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CELEBRAZIONE DEL GIUBILEO DEI LAVORATORI A TOR VERGATA (ROMA), 01.05.2000


Alle ore 10 di questa mattina il Santo Padre raggiunge in elicottero Tor Vergata per la celebrazione del Giubileo dei Lavoratori.

Al suo arrivo è accolto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giuliano Amato; dal Sindaco di Roma, On. Francesco Rutelli; dal Governatore della Banca d’Italia, Dott. Antonio Fazio; dal Rettore dell’Università di Tor Vergata, Prof. Alessandro Finazzi Agrò; dal Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo; da S.E. Mons. Crescenzio Sepe, Segretario Generale del medesimo Comitato; da S.E. Mons. Fernando Charrier, Vescovo di Alessandria e Presidente del Comitato Organizzatore del Giubileo dei Lavoratori; e da S.E. Mons. Giuseppe Matarrese, Vescovo di Frascati.

Alle 10.30 il Papa presiede la Celebrazione Eucaristica nella Memoria di san Giuseppe Lavoratore, alla presenza delle cinque categorie di lavoratori convenuti per l’evento giubilare: imprenditori e dirigenti, lavoratori dipendenti, cooperatori, operatori della finanza e del commercio.

Nel corso della Santa Messa, introdotto dall’indirizzo di omaggio di S.E. Mons. Fernando Charrier, Giovanni Paolo II pronuncia la seguente omelia:

 OMELIA DEL SANTO PADRE

1. "Benedici, Signore, l'opera delle nostre mani" (Sal. resp.).

Queste parole, che abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale, esprimono bene il senso dell'odierna giornata giubilare. Dal vasto e multiforme mondo del lavoro si leva oggi, 1E maggio, una corale invocazione: Signore, benedici e consolida l'opera delle nostre mani!

Il nostro faticare - nelle case, nei campi, nelle industrie, negli uffici - potrebbe risolversi in un logorante affannarsi, vuoto in definitiva di senso (cfr Qo 1,3). Noi chiediamo al Signore che esso sia piuttosto la realizzazione del suo disegno, così che il nostro lavoro ricuperi il suo significato originario.

E qual è l'originario significato del lavoro? Lo abbiamo ascoltato nella prima Lettura, tratta dal Libro della Genesi. All'uomo creato a sua immagine e somiglianza, Dio dà il comando: "Riempite la terra; soggiogatela..." (Gn 1,28). A queste espressioni fa eco l'apostolo Paolo, che scrive ai cristiani di Tessalonica: "Quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare, neppure mangi", ed esorta a "mangiare il proprio pane lavorando in pace" (2 Ts 3,10.12).

Nel progetto di Dio il lavoro appare, pertanto, come un diritto-dovere. Necessario per rendere utili i beni della terra alla vita di ogni uomo e della società, esso contribuisce ad orientare l'attività umana a Dio nell'adempimento del suo comando di "soggiogare la terra". Risuona, in proposito, nel nostro spirito un'altra esortazione dell'Apostolo: "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio" (1 Cor 10,31).

2. L'Anno giubilare, mentre porta il nostro sguardo sul mistero dell'Incarnazione, ci invita a riflettere con particolare intensità sulla vita nascosta di Gesù a Nazaret. Fu lì che egli passò la maggior parte della sua esistenza terrena. Con la sua operosità silenziosa nella bottega di Giuseppe, Gesù offrì la più alta dimostrazione della dignità del lavoro. Il Vangelo odierno riferisce come gli abitanti di Nazaret, suoi compaesani, lo accolsero con stupore chiedendosi a vicenda: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere?" (Mt 13,54-55).

Il Figlio di Dio non ha disdegnato la qualifica di carpentiere, e non ha voluto dispensarsi dalla normale condizione di ogni uomo. "L'eloquenza della vita di Cristo è inequivoca: egli appartiene al mondo del lavoro, ha per il lavoro umano riconoscimento e rispetto; si può dire di più: egli guarda con amore questo lavoro, le sue diverse manifestazioni, vedendo in ciascuna una linea particolare della somiglianza dell'uomo con Dio, Creatore e Padre" (Enc. Laborem exercens, 26).

