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VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II IN UCRAINA (23-27 GIUGNO 2001) - (XI), 27.06.2001


Alle 10 di questa mattina, lasciato il Palazzo Arcivescovile di S. Giorgio, il Santo Padre si reca all’Ippodromo di Lviv ove presiede la Divina Liturgia in rito bizantino-ucraino nel corso della quale beatifica i Servi di Dio Mykola Čarneckyi e 24 Compagni martiri (Vescovi, Sacerdoti diocesani, Religiosi e Religiose e un laico, uccisi tra il 1935 e il 1973); Teodor Romża, Vescovo e martire (1911-1947); Omeljan Kovč, Sacerdote e martire (1844-1944); Josaphata Michaëlina Hordashevska, Co-fondatrice della Congregazione delle Suore Ancelle di Maria Immacolata (1869-1919).

Dopo l’indirizzo di omaggio al Santo Padre dell’Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini, Card. Lubomyr Husar, e dopo la proclamazione del Vangelo, Giovanni Paolo II pronuncia l’omelia in lingua ucraina.

Ne pubblichiamo di seguito la traduzione in lingua italiana e inglese:

  TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

1. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13).

Questa solenne affermazione di Cristo risuona fra noi, oggi, con particolare eloquenza, mentre proclamiamo Beati alcuni figli di questa gloriosa Chiesa di Leopoli degli Ucraini. La maggior parte di essi fu uccisa in odio alla fede cristiana. Alcuni subirono il martirio in tempi a noi vicini e, tra i presenti alla Divina Liturgia odierna, non pochi sono coloro che li conobbero personalmente. Questa terra di Halytchyna, che lungo la storia ha visto lo sviluppo della Chiesa ucraina greco-cattolica, è stata coperta, come diceva l'indimenticabile Metropolita Yosyf Slipyi, "da montagne di cadaveri e fiumi di sangue".

E', la vostra, una comunità viva e feconda che si ricollega alla predicazione dei santi Fratelli Cirillo e Metodio, a san Vladimiro e a santa Olga. L'esempio dei martiri appartenenti a diversi periodi della storia, ma soprattutto al secolo passato, testimonia che il martirio è la misura più alta del servizio di Dio e della Chiesa. Con la presente celebrazione vogliamo rendere loro omaggio e ringraziare il Signore per la loro fedeltà.

2. Con questo suggestivo rito di beatificazione, è mio desiderio altresì esprimere la riconoscenza di tutta la Chiesa al popolo di Dio in Ucraina per Mykola Čarneckyj e i suoi 24 Compagni martiri, come pure per i martiri Teodor Romża e Omeljan Kovč e per la Serva di Dio Josaphata Michaëlina Hordashevska. Come il chicco di frumento caduto in terra muore per dar vita alla spiga (cfr Gv 12,24), così essi hanno offerto la loro esistenza, affinché il campo di Dio fosse fecondo di nuova e più abbondante messe.

Nel loro ricordo, saluto quanti partecipano a questa concelebrazione, a cominciare dai Signori Cardinali Lubomyr Husar e Marian Jaworski, con i Vescovi e i sacerdoti delle Chiese Greco-cattolica e Latina. Nel salutare l'attuale l'Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini, il mio pensiero va ai predecessori, il Servo di Dio Andrey Sheptytskyj, l'eroico Cardinale Yosyf Slipyj, il compianto Cardinale Myroslav Lubachivskyj, da poco scomparso. Ricordando i Pastori, il mio cuore si rivolge con affetto a tutti i figli e le figlie della Chiesa Greco-cattolica Ucraina, anche a quanti sono collegati con noi attraverso la radio e la televisione da altre città e nazioni. Rivolgo uno speciale ringraziamento al Signor Presidente dell’Ucraina, Leonid Kučma, per la sua partecipazione a questa solenne Divina Liturgia.   

