désirait traiter comme des rois. Considérant qu’elle avait tout reçu du Seigneur, elle donnait sans compter. Tel était le secret de sa joie profonde, même dans l’adversité. Dans un esprit de totale confiance en Dieu et avec un sens aiguisé de l’obéissance, tel le "serviteur quelconque" de l'Évangile, elle accomplit son devoir d’état comme un commandement divin, voulant faire en tout la volonté du Seigneur. Que la nouvelle Bienheureuse soit un modèle de contemplation et d’action pour les Sœurs de son Institut et pour les personnes qui travaillent avec elles!

4. Die beiden neuen Seligen aus Deutschland führen uns in eine dunkle Zeit des 20. Jahrhunderts. Unser Blick richtet sich auf den seligen Nikolaus Groß, den Journalisten und Familienvater. Mit Scharfsinn erkannte er, daß sich die nationalsozialistische Ideologie nicht mit dem christlichen Glauben verbinden läßt. Mutig griff er zur Feder, um ein Plädoyer für die Würde des Menschen abzulegen. Nikolaus Groß hat seine Frau und Kinder sehr geliebt. Aber nicht einmal das innige Band zu seiner eigenen Familie erlaubte es ihm, sich vom Bekenntnis zu Christus und seiner Kirche zurückzuziehen. Ihm war klar: "Wenn wir heute nicht unser Leben einsetzen, wie wollen wir dann vor Gott und unserem Volk einmal bestehen". Für diese Überzeugung mußte er an den Galgen, doch dafür öffnete sich ihm der Himmel. Im seligen Märtyrer Nikolaus Groß verwirklicht sich, was der Prophet vorausgesagt hat: "Der Gerechte bleibt wegen seiner Treue am Leben" (Hab 2,4).

5. Ein Zeugnis ganz anderer Art hat die selige Schwester Euthymia abgelegt. Unermüdlich hat sich die Clemens-Schwester in der Pflege der Kranken, besonders der Kriegsgefangenen und Fremdarbeiter, eingesetzt. Daher nannte man sie auch "Mama Euthymia". Nach dem Krieg mußte sie von der Krankenpflege in die Wäscherei wechseln. Sie hätte viel lieber Menschen als Maschinen bedient. Trotzdem blieb sie die einfühlsame Schwester, die für jeden ein freundliches Lächeln und ein gutes Wort hatte. Ihr Vorsatz lautete: "Der Herr soll mich brauchen, ein Sonnenstrahl zu sein, der alle Tage leuchtet". Die Ordensfrau lebte nach dem Motto: Was immer wir tun, wir sind nur "unwürdige Diener. Wir haben nur unsere Schuldigkeit getan" (Lk 17, 10). In der Treue im Kleinen liegt ihre Größe.

6. "Se aveste fede quanto un granellino di senapa...", esclama Gesù conversando con i discepoli (Lc 17,6).
Fu una fede genuina e tenace a guidare la vita e l'opera del beato don Alfonso Maria Fusco, fondatore delle Suore di San Giovanni Battista. Da quando era ragazzo, il Signore gli aveva posto nel cuore il desiderio appassionato di dedicare la vita al servizio dei più poveri, specialmente dei bambini e dei giovani, che incontrava numerosi nella sua città natale di Angri, in Campania. Per questo intraprese il cammino del Sacerdozio e divenne, in un certo senso, "il Don Bosco del Sud". Fin dall'inizio volle coinvolgere nella sua opera alcune giovani che ne condividevano l'ideale, proponendo loro come motto le parole di san Giovanni Battista: "Parate viam Domini", "Preparate la via del Signore" (Lc 3,4). Confidando nella divina Provvidenza, il beato Alfonso Maria e le Suore Battistine hanno realizzato un'opera ben superiore alle loro stesse aspettative. Da una semplice casa di accoglienza è sorto un Istituto che oggi è presente in sedici Paesi e quattro continenti, accanto ai "piccoli" e agli "ultimi".

7. La singolare vitalità della fede, attestata dal Vangelo odierno, emerge anche nella vita e nell'attività di don Tommaso Maria Fusco, fondatore dell'Istituto delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue. In virtù della fede egli seppe vivere, nel mondo, la realtà del Regno di Dio in modo del tutto speciale. Tra le sue giaculatorie, una ve n'era a lui particolarmente cara: "Credo in te, mio Dio; aumenta la mia fede". E' proprio questa la domanda che gli Apostoli rivolgono a Gesù nel Vangelo di oggi (cfr Lc 17,6). Il beato Tommaso Maria aveva infatti capito che la fede è prima di tutto un dono, una grazia. Nessuno può conquistarla o guadagnarla da solo. Si può soltanto chiederla, implorarla dall'Alto. Perciò, illuminati dal prezioso insegnamento del nuovo Beato, non stanchiamoci mai di invocare il dono della fede, perché "il giusto vivrà per la sua fede" (Ab 1,4).

8. La sintesi vitale tra contemplazione e azione, assimilata a partire dalla quotidiana partecipazione all'Eucaristia, fu il fondamento dell'esperienza spirituale e dello slancio di carità di Eugenia Picco. Nella sua vita si sforzò sempre di porsi in ascolto della voce del Signore, secondo l'invito dell'odierna liturgia domenicale (cfr Rit. al Sal. Resp.), mai sottraendosi ai servizi che l'amore verso il prossimo le richiedeva. A Parma ella si fece carico delle povertà della gente, rispondendo ai bisogni dei giovani e delle famiglie indigenti ed assistendo le vittime della guerra che in quel periodo insanguinava l'Europa. Anche di fronte alla sofferenza, con gli inevitabili momenti di difficoltà e di smarrimento che questa comporta, la beata Eugenia Picco seppe trasformare l'esperienza del dolore in occasione di purificazione e di crescita interiore. Dalla nuova Beata impariamo l'arte di ascoltare la voce del Signore, per essere testimoni credibili del Vangelo della carità in questo primo scorcio di millennio.

9. "Mirabilis Deus in sanctis suis!". Con le Comunità nelle quali i nuovi Beati hanno vissuto e per le quali hanno speso le loro migliori energie umane e spirituali, vogliamo ringraziare Dio, "mirabile nei suoi santi". Al tempo stesso, Gli chiediamo, per loro intercessione, di aiutarci a rispondere con rinnovato ardore all'universale vocazione alla santità.
Amen!

[01588-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]