Dal Vangelo di Cristo deriva l'insegnamento degli Apostoli e della Chiesa; deriva una vera e propria spiritualità cristiana del lavoro, che ha trovato espressione eminente nella Costituzione Gaudium et spes del Concilio Ecumenico Vaticano II (nn. 33-39 e 63-72). Dopo secoli di accese tensioni sociali e ideologiche, il mondo contemporaneo, sempre più interdipendente, ha bisogno di questo "vangelo del lavoro", perché l'attività umana possa promuovere l'autentico sviluppo delle persone e dell'intera umanità.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, a voi, che quest'oggi rappresentate l'intero mondo del lavoro raccolto per la celebrazione giubilare, che cosa dice il Giubileo? Che cosa dice il Giubileo alla società, che ha nel lavoro, oltre che una struttura portante, un terreno di verifica delle sue scelte di valore e di civiltà?

Fin dalla sue origini ebraiche, il Giubileo riguardava direttamente la realtà del lavoro, essendo il popolo di Dio un popolo di uomini liberi, che il Signore aveva riscattato dalla condizione di schiavitù (cfr Lv 25). Nel mistero pasquale, Cristo porta a compimento anche questa istituzione della legge antica, conferendole pieno senso spirituale, ma integrandone la valenza sociale nel grande disegno del Regno, che come "lievito" fa sviluppare l'intera società nella linea del vero progresso.

L'Anno giubilare, pertanto, sollecita ad una riscoperta del senso e del valore del lavoro. Invita, inoltre, ad affrontare gli squilibri economici e sociali esistenti nel mondo lavorativo, ristabilendo la giusta gerarchia dei valori, con al primo posto la dignità dell'uomo e della donna che lavorano, la loro libertà, responsabilità e partecipazione. Esso spinge, altresì, a risanare le situazioni di ingiustizia, salvaguardando le culture proprie di ogni popolo ed i diversi modelli di sviluppo.

Non posso, in questo momento, non esprimere la mia solidarietà a tutti coloro che soffrono per mancanza di occupazione, per salario insufficiente, per indigenza di mezzi materiali. Mi sono ben presenti allo spirito le popolazioni costrette ad una povertà che ne offende la dignità, impedendo loro di condividere i beni della terra e obbligandole a nutrirsi con quanto cade dalla mensa dei ricchi (cfr Incarnationis mysterium, 12). Impegnarsi perché queste situazioni vengano sanate è opera di giustizia e di pace.

Mai le nuove realtà, che investono con forza il processo produttivo, quali la globalizzazione della finanza, dell'economia, dei commerci e del lavoro, devono violare la dignità e la centralità della persona umana né la libertà e la democrazia dei popoli. La solidarietà, la partecipazione e la possibilità di governare questi radicali cambiamenti costituiscono, se non la soluzione, certamente la necessaria garanzia etica perché le persone ed i popoli diventino non strumenti, ma protagonisti del loro futuro. Tutto ciò può essere realizzato e, poiché è possibile, diventa doveroso.

Su questi temi sta riflettendo il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che segue da vicino gli sviluppi della situazione economica e sociale nel mondo per studiarne le conseguenze sull'essere umano. Frutto di questa riflessione sarà un Compendio della dottrina sociale della Chiesa, attualmente in elaborazione.

4. Carissimi lavoratori, illumina questo nostro incontro la figura di Giuseppe di Nazaret, la sua statura spirituale e morale, tanto più alta quanto più umile e discreta. In lui si realizza la promessa del Salmo: "Beato l'uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie. Vivrai del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai d'ogni bene ... Così sarà benedetto l'uomo che teme il Signore" (127,1-2). Il Custode del Redentore insegnò a Gesù il mestiere di carpentiere, ma soprattutto gli diede esempio validissimo di ciò che la Scrittura chiama il "timore di Dio", principio stesso della sapienza, che consiste nella religiosa sottomissione a Lui e nell'intimo desiderio di ricercare e compiere sempre la sua volontà. Questa, carissimi, è la vera sorgente della benedizione per ogni uomo, per ogni famiglia e per ogni nazione.

