All’arrivo all’aeroporto internazionale di Astana, previsto per le 19.30 (ora locale), il Papa è accolto dal Presidente della Repubblica di Kazakhstan, S.E. il Sig. Nursultan Abishevich Nazarbayev, dalle Autorità politiche e civili, dagli Ordinari della Chiesa Cattolica in Asia Centrale, dai membri del Corpo Diplomatico, dal Nunzio Apostolico, S.E. Mons. Marian Oles e dall’Amministratore Apostolico di Astana, S.E. Mons. Tomasz Peta.
Dopo il saluto del Presidente della Repubblica di Kazakhstan, Sig. Nursultan Abishevich Nazarbayev, il Santo Padre pronuncia il discorso in lingua russa.
Ne pubblichiamo di seguito la traduzione in italiano e in inglese:
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
Signor Presidente,
Illustri Membri del Corpo Diplomatico,
Distinte Autorità,
Rappresentanti delle varie Confessioni religiose,
Cari Fratelli e Sorelle!
1. Rendo grazie a Dio, che ha guidato i miei passi sino alla città di Astanà, capitale di questo nobile e sconfinato Paese, situato nel cuore del territorio eurasiatico. Bacio con affetto questa Terra, che ha dato origine a uno stato multietnico, erede di secolari e molteplici tradizioni spirituali e culturali, ed ora incamminato verso nuovi traguardi sociali ed economici. Da tanto tempo sentivo il desiderio di questo incontro, ed è grande la mia gioia nel poter stringere in un abbraccio di ammirazione e di affetto tutti gli abitanti del Kazakhstan.
Sin da quando ebbi modo di ricevere in Vaticano Lei, Signor Presidente della Repubblica, e di ascoltare dalle sue labbra l'invito a visitare questa Terra, ho cominciato a prepararmi nella preghiera all'odierno incontro. Chiedo ora al Signore che questo sia un giorno benedetto per tutte le amate genti del Kazakhstan.
2. Grazie dunque, Signor Presidente, per l'invito a suo tempo rivoltomi, e grazie per l'impegno posto nel predisporre la visita nei suoi complessi aspetti organizzativi. Grazie anche per le cordiali parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome del Governo e di tutto il Popolo kazakhstano. Saluto con deferenza le Autorità civili e militari, come pure i membri del Corpo Diplomatico, attraverso i quali vorrei inviare un affettuoso pensiero ai popoli che ciascuno di loro degnamente rappresenta.
Saluto i responsabili e i fedeli dell'Islam, che in questa regione vanta una lunga tradizione religiosa. Estendo il mio beneaugurante pensiero alle persone di buona volontà, che cercano di promuovere i valori morali e spirituali atti a garantire per tutti un futuro di pace.
Un particolare saluto rivolgo ai fratelli Vescovi e fedeli della Chiesa ortodossa ed ai cristiani delle altre Chiese e Comunità ecclesiali. Mi è grato qui rinnovare l'invito a congiungere gli sforzi, perché il terzo millennio possa vedere i discepoli di Cristo proclamare con una sola voce e un solo cuore il Vangelo, messaggio di speranza per l'intera umanità.
Abbraccio con fraterno affetto soprattutto voi, cari Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, missionari, catechisti e fedeli, che formate la Comunità cattolica che vive sul vasto suolo kazako. So della vostra dedizione al lavoro e del vostro entusiasmo; mi è nota pure la vostra fedeltà alla Sede Apostolica e prego Iddio perché sostenga ogni vostro proposito di bene.
3. Questa mia visita ha luogo a dieci anni dalla proclamazione dell'indipendenza del Kazakhstan, raggiunta dopo un lungo periodo buio e sofferto. La data del 16 dicembre del 1991 è incisa a caratteri indelebili negli annali della vostra storia. La riacquistata libertà ha riacceso in voi una più solida fiducia nel futuro e sono persuaso che l'esperienza vissuta sia ricca di ammaestramenti ai quali attingere per muovervi con coraggio verso nuove prospettive di pace e di progresso. Il Kazakhstan vuole crescere nella fraternità, nel dialogo e nella comprensione, premesse indispensabili per "gettare ponti" di solidale cooperazione con gli altri popoli, nazioni e culture.
È in questa prospettiva che il Kazakhstan, con coraggiosa iniziativa, ha deciso già nel 1991 la chiusura del poligono nucleare di Semipalatinsk e successivamente ha proclamato la rinuncia unilaterale all'armamento nucleare e l'adesione all'Accordo per il totale divieto degli esperimenti atomici. Alla base di questa decisione vi è la convinzione che le questioni controverse debbano essere risolte non con il ricorso alle armi, ma con i mezzi pacifici della trattativa e del dialogo. Non posso che incoraggiare questa linea d'impegno, che ben risponde alle fondamentali esigenze della solidarietà e della pace a cui gli esseri umani aspirano con crescente consapevolezza.