3. I servi di Dio, oggi iscritti nell'Albo dei Beati, rappresentano tutte le componenti della Comunità ecclesiale: ci sono tra loro Vescovi e sacerdoti, monaci, monache e laici. Essi furono provati in molti modi da parte dei seguaci delle ideologie nefaste del nazismo e del comunismo. Conscio delle sofferenze a cui erano sottoposti questi fedeli discepoli di Cristo, il mio Predecessore Pio XII, con accorata partecipazione, manifestava la propria solidarietà con coloro "che perseverano nella fede e resistono ai nemici del cristianesimo con la stessa invitta fortezza con cui resistettero un tempo i loro antenati" e ne lodava il coraggio nell'essere restati "fedelmente congiunti col Romano Pontefice e coi loro pastori" (Lett. ap. Orientales Ecclesias, 15 dicembre 1952: AAS 45 [1953], 8).

Sostenuti dalla grazia divina, essi hanno percorso sino in fondo la strada della vittoria. E' strada che passa attraverso il perdono e la riconciliazione; strada che conduce alla luce folgorante della Pasqua, dopo il sacrificio del Calvario. Questi nostri fratelli e sorelle sono i rappresentanti conosciuti di una moltitudine di eroi anonimi – uomini e donne, mariti e mogli, sacerdoti e consacrati, giovani e anziani – che lungo il ventesimo secolo, il "secolo del martirio", hanno affrontato la persecuzione, la violenza, la morte pur di non rinunciare alla loro fede.

Come non ricordare qui la lungimirante e solida azione pastorale del Servo di Dio, il Metropolita Andrey Sheptytskyj, la cui causa di beatificazione è in corso e che speriamo di vedere un giorno nella gloria dei Santi? Alla sua eroica azione apostolica dobbiamo fare doveroso riferimento per comprendere l'umanamente inspiegabile fecondità della Chiesa greco-cattolica ucraina negli anni bui della persecuzione.

4. Io stesso sono stato testimone, nella mia giovinezza, di questa sorta di "apocalisse". "Il mio sacerdozio, già al suo nascere, si è iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e donne della mia generazione" (Dono e mistero, p. 47). La loro memoria non deve andare perduta, poiché essa è benedizione. A loro va la nostra ammirazione e la nostra gratitudine: come un'icona del Vangelo delle Beatitudini, vissuto sino allo spargimento del sangue, essi costituiscono un segno di speranza per i tempi nostri e per quelli che verranno. Hanno manifestato come l'amore sia più forte della morte.

Nella loro resistenza al mistero dell'iniquità ha potuto rifulgere, nonostante l'umana fragilità, la forza della fede e della grazia di Cristo (cfr 2 Cor 12,9-10). La loro invitta testimonianza si è rivelata seme di nuovi cristiani (cfr Tertulliano, Apol. 50,13: CCL 1, 171).

Con loro furono perseguitati e uccisi a causa di Cristo anche cristiani di altre Confessioni. Il loro comune martirio è un forte appello alla riconciliazione e all'unità. E' l'ecumenismo dei martiri e dei testimoni della fede, che indica la via dell'unità ai cristiani del ventunesimo secolo. Che il loro sacrificio sia concreta lezione di vita per tutti. Non si tratta certo d'una impresa facile. Nel corso degli ultimi secoli si sono accumulati troppi stereotipi nel pensare, troppi risentimenti reciproci e troppa intolleranza. L'unico mezzo per sgomberare questa strada è dimenticare il passato, chiedere e offrire il perdono gli uni agli altri per le offese inflitte e ricevute, e confidare senza riserve nell'azione rinnovatrice dello Spirito Santo.

Questi martiri ci insegnano la fedeltà al duplice comandamento dell'amore: amore per Dio, amore per i fratelli.

