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COMUNICATO: GIUBILEO DELLA CHIESA COPTA CATTOLICA, 25.07.2000


COMUNICATO: GIUBILEO DELLA CHIESA COPTA CATTOLICA

In occasione del Grande Giubileo dell’Anno 2000, la sera del 14 agosto si svolgerà nella Basilica di Santa Maria Maggiore la celebrazione in rito copto della liturgia eucaristica della Vigilia dell’Assunzione, presieduta dal Patriarca di Alessandria dei Copti, S.B. Stephanos II Ghattas.

Riportiamo di seguito alcune note storiche riguardanti la Chiesa Copta Cattolica:

I Copti sono i cristiani di Egitto, discendenti degli antichi Egiziani. Il nome viene dai conquistatori Arabi, i quali s’impadronirono dell’Egitto nel sec. VII.

Il cristianesimo penetrò in Egitto dalla grande città ellenizzata di Alessandria e una tradizione antichissima ne attribuisce la prima propagazione all’evangelista Marco. Ben presto Alessandria divenne focolare di scienza cristiana. Le persecuzioni non toccarono l’Egitto durante i due primi secoli, ma non lo risparmiarono da quella di Settimio Severo (202). La persecuzione di Diocleziano (303) poi fu così terribile che in Egitto la sua era venne chiamata "era dei Martiri". L’Egitto fu anche la culla della vita monastica (i "Padri del Deserto") e da qui il monachesimo si diffuse in tutto l’Oriente e l’Occidente. S. Paolo († 341) e S. Antonio († 356) sono considerati i primi esponenti della vita eremitica, mentre S. Pacomio († 348) fu il primo organizzatore della vita cenobitica.

I legami gerarchici con la metropoli furono da subito molto forti e il vescovo di Alessandria fu per molto tempo l’unico Metropolita dell’Egitto; questo primato fu confermato dal Concilio ecumenico di Nicea (325) con il titolo di Patriarcato di Alessandria, secondo in dignità solo a quello di Roma.

Nel 451 si tenne il Concilio di Calcedonia -convocato dall’Imperatore di Costantinopoli e poi approvato dal Papa- che condannò il monofisismo definendo l’esistenza in Cristo di due nature perfette, divina e umana. Il Concilio di Calcedonia destituì Dioscoro, vescovo di Alessandria, per i suoi errori monofisiti. Anche per opporsi politicamente al dominio bizantino, molti egiziani rifiutarono l’insegnamento cristologica del Concilio di Calcedonia. Con lo scisma monofisita, si ebbero così in Egitto due gerarchie parallele: mentre l’elemento bizantino rimaneva nella sua generalità fedele a Costantinopoli, l’elemento indigeno, denominatosi più particolarmente egiziano (copto), si schierava con gli anti-calcedonesi. Ben presto la presenza dei Melkiti o seguaci dell’imperatore e della fede calcedonese, fu ridotta alle grandi città. Questa situazione durò fino alla conquista araba (641), la quale mise termine alle controversie politico-religiose imponendo a tutti lo status quo e permettendo al patriarca anti-calcedonese, denominato ormai copto, di esercitare in pace la sua giurisdizione. Le due Chiese rivali usavano lo stesso rito liturgico, quello primitivo di Alessandria (alessandrino). Pian piano però usanze bizantine s’introdussero presso i Melkiti che nel XIII secolo adottarono interamente il rito bizantino.

Separati ormai dalla Chiesa cattolica, dopo l’invasione araba i Copti ebbero la sorte degli altri cristiani sottomessi al domino dei califfi musulmani. Fino all’anno 750 la convivenza fu abbastanza tranquilla, quindi iniziarono diverse terribili persecuzioni, e molti apostatarono per conservare i loro beni o per aver salva la vita. Celebre è rimasta la persecuzione di al-Hakim (996-1021). Con la dominazione dei Mamelucchi, dal 1250 al 1517, la vita fu sempre dura, ma sopportabile.

Durante questo periodo, nel 1273 il patriarca Cirillo III, mostrò qualche velleità di unirsi con Roma. Più tardi, in occasione del Concilio di Firenze, la delegazione copta inviata dal patriarca Giovanni XI concluse l’Unione con la firma del Decreto conciliare (il documento Cantate Domino) il 4 febbraio1442. Ciò non ebbe però l’effetto desiderato.