A san Giuseppe, lavoratore e uomo giusto, e alla sua santissima Sposa, Maria, affido questo vostro Giubileo, voi tutti e le vostre famiglie.

"Benedici, Signore, l'opera delle nostre mani".

Benedici, Signore dei secoli e dei millenni, il lavoro quotidiano, con cui l'uomo e la donna procurano il pane per sé e per i loro cari. Alle tue mani paterne offriamo anche le fatiche ed i sacrifici legati al lavoro, in unione con il tuo Figlio Gesù Cristo, che ha riscattato il lavoro umano dal giogo del peccato e l'ha restituito alla sua originaria dignità.

A Te lode e gloria oggi e per sempre. Amen.

[00962-01.03] [Testo originale:italiano]

INCONTRO DEL SANTO PADRE CON IL MONDO DEL LAVORO

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Papa incontra i lavoratori convenuti a Tor Vergata per il loro Giubileo.

L’incontro si apre con gli indirizzi di saluto al Santo Padre del Dott. Juan Somavia, Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, e della Dott.ssa Paola Bignardi, Presidente dell’Azione Cattolica Italiana. Quindi dopo l’omaggio musicale di Andrea Bocelli, accompagnato dal Coro e dall’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia diretti dal Maestro Myung-Whun Chung, Giovanni Paolo II rivolge il suo Saluto al Mondo del Lavoro.

Successivamente il Papa saluta una Delegazione di 18 persone rappresentanti delle varie tipologie del mondo del lavoro. Quindi il gruppo di artisti presenti intona il canto finale "Life is beautiful".

Riportiamo di seguito il Saluto del Santo Padre:

 SALUTO DEL SANTO PADRE

TESTO ORIGINALE IN LINGUA ITALIANA

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

TESTO ORIGINALE IN LINGUA ITALIANA

1. Al termine di quest'incontro giubilare, vorrei ancora una volta rivolgere a tutti voi il mio più cordiale saluto. Grazie a quanti hanno organizzato quest'importante manifestazione in questo luogo, che vedrà altri raduni nel corso del Giubileo, soprattutto in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.

Uno speciale ringraziamento va al Signor Juan Somavia, Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro ed alla Dottoressa Paola Bignardi, Presidente Nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, per le gentili e profonde parole che a nome di tutti mi hanno rivolto. Saluto tutte le autorità presenti, fra le quali il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Professor Giuliano Amato.

Attraverso voi qui presenti, vorrei far pervenire il mio cordiale pensiero all'intero mondo del lavoro.

2. La festa del lavoro richiama alla mente l'operosità degli uomini che vogliono, sul comando del Signore della vita, essere costruttori di un futuro di speranza, di giustizia e di solidarietà per l'intera umanità. Oggi su questo cammino di civiltà, grazie alle nuove tecnologie ed alla telematica, si affacciano inedite possibilità di progresso. Non mancano, però, nuovi problemi, che vanno ad assommarsi a quelli preesistenti e che suscitano una legittima preoccupazione. Perdurano, in effetti, e talora s'aggravano in alcune parti della terra fenomeni come la disoccupazione, lo sfruttamento dei minori, l'insufficienza dei salari. Bisogna riconoscere che non sempre l'organizzazione del lavoro rispetta la dignità della persona umana, né viene tenuta nel dovuto conto l'universale destinazione delle risorse.

L'impegno per risolvere, in ogni regione del mondo, queste problematiche coinvolge tutti. Interessa voi, imprenditori e dirigenti; voi, uomini della finanza, e voi, artigiani, commercianti e lavoratori dipendenti. Dobbiamo tutti operare perché il sistema economico, in cui viviamo, non sconvolga l'ordine fondamentale della priorità del lavoro sul capitale, del bene comune su quello privato. E' quanto mai necessario che, come poc'anzi ha ricordato il Signor Juan Somavia, si costituisca nel mondo una globale coalizione a favore del "lavoro dignitoso".

La globalizzazione è oggi un fenomeno presente ormai in ogni ambito della vita degli uomini, ma è fenomeno da governare con saggezza. Occorre globalizzare la solidarietà.