5. Cari sacerdoti, cari religiosi e religiose, cari seminaristi, catechisti e studenti di Teologia! Proprio a voi vorrei additare in modo particolare l'esempio luminoso di questi eroici testimoni del Vangelo. Siate come loro fedeli a Cristo sino alla morte! Se Iddio benedice la vostra Terra con numerose vocazioni, se i seminari sono colmi - e questo è fonte di speranza per la vostra Chiesa - ciò è sicuramente uno dei frutti del loro sacrificio. Ma questo costituisce per voi una grande responsabilità.

Dico pertanto ai responsabili: prestate attenta cura alla formazione dei futuri sacerdoti e dei chiamati alla vita consacrata, nella linea tipica della tradizione monastica orientale. Da una parte, sia posto in rilievo il valore del celibato per il Regno dei Cieli, dall'altra sia illustrata anche l'importanza del Sacramento del matrimonio con gli impegni ad esso connessi. La famiglia cristiana - ha ricordato il Concilio - è come una "chiesa domestica", nella quale i genitori devono essere per i figli i primi annunciatori della fede (cfr Lumen gentium, 11).

Esorto tutti i figli e le figlie della Chiesa a ricercare con impegno costante una sempre più autentica e profonda conoscenza di Cristo. Sia costante preoccupazione del Clero di offrire ai laici una seria formazione evangelica ed ecclesiale. Non venga meno nei cristiani lo spirito di sacrificio. Né si indebolisca il coraggio della comunità cristiana nella difesa degli offesi e dei perseguitati, ponendo grande attenzione nel decifrare i segni dei tempi, per rispondere così alle sfide sociali e spirituali del momento.

In questo contesto, vi confido che seguirò con interesse lo svolgimento della terza sessione del Sinodo della vostra Chiesa, che si terrà nel 2002 e sarà dedicata alla lettura ecclesiale dei problemi sociali dell'Ucraina. La Chiesa non può tacere quando è in gioco la tutela della dignità umana e il bene comune.

6. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13). I martiri che oggi vengono dichiarati Beati hanno seguito il Buon Pastore sino alla fine. La loro testimonianza non rimanga per voi semplicemente un vanto: divenga piuttosto un invito a imitarli. Con il Battesimo, ogni cristiano è chiamato alla santità. Non a tutti è chiesta, come a questi nuovi beati martiri, la prova suprema dell'effusione del sangue. Ad ognuno però è affidato il compito di seguire Cristo con quotidiana e fedele generosità, come ha fatto la beata Josaphata Michaëlina Hordashevska, co-fondatrice delle Ancelle di Maria Immacolata. Ella seppe vivere in modo straordinario la sua quotidiana adesione al Vangelo, servendo i bambini, gli ammalati, i poveri, gli analfabeti e gli emarginati in situazioni spesso difficili e non prive di sofferenza.

Sia la santità l'anelito di tutti voi, cari Fratelli e Sorelle della Chiesa greco-cattolica ucraina. In questo cammino di santità e di rinnovamento vi accompagna Maria, "che tutti precede alla testa del lungo corteo dei testimoni della fede nell'unico Signore" (Redemptoris Mater, 30).

Intercedono per voi i Santi e i Beati, che in questa terra di Ucraina hanno raggiunto la corona della giustizia, e i Beati che oggi specialmente celebriamo. Il loro esempio e la loro protezione vi aiutino a seguire Cristo e a servire fedelmente il suo Corpo mistico, la Chiesa. Per loro intercessione, Iddio versi sulle vostre ferite l'olio della misericordia e della consolazione, perché possiate guardare con fiducia a ciò che vi attende, certi nel cuore di essere figli di un Padre che teneramente vi ama.

[01080-01.01] [Testo originale: Ucraino]

  TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

1. "Greater love has no man than this, that a man lay down his life for his friends" (Jn 15:13).