Nel 1517 i Turchi ottomani conquistarono l’Egitto, ma lasciarono le cose rispetto ai cristiani come le avevano trovate.

Nel XVII secolo si stabilirono in Egitto i primi missionari cattolici, con i francescani in testa. Una missione cappuccina venne fondata al Cairo nel 1630, e nel 1675 anche i gesuiti iniziarono l’attività di missionari in Egitto. Durante lo stesso secolo ci furono numerosi scambi teologici fra Roma e la Chiesa Copta, ma non furono fruttuosi.

Nel 1739 il vescovo copto di Gerusalemme (ma residente al Cairo), Atanasio, si dichiarò cattolico, e Benedetto XIV nel 1741 lo nominò vicario apostolico affidandogli la cura dei Copti cattolici sparsi nell’Egitto - circa 2.300 - tornati al cattolicesimo alla spicciolata del secolo precedente per opera dei Francescani della Custodia di Terra Santa. Anche se Atanasio rientrò poi nella Chiesa Copta Ortodossa, da quel momento la linea dei vicari apostolici copti cattolici continuò.

Con il governatore Mehmed Alì (1805-1848) comincia in Egitto un periodo di una più ampia libertà religiosa.

Nel 1824, relazioni giunte a Roma, e solo più tardi riconosciute inesatte, diedero a credere che Mehmed Alì volesse ad ogni costo dare a tutti i Copti un patriarca cattolico nella persona del vicario apostolico Massimo Zuwayd. Leone XII, con la Lettera Apostolica Petrus Apostolorum princeps del 15 agosto 1824, eresse un Patriarcato copto cattolico. Dissipato l’equivoco, si continuò con la serie dei vicari apostolici fino a Leone XIII.

Nel 1895 il vicario apostolico Cirillo Makarios, appena eletto, guidò un pellegrinaggio a Roma per chiedere al Papa Leone XIII di ristabilire il Patriarcato copto cattolico di Alessandria. Questo avvenne con la Lettera Apostolica Christi Domini del 26 novembre 1895, con la quale Leone XIII nominava anche Cirillo Makarios come Amministratore Apostolico del Patriarcato. Da allora il numero dei copti cattolici, che erano 5000, cominciò a crescere rapidamente: 15.000 nel 1907, più di 57.000 nel 1950, oltre 100.000 nel 1970. Attualmente sono quasi 200.000.

Per dare una disciplina al nuovo patriarcato, nel 1898 fu celebrato al Cairo un Sinodo, che fu poi riveduto ed approvato da Roma. Il vescovo Cirillo Makarios fu promosso patriarca nel Concistoro del 19 giugno 1899. Dopo alcuni anni di fruttuoso apostolato, ebbe delle difficoltà e nel 1908 fu invitato dalla S. Sede a dimettersi, ma egli abbandonò la Chiesa cattolica. Superato un periodo di smarrimento, rientrò nella comunione cattolica nel 1912 e morì nel 1922. Il patriarcato copto rimase vacante e fu retto da un Amministratore Apostolico fino al 10 agosto 1947, quando finalmente venne eletto un nuovo patriarca, Marco II Khouzam. Alla sua morte, nel 1958, gli succedette S.B. Stephanos I Sidarouss, creato Cardinale da Paolo VI nel concistoro del 22 febbraio 1965: fu il primo cardinale copto. Nel 1986 gli succedette S.B. Stephanos II Ghattas, al quale il Papa Giovanni Paolo II concesse la "ecclesiastica communio" il 23 giugno dello stesso anno.

Gli uffici del Patriarcato copto cattolico si trovano al Cairo, ma la più alta concentrazione di copti cattolici è da sempre nell’Alto Egitto e solo in tempi recenti hanno cominciato a stabilirsi anche in altre parti del paese.

La Chiesa copta cattolica consiste di 6 diocesi.

La maggior parte dei candidati al sacerdozio ricevono il loro insegnamento nel seminario patriarcale S. Leo in Maadi, alla periferia del Cairo. Esistono anche dei seminari minori in Maadi, Tahta ed Alessandria. Più di 100 parrocchie copte gestiscono scuole primarie, e alcune secondarie. La chiesa gestisce anche un ospedale in Assiut, diversi dispensari e cliniche, e alcuni orfanotrofi.

Esiste una piccola diaspora della Chiesa copta cattolica in Francia, Canada, USA e Australia.

[01598-01.02]