3. Il Giubileo offre un'occasione propizia per aprire gli occhi sulle povertà e le emarginazioni, non solo delle singole persone ma anche dei gruppi e dei popoli. Ho ricordato nella Bolla di indizione del Giubileo che "non poche Nazioni, specialmente quelle più povere, sono oppresse da un debito che ha assunto proporzioni tali da renderne praticamente impossibile il pagamento" (Incarnationis mysterium, 12). Ridurre o addirittura condonare questo debito: ecco un gesto giubilare che sarebbe quanto mai auspicabile!

Questo appello è per le nazioni ricche e sviluppate; è, altresì, per coloro che detengono grandi capitali, e per quanti hanno capacità di suscitare solidarietà tra i popoli.

Risuoni esso in questo storico incontro, che vede uniti in un medesimo sforzo lavoratori credenti e organizzazioni lavorative non confessionali.

Cari lavoratori, imprenditori, cooperatori, operatori della finanza, commercianti, unite le vostre braccia, le vostre menti, i vostri cuori per contribuire a costruire una società che rispetti l'uomo e il suo lavoro. L'uomo vale più per quello che è che per quello che ha. Quanto si realizza al servizio di una giustizia più grande, di una fraternità più vasta e di un ordine più umano nei rapporti sociali conta di più di ogni progresso in campo tecnico.

Carissimi Fratelli e Sorelle, il Papa ha ben presenti i vostri problemi, le vostre preoccupazioni, le vostre attese e speranze. Egli apprezza la vostra fatica, il vostro attaccamento alla famiglia, la vostra coscienza professionale. Vi è vicino nel vostro impegno per una società più giusta e solidale, vi incoraggia e vi benedice.

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

1. At the close of this Jubilee gathering, I once again extend cordial greetings to you all. I thank those who have organized this important event in this place, which will host other meetings in the course of the Jubilee, especially on the occasion of World Youth Day.

My thanks go in a special way to Mr Juan Somavia, Director General of the International Labour Organization, and to Dr Paola Bignardi, National President of Italian Catholic Action, for their kind and thoughtful words to me on your behalf. I greet all the Authorities present, especially the President of the Italian Council of Ministers, Professor Giuliano Amato.

Through all of you here present, my thoughts turn in a heartfelt way to the entire world of work.

2. The festival of work brings to mind the industriousness of men and women who, in accordance with the command of the Lord of life, desire to work for a future of hope, justice and solidarity for all humanity. Today on this path of civilization, thanks to new technologies and global computerized communications, fresh possibilities of progress are emerging. However, there is no shortage of new problems, which combine with already existing ones and give rise to legitimate preoccupation. Realities such as unemployment, exploitation of minors and low wages persist, and are even getting worse in some parts of the world. It must be recognized that the organization of labour does not always respect the dignity of the human person, and the universal destination of resources is not always given due consideration.

The commitment to resolve these problems in all parts of the world involves everyone. It concerns you, owners and management, you, financiers, and you, craftsmen, tradespeople and workers. All must work so that the economic system in which we live does not upset the fundamental order of the priority of work over capital, of the common good over private interest. It is ever more necessary, as Mr Juan Somavia said a short while ago, to establish a global coalition in favour of "decent work".

Globalization is a reality present today in every area of human life, but it is a reality which must be managed wisely. Solidarity too must become globalized.

3. The Jubilee offers a suitable opportunity to open our eyes to the poverty and marginalization, not only of individuals but also of groups and peoples. In the Bull of Indication of the Jubilee I recalled that "some nations, especially the poorer ones, are oppressed by a debt so huge that repayment is practically impossible" (Incarnationis Mysterium, 12). To reduce or indeed to remit this debt: here is a Jubilee gesture which would be so desirable!

This appeal is addressed to the rich and developed nations, but also to people of great wealth and to those who are in a position to foster solidarity among peoples.

May it ring out at this historic encounter, at which Christian workers and non-confessional labour organizations have united in a common effort.

Workers, employers, collaborators, financiers, tradespeople, join your arms, your minds, your hearts to contribute to the building of a society which respects man and his work. Man is more valuable for what he is than for what he has. Whatever is done for the sake of greater justice, wider fraternity and a more human ordering of social relationships counts for more than any progress in the technical field.