This solemn statement of Christ echoes among us today with particular eloquence, as we proclaim Blessed a group of sons and daughters of this glorious Church of Lviv of the Ukrainians. Most of them were killed in hatred of the Christian faith. Some underwent martyrdom in times close to us, and among those present at today’s Divine Liturgy there are some who knew them personally. This land of Halytchyna, which in the course of history has witnessed the growth of the Ukrainian Greek-Catholic Church, has been covered, as the unforgettable Metropolitan Yosyf Slipyi used to say, "with mountains of corpses and rivers of blood".

Yours is a living and fruitful community which goes back to the preaching of the holy brothers Cyril and Methodius, to Saint Vladimir and Saint Olga. The example of the martyrs from different periods of history, but especially from the past century, testifies to the fact that martyrdom is the highest measure of service of God and of the Church. With this celebration we wish to pay homage to the martyrs and to thank the Lord for their fidelity.

2. With this evocative rite of beatification, it is likewise my desire to express the whole Church’s gratitude to the People of God in Ukraine for Mykola Čarneckyj and his 24 companion Martyrs, as well as for the Martyrs Teodor Romża and Omeljan Kovč, and for the Servant of God Josaphata Michaëlina Hordashevska. Just as the grain of wheat falls into the ground and dies in order to give life to the new plant (cf. Jn 12:24), so too did the Blessed offer their lives so that the field of God would bear fruit in a new and more abundant harvest.

As we remember them, I greet all who are taking part in this concelebration: Cardinals Lubomyr Husar and Marian Jaworski, with the Bishops and priests of the Greek-Catholic and Latin Churches. As I greet the present Major Archbishop of Lviv of the Ukrainians, I recall his predecessors, the Servant of God Andrey Sheptytskyi, the heroic Cardinal Yosyf Slipyj, and the late lamented Cardinal Myroslav Lubachivskyj, who died only recently. As I recall these Pastors, my heart turns with affection to all the sons and daughters of the Greek-Catholic Church of Ukraine, including those in other cities and countries who are following this event by radio and television. 

I want to thank in a special way the President of Ukraine, Leonid Kuchma, for his participation in this solemn Divine Liturgy.

3. The Servants of God who are today inscribed in the Book of the Blessed represent all categories of the ecclesial community: among them are Bishops and priests, monks, nuns, and lay people. They were tested in many ways by the followers of the infamous Nazi and Communist ideologies. Aware of the sufferings which these faithful disciples of Christ were undergoing, my Predecessor Pius XII, sharing in their anguish, expressed his solidarity with those "who are persevering in faith and resisting the enemies of Christianity with the same unswerving fortitude with which their ancestors once resisted". He praised their courage in remaining "faithfully joined to the Roman Pontiff and their Pastors" (Apostolic Letter Orientales Ecclesias, 15 December 1952: AAS 45 [1953], 8).

Strengthened by God’s grace they travelled the path of victory to the end. This is the path of forgiveness and reconciliation, the path that leads to the brilliant light of Easter, after the sacrifice of Calvary. These brothers and sisters of ours are the representatives that are known out of a multitude of anonymous heroes – men and women, husbands and wives, priests and consecrated men and women, young people and old – who in the course of the twentieth century, the "century of martyrdom", underwent persecution, violence and death rather than renounce their faith.

How can we fail to recall the far-sighted and solid pastoral activity of the Servant of God, Metropolitan Andrey Sheptytskyi, whose cause of Beatification is proceeding and whom we hope to see one day in the glory of the Saints? We must refer to his heroic apostolic activity if we are to understand the humanly inexplicable fruitfulness of the Greek-Catholic Church of Ukraine during the dark years of persecution.

4. In my youth I myself was a witness of this kind of "apocalypse". "My priesthood, even at its beginning, was in some way marked by the great sacrifice of countless men and women of my generation" (Gift and Mystery, p. 39). Their memory must not be lost, for it is a blessing. We admire them and we are grateful to them: like an icon of the Gospel of the Beatitudes which they lived even to the shedding of blood, they are a sign of hope for our times and for the times to come. They have shown that love is stronger than death.