4. Nel vostro Paese, che occupa uno dei primi posti nel mondo per estensione, convivono a tutt'oggi cittadini appartenenti a oltre cento nazionalità ed etnie, ai quali la Costituzione della Repubblica garantisce gli stessi diritti e le stesse libertà. Lo spirito di apertura e di collaborazione fa parte della vostra tradizione, perché da sempre il Kazakhstan è terra di incontro e di convivenza fra tradizioni e culture differenti. Ciò ha dato luogo a significative forme culturali, espresse in originali realizzazioni artistiche, come pure in una fiorente tradizione letteraria.
Guardo con ammirazione a città come Balasagun, Merke, Kulan, Taraz, Otrar, Turkestan e altre, una volta importanti centri di cultura e di commercio. In esse hanno vissuto illustri personalità della scienza, dell'arte e della storia, a partire da Abu Nasr al-Farabi, che ha fatto riscoprire per l'Europa Aristotele, fino al ben noto pensatore e poeta Abai Kunanbai. Formatosi alla scuola dei monaci ortodossi, egli conobbe anche il mondo occidentale e ne apprezzò il patrimonio di pensiero. Tuttavia era solito ripetere: "L'Occidente è diventato il mio Oriente", ponendo in luce come il contatto con altri movimenti culturali avesse in lui ridestato l'amore per la propria cultura.
5. Cari Popoli del Kazakhstan! Ammaestrati dalle esperienze del vostro passato antico e recente, e specialmente dagli eventi tristi del XX secolo, sappiate sempre mettere a fondamento del vostro impegno civile la tutela della libertà, diritto inalienabile e aspirazione profonda d'ogni persona. In particolare, sappiate riconoscere il diritto alla libertà religiosa, nella quale si esprimono le convinzioni custodite nel sacrario più intimo della persona. Quando all'interno di una comunità civile i cittadini sanno accettarsi nelle rispettive convinzioni religiose, è più facile che s'affermi tra loro l'effettivo riconoscimento degli altri diritti umani e un'intesa sui valori di fondo di una convivenza pacifica e costruttiva. Ci si sente infatti accomunati dalla consapevolezza di essere fratelli, perché figli dell'unico Dio, creatore dell'universo.
Prego Dio onnipotente di voler benedire e incoraggiare i vostri passi su questo cammino. Egli vi aiuti a crescere nella libertà, nella concordia, nella pace. Sono queste le condizioni indispensabili, perché s'instauri il clima adatto per uno sviluppo umano integrale, attento alle esigenze di ciascuno, specialmente a quelle dei poveri e dei sofferenti.
6. Popolo kazakhstano, un'impegnativa missione ti attende: costruire un Paese all'insegna del vero progresso, nella solidarietà e nella pace. Kazakhstan, Terra di martiri e di credenti, Terra di deportati e di eroi, Terra di pensatori e di artisti, non temere! Se profondi e molteplici restano i segni delle piaghe inferte al tuo corpo, se difficoltà e ostacoli si frappongono nell'opera della ricostruzione materiale e spirituale, a balsamo e sprone ti valgano le parole del grande Abai Kunanbai: "L'umanità ha come principio l'amore e la giustizia, esse sono il coronamento dell'opera dell'Altissimo" (I detti, cap. 45).
L'amore e la giustizia! L'Altissimo, che guida i passi degli uomini, faccia rifulgere queste stelle sui tuoi passi, Terra sconfinata del Kazakhstan!
Sono questi i sentimenti che pulsano nel mio cuore, mentre inizio la mia visita ad Astanà. Guardando i colori della vostra bandiera, cari kazakhstani, domando per voi all'Altissimo i doni che essi simboleggiano: la stabilità e l'apertura, di cui è simbolo l'azzurro; la prosperità e la pace, a cui si riferisce l'oro.
Dio benedica te, Kazakhstan, e tutti i tuoi abitanti e ti conceda un futuro di concordia e di pace!
[01471-01.01] [Testo originale: Russo]
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Mr President,
Members of the Diplomatic Corps,
Distinguished Authorities,
Representatives of the Various Religious Faiths,
Beloved Brothers and Sisters!
1. I give thanks to God who has guided my steps to the city of Astana, capital of this noble and vast Country, located in the heart of Eurasia. It is with affection that I kiss this Land, which has given rise to a multi-ethnic state, heir to numerous centuries-old spiritual and cultural traditions, and now on the move to new social and economic objectives. I have long desired this meeting and great is my joy at being able to hold all the citizens of Kazakhstan in an admiring and affectionate embrace.
From the moment I met you in the Vatican, Mr President of the Republic, and you invited me to visit this Land, I began to prepare myself in prayer for today’s meeting. I now ask the Lord to make this day blessed for all the beloved peoples of Kazakhstan.
2. Thank you, Mr President, for the invitation made to me at that time, and thank you for your commitment in making the arrangements for this visit, in all its complicated organizational aspects. I thank you also for the kind words of welcome which you addressed to me in the name of the Government and the Kazakh people. I cordially greet the civil and military authorities, as well as the members of the Diplomatic Corps. Through them I send my affectionate regards to the peoples they worthily represent.
I greet the Islamic Leaders and faithful, who boast a long religious tradition in this region. My good wishes go also to all people of good will who are engaged in promoting the moral and spiritual values that are capable of guaranteeing a future of peace for everyone.