Dear Brothers and Sisters, the Pope is well aware of your problems, your concerns, your expectations and hopes. He appreciates your toil, your attachment to your families, your professional commitment. He is close to you in your efforts to build a more just and sharing society, he encourages and blesses you.

[00963-01.03] [Testo originale:italiano]

SALUTO FINALE IN DIVERSE LINGUE

Prima di lasciare Tor Vergata, Giovanni Paolo II rivolge ai presenti il suo saluto in diverse lingue:

I greet the English-speaking pilgrims who have taken part in this Jubilee celebration for workers. Through the intercession of Saint Joseph, through whose words and example Jesus learned the value of honest labour, I pray that Almighty God will bless and prosper the work of your hands: may all that you do serve to promote the human dignity of workers and their families. Upon all of you I invoke the grace and peace of our Lord Jesus Christ.

Je salue cordialement les travailleurs de langue française venus célébrer la fête du travail. Que votre labeur et vos peines soient bénis ! En ce jour, toute l’Église s’unit à votre prière, honorant votre travail dans ce qu’il a de noble et de méritoire. Elle croit que l’activité humaine, individuelle ou collective, s’inscrit dans le dessein de Dieu, prolongeant l’œuvre du Créateur. Au nom du Christ, divin travailleur, je vous accorde la Bénédiction apostolique.

En el día de San José Obrero os saludo a todos los peregrinos de lengua española que estáis participando en este encuentro jubilar. Que vuestro trabajo cotidiano, tantas veces duro y costoso, sea medio de realización personal, participación en el proyecto de Dios, que creó al hombre para que continuase su obra, y camino de santificación para vuestra vida. Muchas gracias.

Ein herzliches Willkommen rufe ich den Pilgern deutscher Sprache zu. Jeden Tag überschreitet ihr verschiedene Türen zu eurem Arbeitsplatz: in den Fabriken und Büros, in den Betrieben und Geschäften. Die Heilige Pforte, die in diesem Jahr weit offen steht, ist eine besondere Tür: Sie steht für Christus, der die Tür zum Leben ist. Ich wünsche euch Leben in Fülle, das uns Christus gebracht hat.

Serdecznie pozdrawiam Ludzi Pracy z Polski przybyłych na to jubileuszowe spotkanie do Rzymu. Słowa szczególnego pozdrowienia kieruję do członków i władz «Solidarności». Dobrze, że tak licznie uczestniczycie w tym dzisiejszym spotkaniu. Pozdrawiam również różne grupy zawodowe, pracowników i pracodawców. Cieszę się Waszą obecnością i chcę Wam powiedzieć, że jesteście mi szczególnie bliscy. Tak bardzo pragnę, aby w naszej Ojczynie wszyscy mieli pracę, aby mogli zdobywać chleb wysiłkiem swoich własnych rąk i mieli godziwe warunki pracy. Niech wasza praca służy pomnażaniu dobra wspólnego, dobra osoby i społeczeństwa, niech jednoczy a nie dzieli, niech przynosi radość i staje się ródłem błogosławieństwa. Zanieście moje pozdrowienie wszystkim Ludziom Pracy w Polsce.

[Traduzione:

Saluto cordialmente i lavoratori che sono giunti dalla Polonia per questo incontro giubilare a Roma. Indirizzo parole di particolare saluto ai membri ed alle autorità di «Solidarność». Sono contento che la vostra partecipazione all'odierno raduno sia così numerosa. Saluto inoltre i vari gruppi professionali, i lavoratori e gli imprenditori. Sono lieto della vostra presenza e vorrei dirvi che mi siete vicini in modo particolare. Desidero tanto che nella nostra Patria abbiano tutti il lavoro, che possano guadagnare il pane con lo sforzo delle proprie mani e abbiano degne condizioni di occupazione. Che il vostro lavoro sia al servizio del bene comune, del bene della persona e della società. Che unisca e non divida, che sia fonte di gioia e di benedizione. Portate il mio saluto a tutti i lavoratori che si trovano in Polonia].

[00964-XX.02] [Testo originale:plurilingue]