In their resistance to the mystery of evil, the strength of faith and of the grace of Christ was able to shine brightly, despite human weakness (cf. 2 Cor 12:9-10). Their unconquered witness has shown itself to be the seed of new Christians (cf. Tertullian, Apol., 50, 13: CCL 1, 171).

Together with them Christians of other confessions were also persecuted and killed on account of Christ. Their joint martyrdom is a pressing call for reconciliation and unity. This is the ecumenism of the martyrs and witnesses to faith, which indicates the path of unity to the Christians of the twenty-first century. May their sacrifice be a practical lesson of life for all. This is certainly not an easy task. During the last centuries too many stereotyped ways of thinking, too much mutual resentment and too much intolerance have accumulated. The only way to clear the path is to forget the past, ask forgiveness of one another and forgive one another for the wounds inflicted and received, and unreservedly trust the renewing action of the Holy Spirit.

These martyrs teach us to be faithful to the twofold commandment of love: love of God, love of our brothers and sisters.

5. Dear priests, religious, seminarians, catechists and students of theology! For you in particular I wish to emphasize the shining example of these heroic witnesses to the Gospel. Like them be faithful to Christ unto death. If God blesses your land with many vocations and if the seminaries are full – and this is a source of hope for your Church – that is surely one of the fruits of their sacrifice. But it is a great responsibility for you.

For this reason I wish to say to those in charge: give careful attention to the training of future priests and of those called to the consecrated life, in line with the principles of the Eastern monastic tradition. On the one hand the value of celibacy for the Kingdom of Heaven ought to be emphasized, on the other the importance of the Sacrament of Matrimony with its connected responsibilities ought to be made clear. The Christian family – as the Council reminds us – is like a "domestic church", in which parents must be the first proclaimers of the faith to their children (cf. Lumen Gentium, 11).

I encourage all the Church’s sons and daughters to seek with constant commitment an ever more genuine and profound knowledge of Christ. May the clergy be always eager to give serious evangelical and ecclesial formation to the laity. May the spirit of sacrifice never fail among Christians. And may the courage of the Christian community in the defence of those hurt and persecuted never grow weak, as it pays great attention to discerning the signs of the times in order to respond to the social and spiritual challenges of the moment.

In this context I wish to assure you that I will follow with interest the development of the Third Session of the Synod of your Church, which will take place in 2002 and will be devoted to the Church’s reading of the social problems of Ukraine. The Church cannot remain silent when the safeguarding of human dignity and the common good are at stake.

6. "Greater love has no man than this, that a man lay down his life for his friends" (Jn 15:13). The martyrs declared Blessed today followed the Good Shepherd to the end. May their witness not be simply a boast for you: rather, may it become an invitation to imitate them. In Baptism, every Christian is called to holiness. Unlike the newly beatified martyrs, not all are called to undergo the supreme trial of shedding their blood. But everyone is entrusted with the task of following Christ with daily and faithful generosity, as did Blessed Josaphata Michaëlina Hordashevska, co-foundress of the Handmaids of Mary Immaculate. She lived her daily dedication to the Gospel in an extraordinary way, in the service of children, the sick, the poor, the illiterate and the marginalized, often in difficult situations marked by suffering.

May holiness be the desire of all of you, dear Brothers and Sisters of the Ukrainian Greek-Catholic Church. On this journey of holiness and renewal, may you be accompanied by Mary "who ‘precedes’ us all at the head of the long line of witnesses of faith in the one Lord" (Redemptoris Mater, 30).

The Saints and Beati, who gained the crown of justice in this land of Ukraine, and the Beati whom we celebrate in a particular way today, all intercede for you. May their example and protection help you to follow Christ and faithfully serve his Mystical Body, the Church. Through their intercession, may God pour upon your wounds the oil of mercy and consolation, that you may be able to look with confidence to what awaits you, knowing in your hearts that you are the children of a Father who loves you tenderly.

[01080-02.02] [Original text: Ukrainian]