A special greeting goes to the Bishops and the faithful of the Orthodox Church and to the Christians of other Churches and Ecclesial Communities. I am pleased to repeat the invitation that we all work together so that the third millennium will witness the disciples of Christ proclaiming the Gospel — the message of hope for all humanity — with one voice and one heart.
Above all, with fraternal affection I embrace you, dear Bishops, priests, men and women Religious, missionaries, catechists and lay faithful, who make up the Catholic community living in this vast Kazakh land. I am aware of your dedication and enthusiasm; I am aware also of your fidelity to the Apostolic See and I pray that God will sustain you in every good work.
3. This visit of mine is taking place ten years after the proclamation of the independence of Kazakhstan, achieved following a long period of darkness and suffering. The date of 16 December 1991 is indelibly inscribed in the annals of your history. This regained freedom has rekindled in you a surer confidence in the future, and I am convinced that your past experience will provide a wealth of lessons from which to draw in order to move courageously towards new horizons of peace and progress. Kazakhstan wishes to grow in brotherhood, dialogue and understanding; these are the indispensable requisites for building bridges of solidarity and cooperation with other peoples, nations and cultures.
It is in this light that Kazakhstan made the bold move in 1991 to close the nuclear facility of Semipalatinsk, subsequently announcing its unilateral rejection of nuclear arms and its adherence to the Pact totally banning atomic experimentation. This decision is based on the conviction that controversies must be resolved not by recourse to arms but by the peaceful means of negotiation and dialogue. I can only encourage this type of commitment, which well corresponds to the fundamental demands of solidarity and peace to which human beings aspire ever more knowingly.
4. Today in your Country, which is one of the world’s largest in area, citizens belonging to over a hundred nationalities and ethnic groups live side by side, each guaranteed the same rights and freedoms by your Constitution. This spirit of openness and cooperation is part of your tradition, for Kazakhstan has always been a land where different traditions and cultures come together and coexist. This has given rise to significant cultural achievements, seen in original artistic styles as well as in a flourishing literary tradition.
I think with admiration of cities such as Balasagun, Merke, Kulan, Taraz, Otrar, Turkestan and others which were once important cultural and trade centers. In these cities have lived distinguished persons of science, art and history, from Abu Nasr al-Farabi, who helped Europe to rediscover Aristotle, to the well-known intellectual and poet Abai Kunanbai. The latter was taught by Orthodox monks, and he also knew the Western world and appreciated its intellectual heritage. He often repeated: "The West has become my East", revealing how contact with other cultural movements had reawakened in him the love for his own culture.
5. Beloved peoples of Kazakhstan! Having learned from the experiences of your ancient and recent past, and especially from the sad events of the twentieth century, you must see to it that your commitment to your country is always based on the safeguarding of freedom, the inalienable right and profound aspiration of every person. In particular, recognize the right to religious freedom, which enables people to express their most deeply held beliefs. When in a society citizens accept one another in their respective religious beliefs, it is easier to foster among them the effective recognition of other human rights and an understanding of the values on which a peaceful and productive coexistence is based. In fact, they feel a common bond in the awareness that they are brothers and sisters, because they are children of the one God, who created the universe.
I pray that God Almighty will bless and strengthen your steps along this path. May he help you to grow in freedom, unity and peace. These are the conditions necessary for establishing a climate conducive to an integral human development that is attentive to the needs of everyone, especially of the poor and suffering.
6. Dear Kazakh people, a challenging mission awaits you: building a Country under the banner of true progress, in solidarity and peace. Kazakhstan, Land of martyrs and of believers, Land of deportees and of heroes, Land of intellectuals and of artists, do not be afraid! If the scars of the wounds inflicted on your body remain many and deep, if difficulties and obstacles hinder your work of material and spiritual rebuilding, you will find balm and encouragement in the words of the great Abai Kunanbai: "Love and justice are humanity’s principles, these are the crowning of the work of the Most High" (Sayings, chapter 45).
Love and justice! May the Most High, who guides men’s steps, make these stars shine brightly upon your path, vast Land of Kazakhstan!
Such are the sentiments that surge within my heart as I begin my visit to Astana. Looking at the colours of your flag, dear Kazakh people, I ask the Most High to grant you the gifts that they represent: stability and openness, symbolized by the blue; prosperity and peace, symbolized by the gold.
God bless you, Kazakhstan, and all your peoples. May he grant you a future of unity and peace.
[01471-02.01] [Original text: Russian]
● VISITA AL "MONUMENTO DELLE VITTIME DEL REGIME TOTALITARIO" AD ASTANA
Dopo la Cerimonia di Benvenuto all’aeroporto, il Papa si reca in visita al "Monumento delle Vittime del regime totalitario" ad Astana dove si raccoglie in preghiera per ricordare le vittime degli undici lager del Kazakhstan presso cui Stalin fece deportare centinaia di migliaia di uomini e donne nel periodo comunista. Da qui il Santo Padre raggiunge la Nunziatura Apostolica di Astana.
[01497-01.01]